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@@francesco77......è già...di quello parlavo io........dell'affare unito alla sua bellezza :hi:

Francè......ti chiedo troppo se mi mostri un primo piano del rovescio ?

Un esemplare analogo venne aggiudicato nella penultima asta Genevensis del dicembre 2011 a 22mila CHF più diritti .......... ad occhio e croce ben 22mila euro complessivi. L'esemplare proposto da Nomisma non è da meno, se non erro quello di Genevensis era anch'esso eccezionale ma con qualche leggera traccia di ribattitura al rovescio. Ovviamente un simile commento-confronto non è stato fatto prima dell'asta per correttezza. Chi ho portato a casa l'esemplare della Nomisma starà certamente brindando se si considerano "gli appena" 15mila pagati. Senza considerare l'incredibile bellezza artistica del ritratto e della scena al rovescio.


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@@francesco77......è già...di quello parlavo io........dell'affare unito alla sua bellezza :hi:

Francè......ti chiedo troppo se mi mostri un primo piano del rovescio ?

Questo è l'esemplare della Genevensis che realizzò 22 mila euro!

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rovescio

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La medaglia del 1805, lotto 676, http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37090/napoli-ferdinando-iv-secondo-periodo-1799-1805-/ , non venne coniata a Napoli ma a Genova e fu omaggio dell'incisore Gerolamo Vassallo a Cristoforo Saliceti. Quest'ultimo divenne dopo poco tempo ministro della polizia a Napoli. La medaglia è abbastanza rara ed è l'unica a raffigurare un membro dell'amministrazione napoleonica a Napoli. E' stata tematicamente inclusa nella vendita della Nomisma per un fatto storico legato a Napoli ma è genovese di nascita, qualche esperto di medaglie genovesi certamente la conosce, considerando la rarità direi che l'aggiudicazione di 600 euro più diritti è in linea. Ecco chi era Cristoforo Saliceti http://en.wikipedia.org/wiki/Antoine_Christophe_Saliceti http://one-evil.org/content/people_18c_saliceti.html .


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Serie completa in argento e bronzo per la conquista di Napoli (lotti 684, 685, 686 e 687), al dritto Napoleone Bonaparte ed al rovescio il toro androcefalo, di seguito il conio dell'incisore della zecca di Parigi Droz, questa tipologia non è molto rara ma la conservazione eccezionale dell'argento ha fatto sì che venisse aggiudicata a 1300 + diritti (1495 euro), nella descrizione non sono citati i fondi a specchio, dal vivo è davvero incredibile. L'esemplare in bronzo è anch'esso eccezionale è ha realizzato 250 euro (288 euro).

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37098/napoli-napoleone-1804-1815-medaglia-1806-per-la-/

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37099/napoli-napoleone-1804-1815-medaglia-1806-per-la-/

Molto rara invece la versione in argento del tipo firmato dall'incisore francese Andrieu che in conservazione spl (con patina molto affascinante) ha realizzato ben 1300 + diritti (1495 euro). Questa medaglia mi risulta essere apparsa in tale metallo sul mercato meno di tre volte negli ultimi 15 anni. Il bronzo non è molto raro ma in una conservazione simile ha spuntato comunque i suoi 322 euro complessivi.

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37100/napoli-napoleone-1804-1815-medaglia-1806-per-la-/

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37101/napoli-napoleone-1804-1815-medaglia-1806-per-la-/

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Altra serie da quattro esemplari (lotti 688, 689, 690 e 691) raffigurante uno stupendo cavallo rampante, simbolo della città di Napoli, consiglierei la lettura di questo articolo http://www.ilportaledelsud.org/esoterismo.htm perchè sul motto al rovesio EFFRAENIS PARET è stato scritto qualcosa di interessante sull'origine e l'analisi storica. La medaglia del 1808 ricorda ai posteri la visita nella capitale della consorte del re di Napoli Giuseppe Bonaparte, la regina Giulia Maria. L'esemplare in argento ha realizzato 3300,00 euro più diritti (3795,00 euro) ed è il migliore che sia mai apparso finora sul mercato delle aste italiane.

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37102/napoli-giuseppe-napoleone-1806-1808-medaglia-/

L'esemplare in bronzo è anch'esso in conservazione straordinaria con colorazione rosso chiara e non ha trovato per il momento acquirenti a 1000 euro più diritti.

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37103/napoli-giuseppe-napoleone-1806-1808-medaglia-/

Discorso a parte per la rarissima tipologia firmata Le Pajot in conservazione spl con leggero colpetto al bordo aggiudicata a 1800,00 più diritti (2070,00 euro). Una medaglia introvabile!

