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IGNORED

Denario con il Tempio Capitolino (gens Petillia)


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Si ritiene che il R/ riproduca il tempio come l'aveva ricostruito Catulo, esastilo con colonne doriche (sulla moneta Cr. 385/1, invece, era raffigurato un tempio dorico tetrastilo) con timpano triangolare sormontato da acroteri ed ornato al centro da un fulmine. Negli intercolumni centrali pendono delle decorazioni (tintinnabula); il timpano triangolare è ornato da una figura seduta tra due elementi non identificabili. Sul tetto: ai lati una biga; sulla sommità una quadriga. Su ciascuno dei lati obliqui una figura armata di lancia. Augusto lo ripristinò con grosse spese, probabilmente verso il 26, ma senza disporre il proprio nome su di esso. Nel 69 d. C. il secondo tempio, sebbene sguarnito e saccheggiato, venne bruciato dai Vitelliani e ricostruito da Vespasiano sulle sue linee originarie ma ancora più alto. Le monete del periodo sono conformi nel rappresentare questo tempio come esastilo, con colonne corinzie e statue di Giove, di Giunone (a sinistra) e di Minerva (a destra), nei tre intercolunni centrali, ma differiscono nel numero e nella posizione delle figure che sormontano il frontone. Fu di nuovo bruciato nell'80 d.C. e ricostruito da Domiziano. La nuova struttura superava la primordiale in magnificenza. Era esastila corinzia, con colonne in marmo bianco pentelico, materiale mai utilizzato altrove in Roma. Le porte erano fasciate d'oro e il tetto coperto di mattonelle dorate (Procop. b. Vand. I. 5). Le quattro colonne bronzee ricavate dai rostra delle navi catturate ad Anzio, che Domiziano aveva installato in Capitolio (Serv. Georg. III. 29), forse si elevavano in questo tempio. Il frontone era adornato con rinforzi, apice e timpani con statue.

Il monetiere nacque probabilmente intorno al 65. Grande amico di Orazio fin dalla sua fanciullezza (viene ricordato dal commento di Porfirione a Orazio), apparteneva a una gens plebea che si occupava da generazioni della custodia e del buon funzionamento del tempio ; di qui il cognomen attribuitole da tempi più antichi. Il suo incarico più importante fu quello di ristrutturare la costruzione in seguito ai danni subiti dopo le guerre civili tra Cesare e Pompeo. Fu anche al centro di un processo giudiziario: Petillio, infatti, venne accusato di aver rubato un diadema aureo dalla testa della statua di Giove custodita all'interno del tempio, una corona sacra e preziosissima che non doveva essere mai rimossa. Fu però scagionato grazie all'intercessione di Giulio Cesare in persona e del futuro Augusto, e riprese il suo incarico.

Nella raffigurazione al R/ nel frontone campeggia l'aquila, simbolo di Giove, ad ali spiegate, mentre in cima al timpano si erge la quadriga della medesima divinità, con ai lati acroteri a forma, secondo alcuni studiosi, di leoni rampanti; verosimilmante tuttavia si tratta di cavalli, come quelli che trainano la quadriga in cima alla costruzione, peraltro appena accennata. Le sei colonne di ordine tuscanico presentano decorazioni tra gli intercolumni dette oscilla (Riccio: "i tintinnaboli veggonsi da catenelle sospesi dinanzi la porta del tempio, o per uso degli editui, o per rimedio contro al fascino, dipendendo la salute di Roma, come credevasi, dallo stare Capitolii immobile saxum").


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