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IGNORED

Asse sestantale


L. Licinio Lucullo

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DESCRIZIONE DELLA PRORA AL RETRO (http://www.lamoneta.it/topic/16783-sempre-sulle-navi-romane/?p=187236)

1. ACROSTOLIO.

Sulle galee romane da guerra risulta sempre curvato all'indietro (a poppavia), differentemente dai Cartaginesi, che vi sviluppavano spesso un pericolo uncino verso avanti presente anche in area ellenica. A volte inizialmente, all'estremità appare disegnato uno scudo; in seguito, venne raffigurato sporadicamente il profilo di Venere o Minerva. La parte di quell'oggetto dove può capitare che ci sia raffigurato qualcosa è quella più in rilievo e perciò la più soggetta a consumo; pertanto, un'eventuale figura in quella posizione, potrebbe risultare scomparsa.

2. BASE DELL'ACROSTOLO.

È solitamente decorata da due file di borchie o una o due file lineari, oblique.

3. DECORAZIONE DELL'OCCHIO. Può essere interpretata in modi vari: vigilanza, aggressività, scaramanzia o per dare vita alla nave. Nell'ultimo periodo delle raffigurazioni scompare. Ha un profondo significato apotropaico, per dare all'opera la possibilità di vedere dove va.

4. ROSTRO SUPERIORE (PROEMBOLIUM).

Il rostro superiore è una trave robusta che si prolunga fuori la prora e che è sostenuta, esternamente, dalle cinte di rinforzo del fasciame. Esso a volte è decorato con una fila di borchie o unite tra loro o separate da spazi. Quest'arma era molto efficace nell'azione di speronamento per danneggiare l'apparato remiero e le fiancate della nave nemica. Serviva anche a evitare l'eccessiva penetrazione del rostro, quello a pelo d'acqua, nello scafo nemico.

5. ALA.

Al principio venne raffigurata, sopra il rostro, un'ala a lato della prua, ovvero appunto nel punto in cui la prua, fendendo l'acqua, creava due specie di ali. Alcuni architetti navali ritengono l'ala un'estensione del cappello del rostro per evitare danni in una zona sottoposta a micidiali sollecitazioni.

6. ROSTRO (ROSTRUM TRIDENS).

È raffigurato in modi diversi ma ciò che appare quasi sempre evidente, sono le tre lame o speroni a becco d'anatra di cui è composto, efficaci non tanto nella perforazione, quanto nella sconnessione del fasciame colpito.

7. SEGNO DI VALORE.

8. ONDE.

In un apposito spazio compare, specie nel primo periodo, la rappresentazione stilizzata delle onde.

9. CINTE DI RINFORZO.

Le cinte di rinforzo del fasciame compaiono più evidenti come il sostegno (o il rinforzo) per il rostro. Sono spesso tre ma potrebbero anche essere due o 4, lineari o decorate con borchie. Su una prua rostrata devono essere almeno le 2 laterali al galleggiamento più la chiglia. In casi particolari, ma più a scopo decorativo o di irrobustimento generale della prua ne erano applicate altre 2 soprastanti il galleggiamento.

10. TERMINALE DI PRORAVIA.

Questa parte terminale delle file dei rematori, è sporgente. Essa serviva per riparare la fiancata ed i rematori stessi. Probabilmente da lì usciva la cima a cui era assicurata l'ancora. Appare spesso decorato con un motivo a X, ma anche con linee oblique o borchie.

11. SCALMIERA.

La parte da cui fuoriuscivano i remi. Spesso aveva il profilo superiore obliquo ed internamente era scalinata.

12. MARINAI O BITTE.

Secondo alcuni studiosi, si tratta di due marinai visibili dal busto e riparati dalla curva del ponte di combattimento; secondo altri, di bitte d'ormeggio, analoghe ai mancoli delle barche fluviali.