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37105/napoli-giuseppe-napoleone-1806-1808-medaglia-/

Invenduto invece il riconio francese da 150,00 euro del primo tipo, i riconii francesi sono importantissimi per lo studio delle medaglie napoletane del decennio francese, grazie ad essi è possibile verificare de visu le differenze di conio e le varie tecniche di coniazione spiegate in questo studio, in particolar modo per questa tipologia c'è un discorso abbastanza complesso. http://www.ilportaledelsud.org/decennio_francese.htm

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37104/napoli-giuseppe-napoleone-1806-1808-medaglia-/

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Medaglia rarissima del 1808 come omaggio di Francesco Daniele a Giuseppe Bonaparte lotto 692

http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37106/napoli-giuseppe-napoleone-1806-1808-medaglia-/

, la medaglia (Opus: Vincenzo catenacci?) venne coniata a Napoli certamente, al rovescio troviamo la stessa impostazione tecnico-figurativa del rovescio della medaglia del 1808 per la presa di Capri (Opus: Vincenzo Catenacci), se non erro è la terza volta che appare in venti anni.

Nell'asta Varesi 49 Utriusque Siciliae un esemplare in conservazione SPL realizzò ben 2000 euro di partenza a fronte di 500 di partenza, nell'asta NAC 47 un esemplare in bronzo argentato q.SPL (ma con molti colpi al bordo) realizzò 340 euro + diritti.

L'esemplare della Nomisma al lotto 692 è FDC con colorazione rosso brillante ed ha realizzato 2200,00+ diritti (2530,00 euro complessivi). Un top price!


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Sul lotto 692 ci sarebbe da scrivere un articolo molto particolare, il rovescio è molto enigmatico, poi non dimentichiamo chi fu Francesco Daniele. La medaglia riporta al rovescio una frase molto nota al Daniele.

Ecco a voi un'immagine della medaglia.

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Rovescio

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Francesco Daniele un erudito versatile ed illuminato

