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Inviato

Penso che conoscenza e possesso siano propedeutici l'uno all'altro, ripenso al mio battesimo numismatico quando avevo 8 anni...

Mi affascinavano le monete della Città del Vaticano che mio nonno teneva in un raccoglitore insieme ad alcuni articoli di giornale sui papi che le avevano emesse. In seguito acquistai per una decina di euro ad un mercatino un 20 baiocchi di Pio IX ed iniziai ad interessarmi alle monete dello Stato Pontificio. Sempre più interessato alla materia, acquistai un'altra papale (questa volta più vecchia, del XVI secolo) e iniziai a leggere una storia dei papi che avevo trovato in casa....La vera svolta nel campo della conoscenza avvenne con l'acquisto del Muntoni, mi ricordo che a 13 anni me lo leggevo alla sera prima di andare a dormire :D ...quindi senza possesso forse almeno i primi tempi non si è invogliati più di tanto alla conoscenza, ma quest'ultima è necessaria per godere pienamente del primo citato....

 

Il tutto detto da uno che adesso appartiene alla scuola "prima i libri, poi le monete"

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Inviato
 ...quindi senza possesso forse almeno i primi tempi non si è invogliati più di tanto alla conoscenza, ma quest'ultima è necessaria per godere pienamente del primo citato....

Il tutto detto da uno che adesso appartiene alla scuola "prima i libri, poi le monete"

 

Sottoscrivo! :)


Inviato (modificato)

Sicuramente la numismatica é conoscenza.

Per conoscere bisogna avere anche una buona guida all inizio per poi poter dire la nostra in futuro.

Ritornando al discorso dei libri, servono per capire le varianti e le tipologie ma tante volte da libro a libro le rarità cambiano eppure le monete sono le stesse daa secoli e secoli, per non parlare poi delle stime indicate ecc..

Credo che aldilà dei libri, la conoscenza approfondita personale sia tutt altra cosa, certo ci aiutano quando ignoramo e non conosciamo le monetazioni, ma quando impariamo a conoscerle e a sapere cosa guardare e a riconoscerle non c é libro scritto da x o da y che da più certezza di come e quante ne sono apparse su aste ultimamente e che prezzo hanno raggiunto a indicarci come quel perfetto tondello ben coniato sia arrivato sino a noi.

Ps ai commercianti credo molto poco..

Credo alla buona volontà e a quando un consiglio viene dato spassionnatamente senza fini di lucro.

Modificato da fofo

Inviato

A proposito dell'importanza della moneta quale documento storico e della capacità che a volte possiede di far comprendere episodi storici mal conosciuti, vi propongo questo esempio.

 

Tutti i testi di storia che hanno più di 50 anni (e anche molti che sono più recenti, dipingono Giusta Grata Onoria, la sorella di Valentiniano III che inviò ad Attila la famosa missiva che lo invitava a venire in Occidente, come un'adolescente ninfomane irresponsabile che appena adolescente si solazzava nel talamo di un cortigiano. Questo in quanto un importante storico del VI secolo scrisse: Ind. II, Ariobindo et Aspar coss. Honoria Valentiniani imperatoris soror ab Eugenio procuratore suo stuprata concepit, palatioque expulsa, Theodosio principi de Italia transmissa, male enim contra occidentalem rempubblicam concitabat”, Marcellini, Chronicon, a. 434". (Onoria, sorella dell'imperatore Valentiniano, avendo avuto una relazione con Eugenio, maggiordomo di Corte, partorì, fu espulsa dalla Corte inviata dall'Italia presso il principeTeodosio, dove si pose a complottare contro la repubblica". La II indizione con Ariobindo e Aspar consoli corrisponde all'anno 434 (allora si usava collocare il numero di indizione e il nome dei consoli per indicare la data e le indizioni si contavano in cicli di 15 anni),

Purtroppo gli altri storici copiarono tutti da Marcellino e quindi continuarono a riportare la data errata. Per esempio, Giordane "κε γρ τις γγλλων, τν ττλαν τος κατ τν Ῥώμην πιθσθαι βασιλεοις, νωρας τς Βαλεντινιανο δελφς ς πικουραν πικαλεσαμνης ατν. γρ νωρα τν βασιλικν κα ατ χομνη σκπτρων, Εγενίῳ τιν, τν πιμλειαν τν ατς χοντι πραγμτων, λω ς λαθραον ρχομνη λχος, κα π τ μαρτματι νρθη μν κενος, δ τν βασιλεων λαθεσα, ρκουλν κατεγγυται, νδρ πατικ κα τρπων ε χοντι, ς μτε πρς βασιλεαν μτε πρς νεωτερισμν ποτοπεσθαι”. Giovanni d’Antiochia, Historia Kronike, fr. 199". E così sino ai tempi moderni.

