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Inviato

Ed infine, memore di una vecchia richiesta sulle popolazioni barbariche, qualche dato sulla "controparte" romana, ovvero i cosiddetti "barbari". Dei vari siti visitati, ho trovato gradevole il seguente contenuto, di cui cito la fonte a fondo testo.

• I MARCOMANNI
Tra gli Suebi, la popolazione probabilmente più influente e numerosa era quella dei Marcomanni, i primi Germani menzionati da Cesare come facenti parte dell'esercito di Ariovisto. Il loro luogo base d'insediamento era posizionato tra il Reno, il Meno ed il Danubio superiore, nella zona precedentemente occupata dagli Elvezi, e ivi risiedettero fino alla fine del I secolo a.C.. Probabilmente il loro nome derivava dall'antico germanico "Mark-Man" ("Uomo di Confine"), ad indicare la loro posizione particolarmente spostata verso il limes rispetto alle altre tribù sveve. Dopo essere stati sconfitti da Druso nel 9 a.C., si spostarono verso est, nell'odierna Boemia e Moravia, da cui scacciarono i Galli Boi. E' qui che, sotto il re Maroboduo, assunsero una posizione di particolare rilievo all'interno degli Suebi e riuscirono a creare un regno egemonico che si estendeva fino all'Ungheria, ma che, dopo essere scampato al pericolo delle legioni di Roma (Tiberio si fermo a pochi chilometri dai loro avamposti), venne sgretolato dall'invasione dei Cherusci di Arminio verso il 18. A seguito di tale sconfitta, il re fu cacciato (chiese asilo a Tiberio, che glielo accordò, mandandolo a vivere a Ravenna) e sostituito da Catualda che, però, nel 20, venne sconfitto dagli Ermunduri e finì anch'egli in esilio nella Gallia Narbonense, lasciando il trono al filo-romano Vannio. Questi riuscì ad unificare il suo popolo con i Quadi e regnò fino al 50 a.C., quando venne cacciato (su istigazione degli Ermunduri e dei Lugi e con il loro aiuto) dai suoi nipoti Vangio e Sidone. Questi si spartirono il regno, dividendo nuovamente Quadi e Marcomanni, ma mantennero assoluta lealtà verso Roma, mentre a Vannio fu concesso dall'imperatore Claudio di spostare la sua corte in Pannonia. Solo sotto Domiziano cominciarono i problemi con l'Impero: non avendo fornito, in qualità di "clientes" il necessario aiuto alle legioni impegnate nella "Guerra Dacica", Marcomanni, Quadi e Iazigi furono attaccati da Roma, La guerra si protrasse dall'89 al 97, fino a che Traiano rinegoziò una pace incerta, che fu rotta da scontri sporadici nel periodo di Adriano, tra 136 e 136. Erano i prodromi delle "Guerre Marcomanniche" che, come visto, impegnarono a lungo Roma, segnando, in pratica, la fine della Pax Romana e dando inizio alle invasioni barbariche. Dall'inizio delle guerre in poi, la storia dei Marcomanni confluirà in quella dell'intera "Federazione Suebica".

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Inviato

• GLI SUEBI
Abbiamo visto che le tribù germaniche che penetrarono oltre il limes romano erano unite in una sorta di confederazione, a formare un gruppo noto come Suebi (o Svevi). Il significato di tale nome, derivante dal proto-germanico "*swēbaz", era semplicemente "uomini liberi" e l'insieme delle tribù che formavano l'unione erano già note ai Romani dai tempi della campagna di Cesare contro Ariovisto (circa 58 a.C.). Il loro nome appare anche nella mitologia norrena (come "Swabaharjaz" - "Guerriero Svevo") per indicare i Germani così come conosciuti dagli Scandinavi. Tacito ci dice che l'insieme degli Suebi comprendeva i Quadi, i Senoni e i Marcomanni, ma anche, e qui si sbaglia, tutte le tribù settentrionali e orientali non sottomesse a Roma e accomunate dalla particolare usanza di pettinarsi i capelli con i cosiddetto "nodo suebo"*. Inizialmente, la spina dorsale della unione era data dai Senoni, ma, poco a poco, Marcomanni, Quadi e, forse, Alamanni e, molto più difficilmente, anche i Longobardi, andarono a formare il cuore dell'esercito svevo. Provenendo dal Mar Baltico (definito dai Romani "Mare Svevo"), verso il I secolo, gli Suebi erano concentrati intorno all'Elba, da dove, a seguito delle pressioni dei popoli orientali, come visto, scesero verso sud, stanziandosi intorno al Danubio.
Dopo le "Guerre Marcomanniche", essi si stanziarono in numerosi nuclei che coprivano l'intera zona centro-europea e, in particolare, l'area nord e ovest- renana, dove vissero per quasi 200 anni.

