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IGNORED

IL PELLEGRINAGGIO, ICONA MEDIEVALE


Risposte migliori

Ma quali erano i simboli del pellegrino ? Primo la classica BISACCIA, indipensabile per riporre i pochi ma necessari effetti personali, poi il BORDONE sicuramente il bastone da viaggio, inseparabile amico, che veniva consegnato prima della partenza da un sacerdote a chi partiva, e poi i simboli della penitenza, dalla CONCHIGLIA, alla CROCE, alla PALMA, che erano le classiche insegne del pellegrino.

Ma cio' che era legato in modo naturale col pellegrino era IL CULTO DELLE RELIQUIE, consuetudine cristiana e sacra, lì il pellegrino una volta arrivato alla meta, prega, e poi lascia offerte alla fine, sono il segno della sua presenza, il tramite tra il terreno e il Santo.

Qui la moneta o le monete lasciate nelle tombe assurgono a un significato simbolico, vanno oltre il loro valore reale, diventano simbolo, segno di presenza, TESTIMONIANZA, ma anche segno della propria identità, rappresentano la propria provenienza.

E quando torna a casa il pellegrino, con la lunga barba e i capelli incolti porta un corredo che lo rende subito riconoscibile, conchiglie, riproduzioni sacre, palme, bastoni e a volte pezzi di reliquie quasi sempre non autentiche, ma l'importante è il ricordo del viaggio.

Ma cosa faceva durante il viaggio il pellegrino ? Spesso erano viaggi anche in solitario, anche questo faceva parte del processo di penitenza, ovviamente camminava molto, qualche volta in groppa ad animali, ma spesso a piedi, si ristorava alla sera negli ospitali, una cena frugale e poi durante il cammino, pregava, pregava molto, si preparavano al loro momento.

Un recente studio di Giorgio Massola studia le possibilità di segni svariati lasciati dai pellegrini durante il corso del viaggio; il pellegrino lascia incisioni, negli ospitali, sui muri, su pietre e rocce e dove si ferma e riposa, tutto questo è affascinante e meraviglioso.

Sono simili a dei graffiti, sono dei segni, a volte simboli cristiani e sacri o che possono richiamare questo, ma non necessariamente, certamente con questi si può studiare i comportamenti e la mentalità degli stessi nel periodo medievale.

Dobbiamo poi tra l'altro considerare che l'uomo medievale era normalmente analfabeta e quindi i segni lasciati possono esere considerati ancora più significativi, era per loro come un pò parlare, lasciare un ricordo, una memoria.

Quali erano questi possibili e credibili segni lasciati secondo il Massola ? Il più usuale era di solito la croce, ovviamente questa variava, a volte associata a gigli che si tende credere essere dei rafforzativi della croce stessa, ma anche intrecci, scudi, figure che potevano essere accostate a figure sacre; ma potevano esserci anche incisioni dette passatempo che si evidenziano più ci si avvicina al luogo sacro, segno di sicurezza trovata, di maggiore serenità

Insomma nel mondo e nel vissuto del pellegrino sono anche tanti gli aspetti psicologici ed esistenziali da decriptare e studiare ancora.

Se vorrete, e se pensate che possa essere interessante, si potrà continuare in questo studio del pellegrino......gli spunti non mancano e il prossimo riferimento, se credete opportuno, sarà Lucia Travaini,molto sensibile a questi studi, ci interessa sapere anche la vostra opinione in merito.

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Supporter

Buona Domenica Claudio I

e grazie; bello sapere che quanto stiamo scrivendo e' apprezzato.

Circa le letture vediamo quante ce ne sono state, ma a prescindere da coloro che ci hanno attribuito il "mi piace" (che ringraziamo - certo di parlare anche a nome di dabbene - per l'attenzione) spesso ci mancano i riscontri ...... Il tuo e' arrivato, forte e chiaro. ;)

grazie ancora

luciano

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Supporter

Giobia 20 iulij, pur col dicto vento secondo (prospero), non calando ne' voltando le vele, facemo circa cento miglia, et scopersemo el Giaffo (Giaffa) alias Iopen, el qual scoprendo titi li pelegrini incominciorno cantare devotamente Te Deum Laudamus etc. con oratione competente, et circa le 20 hore gionsemo al dicto Giaffo; pur niuno pelegrino discendete senza el salvaconducto; ma subito el magnifico nostro patrono mando' il suo scrivano a Rama per annunciare li et in Ierusalem la nostra venuta, et per havere lo salvaconducto de descendere in terra. Mandoe etiam uno messo al Diodaro in Damasco con presenti de certi vasi christalini adcio' ne fosse propitio con li altri signori al nostro viagio; et quivi se dimorassemo fino al lune (lunedi') aspetando la venuta de li signori de Rama et de Gazera con el salvaconducto, perche' senza loro ne sarebbe facto grandi rincrescimenti da mori.

