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Risposte migliori

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Un primo problema che riguarda questa serie è l’identificazione degli standard di peso e dimensioni, resa complessa:

  • dall’esistenza di imitazioni d'epoca, con peso medio di circa 10 g;
  • dalla circostanza che i pesi delle emissioni ufficiali oscillano, sorprendentemente, anche fra monete dello stesso conio: Alfoldi registra una serie di 6 esemplari, provenienti dagli stessi coni, i cui pesi oscillano fra 18,37 e 27,34 g;
  • dall’esistenza di un esemplare di 40 g di peso e 34,5 mm di diametro, conservato al Museo di Milano e là qualificato come sesterzio. Banti e Simonetti riferiscono che è stato reperito in Spagna e Laffranchi (Le Raccolte numismatiche del castello Sforzesco, 1938) propone di attribuirlo a Ilerda.

Per Amandry, le emissioni ufficiali oscillano fra 13,02 e 27,36 g per la RRC 535/1, fra 14,49 e 27,76 g per la RRC 535/2. Il peso medio è stato identificato in 18,93 (RPC) o 19,55 g (Alfoldi) per la RRC 535/1, in 19,74 (RPC) o 20,20 g (Alfoldi) per la RRC 535/2. Il diametro è ritenuto compreso, per entrambe, fra 29 e 30 mm (RPC).

Modificato da L. Licinio Lucullo

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La datazione e l’identificazione della zecca sono problemi collegati. I termi post e ante quem discendono:

  • da alcuni pezzi imitativi furono ribattuti su bronzi provinciali RPC 518 di Narbo datati al 40 (oltre che sopra assi di Sesto Pompeo Cr. 479/1 datati al 45), rispetto ai quali pertanto l’emissione non può che essere successiva;
  • dalla citazione della divinizzazione di Cesare, proclamata nel dicembre del 42;
  • dall’omissione del titolo di triumviro ponte come termine ante quem la primavera del 37, quando, a Taranto, fu confermato il triumvirato (istituito nel dicembre del 38 dalla lex Titia), che infatti è citato sulle emissioni di quell’anno (Cr. 537 e 538).

Tanto premesso:

  • Roberto Martini (Monetazione bronzea romana tardo-repubblicana, 1988) ha ipotizzato un’emissione di area gallica (dove sono stati rinvenuti numerosi esemplari), probabilmente avvenuta a Lugdum nel 43, destinata a pagare le truppe che si erano là portate per sottrarre il controllo della provincia dopo la morte del governatore di area Antoniana, C. Fufio Caleno. Dopo questa prima, limitata emissione originaria, si sarebbe assistito al sopravvento di emissioni delle zecche itinaranti al seguito dello stesso Ottaviano, impegnato nella sua campagna contro Sesto Pompeo (infatti, il fenomeno di ribattitura di esemplari pompeiani fa ritenere che alcune officine fossero attive nell'Italia meridionale ai confini tra i territori controllati da Ottaviano e Sesto Pompeo). Ci sarebbero quindi state tre linee di produzione, una “primaria” in una o più zecche ufficiali e una “secondaria” in zecche ausiliarie, oltre a quella imitativa, con conseguente variabilità di peso, diametro e stile;
  • per una zecca nella Gallia meridionale (Lugdunum o Vienna) si sono espressi anche Babelon e Grueber;
  • Alfoldi e Giard, hanno ipotizzato una zecca militare durante la guerra di Perugia (41-40), in quanto una ghianda plumbea là rinvenuta riporta la legenda “L XI DIVOM IVLIVM”, ma Martini obietta che la brevità di quel conflitto non giustifica un’emissione tanto abbondante;
  • Amisano ritiene che l’emissione, protrattasi per anni, sia iniziata nel 41, per sfruttare immediatamente la forza propagandistica della divinizzazione di Cesare;
  • Newman ha proposto una zecca militare al seguito di Ottaviano, in Gallia, nel 39, per la somiglianza del ritratto con quello presente sulle emissioni di quell’anno (Cr. 529);
  • per la datazione del 38 si sono espressi Banti e Simonetti (proponendo un’emissione protratta nel tempo, argomentando sulla base del ritratto, che sarebbe dapprima giovanile, poi più matura), Burnett, Crawford (dubitativamente) e Sear;
  • Amela Valverde (La emisiòn DIVOS IVLIOS) propone una datazione a cavallo tra 38 e 37, riconoscendo in questa serie un’emissione militare ma, anche, accessoria rispetto a Cr. 534 (ritenuta coeva, corrispondendo per leggenda e stile). In quegli anni Ottaviano era attivo in Sud Italia, per combattere Sesto Pompeo, ed aveva posto una base marittima a Taranto, che pertanto potrebbe essere la zecca. In antitesi quindi a Sesto, pericoloso rivale politico che aveva proclamato la propria discendenza da Nettuno (con la serie Cr. 483), Ottaviano avrebbe inteso riaffermare la propria discendenza dal divino Cesare (richiamato, oltre che dalla legenda, dal sidus presente sull’emissione Cr. 575/2), contrapponendo peraltro una nuova emisione di bronzi a quella, abbodante, avviata dallo stesso Sesto con l’asse Cr. 479/1, che circolava anche in Italia. Sesto Pompeo aveva rappresentato il padre in fattezze gianiformi; Ottviano scinde i due ritratti e rappresenta sé da un lato, il padre dall’altro, ottenendo lo scopo di contrapporre passato e futuro;
  • per la datazione del 37 si sono espressi Sydenham, Buttrey, Zehnacker;
  • Grant ha proposto un’emissione avvenuta nel 37 a Pozzuoli, in congiunzione con la “monetazione navale” di Agrippa (di cui è noto un unico esemplare, un bronzo di 27,5 g conservato al British Museum); infatti in quella città, secondo Dione Cassio, sarebbe stata costruito nel 37 un porto militare. Tuttavia, il bronzo “navale” di Agrippa è ora pacificamente ritenuto un falso moderno (Burnett, Amandry e Ripollès). 
Modificato da L. Licinio Lucullo

  • 2 anni dopo...
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Per quanto attiene al valore nominale:

  • per Villaronga, Burnett, Desnier, Martini e Amela Valverde si tratta di assi. Per Martini, in particolare, l’emissione sarebbe iniziata (con la produzione “primaria” in area gallica) su standard inizialmente onciale. Valverde ritiene che si tratti di assi appartendenti allo standard onciale ridotto, al pari di altri bronzi analoghi e sostanzialmente coevi (Cr. 479/1, cui essi si contrappongono, e RPC 514, 515 e 517);
  • per Buttrey, Amandry e McCabe si tratta invece di dupondi (in quanto coniati in oricalco). Secondo McCabe, in particolare, le emissioni ufficiali registravano un peso medio oscillante fra 15 e 20 g e, al pari di Cr. 476 e 550, erano dupondi, emessi in risposta alla “serie navale” di Antonio. Il valore di dupondio sarebbe indicato dal doppio ritratto, così come avviene sulla serie navale e sulle emissioni provinciali di Ottaviano (RPC 514, 515 e 517);
  • Grueber e Carson, infine, ipotizzano che si tratti di sesterzi. Amisano ritiene che l’emissione sia iniziata come sesterzi, in analogia a quella della serie navale e sulla base di standard ponderali (27 g in oricalco) poi protrattasi nell’impero, anche se potrebbero essere stati accettati con valori inferiori in seguito, a causa del decadimento ponderale. Per Sear, sono sesterzi o dupondi.

 

I tipi furono ripresi, dopo l’instaurazione del principato, dalle emissioni provinciali RPC 1554 (attribuite a Thessalonica e datate dubitativamente al 28/27) e RPC 5421 (di zecca ignota)

Modificato da L. Licinio Lucullo

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