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Tesoretto di Finziade


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E’ appena comparso in edicola il n. 157 di Archeologia Viva (Gennaio/Febbraio 2013), con all’interno un interessante servizio firmato da M. Caltabiano, A. De Miro, G. F. La Torre e G. Salamone dedicato a un tesoretto trovato nel sito dell’antica Finziade (Licata). Un breve cenno a questo tesoretto era apparso nei preatti del I Workshop Internazionale di Numismatica a Roma, 2011 (p. 137-140).

Il tesoretto fu trovato nel 1998 durante scavi archeologici all’interno del vano 7 della Casa 1 dell’abitato dell’antica città di Finziade, che è ubicata sul Monte Santangelo (m. 134, ora sormontato dal Castello aragonese), una modesta altura che però domina la foce del Salso (l’antico Himera meridionale) e tutta la piana circostante.

Il tesoretto era composto da gioielli d’oro e da 443 monete d’argento. Le modalità del rinvenimento e la composizione dello strato che conteneva il tesoretto, a 30 cm dal livello pavimentale e sotto i crolli delle strutture del piano superiore, suggeriscono che il gruzzolo fosse stato occultato dal proprietario nel corrispondente vano del piano superiore. Custodito in un contenitore in materiale deperibile (stoffa o pelle), il tesoretto deve essere stato nascosto all’interno della muratura, anteriormente al crollo.

La distruzione della Casa 1 è datata al 40 – 30 a.C. (non sono spiegate le possibili cause di tale crollo) e, dal momento che tale abitazione risulta essere abitata dalla fine III fino al I secolo a.C., gli archeologi hanno unanimemente ipotizzato che il tesoretto sia stato nascosto dal primo possessore dell’abitazione e che sia rimasto lì, all’insaputa di quanti vi si stabilirono dopo, per essere poi coinvolto nel crollo delle strutture e venire alla luce solo in seguito allo scavo.

Il complesso dei gioielli (tutti risalenti al III secolo a.C.) è costituito da:

  • quattro mezze armille relative a una coppia di bracciali di tipo articolare

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  • un bracciale a semplice verga;

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  • un anello con castone in granato;

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  • un sakkos con medaglione centrale decorato a sbalzo (con testa di Medusa, di gusto alessandrino) collegato a una catena mobile entro la quale si raccoglieva lo chignon.

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L’elemento di maggiore interesse è il sakkos con medaglione, che non è mai stato rinvenuto in Sicilia e Magnagrecia, ma solo nella Grecia del nord e probabilmente è di finissima fabbricazione ad Alessandria Egitto per un ricco committente siracusano, nel III secolo a.C.

Tutti questi gioielli sembrano quindi essere parte di un bottino di guerra, acquisiti quale ricompensa per i servigi resi in occasione della conquista romana di Siracusa nel 211 a.C.

Il complesso delle monete era formato da:

  • 162 sesterzi d’argento
  • 278 quinari in argento
  • 2 denari
  • 4 monete in bronzo (fra cui un asse di 23 g e una moneta dimezzata)

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Mancano dettagli sulla composizione delle monete. Finora si sa solo che la maggior parte dei sesterzi e numerosi quinari appartenevano alla serie Crawford 44, e i rimanenti hanno lettere o simboli.

La moneta d’argento più recente sembra essere un denario col simbolo della clava (nella figura), corrispondente a Crawford 89/2 (in ottimo stato di conservazione).

La Caltabiano accenna che sulle monete romane del tesoretto, la dea Roma indossa almeno quattro differenti tipi di elmo (B, C, D ed E del Sydenham).

La moneta di bronzo più recente sarebbe un bronzo di Akragas, datato al 207 a.C. (non sono riferiti ulteriori dettagli), per cui il tesoretto sarebbe stato occultato pochi anni dopo il 207 a.C., al momento della costruzione della casa.

Ovviamente ci auguriamo che presto possa apparire un esaustivo catalogo, con relative foto, di tutte queste monete, anche perché a me non quadrano alcuni conti. Sommando le monete in argento ottengo un totale di 442 (e non 443) e nel poster presentato al I Workshop di Roma si parlava di 169 sesterzi, 272 quinari, 2 denari e 4 bronzi (quindi con un piccolo scarto tra quinari e sesterzi…..).

In ogni caso gli ori di Finziade saranno esposti al Museo Archeologico di Agrigento (per info: tel. 0922.401565), ove rimarranno fino al trasferimento definitivo presso il nuovo Museo Archeologico di Licata (non sono riportati i tempi dell’esposizione).

Interessante la ricostruzione storica del possessore del tesoretto fatta nel summenzionato articolo. Doveva essere un militare romano di alto rango, inquadrato nelle truppe del console Marcello, che pose un durissimo assedio a Siracusa.

Dopo l’espugnazione, la città fu sottoposta a violenti saccheggi che fruttarono un ingente bottino. I gioielli dovevano essere parte di quel bottino, concesso al militare come ricompensa per la fine dell’assedio. Dallo stesso Tito Livio sappiamo che Marcello, subito dopo la conquista di Siracusa, inseguì le truppe cartaginesi. Lo scontro avvenne presso il fiume Himera (odierno Salso), dove il console ottenne il successo e ricacciò i nemici verso Agrigento. Livio aggiunge che quella fu la sua ultima battaglia in Sicilia. Rientrato a Siracusa, Marcello partì per Roma per le elezioni dell’anno successivo.

