Vai al contenuto

Risposte migliori

Inviato

Qualche ulteriore notizia sull'incastellamento, certamente non ne uscirà un trattato, ma mi piacerebbe che ognuno potesse raccontare un esempio di questo fenomeno magari vicino a dove vive, si potrebbe avere un quadro magari interessante .

Intanto incastellamento trae origine come nome da castrum-castellum, che indica un insediamento circondato da mura, con funzioni difensive : i castra in epoca romana erano gli accampamenti militari.

Il dibattito storiografico sull'argomento in Italia è molto vivace, sono stati importanti gli scavi archeologici di alcuni siti tra l'altro indicati prima, ci sono varianti di pensiero sull'argomento, ma non per questo non ne possiamo parlare qui sul forum , ovviamente senze pretese se non quella di riportare qualche parere.

L'incastellamento non è il castello, questo dobbiamo dirlo subito, detto questo vediamo anche qualche pensiero in merito, ma sono veramente tanti i contributi in tal senso.

Aldo Settia ( 1988 ), esperto di insediamenti lo spiega così : " intorno al castello si organizzò in maniera del tutto nuova il potere sugli uomini ", conciso ma significativo parere.

Nel 1973 Pierre Toubert interpreta così : " uno strumento signorile per riorganizzare le forme di occupazione del suolo a partire dai nuovi insediamenti in altura " .

Il modello Toubert si basa sul concetto di passaggio da insediamenti sparsi a quello di villaggi fortificati , questo portò a concentrare gli abitanti e organizzare intorno ai castelli le coltivazioni, questo secondo Toubert avvenne in Italia tra il 900 e il 1150.

Il modello toubertiano in realtà fu poi rivisto successivamente in seguito agli scavi archelogici di alcuni siti, in particolare in Toscana, che dimostrarono che il fenomeno era precedente a questa fase con una redistribuzione del fenomeno su una lunga durata temporale nell'arco di tutto il Medioevo.

Ma tanti hanno partecipato al dibattito in merito Francovich, Milanese, Bazzana.....


Inviato

Molto bene. Ora sappiamo che "castello" e "incastellamento" indicano due concetti diversi :) .

A mio parere, è importante conoscere le motivazioni per cui il fenomeno ha avuto inizio e gli intenti che si proponeva. In seguito magari, come proposto da Mario, chi conosce abbastanza la materia potrebbe fare considerazione riguardo l'area che gli compete per poi riassumere il tutto e trarre qualche spunto ulteriore.

Come già anticipato da molti si tratta di argomento difficile e non è certamente nostro compito fare ipotesi azzardate. Solo divulgazione a livello generale e senza alcuna presunzione da parte nostra.

Vi sottopongo sinteticamente alcune linee di pensiero in letteratura (anche se Mario ha già anticipato qualcosa):

Pierre Toubert: il castello nasce per iniziativa signolrile durante il X secolo; risalita sulle alture e concentrazione della popolazione sono concomitanti; Revisione 1998, l'accentramento precede l'incastellamento.

Aldo Settia per l'Italia sett.: l'incastellamento non sembra aver avuto esiti dirompenti come in Italia centr.; il castello andava ad inserirsi e a sovrapporsi a molteplici situazioni.

Elio Conti: Habitat accentrato precede il castello.

Chris Wickham per l'Italia centr.: due fenomeni distinti, ovvero, le popolazioni rurali a seguito dello sfaldamento del paesaggio agrario tardoromano, risalgono sulle alture per fondare villaggi comunitari; in un secondo momento sono intervenuti i signori per creare giuridicamente un castello.

Gli scavi archeologici ad inizio anni 80 dimostrano che frequentemente il castello è preceduto da villaggio senza murature.

Come possiamo vedere da queste brevi note i pareri sono contrastanti.

Se procediamo con un certo ordine qualcosa di utile potrebbe veni fuori ;)

Saluti a tutti

  • Mi piace 3

Inviato

Mi sembra comunque che il vecchio concetto dell'incastellamento visto in primo luogo come strumento di difesa delle popolazioni da pericoli esterni (invasioni, scorrerie, conflittualità diffusa) sia stato abbastanza smantellato. Certo il fattore dell'insicurezza deve esserci stato, magari come strumento di propaganda, ma mi pare che gli studi più recenti vadano nella direzione di spiegare l'incastellamento con la volontà delle aristocrazie di imporre il controllo economico, sociale, politico e militare del territorio ad esse soggetto tramite una nuova organizzazione della popolazione e delle attività produttive. Insomma un quadro parecchio più complesso del semplice "Tutti dentro, arrivano gli Ungheri!!!" :)


Inviato (modificato)

@@Paleologo

Mi aspettavo una tua apparizione anche se fugace :) .

Le incursioni ungare e saracene (IX-X secolo) avvengono anche in centro-sud eppure non producono alcun fenomeno di incastellamento.Inoltre i pericoli di tali attacchi erano di breve durata ed invece i siti d'altura continuavano ad essere abitati. Indi per cui.............