In questo intervallo li mori venevano in galea a vendere le loro victualie (vettovaglie), et li nostri galeoti descendevano in terra tanto che non ne mancoe de vivere.

Nonostante i pellegrini non potessero scendere a terra in assenza di un preciso salvacondotto, i galeotti evidentemente – in quanto equipaggio – godevano di una sorta di franchigia e si prestavano (pagando il disturbo) a fare delle commissioni e ad acquistare cibarie per loro; se non riuscivano per qualche motivo, ci pensavano i mori a rifornirli di vettovagliamento.

Il Santo Brasca deve essere risultato simpatico al Contarini, tanto che viene invitato dallo stesso a pernottare dove lui solitamente va a fine viaggio e dove puo' portare altre due persone (per queste evidentemente non c'e' bisogno di lasciapassare); il luogo e' il monastero dei frati del Monte Sion ed il Brasca accetta....risparmio un po' di soldi, avra' pensato.

Finalmente, lunedi' 24 luglio, di mattina, arrivano i permessi per prendere terra ed insieme a questi un a gran quantita' di … muchari, aliter sommeri, cameli et asini, per condurne in Terra Sancta, et circa l'hora de terza discendessimo al dicto Giaffo. Ivi fossemo reclusi in una grotta, la quale alias fu magazino sive fondego, et numerati piu' volte uno a uno como bestie. Ivi se dimorassemo fine la mezanocte per fare carichare nostri vini et altre robe.

Il Viaggio per mare del Brasca e' terminato, ma non termina il suo racconto perche' c'e' anche ovviamente il ritorno e che e' gia' stato pagato anticipato...non si sa mai ...; termina pero' il mio.

Abbiamo visto quanto era il suo budget di spesa e anche i costi dei viaggi per mare in generale; ma le spese non erano ovviamente finite, Gerusalemme era ancora lontana. Di cos'altro bisognava tenere conto?

Abbiamo letto che, una volta arrivati a Giaffa, bisognava attendere di avere il permesso per sbarcare ed attraversare tutti i paesi che c'erano lungo la stada fino ad arrivare a Gerusalemme; l'importo era variabile a seconda degli umori del Soldano che autorizzava e rilasciava il salvacondotto, da 2 a 3 ducati; c'era poi la cavalcatura od il passaggio su di un carro, da 1,5 a 4 ducati.

Arrivati alla chiesa del Santo Sepolcro, l'entrata era a pagamento, e che pagamento... da 6 a 7,5 ducati a seconda del periodo; c'erano poi gli imprevisti, le multe, le ruberie, difficilmente quantificabili.

Soprattutto c'era il vitto e l'alloggio, spesa non indifferente per i laici, mentre per i religiosi c'era l'ospitalita' gratuita presso i monasteri dei loro ordini o di altri presenti sul territorio.

In definitiva vediamo che il Brasca non ha sbagliato il conto; certo lui era un cavaliere, ha viaggiato su una discreta e comoda nave (ovvio che il tutto e' relativo) dal 5 giugno al 24 luglio 1480, non ha fatto un viaggio stressante, se l'e' presa tutto sommato molto comoda, ha fatto le sue brave soste per rifocillarsi, anche di piu' giorni. Altri pellegrini, meno danarosi, ci sarebbero arrivati probabilmente in meta' tempo, a Gerusalemme, avrebbero forse speso poco piu' di 50 ducati, ma avrebbero fatto un viaggio infernale, rischiando la vita; non e' infrequente leggere nei libri che tanti pellegrini, che avevano finito il denaro, od erano stati derubati, erano costretti a dormire per strada ed a mendicare per potersi pagare il mangiare e tornare a Giaffa.

Prima riflessione: i viaggi a Gerusalemme, fatti via mare, erano i piu' rapidi, ma non erano economici e, conseguentemente, non erano per: maniscalchi, contadini, fabbri ed operai in genere; questi si dovevano accontenate di andare a piedi a Roma, viaggio molto piu' economico.

