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Moneta etrusca di Prestino (Como)


acraf

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Ringrazio il caro amico Skubydu, cittadino comasco, se ho avuto un paio di lavori del prof. De Marinis che permettono di gettare un po’ di luce sul famoso dracma (o didracma) etrusco trovato a Prestino e già accennato nell’altra discussione aperta da Magdi.

Per fornire un quadro il più esaustivo possibile su tale importante ritrovamento e in attesa del noto lavoro di Vecchi, riporto quanto sotto.

Da:

Prof. Raffaele De Marinis (docente di Archeologia all’Università di Milano).

La civiltà di Golasecca: i più antichi Celti d’Italia, 2007

Dattiloscritto (di 125 pagine) a diffusione ristretta, a uso esclusivo degli studenti che devono sostenere l’esame di Paleotnologia.

Nota: Per una idea della civiltà di Golasecca, vedasi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_di_Golasecca

La moneta etrusca di Prestino

post-7204-0-30654300-1355679895_thumb.jp(foto tratta da R. De Marinis, Prestino, Via Isonzo, in: Como fra Etruschi e Celti, Società Archeologica Comense, 1986, p. 113-120)

Nel 1981 nel corso degli scavi nell’abitato protostorico della zona di Prestino (via Isonzo, area I.A.C.P.) è stata rinvenuta una moneta etrusca della zecca di Populonia. Si tratta di una dracma d’argento con il Gorgoneion e il segno di valore X (= 10) sul diritto, e il rovescio completamente liscio. La moneta presenta una superficie usurata e non è ben conservata, il peso attuale è di gr. 7,3, leggermente inferiore a quello originario. Il rinvenimento è avvenuto alla base dello strato 3, nel q. B, in associazione con materiali del G. III A 2 (seconda metà del V secolo a.C.).

La moneta di Prestino appartiene alla più antica serie argentea anepigrafa con Gorgoneion di Populonia, della quale si conoscono soltanto una trentina di esemplari sparsi in musei di una decina di città europee (fra cui Firenze, Roma, Milano, Londra, Oxford, Cambridge, Parigi, Berlino), ma sempre privi di un preciso contesto archeologico, trattandosi di vecchi ritrovamenti ottocenteschi o di acquisizioni dal mercato antiquario. La scoperta di Prestino riveste così un carattere eccezionale, innanzitutto perché permette di datare alla seconda metà del V secolo a.C. l’inizio della monetazione regolare di una zecca pubblica in Etruria, inizio che alcuni studiosi di numismatica, anche autorevoli, ponevano in età molto più recente. In secondo luogo per il fatto che la circolazione della moneta etrusca è limitata all’interno dell’Etruria. Quella di Prestino è l’unica moneta etrusca scoperta a nord dell’inizio delle valli appenniniche della Toscana e rappresenta il documento più concreto dell’arrivo a Como di mercanti etruschi.

Le dracme con Gorgoneion e segno X hanno un peso medio oscillante tra 7,8 e 8,2 gr., con variazioni da 6,9 a 8,7. Si conoscono alcuni valori frazionari corrispondenti a ½, ¼ e 1/10 di dracma. Il sistema ponderale utilizzato sembra essere quello originario della Mesopotamia (un siclo = 8,3/8,4 gr., 60 sicli = 1 mina, ca. 498/504 gr.), diffusosi ampiamente in Grecia e nel mondo Mediterraneo. Successivamente, nel corso del IV secolo, vi fu una riforma con dimezzamento del valore, per cui sotto il mento del Gorgoneion compare il segno XX (= 20), mentre i pesi oscillano tra 7 e 9 gr., con valori medi intorno a 7,9-8,5 gr. e la dracma con segno X viene coniata con un peso di ca. 4,3 gr., corrispondente al peso della dracma attica. Di questa seconda serie della zecca di Populonia si conoscono quasi 700 esemplari, ritrovati oltre che a Populonia, Roselle, Vetulonia, lungo la costa maremmana, nell’area delle Colline Metallifere e a sud fino a Tarquinia.