Modificato da adolfos

Inviato

Ecco qualche esempio di castello in giro per la provincia di Trapani:

Il primo, il meraviglioso ma dimenticato Castello di Calatubo a Balestrate

calatubo.jpg

IMG_8670+fb.jpg

Quando nel 1093 il Conte Ruggero definì i confini della nuova diocesi di Mazara, la fortezza di Calatubo esisteva già, venendo infatti inclusa fra i castelli nel nuovo grande vescovado. Circa sessant'anni dopo, quando il geografo musulmano Edrisi descrive la Sicilia sotto il regno di Guglielmo il Buono, Calatubo è indicato come robusta fortezza e villaggio con un vasto territorio nel quale si estraggono le pietre da mulino; notizia, quest'ultima, confermata anche dalle recenti ricerche che hanno individuato le antiche cave lungo il corso del torrente Finocchio.

Dopo l'abbandono del villaggio, durante il periodo della guerra antimusulmana condotta nell'isola da Federico II, il Castello, cessata la sua funzione militare, si trasformò in masseria a controllo del vasto feudo, trasformazione documentata dalle numerose strutture che si sovrapposero all'impianto originario, come magazzini, stalle e quant'altro fosse stato utile al buon funzionamento di una vasta azienda agricola qual'era il feudo di Calatubo. Fino agli anni '60, il Castello era ancora in buono stato di conservazione, grazie al continuo utilizzo dell'antica dimora che, con pesanti interventi di ristrutturazione aveva consentito, comunque, il mantenimento delle fabbriche.

Poi l'oblio. La fortezza, ormai abbandonata, divenne un ovile. L'azione distruttiva degli animali, il terremoto del 1968 e l'assenza d'interventi condusse al crollo dei solai e infine delle murature. A ciò si aggiunse l'opera degli scavatori di frodo che s'intensificò nell'area intorno al Castello, interessati ai reperti archeologici che venivano alla luce nell'importante necropoli scoperta lungo le propaggini della rocca e che documentava la presenza di un centro antico risalente al VII secolo a.C..

http://www.icastelli.it/castle-1234870944-castello_di_calatubo-it.php

  • Mi piace 1

Inviato

Ringrazio dabbene per l'interessantissima discussione aperta.

Ammetto che, come già detto da chi mi ha preceduto, che l'argomento è complesso, ma sono certo ne verrà fuori una bella discussione.

Argomento che a me in particolare interessa molto visto che il mio territorio è ricco di rocche e castelli.

In attesa di nuovi interventi posto qualche foto scattata proprio quest'estate durante un giro turistico mirato proprio alla visita di castelli.

Il castello di Lucera

post-1880-0-81429600-1348727371_thumb.jp

Il castello di Manfredonia

post-1880-0-20327500-1348727427_thumb.jp


Inviato (modificato)

salve

vorrei parlarvi della zona dove vivo

Questo territorio, sulle sponde del mar Adriatico, compreso tra i fiumi Metauro a nord e Cesano a sud è da sempre abitato, numerosi sono i ritrovamenti di manufatti dalla preistoria ai Piceni Etruschi Galli che qui furono sconfitti dai Romani nel 356 A.C.,siamo a pochi chilometri da Sengallia.

Dalla tavola Peutingeriana si evince che nella zona di Marotta era presente la "mansio" di Pirum Filomeni citata anche da Cluverio nella sua Italia Antiqua pag.355

Tralascio la famosa battagli del Metauro che trova anche in questa zona i suoi riscontri

Alle spalle di questa pianura costiera che si addentra seguendo il corso del Cesano, si trovano tre piccoli colli, sulle cui sommità sorge il pese di Mondolfo attuale sede comunale

Si ritiene che dai secoli più remoti sia stato un piccolo castello abitato da pochi pescatori e pastori

Secondo il Locchi "La Provincia di Pesaro e Urbino pag.713" Mondolfo assieme ad altre terre della zona venne concesso in feudo agli Ubaldini di Città di Castello dall' imperatore Arrigo VI° nel 1196

Nel "1300" ebbe inizio la signoria dei Malatesta e si deve a Galeotto la costruzione di una fortezza nel castello di Mondolfo ,al cui capitano nel 1347 furono assegnati ben 20 fiorini al mese;prova della sua importanza.

Per un breve periodo Mondolfo fece parte dei territori sotto il dominio della Santa Sede Bonifacio IX concesse di nuovo ai Malatesta il territorio in feudo

Nel 1463 la vittoria di Federico d'Urbino sui Malatesta sancì il passaggio di Mondolfo al ducato di Urbino al quale fu legato fino alla morte di Francesco Maria II avvenuta nel 1631 anno in cui il ducato tornò nelle mani della chiesa

Adesso viene il bello :crazy:

La rocca costruita da Francesco di Giorgio Martini fu data in affitto perpetuo per 5 scudi l'anno alla famiglia Mobili con l'obbligo di riattarla

Nel 1864 un loro erede tale Nicola Mobili la fece demolire completamente ricavandone migliaia di mattoni che rivendette a Senigallia ad Ancona, dove servirono alla costruzione di parte del porto e persino oltremare, ricavandone la somma di 8000 scudi e l'eterno biasimo dei Mondolfesi

post-11993-0-76548300-1348733714_thumb.j

post-11993-0-68385600-1348733861_thumb.j

Modificato da scacchi
Awards

Inviato

Vediamo di fare qualche altra riflessione se riesco, in Toscana abbiamo diversi esempi anche ben studiati,Scarlino, Montarrenti, Poggibonsi,a volte nascono su precedenti siti dei longobardi e carolingi, a volte nascono spontanei.

