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Inviato (modificato)

Mi hanno sempre un po' incuriosito i sesterzi dorati.

Per sesterzi dorati intendo sesterzi a cui e' stata applicata una doratura e in cui tracce di doratura sono ancora presenti sulla superficie. Non mi e' ben chiaro se tale tipologia di sesterzi sia stata effettivamente studiata e se esiste una bibliografia in merito.

Mi sembra di ricordare che esistono due scuole di pensiero e quindi due tipi di sesterzi dorati.

La prima tipologia sono i sesterzi dorati in antichita', forse a scopo donativo o di presentazione/ostentazione su insegne militari/decorazioni da parata. Altro uso ipotizzabile e' quello di ciondolo/gioiello o come amuleto. Se ci pensiamo questo ben si sposa con la moda dei sesterzi come riminiscenza degli anni d'oro dell'impero romano che porta nel III/IV secolo alla diffusione del fenomeno dei Contorniati, che tentano di riprodurre stile e magnificenza dei sesterzi del periodo d'oro dell'Impero.

L'altra possibilita' e' quella di una doratura rinascimentale/moderna, che si sposa con il desiderio di avere la grandezza e la magnificenza del sesterzio unita alla preziosita' e alla brillantezza dell'oro. Anche il gusto tutto settecentesco per la doratura di suppellettili di lusso potrebbe avere contribuito a questo fenomeno in un epoca in cui i nobili e le classi agiate gia' collezionavano monete romane.

Avete altri spunti o riferimenti bibliografici a studi di questo fenomeno spesso ridimensionato e considerato come un alterazione poco gradita della patina o peggio una sorta di pasticcio con fini commerciali da parte del venditore di turno (anche antico) ?

Qualche immagine, Faustina usato forse come ciondolo:

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Nerone, con gli interessanti intagli per saggiare il metallo (saranno rimasti delusi...):

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Modificato da cliff
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Inviato

Caligola, moneta molto corrosa ma si nota comunque la doratura su buona parte della superficie.

Dritto:

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Inviato

Rovescio:

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Inviato

Ciao Cliff,

la doratura su bronzo era frequentemente utilizzata sulle statue, mediante applicazione di lamine sottilissime (penso ottenute per martellamento analogamente a quanto facevano - e mi pare ne rimanga uno - i "battiloro" di Venezia).

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Ho trovato però dati su un'ipotesi che sembra smentire che in alcuni casi si tratti di oro ma di leghe di altri metalli:

...Lo spettro ha permesso di stabilire che lo strato dorato è, in realtà, uno strato di un solfuro misto di Ferro e Rame (CuFe2S3) appartenente al gruppo mineralogico della Cubanite, mentre l'analisi EDS ha consentito di stabilire anche quantitativamente che di Oro... non ce ne sono neppure tracce.

http://www.edicolaweb.net/he10002s.htm

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

Ringrazio il bravo Illirycum65 per le notizie sulle tecniche di "doratura".

In effetti la patina che sembra doratura può essere più banalmente dovuto a un'azione di solfurazione con solfuro di Ferro e Rame (CuFe2S3), meno difficile sul bronzo che sull'argento.

La risposra definitiva può essere offerta solo da un'adatta analisi metallografica.

D'altra parte era ben noto l'amore dei Romani per tutto ciò che poteva ricordare l'oro.

La particolare lega dell'oricalco, che era una lega di rame (circa 80%) e zinco (circa 20%), permetteva di correggere la tipica colorazione rossa del rame, virando verso una calda colorazione gialla grazie alla combinazione col bianco zinco. La lega stessa dell'oricalco poi risulta essere molto malleabile e adatta a riportare fedelmente l'impronta del conio.

Quindi le monete di oricalco, nei primi tempi, appaiono molto brillanti, quasi dorati.

Tuttavia, se il rame in sè ha una bassa reattività chimica, lo zinco è un metallo buon reattivo chimico, per cui nel tempo anche i sesterzi in oricalco tendono ad assumere patinature con un'ampia gamma di colori diversi, perdendo la brillantezza originale (più o meno come il normale bronzo, che è una lega di rame e stagno).

Per inciso c'era a monte il solito tornaconto personale ed economico. Le maggiori miniere di zinco, situate in Spagna, erano di proprietà di Augusto, e pertanto l'oricalco è definito una lega di "proprietà" imperiale e Augusto, proponendo la coniazione dei suoi sesterzi in oricalco, anche se erano coniati in apparente autonomia dal Senato, seguiva in realtà un proprio tornaconto economico.....

E' quindi possibile che alcuni abbiano tentato di mantenere in qualche modo l'aspetto "dorato" di monete di bronzo (specialmente sesterzi) ricorrendo ad altri artifizi chimico-fisici, come appunto l'impiego del suddetto solfato di Ferro e Rame.....


Inviato

Grazie per gli interessanti approfondimenti storico/metallurgici. Quindi c'e' una scuola di pensiero che sostiene venisse applicata la solfurazione gia' ai tempi dei romani per ottenere una parvenza di superficie dorata, ipotesi affascinante!

Sarebbe interessante capire se tutti i sesterzi dorati presentano assenza di metallo aurifero o se tale evidenza sia vera solo in una percentuale dei casi. Trovo comunque difficile iporizzare che al tempo gia' si possedessero tali conoscenze e tecnologie e una innovazione del genere sia rimasta poi relegata a un utilizzo tanto sporadico.


  • 2 settimane dopo...
Inviato

Soggetti interessanti :) non è un sesterzio, ma aggiungo alla "collezione" questo medaglione di Costantino Magno.

RIC VII 279, zecca di Roma, 326 d.C.

D: CONSTANTINVS MAX AVG

V: GLORIA SAECVLI VIRTVS CAESS

Esergo: PR

Interessante l'iconografia del rovescio: Costantino nelle vesti di Giove, seduto su un giaciglio di corazze, offre il globo con la fenice (l'uccello della rinascita) a suo figlio (immagino al primogenito Costantino II, anche se la legenda è riferita "ai cesari"), il giovane Cesare posa come un nuovo Bacco, il mitico conquistatore dell'Oriente, con il simbolo della Vittoria sulla spalla. La pantera, animale sacro a Bacco (il suo Genio) si inchina profondamente al padrone del mondo.

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Inviato

ne avevo uno,dupondio di Vespasiano, pensavo fosse stato colorato in tempi moderni...

ciao Roberto


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