Seconda riflessione: 200 ducati sono ca. gr. 712 di oro puro monetato; a circa €. 40,00 il grammo, risultano €. 28.480,00 di oggi, ma a quel tempo l'oro, valeva molto di piu'......

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Ducato di Giovanni Mocenigo.

Saluti

Luciano

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Cerco di proseguire, il pellegrino spostava anche monete nel suo viaggio e qui entrano direttamente aspetti puramente numismatici, raramente nei libri si parla monete scambiate, date o ricevute, "nel " Il libro del Pellegrino " Lucia Travaini ne parla e racconta e commenta il deposito di monete fatte dai pellegrini a Santa Maria della Scala a Siena in una delle ultime soste prima di arrivare a Roma.

E' una documentazione importante, perchè dimostra il reale circolante dell'epoca in mano a queste persone.

Le monete vengono registrate una per una per una,per tipologia, se italiane o straniere e descritte anche se in modo sommario, ma comunque identificate.

Il pellegrino portava moneta da spendere per le sue spese, per i pedaggi,vitto, alloggio, ma in particolare per l'offerta da fare al momento dell'arrivo a destinazione.

L'offerta era un atto dovuto, era come abbiamo detto il tramite tra l'uomo e il Santo, era la moneta reliquia, ma anche segno di memoria.

Spesso la moneta offerta era una moneta dei loro posti, spesso monete straniere, erano un segno di identità; a volte le proprie monete venivano scambiate con monete locali e magari venivano depositate come offerte proprie queste ultime.

Ma cosa lasciava e cosa risulta dal registro il pellegrino in transito ? Oro, tanto oro, fiorini d'oro di tutte le nazioni, d'altronde erano le monete importanti quelle da custodire, per evitare furti o smarrimenti, ma c'erano anche monete d'argento, in particolare grossi boemi e parpagliole, ma c'erano anche monete più scadenti, i piccoli, i quattrini, monete di rame.

Indubbiamente le monete straniere erano decisamente le preminenti, d'altronde il numero di cittadini stranieri era elevato.

Le monete più vili spesso erano elemosine ricevute durante il viaggio o semplicemente monete scambiate con moneta locale per piccoli consumi.

Quindi anche i pellegrini, se i loro movimenti, come in questo caso vengono registrati, potevano dare informazioni preziose e utili per capire il circolante e gli utilizzi dell'epoca, anche loro diventano strumento indiretto per la numismatica dell'epoca.

Di certo la moneta che diviene poi utilizzata dagli stessi come offerta passa da moneta reale, effettiva a moneta simbolica, a moneta testimonianza, rappresenta un valore che va oltre a quello che rappresenta e ha.

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Ma il " Libro del Pellegrino " offre uno spaccato su chi erano questi pellegrini, come nazionalità, età, censo,sesso, anche per caratteristiche fisiche.

E questo serviva, per registrare al momento del deposito del denaro,per avere tutte le pratiche di riconoscimento dell'individuo per potergli poi ridare il deposito al ritorno, senza poter sbagliare persona.

E il frate predisposto, persona colta che conosceva le lingue, segnava per ogni persona : il nome, la provenienza, l'età, il suo stato famiglia, e poi passava alle caratteristiche fisiche dell'individuo, se aveva segni particolari, un vero e proprio ritratto dettagliato, dopo un vero e proprio interrogatorio.

E ne esce un fenomenale quadro, ritratto, di questa umanità, vecchi, giovani, uomini, donne,dalle svariate professioni che si muoveva a questo scopo.

Ne descrivo qualcuno per far capire meglio il tutto :

1) Vigniole di Raimar " atrata di due dita de la mano dritta " ( dep. 80, 1386 )

2) Alete Creschonsch de Magnia Bassa, 50 anni , femina bassetta chon due poretti presso a l'ochio mancho l'uno di sotto e l'altro di sopra ( dep. 394, 1412 )

3) Ianni di Giorgio, 45 anni, huomo molto grande e magro ( dep.71, 1384 ? )

4) Chimento d'Alberto, 32 anni, a il ditto de la mano mancha atrato ( dep. 74, 1384 )

5) Dietimar di Uerbo, picholo, el volto largho, la barba rossa e cchapegli lunghi ( dep. 73, 1385 )

6) Bernardo di Bernardo, 50 anni, a uno niegho picholo nel chorpo e barba grande e naso mostoso ( dep. 68, 1386 )

7) Arigho di Stefano di Seforte, 70 anni, di statura grande, magro e chanuto, chon poca barba chon due nieghi fra masciella e la ghota ( dep. 332, 1408 )

E così potrei continuare per molti altri....,il Registro, come potete vedere, ci mette a disposizione per gli studi e le analisi storiche una galleria completa di ritratti dei pellegrini del tempo.