Montarrenti parte con una palizzata tra l'VIII e il IX secolo, poi sostituita da un muro in pietra e calce,la capanna sommitale diviene nel tempo grande magazzino in legno, sarà adibito alla raccolta e lavorazione dei prodotti agricoli.

A Montarrenti mentre in epoca carolingia non si vedono marcate differenze sociali, successivamente si sviluppa una gerarchia che parte dall'area sommitale.

Quindi in alto le funzioni agricole, in basso le abitazioni ; si vede il primo manifestarsi della propietà fondiaria, di una gerarchia che inizia ad esercitare il potere dal punto più alto con in più delle mura intorno.

Poggibonsi è similare : nel villaggio di età longobarda non ci sono gerarchie, la popolazione è dedita all'agricoltura e all'allevamento ; poi dal IX secolo in avanti cambia , abbiamo un grande magazzino centrale contornato da capanne di dimensioni minori,sono segni di un inizio di organizzazione del villaggio.

Abbiamo un processo in mutazione organizzativo del paesaggio agrario con l'affermazione delle signorie testimoniate dal castello.

Si potrebbe anche dire che il modello viene applicato su siti in sommità con una differenziazione sociale e un processo di riorganizzazione tra la proprietà fondiaria e la forza lavoro delle campagne.

Adolfo ha prima accennato alle teorie abbastanza statiche di Toubert e di Conti-Wickham , forse il tutto deve essere riconsiderato in modo più flessibile, il castello deve essere visto come una realtà dinamica nel tempo inserita in una fase sociale e urbanistica di sviluppo e cambiamento.

Con la dissoluzione progressiva del potere centrale nascono poteri locali nuovi che si propongono con alternativi nuovi centri di organizzazione del territorio.

Tutto questo secondo le teorie più aggiornate, ma non dimentichiamo comunque sempre anche la fiunzione di difesa e protezione che c'era e in qualche caso fu predominante.

Tremona , pur con ua vita lavorativa della popolazione autonoma e viva, divenne avanposto fondamentale per difendersi dalle invasioni,ma nonostante tutto questo non bastò perchè fu invaso lo stesso.

Quindi secondo me l'analisi deve essere equilibrata e deve tenere conto di vari fattori, tutti più o meno imprtanti.

Sugli ungari, ci furono anche gli ungari con le loro invasioni e in Francia venne costruita la rete dei castelli a ovest del Reno per esempio.

Ma per quanto riguarda la nostra penisola credo che le considerazioni che ho sopra esposte siano da tenere presenti e in considerazione.


Inviato (modificato)

buongiorno a tutti.......ho avuto 20 anni fa,l'oportunita di visitare alcuni castelli de i" cathars"....ne una regione magnifica....e dove il tempo si pare fermato......... :)

Modificato da jagd

Inviato (modificato)

Nel periodo dell'incastellamento molti siti ebbero successo ed altri fallirono.

Anche le discussioni talvolta falliscono :D .

Un poco di autocritica fà sempre bene.

Sorry ;)

Un grazie, comunque, a tutti coloro che hanno partecipato

Modificato da adolfos

Inviato

salve

l'argomento è sicuramente molto interessante soprattutto a livello divulgativo per i non addetti ai lavori ma semplici appassionati del periodo

credo che dabbene ed altri, visto che ha anticipato almeno due utenti sullo stesso argomento, abbiano ancora parole da spendere

i riferimenti a specifici studi su ritrovamenti di monete forse potrebbe restringere i temi della discussione

effettivamente molto ampia

Awards

Inviato

Salve

non era mia intenzione stoppare la discussione.

Eventualmente lo scopo era quello di dare uno scossone considerato la scarsa partecipazione.


Inviato

salve

spero di non annoiarvi con questi miei post

Secolo X e XI

La valle del Cesano è un'area di antico insediamento. All'aprirsi del medioevo essa aveva già alle spalle una lunga vicenda di stanziamenti di gruppi umani e di colonizzazione del suolo; anche l'insediamento fortificato vantava una sua tradizione. Malgrado ciò, la transizione dall'antichità al medioevo (secoli IV-VII) fu un'epoca di profonde trasformazioni delle strutture insediative. In questo periodo divenne acuta la crisi dell'urbanesimo antico, un fenomeno iniziato alcuni secoli prima nel mondo greco-romano. Nel medio Cesano scomparve la città di Suasa: il fatto, unito all'assenza di un approdo marittimo allo sbocco vallivo, ebbe notevoli ripercussioni sui futuri assetti dell'insediamento nella vallata. In genere si assiste ora all'abbandono dei siti di fondovalle, non adeguatamente difesi e investiti con facilità dagli eserciti invasori e da bande di razziatori che percorrevano le principali arterie di collegamento.

Per far fronte a tali minacce l'Impero romano aveva predisposto dei sistemi di difesa territoriale, di cui si intravedono delle tracce nelle Marche settentrionali, in particolare lungo una strada intervalliva tra il Cesano e il Foglia.

Anche Mondolfo sarebbe un esempio di castello tardoantico e altomedievale: ciò sulla base di indizi di carattere archeologico e strutturale ossia dell'urbanistica estremamente regolare del nucleo originario. I due assi ortogonali che si incrociano al centro del recinto, il loro orientamento e le dimensioni complessive di 120x90 m., con gli isolati lungo il cardo misuranti 200 piedi romani, fanno risalire l'impianto ad una fase anteriore al periodo dell'incastellamento.