Le prime monete sono apparse verso il 600 a.C. nel regno di Lidia e dalla metà del VI secolo l’uso della moneta coniata d’oro e d’argento si diffuse rapidamente in gran parte del mondo greco. E’ la conclusione naturale di un processo di lunga durata, che aveva già visto l’uso monetale del metallo nelle civiltà del III e del II millennio a.C. della Mesopotamia, dell’Egitto, della Siria e Palestina.

Come documentano i codici delle leggi ed altre fonti scritte, in Mesopotamia l’argento pesato era utilizzato come mezzo di pagamento di ammende, tassi di prestito, tasse, tributi e salari e come mezzo di computo del valore di differenti beni. Lo stesso fenomeno è ben documentato anche in Egitto, in cui all’argento si affiancano l’oro e soprattutto il rame. Determinate quantità di metallo erano usate come moneta per effettuare direttamente i pagamenti, ma ancora più spesso il metallo rappresentava soltanto il mezzo di computo del valore di tutta un’ampia gamma di beni nelle transazioni tra privati. Ad es. da un testo del villaggio degli operai della necropoli reale, a Deir el Medina, apprendiamo che un tale ha comprato un bue valutato 50 deben di rame, ma il pagamento è stato fatto con 5 deben di olio, 10 di abiti, 30 di grasso e solo 5 deben sono stati versati effettivamente in rame (un deben corrispondeva a 91 gr, quindi il bue valeva 4,55 kg di rame). Da questo esempio appare chiaramente che il metallo esprimeva l’unità di valore senza intervenire necessariamente nelle transazioni.

La comparsa della moneta coniata, con forma e peso definiti, una iconografia e una legenda che permettono di identificare l’autorità che l’ha emessa e ne garantiscono il valore, semplifica enormemente il sistema delle transazioni, come aveva già scritto Aristotele (Politica, fr. 1257-a : si passa dai pezzi di argento pesato alla moneta per evitare di compiere ogni volta l’operazione della pesatura), e risponde alle esigenze di un intensificarsi degli scambi internazionali e ancor più di quelli interni alle singole comunità (le transazioni di piccola scala per la vita quotidiana). Altri fatti, tuttavia, hanno concorso alla nascita e alla diffusione della moneta, le esigenze delle autorità cittadine o statali di pagare il soldo di truppe o di ciurme delle navi diventate sempre più numerose con conseguente necessità di un sistema più semplificato che non la pesatura dei metalli. Inoltre, l’autorità poteva imporre una sopravvalutazione del valore della moneta coniata rispetto al metallo grezzo, ad es. l’argento, di cui controllava la produzione.

Nel V secolo a.C. l’economia della maggior parte delle città greche, in particolare Atene, Corinto, le città della Sicilia e della Magna Grecia, utilizza comunemente lo strumento della moneta. Solo Sparta, la città conservatrice per eccellenza, continua a usare il metallo a peso (gli spiedi di ferro in questo caso) e inizierà a battere moneta soltanto nel III sec.a.C.

Nella protostoria italiana è corrente l’uso del rame o del bronzo come moneta (aes rude). Secondo Timeo (apud Plinio, N.H., 33,43) Servio Tullio per primo marchiò il bronzo. Il passo si riferisce all’ aes signatum con il ramo secco, che era la nota pecudum (cioè il marchio per il bestiame), da cui la parola pecunia (da pecus, capo di bestiame). L’introduzione della moneta coniata avvenne gradualmente sotto l’influenza delle colonie greche, prima in Etruria e quindi a Roma.

Nel V secolo a.C. l’Etruria Padana e i territori delle civiltà di Golasecca e di Este non conoscevano ancora la moneta coniata. Gli scambi avvenivano per mezzo dell’ aes signatum con il simbolo del ramo secco, e dell’ aes rude, frammenti di bronzo staccati da verghe o pani di forma definita ma privi di contrassegno, il cui valore era determinato unicamente dal peso. Nell’abitato protostorico dei dintorni di Como sono stati rinvenuti numerosi frammenti di aes rude. La funzione monetaria del bronzo pesato è ricordata dalle fonti antiche ed è riconoscibile nell’etimologia della parola stipendium (stips + pendo = pesare la moneta, in origine una verga di bronzo).