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La maggior parte dei vestiti degli Suebi, sia uomini che donne, consisteva in pelli di animali cacciati, con lunghi mantelli allacciati da una fibbia, e tessuti di lino grezzo, spesso ricamato e bordato di rosso. In caso di guerra, le varie tribù sceglievano un re e i suoi ufficiali in comando. L'arma più tipica era un'ascia da combattimento e da lancio, ma alcuni guerrieri usavano anche spade, giavellotti e lance chiamate "framea". I guerrieri più ricchi e più nobili avevano cavalli e semplici corazze ed elmetti di cuoio da indossare in battaglia, ma, in generale, l'equipaggiamento era piuttosto semplice, con la sola eccezione degli scudi, normalmente molto colorati. Dal punto di vista religioso, prima della conversione al Cristianesimo, il popolo era fortemente animista, senza templi o luoghi sacri ma con l'idea che la natura stessa fosse di per se sacra, cosicchè i culti avvenivano in caverne, su laghi e lungo ruscelli.

*Nodo Suebo:

Il nodo suebo (Suebenknoten) è una storica acconciatura maschile per capelli ascritta alla tribù dei Suebi. Il nodo venne descritto da Tacitus nel De origine et situ Germanorum, ed è raffigurato nell'arte relativa ai popoli germanici. Alcuni esemplari sono stati rinvenuti sulle teste delle mummie di palude.

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Mummia di palude con "nodo suebo"

Secondo il Germania di Tacitus, i guerrieri Suebi pettinavano i propri capelli dietro o di lato, bloccandoli con un nodo, probabilmente con l'obbiettivo di sembrare più alti e più spaventosi sul campo di battaglia. Tacito disse anche che la moda coinvolse anche le vicine tribù germaniche, soprattutto i giovani guerrieri, mentre tra i Suebi il nodo veniva sfoggiato anche da uomini anziani come status symbol, utilizzandolo per "distinguere gli uomini liberi dagli schiavi", con i più appariscenti sulle teste dei nobili.


Inviato

• I QUADI
La seconda grande tribù "sveva", quasi sempre citata in unione con i Marcomanni, è quella dei Quadi. In realtà, di loro non si conosce molto: compaiono nella storia romana solo quando vengono sconfitti da Druso e si stanziano, ovviamente con i Marcomanni, presso il fiume Morava. Nel I secolo d.C., durante l'imperium di Tiberio, divennero "clientes" di Roma e, probabilmente, fu loro assegnata una zona più orientale, corrispondente all'odierna Slovacchia, dove risultano residenti ai tempi di Tacito. Sempre da Tacito sappiamo che i loro contingenti furono molto importanti per Vespasiano nella conquista del trono imperiale contro Vitellio e che, come compenso, essi ricevettero dall'imperatore non solo il loro riconoscimento e appoggio politico-militare da parte di Roma, ma anche un aiuto in denaro ed armi. Da questo momento in poi, le loro vicende si mescolano con quelle dei "cugini" Marcomanni fino almeno al III secolo, periodo in cui riemersero brevemente come tribù singola quando vennero attaccati da Caracalla (nel 214) per non aver inviato le truppe ausiliarie come richiesto dal trattato che li rendeva "foederati" e il loro re Gabiomaro venne giustiziato. Un nuovo scontro si ebbe nel 374 con le truppe di Valentiniano I per uno sconfinamento sul Danubio, ma, in pratica, dal IV secolo in poi, di fatto, i Quadi come tribù singola non esistevano più, uniti com'erano a formare il nucleo portante degli Suebi, dei quali condivisero le vicende fino al VI secolo.

Tratto da fonte internet (non mi è consentito l'inserimento del link specifico)

Spero di aver catturato e mantenuto il vostro interesse...