Peccato che la data è errata!

 

Se ne rese conto un grande numismatico, autore di ottimi testi di storia antica, John Bagnall Bury, nel 1919, proprio analizzando le monete emesse in suo nome e accertando che continuarono a emettersi ben oltre il 434, e prcisamente sino al 449, ciò che dimostrava che in quegli anni Onoria era a Corte e tutt'altro che vittima di ostracismo!

La relazione di Onoria è veridica, ma avvenne non quando aveva 14 o 15 anni, ma quando ne aveva 30! E non fu per prudore vaginale, ma, d'intesa con Teodosio, per dare all'impero un pargoletto che potesse ereditare la corona di Valentiniano III, che godeva di assai poco prestigio a Costantinopoli.

Dunque si trattava sì della II indizione, ma di quella del ciclo successivo di indizioni, ovvero dell'anno 449 e non 434!

 

Ecco un esempio di come lo studio della moneta può far luce sulla Storia!

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Inviato

La passione numismatica non solo mi ha spronato a studiare la Storia in modo sempre più attento (e critico), ma mi ha riportato a riprendere in mano (dopo cinquant'anni!) la grammatica e il dizionario latino e a cercare di imparare anche qualcosina di greco :)

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Inviato

Praticamente sei un professore!

la storia come materia mi é sempre piaciuta, perché racconta fatti importanti accaduti (non sempre raccontati benissimo) da passione, lega la nostra conoscenza e ci fa capire da dove veniamo.

Saluti

Fofo


Inviato (modificato)

Lo studio della Storia c'insegna anche a capire dove stiamo andando (o dove rischiamo di andare). La frase Historia magistra vitae, la storia è maestra della vita, è verissima: il guaio è che noi siamo pessimi alunni! Tanti sono gli eventi che storicamente si ripetono, eppure ripetiamo gli stessi errori.

Mi piace partgicolarmente lo studio del V secolo per la sua attualità.

L'impero romano non seppe comprendere che si trovavano di fronte a un'enorme migrazione di popoli causata dall'inaridimento di grandi aree asiatiche che per effetto domino spingeva i popoli a migrare verso ovest spingendo più a ovest quelli che già si trovavano in un'area, e soprattutto non seppe gestire questa migrazione: e ne fu travolto.

L'impero romano aumentò a dismisura la tassazione dei ceti medi e popolari, salvaguardando i privilegi dei potenti e della chiesa cristiana, alleata del potere, e fece crollare il sistema economico provocando l'abbandono delle campagne e il completo disamoramento della gente per la propria Nazione.

L'impero romano non comprese di vivere una cambiamento epocale e che sorgeva un sentire molto diverso dal passato, sforzandosi per mantenere in vita regole sociali e lavorative ormai obsolete, causando la morte di ogni regola del vivere civile.

A leggere le lettere private del V secolo - ce ne sono tantissime giunte sino a noi - sembra di leggere una corrispondenza attuale: la diffusione delle droghe, la contestazione dei genitori da parte dei figli, il vandalismo inutile e gratuito non da parte dei barbari ma di coloro che non credono più a nulla, l'edonismo privo di qualunque scrupolo e senso sociale...

 

Se uno osserva bene le iconografie della monetazione imperiale, si può rendere conto che essa evolve parallelamente all'evoluzione (o involuzione) della società romana: infatti le scelte iconografiche sono dei messaggi ben precisi che l'impero vuole diffondere a tutti gli strati sociali, ma in modo differenziato: ci sono i messaggi diffusi tra i ricchi (l'iconografia della monetazione aurea) e quelli diffusi ai popoli (i rovesci della monetazione enea). Ecco perché in un post precedente avevo scritto che ad un certo punto del processo evolutivo da collezionista/aspiratore a numismatico/interpretativo uno giunge a porsi una domanda che è essenziale: perché proprio quella moneta, con quell'iconografia, in quel preciso momento?

 

Un esempio: tre solidi in sequenza temporale, il primo di Petronio Massimo (Ric 2201, anno 455), il secondo di Avito (Ric 2401, anno 455-456) e uno di Maggioriano (Ric 2614, anno 457-461):

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Notate come cambia un particolare del rovescio: ciò che "schiaccia!" il piede dell'imperatore:

 

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Petronio schiaccia la serpre, che simboleggia l'eresia ariana, ma questa iconografia cambia con Avito, che schiaccia il nemico dell'impero, mentre con Maggioriano torna ed essere schiacciata l'eresia. Avito, infatti, voleva costruire un impero laico e tollerante in materia religiosa, unendo romani e visigoti per combattere insieme coloro che ne minacciavano la sopravvivenza stessa (Genserico). Invece prima di lui tanto Petronio Massimo quanto Maggioriano vogliono presentarsi agli occhi pubblici come cattolici integralisti che schiacciano l'eretico ariano.