Si può pensare, allora, che proprio a Finziade, città alla foce dell’Himera/Salso, Marcello possa aver congedato i veterani. E che uno di essi vi si sia stabilito, abitando la Casa 1 che di lì a pochi anni dopo sarebbe stata costruita in seguito alla ristrutturazione dell’impianto urbano.

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Ho appena sentito la prof.ssa Caltabiano.

In effetti esiste un vecchio progetto per la pubblicazione dell'intero tesoretto sul Bollettino di Numismatica (della prof.ssa Balbi di Caro), ma sembra che debbano ancora definire diversi aspetti dell'impaginazione (!!!??? e sono già passati quasi 15 anni dal suo rinvenimento).

Mi ha anche spiegato la discrepanza tra 442 e 443 pezzi.

Un sesterzio e un quinario sono saldati insieme, rendendosi praticamente illeggibili ai fini dell'identificazione dei conii (infatti era stata già portata avanti una ricerca sui singoli conii....).

Comunque in Italia è ormai tradizione che devono passare un pò di anni (se tutto va bene) per poter avere l'edizione integrale di un ripostiglio.....

E ci sarebbe ancora tanto da tirare fuori dai depositi.......

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Premetto che non ho l'articolo e mi piacerebbe averne copia.

Chiarito ciò, io mi pongo una domanda. Cosa ha indotto gli archeologi a stabilire che quella casa fosse stata costruita ed abitata dalla fine del III secolo a.C. e non dalla sua metà? Cosa ha indotto gli archeologi a stabilire che la datazione del crollo del piano di sopra sia avvenuta due secoli più tardi?

Secondo questa ricostruzione il tesoretto sarebbe stato "occultato" in un periodo di pace, solo dopo la conquista della città di Siracusa ad opera di Marcello nel 212 a.C. e il congedamento delle sue trupp presso Filziade? E a che pro?

Non credo che l'articolo lo chiarisca(mi baso sul post apparso al Workshop)e non vorrei che si trattasse del solito circolo vizioso:

1)Dato la casa in base alle monete e alla datazione "middleniana di Marchetti";

2)Dato il crollo in base alle monete e alla datazione dell'ultimie serie.

Vincenzo.

Modificato da Vincenzo
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Ti manderò personalmente l'articolo scansionato.

In effetti speravo, anche se l'articolo aveva un carattere divulgativo, che ci fossero maggiori dettagli sulla datazione degli strati, dal pavimento originario sotto fino a quelli di crollo superiori.

So che c'erano tracce di ptture sugli intonaci staccati dal crollo, ma non si fa cenno ad altri materiali eventualmente rinvenuti, specie ceramici (senza considerare che il sito fu in parte già spogliato da tempo).

Spero sempre che vengano pubblicati prima o poi resoconti più accurati sugli scavi.

L'unico dato cronologico abbastanza sicuro è che i materiali più antichi risalgono al III secolo a.C., ma in effetti non so come si possa stabilire una cesura più sicura all'interno di quel secolo. E' sempre pericoloso affidarsi solo alle monete per la datazione. Poi quel richiamo a un bronzo di Akragas datato al 207 a.C. (e piacerebbe pure a me capire una data così precisa....)

E' un classico esempio su come dovrebbero essere interpretati i dati archeologici e la mia curiosità è notevole.....

Ciao

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Interessante segnalazione, Acraf.

Certo é che i dubbi di Vincenzo penso possano tranquillamente esser fatti propri da chiunque, alla lettura dell'articolo (o del resoconto).

E i quattro bronzi restano un po' indigesti.

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Awards

Ho letto l'articolo con molta attenzione! Come mi aspettavo ha carattere divulgativo, quindi bisognerà attendere l'edizione più dettagliata e scientifica.

Piccole notazioni, possono comunque essere colte:

1)Si tratta di un'area abitativa e non monumentale.
2)Il contesto archeologico generale è il II secolo a.C..

Quest'ultimo dato è colto dalla struttura delle case che si allontanano dal modello alla greca, con ambienti produttivi al proprio interno e divengono puramente residenziali.

Non ricordo esattamente quando tale passaggio vi fu, dovrei controllare e fare alcuni confronti, ma posso dire sin da ora che la casa in questione, secondo l'articolo costituirebbe eccezione in quanto costruita alla fine del III secolo a.C.. Sarebbe la prima?

Un altro dubbio che mi sovviene è sul materiale rinvenuto nel contempo, cioè gli ori, che non appartengono al solo III secolo a.C., ma alcuni richiamano tipologie della fine del IV secolo a.C., e l'immagine della medusa ha rimembranze addirittura tardo-arcaiche.

Mi spiace che non sia chiaro e fotografato il materiale di chiusura, che come indicato dall'articolo è un bronzo di Acragas.
Esso è indicato con un grave errore metodologico "intorno al 207 a.C.".

Potrebbe essere intorno al 220, al 210, ma se si inserisce una data così precisa e non so in base a cosa, non è "intorno", ma è "precisamente".

La ricostruzione storica è molto affascinante, ma non spiega i motivi dell'occultamento. La guerra è finita, Roma ha vinto! Quindi? Perchè nascondere il lauto guadagno di un soldato di Marcello?

Infine, come avevo ipotizzato, conoscendo la Scuola, la datazione proposta è quella di Marchetti, cioè il 215 a.C., per l'introduzione del denario, così chiaramente espressa in un'intera pagina.

Purtroppo, dobbiamo aspettare...ma una foto del bronzo o una sua dettagliata descrizione, mi piacerebbe moltissimo averla subito.

Vincenzo.

Modificato da Vincenzo
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