Un particolare ambito strategico fu la Bulgaria del basso Cesano, riconducibile all'età longobarda, anche se le prime attestazioni sono del sec. XI. Il nome è di etimologia controversa: secondo alcuni da burgus "castello", più probabilmente dall'etnico bulgaro. I primi castelli cesanensi sono comunque messi in relazione proprio con questa Bulgaria. Nel 1001 l'imperatore Ottone III vieta che tre castelli dell'abbazia di S. Lorenzo in Campo vengano concessi a laici con contratti scritti: il primo di questi castelli è associato alla cella (piccolo monastero) di S. Pietro in Bulgaria; gli altri due sono quelli di Cavallara e di Gaio (valle del Metauro). Si tratta sicuramente di possessi di origine pubblicistica situati in zone strategiche, perciò assoggettati a uno speciale vincolo da parte del sovrano.

Con l'ingresso, alla fine del VI secolo, dei Longobardi spoletini nella valle del Cesano, seguiti dai loro alleati Protobulgari (da cui il nome Bulgaria) e Sclaveni, le trasformazioni dell'assetto insediativo e fondiario subirono una forte accelerazione, finendo per assumere i caratteri tipici della Langobardia (Italia longobarda), con la presenza di centri rurali ed organizzativi come villaggi, castelli e centri curtensi; ciò in netto contrasto con la Romània (Italia bizantina), dove prevaleva l'insediamento sparso nelle campagne, mentre la città rimaneva l'unico centro organizzatore del territorio. Tutto questo si riflette nelle Marche settentrionali nella contrapposizione tra un'area monastica, dove forte era l'influenza di monasteri proprietari di estesi complessi fondiari, e un'area arcivescovile ravennate, caratterizzata invece dalla presenza dei beni dell'arcivescovo di Ravenna derivanti da donazioni degli imperatori d'Oriente e dell'aristocrazia militare bizantina. La presenza monastica nella prima di queste aree limitava assai la capacità di controllo dei vescovi sulle varie chiese e sull'organizzazione della cura d'anime, rendendo effimera e tardiva la diffusione delle pievi (chiese battesimali con cura d'anime). Monasteri come S. Lorenzo in Campo e S. Gervasio di Bulgaria, oltre ad esercitare un ruolo nel processo di incastellamento, con la loro sola presenza attrassero la popolazione rurale, qualificandosi come poli religiosi, economici, politici e culturali.

L'analisi della viabilità altomedievale conferma la rilevanza strategica della valle del Cesano e della sua Bulgaria. Mentre la strada di Suasa, alla destra del fiume, cade sempre più in abbandono, il diverticolo della Flaminia che scende da Cagli lungo la riva sinistra sembra ad un certo punto aver sostituito addirittura il ramo principale dell'arteria consolare, ossia quello della valle del Metauro e del Furlo, quale via di collegamento tra l'Umbria e Fano. Non è un caso che proprio nel tratto Cagli-Pergola si localizzino quasi tutti i successivi castelli del Cagliese.

Che cos’è l'incastellamento? Il verbo medievale incastellare significa "andare ad abitare nel castello", "entrare nel castello con le proprie cose". Oggi esso viene usato in sede storiografica per indicare il complesso delle operazioni atte ad organizzare un centro abitato che, oltre ad essere fortificato, assuma compiti economico-agricoli e quindi politico-amministrativi. L'incastellamento è perciò una fase distinta e più tarda (secoli X-XIII) rispetto ai processi fortificatori della tarda antichità e del primo medioevo.

Il contesto storico nel quale comincia a prendere corpo l'incastellamento è quello dell'Europa postcarolingia, nella quale alla disgregazione dei quadri amministrativi dell'impero carolingio e alla debolezza, o assenza, del potere centrale, fanno riscontro le incursioni portate dall'esterno da popolazioni "pagane" come i Saraceni e gli Ungari e la costruzione di fortezze da parte dei grandi proprietari ecclesiastici e laici. Quest'ultimo fatto avvenne senza che vi soprintendesse una strategia militare complessiva, anche perché sembra dettato dall'esigenza di sicurezza delle popolazioni locali e dall'interesse dei grandi proprietari di avviare forme di controllo sulla vita associata in genere, preludendo perciò al processo di formazione della signoria territoriale.

L'incastellamento nell'Italia centromeridionale studiato da Del Treppo e dal Toubert determina una radicale e definitiva trasformazione dell'habitat, il che significa passaggio dall'insediamento sparso a quello accentrato, dissodamento di nuove terre, riorganizzazione fondiaria, creazione di nuovi villaggi ed espansione economica e demografica. Questo incastellamento ha perciò un significato economico e strutturale, ma con ripercussioni su tutti gli aspetti della società rurale. Gli altri moventi (militare, bisogno di sicurezza) vengono smontati e considerati tutt'al più dei pretesti che favorirono l'avvio delle trasformazioni.

Invece in Toscana e nell'Italia settentrionale l'incastellamento non aggiunse nulla di sostanzialmente nuovo all'habitat. Nel Nord esso ebbe spesso un movente militare e congiunturale, non pervenendo perciò a un risultato definitivo per quanto riguarda l'accentramento della popolazione.