di Alberto Perconte Licatese

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Due secoli fa, all’indomani della pubblicazione della silloge numismatica di Francesco Daniele dal titolo “Monete antiche di Capua” (Napoli 1802), giudicata dal critico Armando Lodolini “un’edizione di puro sapere danieliano, elegantissima”, la cui gestazione era risalita ad un periodo assai travagliato non solo per l’intellettualità meridionale, ma anche per i tormenti morali e fisici dell’autore, paradossalmente, grazie alla metodologia, al contenuto, alla completezza, alla documentazione ed alla trattazione, l’opera fu considerata dai dotti del tempo la più valida, pertinente e consone al temperamento, alla preparazione, all’intelligenza ed alla sensibilità umanistica dell’insigne erudito. Il Novantanove assestò, a parte ogni valutazione politica o storica, un gravissimo colpo alla cultura napoletana, sia per l’eliminazione fisica di intellettuali, sia per la mortificazione di uomini ed istituzioni, che erano stati il vanto del secolo dell’erudizione, dell’illuminismo, del diritto, dell’archeologia, delle lettere e delle arti. Eclissatisi il mecenatismo, le associazioni (tra cui la gloriosa Accademia Ercolanese), il fervido attivismo, la solidarietà degli studiosi, l’entusiasmo, l’ottimismo dettato ora dall’utopia, ora dall’effettivo desiderio di migliorare l’uomo, il Mezzogiorno e l’Europa, nel lungo e vario itinerario di Francesco Daniele, si coglie nettamente lo spessore delle risorse intellettive del vero e grande studioso. Immergersi nell’antichità senza dimenticare il presente per lui significò trovare un rimedio alle disgrazie esterne ed interiori, come insegnano Cicerone e Seneca, Dante e Foscolo; egli, privato di cariche ed onori, delle Accademie, degli amici, trovò nel mondo classico il porto tranquillo. La raccolta numismatica, dedicata al gesuita latinista Vito Giovenazzi, costituisce in materia una pietra miliare per la metodologia seguita dagli antiquari precedenti e, nonostante il taglio descrittivo ed erudito, apprezzata dagli archeologi Gaetano Marini, Stefano Borgia e Francesco M.Avellino, nonostante i limiti e le riserve, sembra un tentativo, riuscito ed esemplare, proteso a contemperare l’istanza illuministica con lo spirito della tradizione, sulla scia di Giambattista Vico, che raccomandava di “seguire il proprio giudizio, ma con riguardo all’antichità”. In quella parentesi frustrante per Daniele, l’opera fu una pietra miliare della storia della numismatica, avviatasi ormai a diventare una scienza autonoma, grazie al profondo antiquario casertano. Da allora, infatti, si ricorse ai criteri comparativo (G.I.Eckel), storiografico (Th. Mommsen), cronologico (E.Babelon) ed, infine, alle attuali tecniche di laboratorio (G.C.Haines, H.Mattingly e J.Babelon), che consentono di valutare metallo, zecca, topografia, cronologia. La ripresa culturale, per Napoli e per Daniele, fu dovuta a Domenico Caracciolo, coraggioso ed oculato mecenate, che ai primi giorni del governo di Giuseppe Bonaparte (1806) richiamò il tenace erudito, reintegrandolo nelle prestigiose cariche (ufficiale di segreteria e storiografo del regno) e gli assegnò un vitalizio. Riaperta l’Ercolanese col titolo di Accademia di storia e di antichità, Daniele nel 1807 fu nominato segretario perpetuo, bibliotecario del re e direttore della stamperia reale. Poco dopo, pubblicò le lettere e poesie di Telesio (“A.Thylesii carmina et epistulae”, Neapoli 1808). Nel 1811 attese agli ultimi lavori, la pubblicazione della “Flora napolitana” del celebre botanico Michele Tenore e la seconda edizione delle “Forche Caudine”, dedicata a Gioacchino Murat. Morì il 14 novembre 1812 a S.Clemente e fu seppellito nella chiesa di Centurano, dove trovasi il monumento sepolcrale con iscrizione latina; subito dopo, l’accademico ercolanese collega ed amico Giuseppe Castaldi scrisse la sua biografia. * * * Nato a S.Clemente l’11 aprile 1740 da una famiglia agiata (il padre Domenico era possidente, la madre Vittoria De Angelis casalinga), Daniele fu avviato agli studi prima da Giuseppe Maddaloni “un prete molto istruito nelle lettere umane”, poi da un vecchio amico di famiglia, Marco Mondo, di Capodrise, latinista, epigrafista e giureconsulto (formatosi alla scuola napoletana del celeberrimo giurista Domenico Auliso), che indusse il padre a mandarlo a Napoli per frequentare le scuole superiori. Qui studiò filosofia, oratoria, giurisprudenza (fu allievo di G.Pasquale Cirillo e G.Aurelio Di Gennaro) e frequentò i dotti del tempo, come Antonio Genovesi, Matteo Egizio, Antonio Fabroni, Gerolamo Tiraboschi, A.Simmaco Mazzocchi. Nel 1762, dopo un viaggio culturale in Calabria, nominato socio dell’Accademia Cosentina, volendo rendere omaggio al principale fondatore del