Questo è quanto scritto dal prof. De Marinis (e credo che Italo Vecchi, nel suo prossimo lavoro, non sarà molto d'accordo....).

Gli scavi archeologici di Prestino iniziarono nel novembre 1980 e durarono, con quattro campagne, fino al 1985 ed erano dettate dalla necessità di esplorare il sito a seguito dei lavori per la costruzione di un edificio destinato ad alloggi per la Guardia di Finanza.

Gli scavi hanno chiarito che tale area fu frequentata solo durante le fasi G. III A1 e G. III A2 e non è stato trovato nessun reperto riferibile alla fase G. III A3 (l’ultima della civiltà Golasecca, che praticamente terminò nel 391-386 a.C. con le violente invasioni di Galli d’Oltralpe, che interruppe anche la proficua collaborazione tra i locali Galli italiani e gli Etruschi della pianura padana).

Dopo la fase G. III A2 (per meglio comprendere le fasi della civiltà Golasecca, consultare il suddetto link con Wikipedia), apparentemente ci fu una fase data da un nuovo spianamento e livellamento dell’area con massicci materiali di riporto. Questa nuova fase archeologica è databile alla seconda metà del I secolo a.C. (e quindi in piena epoca romana) per la presenza di frammenti di anfore romane.

Quindi in realtà gli interventi di epoca romana e in seguito i lavori agricoli hanno intaccato gli strati dell’età del Ferro e sono responsabili della non buona conservazione di molte delle strutture preromane.

Non so ancora riuscito a capire bene, dai due lavori finora a me disponibili, le esatte circostanze del ritrovamento del dracma di Populonia, se in strato sufficientemente intatto oppure molto rovinato da successivi lavori di età romana.

Resta comunque un ampio intervallo temporale sulla frequentazione del sito e in effetti appare molto più verosimile che il dracma etrusco sia contemporaneo alla fase G. III A2 e quindi risalente alla fine del V secolo piuttosto che magari perso in epoca già romana durante i lavori di ripianamento per uso agricolo.

Modificato da acraf
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Il citato lavoro di De Marinis era già noto al Vecchi nel momento in cui redigeva il primo articolo della serie "The coinage of the Rasna: a study in etruscan numismatics" sulla Schweizerische numismatische Rundschau. Tant'é che lo cita. Ma non prende minimamente in considerazione il dato, né d'altro canto ne mette in dubbio la veridicità.

Si limita a questa frase:

"The find of a 10-as gorgon type stater in the Prestino, via Isonzo excavation, presents problems of chronology. The stratum in which the coin was found has been attributed to 5th century B.C. and this led to a very early date for this type in the archaeological report." SNR, 67(1988), p.57

Tutto qua. Oggettivamente un po' poco.

Nell'articolo successivo, dedicato specificatamante alla monetazione di Populonia, non va molto meglio:

"The Populonia stater of the value of 10 units from the Prestino find has led to a very early date for this type as archaeologically reported." SNR, 69(1990), p.2

Ancora più laconico.

Per chi fosse interessato i 5 articoli del Vecchi citati sopra sono tutti disponibili in rete.

Il primo ha il merito di contenere una sintesi "storica" degli studi molto ben fatta.

Part 1 SNR, 67(1988) http://dx.doi.org/10.5169/seals-175117

Part 2 SNR, 69(1990) http://dx.doi.org/10.5169/seals-175228

Part 3 SNR, 71(1992) http://dx.doi.org/10.5169/seals-175332

Part 4 SNR, 72(1993) http://dx.doi.org/10.5169/seals-175379

Part 5 SNR, 78(1999) http://dx.doi.org/10.5169/seals-175662

Modificato da g.aulisio
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Io credo che l'articolo sia abbastanza chiaro, come il contesto di rinvenimento.
Seconda Metà V secolo a.C..