Vi è poi il modello marchigiano. L'incastellamento marchigiano non sembra rappresentare una rottura con il passato e quindi anche con la precedente tradizione dell'insediamento fortificato. Ma, rispetto al Nord, vi sono diversità ambientali: assenza di pianure, molte colline, breve distanza fra costa e dorsale appenninica, paesaggio frammentato in piccole vallate fluviali, assenza di grandi centri urbani. Fu proprio il fattore geografico-ambientale a orientare verso l'incastellamento. Rispetto al Sud, nelle Marche continuarono comunque a funzionare piccole città quali centri coordinatori del proprio territorio.

Si incastellarono quindi piccoli nuclei già esistenti (centri curtensi, villaggi, chiese, vecchi castelli strategici), senza che ciò si traducesse automaticamente nell'accentramento della popolazione. I proprietari privati dei castelli non ebbero sufficiente potere coattivo per imporre la concentrazione della popolazione in un nuovo sito; potevano farlo con i loro dipendenti, ma non con i liberi proprietari. La presenza di piccoli proprietari, spesso associati in comunità di liberi, è un fatto rilevante per i futuri sviluppi dell'incastellamento marchigiano, nel cui ambito essi rappresentano una forza emergente.

In definitiva nei secoli X e XI, invece che una proliferazione di centri fortificati nati ex novo per iniziativa signorile, si verifica un'affermazione del concetto di castello in presenza di nuclei già esistenti.

Anche nella valle del Cesano il modello prevalente di castello è quello del villaggio fortificato d'altura. L'incastellamento è più intenso e precoce nella bassa Marca (Fermano e Ascolano), ma al Nord il Senigalliese costituisce un'eccezione. La stessa cosa può dirsi per i territori fanese e cagliese, quantunque qui l'incastellamento risulti meno incisivo.

Per quanto riguarda la cronologia del fenomeno, viene individuata una fase "curtense" (da curtis, azienda agricola divisa nei due settori della riserva padronale o dominicum e dei poderi affidati ai coloni o massaricium). Durante questa prima fase (900-1050) il castello svolge funzioni limitate all'aspetto economico-fondiario: a volte esso si innesta direttamente su una azienda curtense (potrebbe essere il caso di Orciano) oppure crea una propria azienda (Castel Girardo, Casteldimare, Frattola). Dal sec. XII il termine curtis passerà poi ad indicare il distretto castellano.

Ma prima le pertinenze di questo castello-azienda erano piuttosto modeste: proprio come nelle aziende curtensi esse sono costituite da un nucleo centrale e da poderi o altri aggregati di terre sparsi all'intorno; il tutto territorialmente non compatto, bensì frazionato.

Dal punto di vista materiale il castello curtense si presenta come un villaggio, fortificato ancora in modo rudimentale. L'elemento universalmente presente è il fossato, dietro il quale si innalzava uno spalto di terra battuta detto ripa o carbonaria; solo in rarissimi casi si parla di recinto in muratura; negli altri casi è probabile che esso fosse costituito da una palizzata o steccato di legno. Anche la menzione di una torre è molto rara: si trattava comunque di una torre di avvistamento, situata al centro o nel punto più alto dell'area interna. L'unico edificio in muratura, oltre alla torre e ad una eventuale residenza dei proprietari, era la chiesa, priva di cura d'anime, spesso privata, o dipendente da un monastero. Le capanne dei contadini erano normalmente di legno. Esistevano inoltre dei magazzini per i prodotti agricoli e le fosse per i cereali. Fuori del recinto si estendeva una prima fascia di orti, seguita dai vigneti e quindi dai seminativi. Più lontano, quasi sempre ai margini delle pertinenze del castello, si trovavano le selve, i pascoli e gli incolti, nei quali gli abitanti del castello esercitavano spesso diritti collettivi.

Attorno al 1050 si iniziano le trasformazioni che porteranno quasi ovunque al superamento del castello-azienda. Questo organismo comincia ad ampliare le sue funzioni alla sfera politico-amministrativa, potenziando nel contempo anche il suo ruolo economico e attirando nuova popolazione non più dipendente economicamente dai titolari del castello-azienda. Emerge così un castello principale, poiché non tutti i nuclei sono in grado di superare la fase curtense. Il castello principale finisce per assorbire i vicini più deboli, mentre la concentrazione della popolazione, non avvenuta prima in maniera coatta, si svolge ora spontaneamente.

I piccoli proprietari, gli artigiani e in genere gli uomini liberi esercitano un ruolo fondamentale nel determinare l'affermazione del castello principale e l'insuccesso di altri nuclei. Comincia intanto a formarsi un vero territorio di castello con l'annessione delle pertinenze dei castelli abbandonati o decaduti e di complessi fondiari distinti dal castello-azienda.

Il decastellamento è il contrario dell'incastellamento. Decastellare significa infatti "uscire dal castello, abbandonarlo". Questo fenomeno si era manifestato già prima della metà del sec. XI, ma è durante la fase di transizione 1050-1100 che raggiunge il suo punto cruciale: dopo questo picco gli abbandoni diminuiscono gradualmente di intensità.

Incastellamento e decastellamento sono due aspetti complementari della medesima vicenda, che consiste in un lento processo di formazione e stabilizzazione di una rete di insediamenti rurali su scala regionale, un processo che fece segnare parecchi insuccessi e ritorni all'indietro. Di norma più l'incastellamento è stato intenso più numerosi sono gli abbandoni. Nella valle del Cesano, sul totale dei castelli attestati nei secoli XI e XII ben il 74% risulterà abbandonato.

