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Inviato

I denarî e gli aurei legionari furono coniati verso il 32-31 in una zecca itinerante al seguito delle legioni collocata probabilmente a Patrae, in attesa della battaglia definitiva con Ottaviano. Le legioni erano quasi 30, ma le legioni onorate sui denarî furono 23, per cui l'emissione fu veramente abbondante, anzi si tratta di una delle emissioni più abbondanti dell'antichità. Al diritto una galea da guerra, simbolo della flotta, con le sue gigantesche quinqueremi. Al rovescio le insegne di legione tra cui l'aquila in mezzo alle insegne di coorti. Di tutte le varianti sono noti 864 coni del diritto e 960 del rovescio, il che costituisce una delle più consistenti emissioni dell'età repubblicana. Gli aurei sono rarissimi, tanto che dei rovesci è conosciuta una sola variante di conio. Questi denarî furono coniati in una lega di argento molto scarsa in quanto la disastrosa guerra civile aveva messo in ginocchio l'intero sistema economico. Il pagamento delle truppe rimaneva ad ogni modo la primaria necessità, com'è giusto che sia in caso di guerra, e a tale scopo furono emessi questi denarî che, se pur con percentuali d'argento molto ridotte rispetto agli standard del periodo, garantivano una certa "soddisfazione" dei soldati. Non essendo costituiti da una lega "nobile" l'usura colpì queste emissioni in modo molto più incisivo rispetto ai normali denarî. La scarsa lega di cui questi denarî li rese poco appetibili per la tesaurizzazione. Questo fece scattare la legge di Greesham (la moneta cattiva scaccia quella buona). Vuol dire che le monete di scarso valore intrinseco rimanevano in circolazione e la gente cercava di sbarazzarsene spendendole, dato che avevano (almeno in teoria) valore nominale pari a quelle di elevato tenore d'argento. In particolare, nel formare dei risparmi da sotterrare, i romani usavano le loro monete migliori, di maggior percentuale d'intrinseco, non certo quelle di bassa lega come i denarî di Antonio. I denarî di Antonio rimasero quindi in circolazione per secoli. Sono presenti ancora nell'età degli Antonini. per questo è la regola ritrovare questi denarî in uno stato di conservazione così compromesso, fortemente logori, appiattiti e ricchi di tacche dei nummularii

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Inviato

Alcune delle legioni rappresentate:

La Legio IV "Scythica" potrebbe corrispondere "Sorana" arruolata da C. Vibio Pansa Caetroniano nel 43. Fu bandita dopo Anzio ma sopravvisse e servì in Macedonia e Moesia. Probabilmente ricevette il cognomen agli ordini di M. Licinio Crasso, nipote del triumviro.

Il Denario con LEG V (544/18) è generalmente attribuito alla Legio V Macedonica (Gnecchi); tuttavia, è verosimile che essa nel 32-31 militasse già per Ottaviano e va quindi riferito alla Legio V Alaudae. La Legio V Macedonica o Urbana (forse perché composta da Pompeo con reclute dell'Urbe) fu impiegata da Cesare a Tapso (46). Ebbe per simboli l'aquila con Vittoria alata, il toro, forse l'elefante (guadagnato a Tapso?). In Macedonia dal 44, combattè per i cesaricidi a Philippi (42) e fu sconfitta e inglobata da Ottaviano. Partecipò alla spedizione partica di Antonio (36-35) ma ad Azio era tornata con Ottaviano (31). Fu poi adoperata nei Balcani, in Oriente per la riconquista delle insegne di Crasso, nella campagna partica di Corbulone, nella prima guerra giudaica (66 d. C.), contro i Daci sotto Traiano, i Parti sotto Lucio Vero e i Marcomanni, Sarmati e Quadi sotto Marco Aurelio. Nel 185 o 187 ricevette il titolo di Pia Constans ("affidabile") o Pia Fidelis ("leale"). Fu probabilmente distrutta nella battaglia di Yarmuk contro gli Arabi (636). La Legio V Alaudae ("allodole", per la cresta celtica che portava sugli elmi) o Gallica fu creata da Giulio Cesare nel 52 con reclute della Gallia Transalpina; riconosciuta dal Senato, prese parte alle guerre galliche e poi trasferita in Spagna. A Tapso diede grande prova di valore e ricevette come simbolo l'elefante (per aver respinto un attacco di pachidermi). Combatté per Antonio dal 41 al 31; dal 30 passò ad Ottaviano e fu stanziata nella Gallia Aquitania e, dal 19, lungo la frontiera renana. Nel 69 d. C. combattè per Vitellio; potrebbe essere stata distrutta dai Daci nell'86 o dai Sarmati Iazigi nel 92.

La legio VI Ferrata, arruolata nel 52 da Cesare in Gallia, servì in Spagna, Farsalo, Alessandria e Zela. Congedata nel 47 e richiamata, combattè a Munda. Ricostituita da Lepido nel 44, servì con Antonio a Philippi e durante la campagna partica

Le fonti attestano unicamente una Legio XII "Fulminata", non "Antiqua", fra le truppe di Antonio.

La Legio XI fu costituita da Cesare per il bellum Gallicum e servì unitamente alla XII contro gli Elvezi (nel 58) e i Nervi (nel 57).

La legio XVII Classica fu probabilmente arruolata da Antonio (la XVII di Cesare fu distrutta sotto Scribonio Curio in Africa, nel 49). Il cognomen, che suggerisce un impiego in campo navale, non è più noto in tempo imperiale.

Per la Legio XVIII il cognomen Lybicae suggerisce che sia stata arruolata in Africa (anche la XVIII di Cesare fu distrutta nel 49). La moneta con LEG XIIX fu segnalata da Morell nel 1734 e mai più ritrovata sino al 1996. L'esemplare dell'asta Vecchi è stato ritenuto autentico da Campana (Panorama Numismatico n. 107 del 1997), che la riteneva provenire dal bacino del Liri


Inviato

La Coorte "Speculatorum" (denario RRC 544/12) era un'unità speciale delle legioni, incaricata dello spionaggio, degli affari interni, delle esecuzioni e della protezione di Marc'Antonio. Il R/ attesta che era un'unità navale che, spesso, precedeva la flotta, con le vele dipinte di blu a scopo di mimetizzazione, per perlustrare le aree circostanti.

Esiste anche un aureo in unico esemplare dedicato a queste "truppe scelte", non censito da Crawford (Calicò 80a)


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