E sarebbe paradossale che, dopo aver accettato tanti argomenti ex silentio, un dato del genere non debba essere tenuto in debito conto per ricostruzioni cronologiche su tale monetazione.

Vincenzo.

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Non si puo'... ma lo si fa. La tanto osannata "hoard evidence", talvolta, funziona solo a senso alternato. Ed una volta che si é costruito un bel castello di carte, beh, non sarà mica una monetucola uscita fuori in un posto strano a buttarlo giu'! (non me ne vogliano i comaschi - non c'é alcun apprezzamento negativo per la loro terra in quello che scrivo :) )

Una certa scuola anglosassone ha già dato piu' volte prove di questo genere.

E' una questione culturale, purtroppo.

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La "hoard evidence" è un antico problema e ho notato che specialmente la scuola inglese non ha probabilmente grande stima degli archeologi italiani. Sarà la spocchia albione.... ma anche diversa sensibilità culturale.

A tale proposito molto interessante e divertente la storiella di De Callatay, cfr.

http://www.lamoneta.it/topic/99039-il-tesoro-della-grande-scalinata/

Quando ci sono dati ancora abbastanza isolati, fanno presto a liquidarli con semplici cenni bibliografici, senza alcun commento o valutazione, dimenticando però, nel caso specifico, che non esiste nemmeno una massa di informazioni archeologiche "alternative" che possano supportare la teoria ribassista degli inglesi (come già accennato da De Marinis, non si hanno notizie sulla provenienza e soprattutto sul contesto archeologico degli altri esemplari noti del dracma di Populonia con X e nemmeno dei successivi didrammi con il segno di valore XX).

Il prof. Catalli conosce bene la situazione etrusca, essendo stato anche per anni ispettore numismatico delle Soprintendenze dell'Italia centrale, oltre che attuale direttore del Medagliere di Firenze, eppure non appare molto allineato sulle posizioni di Vecchi.

Modificato da acraf
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Il Vecchi in realtà non ha posizioni proprie. Il suo é un lavoro di sintesi.

Il riferimento al Catalli, ed al Medagliere di Firenze, mi ha fatto scattare una bizzarra idea: un referendum!

E' tardi ma non dovrei impiegarci molto tempo: vediamo che dicono le SNG a proposito della Gorgone. Non tutte le SNG, ovviamente, solo quelle che ho per le mani. Ogni integrazione é la benvenuta.
La datazione riportata si riferisce alla serie da X unità, salvo specificazione contraria.


SNG v. IV Fitzwilliam Museum Leake and General Collections, I, 1940 - Non sono presenti gorgoni da X. Alcune da XX. Nessuna datazione proposta.
SNG American Numismatic Society, Etruria-Calabria, 1969 - Nessuna datazione proposta.
SNG Deutschland, Muenchen, 2, 1970 - Non sono presenti gorgoni da X. Due da XX: Etwa 350-265 v.
SNG Danish National Museum, Italy, 1981 - Non sono presenti gorgoni da X. Solo una da XX: c. 350-265 B.C.
SNG Italia Milano, vol. II, Catalogo a cura di N. Vismara, 1990 - Seconda metà V secolo a.C. - fine III secolo a.C.
SNG France 6.1, Bibliotéque Nationale, Catalogo a cura di A.R. Parente, 2003 - Milieu du Ve s. av. J.-C.
SNG Italia Firenze, vol. II, Catalogo a cura di F. Catalli, senza data - Ca. 400 a.C (HN Italy); ca. 215-211 a.C. (Vecchi)

Insomma, sembra quasi una caricatura, ma ti pare che la datazione bassa, per quanto in alternativa, venga data solo dalle SNG "italiane"? (é una provocazione, lo so, e me ne scuso :) )

Modificato da g.aulisio
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Ausilio sei fantastico :D !!!!