Ma si potrebbe andare avanti con l'analisi del perché e quindi del significato dell'iconografia di quetso solido: per esempio il fatto che Petronio (e Valentiniano III che lo precede) e Maggioriano (e Libio Severo che lo segue) presentano l'immagine dell'imperatore frontale, mentre Avito la presenta rivolto a destra, altro simbolismo correlato all'integralismo religioso dellì'epoca al quale Avito tenta di opporsi, l'unico imperatore laico dopo Giuliano II. E poi ci sta anche il piede che schiaccia l'eretico oppure il nemico: quello destro, nel primo caso, e sinistro nel secondo, scelta tutt'altro che casuale (e tanto meno banale)!

 

Sono queste analisi che rendono davvero affascinante la numsimatica!

Modificato da antvwaIa
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Inviato

Ottimo post che fa capire quanto sia universale il messaggio che il documento moneta mandava a tutti nel tempo, messaggio che va ben oltre il puro e semplice mezzo di pagamento.

Andare oltre il possesso ed entrare nelle conoscenza, nella storia, nell'analisi della moneta ti permette enormi possibilità di correlazioni in varie discipline.

Ma l'aspetto più affascinante è che la moneta era il mezzo di comunicazione per eccellenza della nostra civiltà, non c'era internet, non c'erano giornali, non c'era la TV....e il messaggio che si poteva dare e che raggiungeva tutti era la moneta.

La moneta è quindi comunicazione, messaggi, simbologie, propaganda, valore, disvalore, icona, memoria, identità, rappresenta il bene, il male nei secoli, avarizia, elemosina....ma mi fermo qui....potremmo andare avanti quasi all'infinito a trovare significati nelle monete oltre a quello economico.

Mi fermo visto che si parlava di Impero Romano, sul fatto che il messaggio aveva connotazioni geografiche, raggiungeva tutti e tutto l'Impero ed era rivolto a ogni strato di popolazione, le immagini per gli analfabeti, le leggende per i colti, e analizzare l'iconografia, le leggende ti porta a considerazioni sociali, storiche, politiche, dell'epoca esaminata, si va oltre la moneta singola....

Questo può accadere in ogni momento storico, in ogni monetazione, invito a vedere la moneta anche con questi occhi, darà grandi soddisfazioni, credo più di una conservazione o di difetti tecnici presenti....

Per quanto riguarda la storia, certo vedere le monete insieme alla storia è gratificante, ti rende più consapevole dei momenti storici passati, ti fa vedere, e non è una frase fatta, che la storia si ripete, ti insegna, anche oggi siamo in una fase storica, certamente c'è poi anche da dire che capirlo ti rende certamente più consapevole, ma non più felice....

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Inviato

Penso che conoscenza e possesso siano propedeutici l'uno all'altro, ripenso al mio battesimo numismatico quando avevo 8 anni...

Mi affascinavano le monete della Città del Vaticano che mio nonno teneva in un raccoglitore insieme ad alcuni articoli di giornale sui papi che le avevano emesse. In seguito acquistai per una decina di euro ad un mercatino un 20 baiocchi di Pio IX ed iniziai ad interessarmi alle monete dello Stato Pontificio. Sempre più interessato alla materia, acquistai un'altra papale (questa volta più vecchia, del XVI secolo) e iniziai a leggere una storia dei papi che avevo trovato in casa....La vera svolta nel campo della conoscenza avvenne con l'acquisto del Muntoni, mi ricordo che a 13 anni me lo leggevo alla sera prima di andare a dormire :D ...quindi senza possesso forse almeno i primi tempi non si è invogliati più di tanto alla conoscenza, ma quest'ultima è necessaria per godere pienamente del primo citato....

Il tutto detto da uno che adesso appartiene alla scuola "prima i libri, poi le monete"

Leggerai il Muntoni a 13 prima di andare a letto ha quasi della perversione ?

Scherzi a parte .. Complimenti , sei ancora sulle papali ?


Inviato

Vi leggo con grande interesse e volevo portare il mio modesto contributo.

Penso che la bramosia verso un monile o la bramosia di conoscenza siano comunque spinta verso un "oggetto" che desideriamo.