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Vorrei concludere con un elenco di alcuni ospiti pellegrini dell'Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena del periodo 1382 - 1446 ; vuole essere un segno di ricordo e di memoria di un piccolo campione di essi, una testimonianza da lasciare anche ai posteri :

1) Gian Brescian Duron - Santander - Spagna

2) Ghuglielmo Chastelani di Valenzia - Spagna

3) Pietro Ornu di Bretagna

4) Anechin Brudegli de Borsela - Bruxelles

5) Tintino Aotto di Fiandra

6) Isabetta Madelat di Fiandra

7) Pietro Tronchi di savoia

8) Giovanni dela Magnia, prete

9) Sutto Simon, dotor, dela Magnia

10) Diel di Ans dottore d'Olanda

11) Giovanni Aghett d'Inghilterra

12) Aghustino di Giovanni - Prussia

13) Bartalomeio di Giorgia di Marabia di Buemia

14) Iachomo di Sciali, ongharo

15) Chobar di Crolia di Chorsica

16) Salvestro di Giovanni da Parma

17) Giovanni di Giogio da Milano

18) Franciescho di Fiore del contado di Todi

19) Gjachomin di Meda

20) Luchino di Giovanni da Pisa

20 nomi, 20 testimoni di un'epoca, 20 pellegrini alla ricerca della salvezza e di una testimonianza.

Mi fermerei per momento qui, non andrei oltre, se Luciano, ritiene, vediamo dov'è finito il pellegrino in mezzo al mare....

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Supporter

Buona serata

Il nostro Santo Brasca, fortunatamente, ha compiuto il suo viaggio di ritorno sano e salvo, anche se "provato". :sorry:

Sarà colpa dei digiuni, oppure delle lunghe processioni, od anche degli estenuanti tragitti tra un luogo Santo e l'altro, fatto sta' che alla galea del ritorno, i pellegrini arrivavano quasi sempre tutti deperiti, coi piedi piagati, insomma ....... degli "stracci", messi molto peggio di quando erano sbarcati. :pardon:

Direi comunque che per me il racconto sia esaurito; certo ci sarebbe ancora molto da scrivere; il libro che ho citato ed al quale mi sono riferito per il mio racconto, parla anche di altri personaggi che fecero lo stesso viaggio in tempi diversi e con modalita' differenti.

Diciamo pero' che il Santo Brasca e' stato tra quelli piu' "ciarlieri" e che si e' "prestato" meglio al racconto che ho scritto.

Saluti

luciano

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Scusate la mia assenza dal forum dovuta a difficoltà tecniche (in poche parole ho dovuto cambiare portatile).

In base al numero di letture effettive della discussione possiamo evidenziarne un buon successo. Peccato che ad intervenire attivamente siano stati esclusivamente Mario e Luciano. Ma loro fanno per otto e li ringrazio ancora per il tempo che ci hanno dedicato e la splendida collaborazione.

Vorrei aggiungere qualcosa anche io riguardo l'argomento giusto per chiaccherare un poco tra amici.

Durante il Giubileo del 1300 si calcola che a Roma giunsero circa due milioni di pellegrini. La stima mi pare azzardata ma come tutti sappiamo i cronisti dell'epoca erano influenzati dalle parti verso le quali essi erano indirizzati. Pubblicità, dunque. Tuttavia sono dati che ci fanno riflettere sulla effettiva entità del fenomeno "pellegrinaggio".

Due cose mi piace sottolineare:

la prima è che, al di là delle motivazioni filosofiche (che male si addicono al mio modo di essere e di pensare) già ampliamente descritte negli interventi precedenti, il pellegrinaggio (senza tralasciare il "termalismo" di cui potremo parlare magari in seguito) evidenzia la tendenza dell'uomo medievale ad essere attratto dalle novità per cui ciò che era sconosciuto diventa conosciuto. Stringere nuovi contatti sociali rappresenterà, a prescindere da quelli che erano i reali intenti, una base fondamentale per il nostro progresso culturale.Non mi stancherò mai di dire che il Medioevo ha rappresentato un'era ricca di fervore e creatività.

