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Per il Crawford, il magistrato monetario potrebbe essere L. Cornelius Lentulus, pretore in Sardegna nel 211 a.C.

Modificato da L. Licinio Lucullo

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Per Crawford, questa è una emissione itinerante.
Nel corso della storia della Repubblica solo in tre occasioni vennero battute monete al di fuori della zecca di Roma: durante la Seconda Guerra Punica, durante la guerra civile tra Silla e i suoi avversari, durante la guerra civile 49-31. Le emissioni itineranti, emesse dagli eserciti, ascrivibili al periodo della Seconda Guerra Punica, avvennero sotto il pieno controllo dello Stato. Livio riferisce che alla richiesta dei governatori della Sicilia e Sardegna di denaro, il governo ordinò di provvedervi autonomamente. Questo per evitare che durante il trasporto il denaro cadesse in mani nemiche, e anche per le comprensibili impellenze della guerra. Non c'è nulla in queste monete che faccia minimamente pensare che i comandanti si fossero arrogati il diritto di battere moneta. Nella sua vocazione originale questa monetazione era coniata al di fuori dell'Italia e nel corso di campagne militari e viveva giuridicamente dell'autorità eccezionale che era conferita ai comandanti supremi degli eserciti, i quali producevano avvalendosi dei loro questori o proquestori i quali, in qualche caso, apponevano la loro firma o almeno una menzione del loro grado (in genere PRO Q, per pro quaestor). Il loro uso fu sporadico prima di Silla e si limitò a non molte occasioni nelle quali forse giunse anche l'autorizzazione del Senato.
Non esistono elementi formali caratteristici delle monete emesse da zecche itineranti; in genere, essendo monete di emergenza, sono battute male, non centrate, e i conî sono poco raffinati stilisticamente, ma anche queste osservazioni conoscono molte eccezioni.

McCabe osserva che tra il 215 e il 208, durante la campagna annibalica, operarono numerose zecche, anche di piccole dimensioni, in prossimità dei teatri di guerra: oltre che a Roma, in Puglia, Sardegna, Sicilia, Calabria e Campania. In questo contesto, lo standard ponderale (sestantale) non fu rispettato, e circolarono contemporaneamente bronzi che corrispondevano a standard teorici variabili ad 100 a 20 grammi. A Roma, a Taranto e in Etruria venivano emesse monete di buona qualità e in ingenti quantitativi, ma in Puglia, Sicilia e Sardegna ci furono emissioni in quantità limitata, spesso bronzi ribattuti bronzi su monete sottratte ai Cartaginesi, e il peso corrisponde quindi a quello del pezzo ribattuto.

Le emissioni che secondo il Crawford avvennero in zecche itineranti durante la Seconda Guerra Punica sono le serie 59-111 e 125-131. Per la Sardegna si considerano emissioni ausiliarie o legionarie le serie Cr. 63 (lettera C) del 211, Cr. 64 (monogramma MA) del 210 e Cr. 65 (monogramma AVR, attribuito al propretore Caius Aurunculeius) del 209. Sono attribuiti a zecche siciliane le serie datate 209-208 e divisibili in due sottogruppi, il primo costituito dalle monete da Cr. 72 a Cr. 76, ed il secondo formato dalle monete da Cr. 77 a Cr. 80. Tutti i tipi del primo sottogruppo sono principalmente caratterizzati da una visiera dell'elmo di forma decisamente particolare e composta da tre segmenti dritti e paralleli e dalla presenza al rovescio della coda del cavallo in secondo piano, osservabile tra le coppie di zampe posteriori dei due destrieri. Il secondo sottogruppo presenta forti analogie stilistiche con il primo nei rovesci e nei tratti di Roma al dritto; questi denarî sono però caratterizzati da visiera dell'elmo a punta. Il Cr. ritiene che queste emissioni si debbano attribuire a zecche siciliane per via delle evidenze dei rinvenimenti, per le analogie stilistiche con emissioni puniche battute ad Agrigento e per il simbolo spiga, che è ritenuto dall'autore un "simbolo parlante" e certamente proprio della Sicilia. Le emissioni stilisticamente simili a quella con simbolo spiga vengono poi accorpate fino a formare il gruppo prima citato. Ovviamente esistono pareri difformi. Per la datazione, è ritenuta piuttosto alta per via dell'elevato peso teorico pari a 4,5 g, a parte qualche rara eccezione di 4,2 teorici dal tipo 112/2 in poi (206-195). Va però sottolineato che il Cr. stesso ammette di aver inserito con qualche dubbio i denarî con simbolo ruota e delfino in questo gruppo siciliano, per via di affinità stilistiche.

Modificato da L. Licinio Lucullo

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