Non a caso sostantivi come sete, desiderio, avidità sono semanticamente applicabili sia al possesso che alla conoscenza. Seguendo questo ragionamento giungo a considerare sentimento di possesso sia ciò che spinge verso il desiderio di una moneta sia ciò che spinge verso il desiderio di conoscere.

Posso infine considerare il "possesso" il vero "deus ex machina" proprio dell'uomo che tende verso ciò che lo rende felice.

Ora, ogni individuo tende verso ciò che pensa possa renderlo felice, raggiunge spesso un suo obiettivo (che sia una determinata moneta o la conoscenza approfondita di un determinato momento storico) solo per sentire un momentaneo appagamento e ritornare sulla strada della ricerca della felicità con un bagaglio di esperienza più vasto o un raccoglitore più pieno. È chiaro la meta non è raggiungibile, la natura stessa dell'uomo impedisce un qualsiasi appagamento definitivo. Non ci resta che goderci la strada e tutto il panorama che la vita e il caso vorranno concederci.

Concludo citando "..io so una cosa sola,di nulla sapere. .." (Socrate)

"Nessuno è povero, quando può fare ciò che gli piace quando gli piace!... A me piace tuffarmi nel denaro, come un pesce baleno, e scavarci gallerie, come una talpa, e gettarlo in aria e farmelo ricadere sulla testa!"

(Zio Paperone)

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Inviato

parlando di possesso e conoscenza come non mostrare tre splendide monete Livornesi, che con il loro messaggio e la loro rappresentazione riescono ancora oggi a mostrare la loro bellezza e emblematicità di messaggio


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la scritta al rovescio:


GRATIA OBVIA VLTIO QVAESITA LIBURNI


 


va interpretata come un ammonimento del Granduca che concedeva la grazia a molti condannati e dava molta libertà a Livorno con le sue leggi, ma come una bella pianta di rose, che mostrava la sua bellezza, allo stesso tempo aveva e presentava le spine e sarebbe stata o stato in in grado di pungere o togliere la libertà concessa.


 


Livorno era uno statuto a se, un porto franco dove infatti molti Ebreì incominciarono a risiedere, molti condannati o esiliati trovarono riparo, da qui il primo banco dei pegni e i grandi viaggi dalla Toscana in tutto il mondo per commerciare materie prime come grano, corallo, pietre preziose, vetro, caviale, stoffe ecc..


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Inviato

Io ho un'altra ipotesi sul cambio di rovescio da parte di Avito. Avito veniva dalla provincia, era un gallo-romano. E voleva tenere unito l'Impero d'occidente. Perchè allora non fare riferimento all'ultimo grande imperatore, pure lui un provinciale, ovvero Teodosio I, e coniare quindi i solidi con il suo rovescio..?

 

Arka

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Inviato

Io ho un'altra ipotesi sul cambio di rovescio da parte di Avito. Avito veniva dalla provincia, era un gallo-romano. E voleva tenere unito l'Impero d'occidente. Perchè allora non fare riferimento all'ultimo grande imperatore, pure lui un provinciale, ovvero Teodosio I, e coniare quindi i solidi con il suo rovescio..?

 

Arka

Ciao Arka,

su questo tema c'è un bellissimo studio di Demougeot che puoi scaricare qui:

 

http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/numi_0484-8942_1986_num_6_28_1888


Inviato

Personalmente preferisco di gran lunga Avito a Maggioriano: entrambi erano coscienti che era fondamentale recuperare la Provincia d'Africa, senza la quale la sopravvivenza dell'Impero diventava critica. Ma il primo era anche cosciente della debolezza di Roma e voleva costruire una vera e prorpia federazione romano-visigota. Il secondo era arrogante e, prima ancora di iniziare la campagna contro Genserico, pensò bene di scontrarsi con i visigoti disperdendo le sue forze. Alla fine furono uccisi entrambi di Recimero, anche se Maggioriano fu complice nell'uccisione di Avito.

Quindi il fatto che Avito modificasse il disegno di quel solido è coerente con la sua politica che, ovviamnete, non poteva che mettere ariani e cattolici sullo stesso piano e quindi legiferare in funzione della libertà religiosa.

Da notare che nelle emissioni di Arles, Avito è barbuto (Ric 2401):

 

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Invece in quelle di MIlano (Ric 2104)

 

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e di Roma (Ric 2408) è senza barba:

 

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probabilmente per affermare la sua romanità e mitigare l'immagine di gallo-romano.

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Inviato

Anche nei solidi coniati dai visigoti Avito è barbuto (Ric 3734):

 

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