La seconda riguarda l'aspetto che più ci interessa ovvero quello numismatico.Il movimento delle masse attraverso il pellegrinaggio ha avuto come conseguenza un'enorme flusso di denaro circolante, rappresentato in maggioranza da nominali piccoli adatti alla quotidianità degli utenti dell'epoca. Abbiamo sempre detto che la moneta è un libro aperto che ci fornisce una moltitudie di informazioni. Se lo è per noi lo è stato anche per il pubblico medievale. Una grande quantità di messaggi iconografi, quindi, che abbinati a quelli riferiti oralmente hanno avuto grande merito in una positiva evoluzione delle cose. Mi viene in mente il contributo che ebbe la televisione nei primi anni 50 nell'unificare linguisticamente gli Italiani che in molti casi parlavano in dialetto.

Che c'entra tutto ciò con la discussione? Bòh.......L'ho già scritto sopra: solo chiacchere :) ma forse qualcosa di buono è uscito fuori.

Cari saluti

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Bene Adolfo, grazie dell'intervento, mi sembrano ottime considerazioni, in particolare quella sulla natura dell'uomo medievale, che indubbiamente al di fuori degli stereotopi consueti, aveva sicuramente delle qualità, dei pregi e anche ideali, non sempre messi in rilievo da molti.

Ora abbiamo il trinomio...... :blum:

Mario

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Supporter

O triscele......piu' indicato numismaticamente parlando ? :blum:

Ciao Adolfo,

C'e' un accenno nella tua chiacchierata, che mi preme riprendere per alcuni versi.

Testimoni diversi dei medesimi fatti, redigono racconti completamente diversi, spesso in antitesi; se ne deduce che molte delle idee che ci facciamo su questo benedetto periodo, spesso, sono falsate dalla tipologia di racconti che leggiamo.

Indubbio pero' che, pur con tutti i suoi punti oscuri, le difficolta' ed i pericoli, il medioevo e' stato un gran pentolone in ebollizione ed e' in questo pentolone che sono maturati periodi di splendida creativita'.

Riguardo alla curiosita' del viaggio e la voglia di scoprire porzioni di mondo per semplice voglia di nuove esperienze, ci può stare, ma deve essere chiaro che si creava, di fatto, una selezione naturale; se l'impegno pecuniario non era esagerato, moltre persone potevano soddisfare la loro voglia; se c'era da spendere un pacco di ducati, solo l'elite se lo poteva permettere. I racconti che ci hanno lasciato, in entrambi i casi, sono le loro testimonianze.

Il nostro Brasca e' un cavaliere "danaroso", pio, ma sostanzialmente ignorante; usa descrivere fatti nella loro immediatezza, sintetico, quasi reticente in determinate situazioni e non si avventura mai in osservazioni che potrebbero urtare la sensibilita' dei lettori ai quali si rivolge; diciamo che e' abbastanza superficiale, anche se "ciarliero".

Altri viaggiatori, specie se monaci, usano scrivere in un elegante e colorito latino; sono dotti, scrivono con lucidita', anche se non sono "chiacchieroni", mediano le situazioni alla luce della loro esperienza; desiderano raccontare i fatti in oggettivo, far sapere com'e' il mondo; tralasciando magari le informazioni spicciole che non producono curiosita', scrivere di aver visitato questa o quella chiesa o cappella, di aver sentito messa......anche se monaci......non fa infiammare un lettore.

Raccontare di come vivono i cristiani tra i musulmani, invece si.

saluti

luciano

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Beh, allora tentiamo anche un rilancio della discussione, magari riusciamo a convincere qualcuno a dare un commento personale.

Il pellegrinaggio ha sicuramente anche un aspetto comunque finanziario per chi partecipa al viaggio.

Non era certo come oggi decidere di fare il pellegrino, era una scelta che presupponeva anche decisioni, in chi le prendeva, importanti dal punto di vista finanziario.

Chi partiva, non sapeva se e quando sarebbe ritornato, il che ovviamente non è cosa di poco conto.