La causa principale del decastellamento è che ad un certo punto i castelli erano troppi e troppo vicini fra loro. Si trattava in molti casi di centri sorti in maniera troppo affrettata, con una cattiva scelta del sito, privi della necessaria base territoriale e di una organica aggregazione di quartieri agricoli, troppo vicini al castello emergente (o alla città) e perciò destinati ad essere da questo assorbiti.

E', pertanto, una specie di "selezione naturale della specie". Ma a volte l'abbandono è più apparente che reale, poiché vi è un continuo ricambio di centri, per cui uno viene rimpiazzato a poca distanza da un altro.

Nel complesso l'incastellamento ebbe successo e si rafforzò anche grazie al decastellamento che, comunque, superata la fase critica, si attenuò fino a scomparire nel tardo medioevo.

Secoli XII E XIII

Col passaggio alla seconda fase, ossia al castello evolutosi verso forme vicine a quelle della città, le fonti aprono maggiori spiragli sugli uomini e sulle comunità castellane, sulle loro condizioni sociali e sulle attività economiche.

Alla base dell'incastellamento vi è sicuramente il grande possesso fondiario: per organizzare un castello occorreva un sufficiente spazio coltivato, un'organica aggregazione di quartieri agricoli includente anche l'incolto; ciò comportava grossi investimenti da parte dei promotori dell'iniziativa, i grandi proprietari fondiari.

Ma questo non poteva bastare, se al castello non si aggiungeva l'elemento umano, ossia una popolazione che lo abita e che vi lavora. Perciò il signore laico o ecclesiastico cerca di attirarvi la popolazione circostante offrendo protezione e vantaggi materiali, un terreno all'interno della cinta su cui costruire l'abitazione, un pezzo di orto o un campo all'esterno, eventualmente anche il diritto di utilizzare alcune selve per la caccia, il pascolo, la raccolta dei frutti selvatici e del legname. In cambio gli abitanti, detti "castellani", si impegnano a svolgere dei servizi di comune utilità, come la manutenzione delle fortificazioni e i servizi di guardia alle mura e di perlustrazione nel territorio. Questi obblighi venivano fissati oralmente o mediante patti scritti, individuali o collettivi.

In alcuni casi esistevano fin dall'inizio dell'incastellamento o in epoca anteriore comunità di contadini liberi e di piccoli proprietari, uniti da comuni interessi e da antiche usanze riguardanti gli incolti. Qui la signoria rurale interviene successivamente, usurpando le terre comuni o limitandone i diritti collettivi, ma mai eliminandoli completamente. Sembra essere questo il caso di Mondolfo, castello che del resto non fu mai di un unico proprietario, né di un'unica famiglia di proprietari.

Comunque sia, l'incastellamento ottiene come risultato quello di rafforzare il senso comunitario di uomini che vivono in uno spazio ristretto esercitando gli stessi diritti e svolgendo gli stessi servizi, nonostante le differenti condizioni socio-giuridiche e le differenti attività dei singoli.

Nel frattempo la signoria, che nelle Marche era fondata su una ristretta base economica a confronto con la signoria dell'Italia centromeridionale, entra in crisi. Anzi, è la grande proprietà, insieme con la struttura curtense, ad andare in crisi. Nonostante certi meccanismi sociali e familiari (chiesa di famiglia, legami con i monasteri, fraterne, consorzi gentilizi, indivisibilità della terra), i loro beni - e quindi i loro poteri - si spezzettavano tra nuclei familiari discendenti dal medesimo ceppo, finendo per indebolire l'intero gruppo parentale. Anche i castelli appaiono in età comunale frazionati in quote parti.

D'altronde anche i monasteri, con i quali queste famiglie avevano stretto un rapporto privilegiato, decadono, perdendo parte del loro patrimonio fondiario a vantaggio di piccoli proprietari laici.

Per far fronte ad una società in rapida trasformazione occorreva pertanto un radicale cambiamento di strategia signorile. La risposta dell'aristocrazia, che aveva sostenuto il peso principale del processo di incastellamento, fu il comune. In altre parole le trasformazioni economiche e sociali, nonché il sorgere dei primi comuni cittadini, indussero molti signori marchigiani a compiere questa scelta, ossia ad agire all'interno dei comuni di città e dei comuni di castello, cercando di controllare i primi e organizzando in qualche caso i secondi.

Si sviluppa così il castrum comunale, soprattutto nel Fermano e, al Nord, nel Senigalliese. Anche dal punto di vista materiale questo castello assume delle forme proprie, assai simili a quelle della città. Si tratta del castello policentrico a struttura complessa, composto cioè da più nuclei (di norma due) che si riuniscono organicamente. Di solito a un nucleo originario tondeggiante, come a Mondolfo, si aggiunge un borgo esterno, il quale viene poi racchiuso entro una nuova cerchia. La porta principale a sud, sud-est e lo sviluppo del borgo nella stessa direzione sono dei casi "classici" nelle Marche. Dalla fine del sec. XII si cominciano a trovare nei documenti menzioni di domus, ossia di vere e proprie abitazioni in muratura, all'interno dei castelli.