Ciao

Illyricum

:)

  • Mi piace 3

Inviato

DE GREGE EPICURI

Andrea, mi hai catturato con le monete ma mi hai stroncato con la storia, che e' di notevole complessita'. Mi permetto una divagazione, che riguarda la Colonna Antonina (avevo gia' postato qualcosa anni fa). Nell'operetta di Luciano:"Alessandro, o il falso profeta" si ricordano le opere e le profezie di costui. Riporto uno stralcio, nella traduzione del Settembrini:

"Ma fra tante altre, odi questa che fu la piu' ardita furfanteria di questo sozzo ribaldo. Avendo non piccola introduzione presso l'imperatore e in palazzo, pel gran favore che vi godeva Rutiliano, vi mando' un oracolo mentre ardeva la guerra di Germania e il divo Marco Aurelio era gia' venuto alle mani coi Quadi e coi Marcomanni. Comandava l'oracolo di gettare nell'Istro due leoni vivi con molti aromati, e di fare magnifici sacrifici, e diceva cosi':

Nei vortici dell'Istro, divo fiume,

si gettino due servi di Cibele,

due leoni montani; e appresso quanti

fiori ed erbe odorose India produce.

Cosi' tosto sara' chiara vittoria,

ed onor grande, e la bramata pace.

Fatta ogni cosa appunto come egli aveva ordinato, i leoni nuotando uscirono dall'altra riva, dove i barbari con bastoni li accopparono, credendoli nuovi lupi; ma indi a poco i nostri toccarono una grande rotta, in cui morirono intorno a ventimila; e poi segui' il fatto di Aquileja, la quale per poco non fu distrutta".


Inviato (modificato)

Si penso' a lungo che fosse pura fantasia, ma sulla Colonna Antonina, nel XIII rilievo del Ciconius eseguito nel 1894 per incarico dell'imperatore tedesco Guglielmo II, si vedono due bestioni che sembrano "dei grossi cani" in riva al Danubio. Oggi questa parte e' del tutto corrosa e illeggibile nei dettagli, ma sui disegni di G.Pietro Belloli eseguiti nel 1689 per incarico di Clemente XI si vedono proprio due leoni! Quindi il "sacrificio" dei leoni (probabilmente, fra gli ultimi leoni di Tracia) e' realmente avvenuto. La data verosimile e' il 168, prima che Marco Aurelio e Lucio Vero si ritirassero per l'inverno ad Aquileia.

Queste, quanto meno, le datazioni proposte dal prof. G.Brizzi di Bologna.

Modificato da gpittini

Inviato

Ancora una nota sull'origine della "peste antonina", che era indubbiamente vaiolo, stando alla descrizione dettagliata di Galeno. Ammiano Marcellino sostiene che l'epidemia origino' a Seleucia. Qui i soldati romani sfondarono "empiamente" un muro, aprendo una cripta in cui i sacerdoti caldei avevano rinchiuso il cosiddetto spirito della perfidia. Esso venne liberato, e provoco' l'epidemia in cui peri' il 25% della popolazione dell'impero ed il 70% dell'esercito degli antonini.


Inviato

Ciao Gianfranco,

qualcosa in effetti ho tagliato... già così temevo di tramortire il lettore! ;)

La faccenda dei due leoni sacrificati come auspicio per la campagna l'avevo letta da qualche testo ma al momento non rammento la fonte... bugia, era sul Birley...

...The only clear statement of this is found in the satirist Lucian’s attack on Alexander the false prophet of Abonutichus. This curious figure apparently provided the armies of Rome with an oracle, which forecast success if they began their offensive by casting two lions into the Danube. The advice was adopted. The beasts swam across to the enemy side and were dealt with by the barbarians without difficulty. They were taken for an unusual kind of dog or wolf and despatched with clubs...

.. la sola chiara dichiarazione di questo (si parla dell'invasione del territorio imperiale norditaliano) si trova in un attacco satirico di Luciano contro Alessandro, il falso profeta di Abonutichus. Questa curiosa figura apparentemente forniva agli eserciti di Roma un oracolo, che prevedeva un successo della spedizione se prima di iniaziare l'offensiva fossero stati affogati due leoni nel Danubio. Il consiglio fu adottato. Le bestie nuotarono attraverso il fiume fino alla parte occupata dal nemico e sono stati trattati dai barbari senza difficoltà. Sono stati scambiati per un insolito tipo di cane o lupo e uccisi con le mazze...

Stasera ho trovato questo accenno:

La campagna sarmatica di Marco Aurelio è stata ricostruita da Giovanni Brizzi, che sulle orme di Luciano di Samosata e di Alessandro di Abounouteichos ha ricostruito il singolarissimo sacrificio di due leoni affogati nell'Istro per propiziare la vittoria di M. Aurelio sugli Jazigi: una vicenda che potrebbe portare a modificare la cronologia della colonna antonina e spostare geograficamente e cronologicamente la campagna militare.

di Mastino, Attilio (2010) Conclusioni. In: Roma e le province del Danubio:atti del 1. Convegno internazionale, 15-17 ottobre 2009, Cento, Italia. Soveria Mannelli, Rubbettino. p. 489-495.