Nei cartiari medievali sono tantissime le donazioni e i testamenti, fatti prima di partire, con le disposizioni atte a lasciare il patrimonio e la sorte del medesimo.

Spesso queste donazioni avevano il presupposto di valere in caso di morte del donatore e spesso erano per opere di carità.

Spesso si parla di trasferire tutto o una parte del proprio patrimonio, i beneficiari sono di solito chiese, monasteri, ospizi per pellegrini.

Spesso vengono anche impartite disposizioni particolari, per esempio di ricordare l'anima del donatore nel tempo o anche semplici, tipo l'acquisto di candele, le manutenzioni di una chiesa o di un campanile o gli abiti per gli ecclesiastici e i frati.

La tempistica è ovviamente prima del viaggio, ci sono anche delle formule ricorrenti del tipo :

1) pro anima mia

2) La vita e la morte sono nella mano di Dio

3) Se morirò lungo la via di Gerusalemme...

4) Se la morte mi coglierà sulla strada che conduce al beato Giacomo di Compostella....la tal chiesa ricava questi miei beni, per la salvezza della mia anima

e così via...., indubbiamente dietro a questi stereotopi o formule un pò notarili, c'è un grande simbolismo mistico del viaggio , ma anche la complessità dell'anima medievale.

Il concetto che la vita alla fine è un viaggio, che alla fine ci sia un perdono ritorna in tanti pensieri :

alla fine sia le donazioni che il viaggio sono un pò delle espiazioni, un qualcosa di Le Goff ritorna sempre, il peccato, la penitenza, la salvezza, sono i temi che spesso ritornano quando si parla dell'uomo medievale.

Che però è anche un uomo che spera sempre, che ha anche una grande ricchezza morale, un uomo in perenne lotta tra fede e ragione, un uomo che ha forte interiorità, spesso non delineate ritengo a sufficienza.

Si potrebbero aprire anche paralleli arditi con l'uomo odierno, che sarebbero da un verso affascinanti, ma nel contempo mi porterebbero fuori tema.

Ritengo, come chiosa finale, che compito del forum sia quello di offrire ogni tanto spunti alti, virtuosi anche sulla vita e sull'uomo medievale, tante sono state le discussioni degli ultimi tempi di spessore ed elevate per un forum, nel contempo credo che poi si debba spesso poi ritornare coi piedi per terra alternando visioni, analisi commenti di monete, dare informazioni, dati, notizie per tutti, un giusto mix a volte difficile, ma possibile ; credo che stiamo cercando di farlo, ma nel contempo penso che il ritorno alla visione di monete in compagnia sia una delle caratteristiche salienti del forum e su cui, ove possibile, insistere e continuare.

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Chiedo scusa per la mia scarsa partecipazione a questa discussione, ma credetemi leggervi è un piacere e non vorrei rovinare tutto con una mia intrusione :P.

Un consiglio che mi permetto di dare è quello di leggere "Il libro del Pellegrino" di G. Piccini e L. Travaini spesso citato da Dabbene in questa discussione. In esso si trovano riferimenti veramente particolari ed interessanti che fanno capire lo spirito con cui si affrontava all'epoca un pellegrinaggio.

Certo per noi abituati a spostarci velocemente da un capo all'altro del mondo senza problemi è complicato comprendere questi viaggi affrontati tra mille difficoltà. Magari bisogna provare ad immedesimarsi in uno di loro per comprendere a meglio la situazione.

E' vero poi che spesso si partiva senza sapere se si riusciva a tornare, ma è altresì vero che tanti partivano sapendo che non sarebbero tornati in quanto speravano di giungere in Terra Santa per essere lì sepolti.

Non tutti riuscivano a tornare indietro come dimostrano i mancati ritiri di monete riportati sul "Libro del Pellegrino", ma aggiungerei anche che molti non riuscivano a raggiungere la propria meta come sarà successo a quest'uomo identificato come probabile pellegrino sepolto nei pressi di Roma.

http://www.academia.edu/1484397/Un_gruzzolo_di_monete_medievali_da_un_contesto_funerario_in_localita_Montecrescenzio_Marino_RM_

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è stato detto molto e poichè il "discorso" filava via liscio ed esaustivo, non ho ritenuto prima fare interventi che potevano interrompere il filo logico delle cose.

mi piace ora riportare qualche appunto curioso e qualche perchè ripreso da altre fonti:

Il racconto più antico che descrive la Via Francigena o Iter Sancti Petri o Via Francesca è quello dell'Arcivescovo di Canterbury Sigerìco, recatosi a Roma nel 990 per ricevere il "pallio" e la benedizione papale.