L'urbanistica del borgo di Mondolfo, a confronto con quella del castello, potrebbe sembrare più spontanea. In realtà anch'essa è pianificata secondo esigenze militari: le file di case a schiera, che rinserrano il nucleo più antico seguendo le curve di livello, costituivano con il loro fronte posteriore una linea di difesa prima della costruzione della seconda cerchia. Entrambi i nuclei hanno la loro piazza, la loro chiesa e il loro palazzo: "segni" di due poteri almeno formalmente distinti: da un lato la signoria, dall'altro il comune.

La nuova fase dei castelli evoluti porta alla stabilizzazione della carta del popolamento, anche se si riscontrano nuove fondazioni, spesso votate al fallimento, e casi di abbandono. I centri attualmente esistenti nella valle del Cesano corrispondono ai castelli principali emersi dopo la metà del sec. XI. Nel Duecento, poi, invece che nuove fondazioni o abbandoni "secchi" si avranno solo piccoli aggiustamenti, ossia spostamenti di sito, unioni di nuclei vicini, ampliamenti dell'area castrense e trasferimenti al suo interno di pievi e chiese. E' così che Piagge subentra a Lubacaria e Cerasa a Querciafissa. Un caso ben documentato è quello di Frattola-Monterado: qui il travaso di popolazione avviene nel 1267 per iniziativa di 23 capifamiglia e col consenso di s. Albertino priore di Fonte Avellana. Frattola cede a Monterado anche la funzione di sede periferica dell'amministrazione dei beni avellaniti.

L'incastellamento determina pure dei cambiamenti profondi nell'organizzazione ecclesiastica. Alla pieve isolata in campagna subentra la pieve di castello oppure una chiesa detta "parrocchia", originariamente dipendente dalla pieve, e in seguito ad essa equiparata, perciò dotata di cura d'anime ed esercitante gli stessi diritti della vecchia chiesa matrice (amministrazione dei sacramenti, sepoltura dei morti ecc.).

Per quanto riguarda i dati di demografia storica, questi sono piuttosto tardi e riguardano solo pochi centri cesanensi. Dal confronto col resto della regione si ricava che i castelli avevano alla fine del sec. XII una popolazione di poche centinaia di abitanti (100-500). Per il 1279, anno che cade nella fase di massimo incremento demografico dell'Occidente medievale, si calcola un numero di 160 fuochi (nuclei familiari) per Mondolfo, 106 per Pergola, 106 per Montesecco e 480 per Corinaldo. Si andava da un minimo di 400 abitanti (Pergola e Montesecco) a un massimo di 2.000 (Corinaldo). La densità abitativa dello spazio intramurano non doveva superare le 200 unità per ettaro.

La presenza a Orciano di un notaio (Petrus tabellio) verso la metà del sec. XII dà un’idea della non uniforme natura della popolazione castellana, a volte distinta in maiores e minores, ossia signori e piccoli proprietari, ai quali si aggiungevano fino allo scorcio del Duecento individui non liberi sottoposti alla signoria dei maiores e delle chiese. I castellani dei comuni di castello sono ormai di fatto equiparabili ai cives dei comuni cittadini.

David Guanciarossa (curatore della scheda)

  • Mi piace 2
Awards

Inviato

Va bene. Io mi arrendo.

Buon proseguimento

Saluti a tutti


Inviato

Beh

a questa discussione se non dessimo 5 stelle di voto dovremmo andarci a confessare poichè commetteremmo peccato.

Passo a postarvi il maniero che sovrasta la città in cui vivo,Campobasso.Questo Castello è comunemente denominato Castello Monforte poichè fu il Conte feudatario nonchè cavaliere di ventura Nicola II di Monforte ,dopo il terremoto del 1456 che coinvolse molti territori del Regno di Napoli fra cui anche Campobasso,a ristrutturare ed a fortificare questo Castello nel 1459 se non anche qualche anno prima,ma comunque senz'altro dopo il 1456.

Questo Castello sorge sulle rovine di una fortificazione normanna in pietra,che andava a sostituire una torre lignea creata dai Longobardi.

I Monforte furono feudatari di Campobasso dal XIV secolo ed alla loro famiglia appartiene lo stemma formatoda una croce accantonata da 4 rose, postato di seguito presente sull'antico ingresso del Castello.

Poi amplierò questo mio post con altre info,ma adesso mi preme postarvi i particolari di un Castello come quelli presenti in quello campobassano,poichè anche i particolari servono allo studio per l'edificazione dei vari castelli

In questo Castello ,pare,che Nicola II di Monforte battè le monete campobassane avvalendosi di valenti zecchieri

Mettetele le stellette a discussioni come queste,non siate avari!!!

Le immagini provengono dal sito www.centrostoricocb.it

duvj6.jpg

2aq9lw.jpg

2j5kmrn.jpg

2n23h38.jpg

11h5ixz.jpg

27zdnwj.jpg

29f2psz.jpg

ogb68o.jpg

--Salutoni

-odjob

  • Mi piace 2

Inviato (modificato)

Altre foto con particolari del Castello Monforte di Campobasso

ogb68o.jpg

entrata principale del Castello in cui l'ingresso era permesso mediante ponte levatoio.Sull'ingresso si nota lo stemma dei Monforte,croce accantonata da 4 rose

mvgu37.jpg

259wbnt.jpg

Particolare di una feritoia ricavata attraverso le mura del Castello

2kq8go.jpg

Il Castello visto dall'interno

9uz0o2.jpg

Particolare dei vani in cui prendevano posto le guardie

2uivq4m.jpg

23lf3i9.jpg

Torre dove oggi ha sede una stazione meteorologica

10en895.jpg

wsntdu.jpg

Piazzale antistante al Castello Monforte ed ingresso laterale per i visitatori

Pianta del Castello

34y5zya.jpg

Modificato da odjob
  • Mi piace 1

Inviato

Una delle ultime novità negli studi storici è l'importanza della città nel Regno Longobardo. Era questa infatti il centro amministrativo del regno come dei singoli ducati.