Riesci con abile ironia a demolire alcune convinzioni mal sedimentate dei "middleniani"(mio neologismo, ben conosciuto da acraf, per definire gli "abitanti del pianeta di mezzo").
Si è paradossale! Noi studiosi italiani siamo continuamente accusati di "fideismo ideologico" e "nazionalismo"(ed evito di riportare autore, libro e pagine) e poi siamo gli unici a porre nelle Syllogi, diverse datazioni possibili per i vari nummi.

Eccessiva liberalità! Sed sic est...e ce la teniamo stretta!

Vincenzo.

Modificato da Vincenzo
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Proporrei un rimando al concetto di "egemonia culturale", a prescindere dalla genesi storico-politica.

Le voci fuori dal coro si sentono appena.

Polemarco

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Interessante la perdurante incertezza della datazione nei vari cataloghi, che appunto risente delle due diverse visioni (rialzista e ribassista).

Comunque non amo polemizzare e preferisco portare fatti e cioè dirette testimonianze bibliografiche.

Tornando al ritrovamento di Prestino, allego le pagine, apparse sul volume "Studi Etruschi", del 1982, pag. 506-509, che costituiscono la prima comunicazione di tale ritrovamento, assieme all'unica immagine disponibile completa della moneta, con i due lati.

Mi sembra utile riportare la testimonianza archeologica, per meglio comprendere il contesto (anche se ancora relativo alle prime due campagne di scavo).

Per ragioni di ingombro posto una pagina alla volta.

post-7204-0-97685600-1355761996_thumb.jp

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Dal passo non si comprende se anche la moneta è stata ritrovata nel terreno "inizialmente" tolto dalla ruspa o nella zona sottostante (del VI - IV secolo A.C.) successivamente interrata.

Secondo voi?

Grazie

Polemarco

Modificato da Polemarco
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Se i dati sulla risalenza della moneta sono plurimi e diversi dal dato del ritrovamento, il mio amico Occam direbbe che è più facile che la moneta sia stata ritrovata nel terreno sottostante che in quello soprastante

Polemarco

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Appunto......

Alla fine della campagna di scavi, il De Marinis nel 1986 ha pubblicato il seguente lavoro, che non chiarisce molto il contesto del ritrovamento (alcuni ulteriori dettagli sono riportati nella sua lezione del 2007, riportata nel mio post # 1).

Secondo me è una frequente solfa degli archeologi di fronte a reperti monetari. Dicono che una moneta è stata trovata, magari insieme a certi reperti ceramici, ma spesso non approfondiscono ulteriormente, almeno nei lavori pubblicati, l'esatto strato o contesto.....

Ecco la prima pagina (trascuro le immagini finali che appesantiscono e la foto della moneta in questo lavoro è quella nel mio primo post).

post-7204-0-45468900-1355763348_thumb.jp

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A questo punto gradirei un commento di un archeologo o meglio di un numismatico esperto anche di scavi archeologici per valutare l'esatto valore documentale soprariportato (in pratica è tutto quello che si sa ufficialmente della moneta etrusca trovata a Prestino).

Sono graditi altri contributi sul ritrovamento, se ci sono.....

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Si è paradossale! Noi studiosi italiani siamo continuamente accusati di "fideismo ideologico" e "nazionalismo"(ed evito di riportare autore, libro e pagine) e poi siamo gli unici a porre nelle Syllogi, diverse datazioni possibili per i vari nummi.

Sull'autore, libro e pagine in questione qualche ideuzza ce l'avrei...

C'é anche da dire, ad onor del vero, che alcune uscite della Cesano nella polemica con Mattingly e Robinson non ci hanno certo aiutato...

Quella é roba che prima che te la scrolli di dosso di tempo ne passa...

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Non sono un numismatico, né un archeologo. Solo un appassionato di numismatica che ha avuto modo di partecipare, in gioventu', a qualche campagna di scavo, sia in necropoli che in abitato.

Anche se non ne avrei titolo mi permetto di dire la mia.

Mi sembra che cio' che scrive il De Marinis lasci adito a pochi dubbi: la moneta é strata rinvenuta ALLA BASE di uno strato contenente ESCLUSIVAMENTE materiale di Golasecca III A. Più chiaro di cosi'...

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