Come si riconosce una via di pellegrinaggio? Da alcuni elementi fondamentali:

1) La meta ( è quella che dà il nome alla via, come la via Romea, il camino di Santiago)
2)Le strutture ospitaliere (come l'ospedale di Altopascio)
3) Le devozioni ai santi venerati dai pellegrini ( per es. S. Giacomo, S. Cristoforo, S. Antonio abate, S. Nicola di Bari, S. Martino, I Re Magi ecc.)
4) La toponomastica ( es. San Pellegrino)
5) L'archeologia (selciati antichi, ponti, fonti)
6) La cultura (come le leggende carolingie )
7) La letteratura odeporica, cioè che descrive il viaggio, come fece Sigerico

A Loreto Aprutino, nella Chiesa di S. Maria in Piano, c'è un affresco che rappresenta il giudizio delle anime. Queste sono rappresentate come pellegrini che devono superare un ponte largo all'inizio, ma che si restringe sempre più fino a diventare una striscia sottile. Alcune anime precipitano nel fiume sottostante, altre riescono a passare e sono accolte da S. Michele che le pesa e le giudica.

L'uso del bordone indica che la maggior parte dei pellegrini andava a piedi. Ancora oggi per avere il certificato di pellegrino a Santiago ( la famosa Compostela) bisogna percorrere a piedi almeno gli ultimi 100 km.

La varia umanità di pellegrini: in mezzo alle persone mosse da sincera fede, c'erano briganti, trafficanti, prostitute, curiosi, avventurieri, vagabondi, tanto che girava un detto, "qui multum peregrinantur, raro sanctificantur" ( chi fa molti pellegrinaggi raramente diventa santo).

La reliquia più venerata a Roma è la Veronica ( da "vera icona") : un telo su cui Cristo avrebbe lasciato impresso il suo volto bagnato di sangue e sudore. Durante il sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi (1527), tale reliquia scomparve. Ne restano molte copie. Recentemente il gesuita tedesco e storico dell'arte Heinrich Pfeifer è sicuro di aver ritrovato il "velo santo" originale a Manoppello in Abruzzo, nel santuario del Volto Santo.

Il pellegrinaggio più lungo è quello compiuto dall'Islanda a Roma e Gerusalemme dall'abate Nikulas de Munkathvera tra il 1151 e il 1154.

Le malattie di cui il pellegrino chiedeva la guarigione sono citate nel Liber Sancti Jacobi: lebbra, sistema nervoso (frenetici, energumeni, paralitici), occhi, reni, polmoni e bronchi, artrite, podagra, reumatismi, stomaco, fegato, intestino

I peccati gravi da espiare con il pellegrinaggio imposto come penitenza. I religiosi: furto sacrilego, lussuria, violazione del segreto della confessione. I laici: adulterio, furto di denaro destinato alla Chiesa. Per l'omicidio si compiva il pellegrinaggio incatenati. Gli eretici ,con una croce gialla sulle spalle e un inquisitore alle calcagna

Il Guiness dei pellegrini medievali è detenuto dal Beato Nevolone da Faenza, un calzolaio del terz'Ordine francescano, morto nel 1280. Egli andò in pellegrinaggio da Faenza a Santiago ben 11 volte. Una donna, la pisana Santa Bona, non fu da meno: andò a Santiago "solo" 9 volte

La velocità media a piedi del pellegrino era di circa 25/30 Km. al giorno. Chi andava a cavallo faceva meno fatica, ma non guadagnava granchè in velocità: 40/50 Km. al giorno. L'animale richiedeva molta cura e bisognava provvedergli biada, fieno, abbeveratoio, stalla o recinto per la notte, maniscalco per la ferratura e veterinario in caso di malattia.

I pericoli "naturali" più frequenti per i pellegrini: frana improvvisa, smarrimento della strada, imbizzarrimento della cavalcatura, guadi con improvvise piene, assideramento sulle montagne, attacco di cani rabbiosi, assalto di un branco di lupi.