Arka


Inviato

Salute

sarebbe ,per me,molto importanteavere una risposta quanto meno attendibile sui tempi di costruzione di un castello come quello che ho postato sopra(Castello Monforte).

Come ho scritto ,il castello in questione ,con il terremoto del 1456 subì ingenti danni(non è dato sapere l'incidenza dei danni sul castello),ma mi occorrerebbe sapere se con un paio di anni si poteva essere in grado di ristrutturare il castello ,ipotizzando che non fosse stato "raso a terra",ma quasi.

--Resto in attesa di delucidazioni

-Grazie

odjob


Inviato

Salute

sarebbe ,per me,molto importanteavere una risposta quanto meno attendibile sui tempi di costruzione di un castello come quello che ho postato sopra(Castello Monforte).

Come ho scritto ,il castello in questione ,con il terremoto del 1456 subì ingenti danni(non è dato sapere l'incidenza dei danni sul castello),ma mi occorrerebbe sapere se con un paio di anni si poteva essere in grado di ristrutturare il castello ,ipotizzando che non fosse stato "raso a terra",ma quasi.

--Resto in attesa di delucidazioni

-Grazie

odjob

ciao odjob.......da quello che o letto,su le riparazione di questi monumenti,la prima difficolta era aver i soldi per paggare maestri e mano d'opera......tutto dipende il valore strategico del monumento.......so che intretenerlo e fare modificazione costava un sacco di soldi........nel file del tempo,si le sono venduti di mano in mano tra signori con somme astronomice.......

per il tempo,credo....ancora dipendendo della posizione strategica.....muravano con molto velocita........fa che dipendeva della l'oro vita......


Inviato

Complimenti a Sacchi, Jagd, Odjob per i loro interventi proficui e importanti ; sulle varie teorie dell'incastellamento sia io che Adolfo un pò abbiamo detto,ovviamente ogni contributo in merito è il benvenuto.

L'argomento è saliente nel medievale e potrebbe portare a tante riflessioni, basterebbero anche dei contributi per la zona dove vivete o che conoscete meglio, quindi si presta ad essere arriccchita ulteriormente.

Vorrei tornare un pò su Rocca S. Silvestro, che è uno degli esempi che è stato più studiato ed è direi abbastanza emblematico e significativo.

Monica Baldassarri ne parla diffusamente nel suo " Zecca e monete del Comune di Pisa " , vediamo se leggendolo riusciamo ad avere qualche ulteriore informazione.

Rocca S.Silvestro è un vero centro di produzione mineraria e metallurgica molto attivo ,si lavorava un pò di tutto dal ferro al rame,forse anche zinco ,piombo,galena argentifera.

La lavorazione era all'interno del castello, quindi in questo caso diventa diciamo " impresa " e gli interessi sui metalli e sulla monetazione all'epoca sappiamo quanto fossero fondamentali.

All'esterno sembrano concentrate in insediamenti sparsi lavorazioni metallurgiche decentrate, quindi sembra che ci sia una struttura lavorativa delle risorse metallifere ben organizzata e distribuita anche nel territorio.

I Signori Della Rocca rappresentano una Signoria influente, sicuri sono i rapporti con la città di Pisa, Pisa aveva un controllo del territorio,gli intrecci diventano in questo casi importanti, miniere, profitti, politica,interessi e relazioni influenti,anche con l'arcivescovado tra l'altro.

Rocca San Slvestro diventa esempio di profitto e impresa dell'epoca,è un caso di incastellamento che supera i concetti del difensivo e della protezione,ma diventa sistema nuovo di distribuzione degli spazi con connessioni economiche importanti.

Dalla piantina che è sul libro si vede anche come era composto il castello, abbiamo una parte alta con torre e abitazione del Signore,più in basso le case per i nobili, la Chiesa, il cimitero,il cassero,poi una parte con l'area industriale, i vari forni,e a scendere altre case dei nobili e poi il vero borgo, il tutto racchiuso entro mura.

Penso che questo sia uno degli esempi più significativi, esemplificativi, ma anche studiati dal punto di vista archeologico dell'incastellamento.

  • Mi piace 2

Inviato
post-22197-0-78952400-1349025800_thumb.jquesti bastimenti antici,hanno sempre,svegliato curiosita e attenzione .........un giorno,quel tondino di argente,lavorato da uno che certamente aveva riproduto quello che lui vedeva.....mi ha portato con fantesia a quella supposizione..... :)

Inviato

post-22197-0-25737300-1349025998_thumb.jho disegnato sul terreno,quello che rimaneva di quel castello......sempre adossato al vuoto.....con una sola intrata,e muri di protezione......sotto la torre sopprana una cisterna,al livello delle terrazze,per accogliere l'acqua.........e i muri che sposano parfettamente i relievi del terrenno ,per evitare lavori in piu....!! :)

a la moda del epoqua....liguria..etc.......

  • Mi piace 2

Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.