13. PONTE DI COMBATTIMENTO.

Appare spesso decorato con delle borchie. Nei primi periodi è molto alto ed è decorato con una clava (simbolo di forza); in seguito venne disegnato rozzamente e molto basso, fino a scomparire del tutto. Segno che le tecniche militari navali erano cambiate con il tempo. Altri studiosi, riprendendo studi del primo Novecento, ritengono che si tratti di un casotto a protezione dei marinai e dei guerrieri d'abbordaggio, più che un innalzamento del tutto (che avrebbe aumentato peso ed instabilità laterale). Il ponte rimane appena al di sopra della linea più alta della scalmiera e di solito su queste monete non sarebbe visibile.

14. STRUMENTO.

Sul ponte di combattimento appare uno "strumento", iconograficamente unico nel suo genere, rappresentato solo sulle monete della Repubblica. Esso è costituito da una parte centrale di forma più spesso quadrangolare, a volte triangolare o pentagonale; a questo elemento sono apparentemente collegate due aste orizzontali, una più lunga, a poppavia e l'altra, più corta e leggermente obliqua, a proravia. Tale oggetto rappresenta un dato importante dal punto di vista stilistico in quanto la sua forma varierà nel tempo fino a scomparire. La rappresentazione più fedele è certamente quella presente sulle monete del II periodo (semilibrale) ma che comunque non rivela l'enigma. Il fatto dell'unicità di questa figura sulle monete della Repubblica Romana ci potrebbe far pensare ad un oggetto in uso esclusivamente presso i Romani ed il fatto che poi sia scomparso nel tempo, non ha permesso alle più recenti ed accurate raffigurazioni imperiali di renderlo noto. Partendo dalla considerazione che esso si trova ubicato sul ponte di combattimento dobbiamo desumere che si trattasse di un oggetto, utile alla navigazione, che durante la battaglia era necessario rimuovere per far posto ai soldati, oppure uno strumento necessario alla battaglia, ovvero un'arma. Sembra troppo piccolo per rappresentare una vela di trinchetto (sembra potersi escludere una stilizzazione dell'apparato velico) e troppo grande per costituire un'ancora (che peraltro risulterebbe sarebbe di forma inedita), di sicuro ingombra in caso di battaglia. Sembra quindi doversene dedurre che costituisca un'arma. Essa infatti appare nei particolari prospettici nelle monete della serie semilibrale, coniata nei momenti appena successivi alla Prima Guerra Punica.

Secondo Antonio Morello (Prorae, 2008), si tratta invece del corvo descritto da Polibio, sebbene lo storico greco parli di uno strumento sostenuto e manovrato con pulegge; potrebbe darsi che lo storico erri nella sua descrizione, oppure che nel tempo le limitazioni di spazio su una nave avrebbe suggerito uno strumento meno ingombrante, con un fulcro per ruotare il corvo sulla nave nemica, e questo è ciò che sembra essere mostrato sulle monete.

In seguito quell'oggetto rimase raffigurato in maniera rozza e spesso non fedele alla realtà, forse perché sconosciuto agli incisori del II sec. Quando si riprese a disegnare la prora nei suoi minimi dettagli, esso scompare quasi del tutto dall'iconografia monetale così come scomparve anche il ponte di combattimento che venne sostituito da piccole torri mobili montate solo per le battaglie.

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Modificato da L. Licinio Lucullo
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  • 4 settimane dopo...

Una importante considerazione dell'utente acraf (http://www.lamoneta.it/topic/100395-galli-e-volpini/?p=1129524):

"per esperienza annetto poca importanza al peso in sè dei bronzi ..., in quanto avevano già una forte componente fiduciaria. Ho visto anni fa da Russo, nella sua grandiosa collezione di bronzi repubblicani, degli assi sestantali romani (con Giano) fatti con medesimi conii che però differivano fra loro anche di 10 grammi, senza mancanze di metallo. Quello che era importante era il modulo, ossia il diametro che definisco "standard", offerto dal bordo (perlinato o lineare che sia), che aveva anche appunto la funzione di definire il diametro da dare alla moneta. Bronzi di una stessa emissione, anche con pesi variabili, hanno generalmente un diametro standard molto costante, con minimi scostamenti. Se poi, per varie ragioni, hanno utilizzato tondelli non molto regolari, con bordo spesso fuori campo o scivolato, era affare loro e legate a varie condizioni di lavoro, spesso non molto accurate."

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