I pericoli "umani" per i pellegrini. Impossibile elencarli: è una lista molto più lunga e imprevedibile di quelli "naturali". La guerra, bande di briganti, falsi pellegrini, assassini, rapinatori, albergatori o tavernieri infidi, prostitute in combutta con i ladri, ruffiani, medici e speziali manipolatori di pozioni ed elettuari truffaldini , chierici furfanti, laici travestiti da preti, spacciatori di reliquie fasulle, somministratori di bevande soporifere, falsari di monete pesi e misure, spacciatori, osti sofisticatori di vino e alimenti. Per informazioni: consultare Dante e Boccaccio!

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Grande disamina Profausto che integra il tutto con informazioni veramente interessanti ; il quadro sulla discussione si sta facendo sempre più preciso e variegato, credo che sia uscito comunque un contributo valido e interessante per molti.

P.S. Profausto il punto te lo darò domani, perchè ho esaurito la scorta giornaliera, comunque complimenti !

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@@profausto

Grazie per il tuo interessante intervento. Un mare di notizie in sintesi. Molto bene ;).

Vorrei ora illustrarvi un'altra curiosità inerente ai segni del pellegrino.

Le "quadrangulae", definite così per la loro forma (che può essere anche diversa, in vero), attestavano la prova per il pellegrino dell'avvenuto viaggio a Roma. Una sorta di "souvenir" medievali ai quali veniva attribuito un importante significato religioso e devozionale. "Progenitrici" delle medagliette-ricordo di epoca successiva, in un certo senso. Sono in piombo e recano impressa, maggiormente, la rappresentazione dei Santi Pietro e Paolo. Da testimonianze iconografiche possiamo constatare che esse venivano cucite nel cappello a falde larghe, tipico dell'abbigiamento del pellegrino.

Ho avuto la fortuna di esaminare con visione diretta una decina di esemplari e vi garantisco che sono oggetti di estremo interesse. Ne ricordo una in particolare che rappresentava la basilica di San Paolo in Roma nel suo insieme; a parte l'immagine architettonica del sito (una fotografia "medievale" :)) era la dimostrazione che a Roma oltre la Tomba di San Pietro anche altri luoghi erano oggetto di "turismo religioso".

Vi allego un esempio da: Il metallo del Medioevo di F.Zagari, Palombi Editori 2005.

Per gli auguri ci sentiamo prossimamente

Salutoni

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Direi Adolfo, giusta cornice a questa discussione, visione simbolica più appropriata non potevi trovare, per il punto che meriti, a domani, appena potrò, forse sto diventando troppo generoso..... :blum:

Mario

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Anche io ho letto con piacere la discussione (in particolare i viaggi per mare...). Mi sembra che anche in questo caso alcune regioni fossero più toccate dal fenomeno di altre o comunque lo erano in maniera diversa.

Arka

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Abbiamo fatto 99 facciamo 100, anche il libro di Franco Cardini " La società medievale " ci offre spunti , ma anche immagini.

I pellegrini erano protetti dalla Chiesa che colpiva con la scomunica chi li avesse offesi ; erano spesso dei penitenti e di solito portavano, oltre il sacco e il bastone da viaggio, dei distintivi speciali o sul vestito o sul copricapo.

Il Cardini divide le forme di pellegrinaggio in due tipologie, una prettamente religiosa e una penitenziale.

Il primo religioso era diffuso da sempre dall'inizio del cristianesimo, la meta classica era Gerusalemme, quello penitenziale aveva origini diverse e più tarde, legato a forme di condanna previste per gravi reati.

Col tempo le due tipologie di pellegrini si confusero, al punto che poi si generalizzò spesso dicendo che il pellegrino era un peccatore in cerca di espiazione.

Certamente vediamo nel Medioevo, una umanità che si muove, con difficoltà, ma che si sposta, è composta da pellegrini,mercanti, ambulanti, contadini in cerca di nuove terrre e nuove fortune, girovaghi, ma anche predoni e malfattori anche loro si muovevano.

Posto due immagini tratte dal libro sopra citato che mi sembrano adatte e utili alla discussione, la prima raffigura una ampolla di Terrasanta con la splendida raffigurazione del Santo Sepolcro, l'altra altrettanto significativa che raffigura dei pellegrini verso Roma verso la metà del XIV secolo che si trova nella chiesa rupestre della Madonna del Parto a Sutri, vicino a Roma, ma vicina anche ad altri che ci leggono....... :blum: :blum: ,

Mario

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Modificato da dabbene
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