glorioso sodalizio, a Napoli curò l’edizione delle opere di Antonio Telesio (“A.Thylesii consentini opera”) letterato ed umanista insigne, zio del filosofo Bernardino. Incoraggiato dagli intellettuali compiaciuti per l’accurato lavoro, si dedicò all’edizione delle opere del suo primo maestro (“Opuscoli di M.Mondo”, Napoli 1763). Continuando gli studi filologici, ammiratore di Giambattista Vico sin da quando seguiva le lezioni di retorica nell’Università, raccolse e pubblicò sette orazioni del grande filosofo storicista (J.B.Vici latinae orationes, Neapoli 1764 e 1766). La prima impressione è di una raccolta messa insieme senza altro criterio ordinatore che quello cronologico né mancarono le critiche, come quelle del letterato e medico riminese Giovanni Bianchi, nel giudizio negativo associando Daniele e Vico, episodio significativo della contrastata fortuna del filosofo napoletano, evidenziato da Fausto Nicolini nella premessa alla “Bibliografia vichiana” (1953). Eppure, il merito di Daniele fu di raccogliere e pubblicare alcuni discorsi di Vico che si sarebbero con probabilità perduti. Conseguita, nel frattempo, la laurea in giurisprudenza (1765), intraprese la carriera forense, nella quale si distinse per perizia e dedizione ma, per la morte del padre, dovette far ritorno a S.Clemente. Secondo Aldo Tirelli, “la biografia intellettuale del Daniele di quegli anni non è lineare né omogenea; ma essa è tenuta insieme dal leitmotiv che attraverserà la sua vicenda culturale: quell’originaria attitudine a promuovere e a curare la stampa di opere di altrui, con tanta malignità irrisa da Pietro Napoli Signorelli negli eruditi del tempo”. In quel periodo, studiò i classici, la storia, le iscrizioni, preludio per un’opera antiquaria ed erudita sull’ubicazione delle Forche Caudine, per la quale si preoccupò di fare ricognizioni accurate e frequenti, accompagnato da geografi e strateghi. Nel corso del forzato soggiorno nel villaggio natio, per ingannare il tempo, ideò e scrisse opere di minor valore, quando il marchese Domenico Caracciolo, il potente ministro di Ferdinando IV, lo chiamò a Napoli, nominandolo ufficiale della regia segreteria dello stato. Ideò così, disponendo di una mole ingente di materiale documentario, un’organica raccolta delle leggi federiciane, che nel 1778 gli valse la nomina a “regio istorico”, succedendo in tale carica a G.B.Vico ed al mons. Giuseppe Assemani ed uno stipendio di cinquanta ducati mensili. Così, pubblicò “Le forche caudine” (Napoli 1778), un’opera di stampo classico e condotta con metodologia innovativa, che riscosse il plauso dei dotti dell’epoca e procurò a Daniele altre cariche onorifiche: entrò in varie Accademie (della Crusca, Reale di Londra e di Pietroburgo) ed Emanuele Campolongo, accademico ercolanese, nel 1781 definì Daniele “miraculum eruditionis”. Poco dopo, in occasione di alcuni ritrovamenti occasionali nel duomo di Palermo, pubblicò un’opera dedicata a Federico II (“I regali sepolcri del duomo di Palermo”, Napoli 1784); quindi, curò l’edizione de “Gli amori di Dafni e Cloe di Longo Sofista tradotti da A.Caro” (Parma 1786). Negli anni successivi, dopo la morte del p. Paolo M.Paciaudi, ottenne la nomina di storiografo dell’Ordine Gerosolimitano e, presentato da Nicolò Ignarra al ministro di giustizia march. Carlo De Marco con un rapporto riservato (“persona molto conosciuta a Napoli e fuori, così per le lettere come per la probità e diligenza”), fu cooptato come socio ordinario dell’Accademia Ercolanese e si accingeva a comporre una silloge di antichità di Ercolano e Pompei, quando la Rivoluzione del 1799, alla quale non aderì né dimostrò simpatia, ma nel clima di denunce e sospetti, essendo associato, per motivi di studio e di amicizia, a quegli intellettuali che avevano abbracciato la causa rivoluzionaria. Egli, così, cadde in disgrazia, perdendo cariche, sussidi e favore della corte borbonica, che così volle punire, sia pur senza colpirlo con provvedimenti giudiziari, ma con una relegazione bianca durata sei anni. Senza scomodare l’accesa antinomia romantica tra eruditi ed illuministi, né la sterile polemica idealistica, che li accomunò nell’incapacità di capire la realtà, né la forte rivalutazione della cultura antiquaria, Daniele si accostò al passato con serenità, rigore, diligenza; eppure, nel suo mondo erudito s’infiltrarono tensioni illuministiche. Dall’appello di Antonio Genovesi, rivolto al ceto intellettuale del tempo “per un uso positivo del sapere” al monito di Francesco De Sanctis, affinché “il ritorno al passato non tragga seco l’abdicazione del presente”, egli, con linearità morale, corposità dottrinaria ed intelligenza “vichiana”, occupa una posizione mediana, cronologica ed intellettuale, di una lunga parabola culturale e storica.