Non tragga in inganno il nome Istro: in greco antico il Danubio (Danubium o Danuvium in latino) aveva il nome di Ἴστρος Istros, che si ritrova anche in latino nella forma Ister.

Il testo di cui sopra rimanda a questo:

Giovanni Brizzi & Cristiano Sigurani, Leoni sul Danubio: nuove considerazioni su un episodio delle guerre di Marco Aurelio, in Roma e le province del Danubio a cura di Livio Zerbini, Soveria Mannelli 2010.

Infine:

… durante la spedizione in Pannonia del 169-171 Alessandro fece parlare ancora una volta il suo serpente e fu dietro suo ordine che furono gettati nel Danubio due leoni vivi, con sacrifici solenni. Marco Aurelio in persona presenziò alla cerimonia, in abiti pontificali, circondato da personalità solennemente abbigliate. I due leoni furono finiti a colpi di bastone sull’altra riva, mentre i soldati romani venivano massacrati dai barbari. Queste disavventure non scoraggiarono affatto l’impostore che, protetto da Rutiliano, seppe evitare tutto ciò che i difensori del buon senso comune tentarono di fare per fermarlo. Egli morì al colmo della gloria: le sue statue, intorno al 178, erano oggetto di un culto pubblico, soprattutto a Paio, dove la sua tomba decorava l’agorà. Pergamo e Nicomedia onorarono Glicone; quest’ultima città lo effigiò nelle sue monete. Iscrizioni latine trovate in Dacia e nella Mesia superiore attestano che anche in paesi lontani Glicone ebbe numerosi devoti, e che Alessandro gli fu associato come divinità. da Ernest Renan, “Marco Aurelio E la Fine Del Mondo Antico”, 1994.

Per qualche ragguaglio su Alessandro e il serpente antropomorfo Glicone cui si accenna sopra:

http://arjelle.altervista.org/Tesine/Irene2/alessandro.htm

Per la Peste Antonina... l'ho tradotta in "peste" per assonanza. In realtà non è certo se si trattasse di vaiolo o di morbillo. Le osservazioni di Galeno e la sua descrizione nel trattato Methodus Medendi sono brevi, e i suoi altri accenni alla cosa sono sparsi tra i suoi numerosi e voluminosi scritti. Descrive la peste come "grande" e di lunga durata, e cita febbre, diarrea e infiammazioni faringee, oltre ad eruzioni sulla pelle, a volte asciutte ed altre volte purulente, che apparivano verso il nono giorno di malattia. L'informazione fornita da Galeno non definisce chiaramente la natura della malattia.

Come avrai notato comunque ho inserito il link di quella tua discussione sul tempio di Mercurio legato al "miracolo della pioggia". Mi piace ripescare discussioni già presentate in passato se valide nel contenuto.

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

:clapping: :good:

Ottimo lavoro. Una moneta con VIC GER ce l'ho anche io... :D

Awards

Inviato (modificato)

Ottima argomentazione, trattare la storia con la numismatica rende il tutto più interessante. È da un po' di tempo che sto meditando di utilizzare le monete per cercare di avvicinare i miei alunni alla storia.

Modificato da Harlok81

Inviato

È da un po' di tempo che sto meditando di utilizzare le monete per cercare di avvicinare i miei alunni alla storia.

Ottima idea. Partire da una moneta (o più, intervallate) ed illustrare un tema.

Due anni fa tenni una "lezione" sulla Preistoria in classe di mia figlia (III Primaria) portando un Powerpoint pieno di immagini sui temi svolti a scuola. Come prologo misi in chiaro che non era un compito in classe e che, viceversa, mi avrebbero dato loro un voto e avrebbero potuto fare domande senza problemi. In questo modo ottenni il loro coinvolgimento. Avevo con me uno scatolone pieno di copie di strumenti e di repliche: non riuscii a mostrarle, volevano tutti toccare e manipolare gli oggetti e se da un lato era bello scorprire il loro entusiasmo, d'altra parte non riuscivo a proseguire con l'esposizione.

Il mio fine era quello di fare un ripasso di quanto svolto a scuola e aggiungere qualche nozione di chiarimento. Alla fine, dopo 2 ore... volevano saltare anche l'intervallo per continuare... ;)

Beh, comunque mi hanno promosso... :D

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

L'idea, infatti, sarebbe quella di portare un bel powerpoint. A proposito tanti auguri! :)


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