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http://nomisma.bidinside.com/it/lot/37107/napoli-murat-1808-1815-medaglia-1808-per-la-/

Lotto 693, medaglia in argento per la presa di Capri e cacciata degli inglesi dall'isola. Medaglia con fondi a specchio ricoperti da una leggerissima patina uniforme e rilievi satinati, un vero gioiello! Aggiudicata a 16.000,00 + diritti (18.400,00 euro complessivi). Pare sia la cifra più alta in questa vendita 48 della Nomisma per la zecca di Napoli (monete e medaglie). Di queste medaglie sappiamo vennero coniati 28 esemplari in argento. Una delle medaglie napoletane più ambite, l'anno scorso un esemplare FDC ma non bello come questo venne aggiudicato alla Kuenker a 18.000,00 euro più diritti, era anche in copertina se non ricordo male.

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Andiamo con ordine: questa è una copia in piombo ottocentesca. Una via di mezzo tra una curiosità numismatica e una patacca senza valore. Se vedi la I di AUGUSTI al rovescio è egualmente ubicata come nelle copie postume. E' una medaglia che non ha mai visto il sole di Napoli in poche parole.

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Inviato

Andiamo con ordine: questa è una copia in piombo ottocentesca. Una via di mezzo tra una curiosità numismatica e una patacca senza valore. Se vedi la I di AUGUSTI al rovescio è egualmente ubicata come nelle copie postume. E' una medaglia che non ha mai visto il sole di Napoli in poche parole.

Rovescio dell'esemplare inserzionato su Ebay ed esemplare postumo in bronzo con scritta COPIE nel taglio, vedere l'ultima lettera della parola AUGUSTI

Per maggiori delucidazioni dare qui un'occhiata. http://www.ilportaledelsud.org/medaglie_murat_03.htm

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Inviato (modificato)

Andiamo con ordine: questa è una copia in piombo ottocentesca. Una via di mezzo tra una curiosità numismatica e una patacca senza valore. Se vedi la I di AUGUSTI al rovescio è egualmente ubicata come nelle copie postume. E' una medaglia che non ha mai visto il sole di Napoli in poche parole.

perchè nell'800 realizzavano queste copie? a che scopo?

Modificato da PerUnaLira

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perchè nell'800 realizzavano queste copie? a che scopo?

:pardon:


  • 5 settimane dopo...
Inviato

Salve a tutti,

vorrei un parere su questa medaglia presente in una futura vendita di Heritage Coin

http://coins.ha.com/c/item.zx?saleNo=3029&lotIdNo=13171

A me sembra abbia un aspetto non tanto bello... può essere un riconio francese?

Grazie!

Caro Mirko, a quanto pare stai diventando uno in gamba sulle medaglie. ..... bene bene. .... mi fa piacere, e spero di leggerti spesso in questa ed altre discussioni. È un riconio francese forse ottocentesco. Vale sui 500 euro. La medaglia originale viaggia sui 20.000. Conviene che qualcuno informi questa ditta numismatica inviando loro qualche immagine riportata nel forum riguardante le differenze di conio tra autentiche e copie varie.


Inviato

Grazie mille @@francesco77! Mi piace leggere queste pagine sul forum ma mi considero ancora un grande inesperto!

Ora gli scrivo consigliando di controllare il contorno. Vediamo cosa e se rispondono...

Mi sembrano abbastanza trionfalistici dal tono con cui descrivono la medaglia!

La monetazione in rame di Ferdinando invece mi sembra molto interessante


Inviato

Grazie mille @@francesco77! Mi piace leggere queste pagine sul forum ma mi considero ancora un grande inesperto!

Ora gli scrivo consigliando di controllare il contorno. Vediamo cosa e se rispondono...

Mi sembrano abbastanza trionfalistici dal tono con cui descrivono la medaglia!

La monetazione in rame di Ferdinando invece mi sembra molto interessante

Ok. Grazie mille ma più che trionfalisti sembra che sono ancora ragazzi Ahahah. Scherzi a parte, dovresti consigliargli di fare il confronto con ľoriginale considerando le mancanze di rotture di conio e la differenza sulla lettera I di AUGUSTI al rovescio...... magari inviando loro questo link dalla figura 33 in poi.


Inviato

Buongiorno a tutti.

Chiedo a voi esperti un commento sull'invenduto (100%!!) nella recentissima Inasta. Eppure erano presenti almeno 2 medaglie molto rare, come la scoperta delle miniere in AG e quella dedicata alle nozze di Guglielmo II. Non sono medaglie che si vedono tutti i giorni, giusto??

Anche la medaglia dedicata alla morte di Ferdinando II era, se non perfetta, molto ben conservata. Forse il prezzo troppo elevato (550 E)??

Grazie per eventuali opinioni.

Matteo Sforza


Inviato (modificato)

Ciao Matteo, la medaglia della scoperte delle miniere era spettacolare ed è strano sia rimasta al palo ; secondo me bastava una base leggermente più bassa e sarebbe andata venduta al 100%.

La morte di Ferdinando I per quanto bella secondo me è stata penalizzata dai colpetti ; se non li avesse avuti avrebbe fatto anche oltre la base ; talvolta i collezionisti preferiscono una conservazione inferiore ma esigono che il bordo sia perfetto e senza colpi.

Su quella di Guglielmo II non mi esprimo, non è una medaglia di mio interesse.

Ciao :)

Modificato da gionni980

Inviato (modificato)

Ora non ho il catalogo sotto mano quindi non ricordo bene come sono state classificate. Posso solo dirti che la medaglia per la scoperta delle miniere calabro sicule è un capolavoro ma se non erro la conservazione era uno spl e per questo la base era troppo alta.

Modificato da francesco77

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