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IGNORED

monete e situazione demografica


Guest utente3487

Risposte migliori

Chissà, magari qualche schizzo lo avrà buttato giù.

Ma Marciana che monete ha coniato?

Il problema è proprio questo. La Zecca del Principato operava con due officine: Piombino e Marciana. Per uno stato piccolo come quello di Piombino (nel '600 non più di 6.000 abitanti) possono sembrare eccessive, ma il motivo è evidente vista la geografia del Principato; il tratto di mare che divide il territorio e la allora poca sicurezza dei viaggi per mare (pirati, tempeste, ecc.) molto verosimilmente consigliavano di coniare sull'isola stessa le monete per il proprio fabbisogno. Detto questo non ho ancora trovato - ma non dispero - documenti specifici. Per ora si lavora su indizi e ipotesi. A questo proposito dovrebbe uscire su IL GIORNALE DELLA NUMISMATICA un mio articoletto che offre alcune ipotesi di lavoro (tutte comunque da verificare).

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Guest utente3487

Piombino e circondario solo seimila abitanti nel XVII secolo? Un po' pochi in effetti per giustificare tutte queste officine monetarie. E di quella ipotetica di Lacona che mi dici?

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Non ne ho notizia. L'unica fonte conosciuta è lo Zanetti (Nuova raccolta delle Monete e Zecche d'Italia, Bologna, 1779, t.II) che parla di quattro officine - Marciana e Piombino, di cui indica l'ubicazione - ed altre due - Rio Elba e Follonica - che sono, per più motivi, inverosimili. Uno fra tutti, come già detto, l'insostenibilità di quattro officine su un territorio piuttosto limitato e con un numero di abitanti relativamente piccolo. Va inoltre ricordato che nelle piccole Signorie la sede della zecca è sempre nelle immediate adiacenze del palazzo signorile, se non al suo interno. I motivi sono abbstanza ovvii. Fanno eccezione solo i grandi centri (in Toscana Firenze, Lucca e Pisa) e poi Roma, Bologna, ecc., per il resto vale la regola della contiguità. Se aggiungiamo che le coniazioni in oro e argento erano molto limitate, si vede come quattro officine (cinque se dovessimo aggiungere Lacona) sono fuori da ogni logica. Già lo sarebbero due se non ci fosse stato di mezzo il mare.

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Doppia risposta.

1-Sulle tirature in oro e argento non esistono documenti; ho trovato qualcosa presso l'Archivio di Stato di Firenze su cui sto ancora lavorando, ma credo che riguardi essenzialmente le coniazioni di piccola moneta in argento (giuli e mezzi giuli). Sarei comunque portato a pensare che le monete in oro ed i grossi moduli in argento avessero tirature estremamente limitate.

2- In realtà il testone di Jacopo VII esiste, o meglio, esisteva. Alla fine dell'ottocento un esemplare era conservato presso il Civico Museo di storia e Arte di Trieste (KUNZ, Le collezioni Cumano, in Archeografo Triestino, 1878-80). Nell'ambito del lavoro di revisione del CNI che sto facendo - ovviamente solo per Piombino - ho preso contatto con la direzione del Museo; dopo varie ricerche è emerso, purtroppo, che il testone non c'è più. Non mi meraviglia più di tanto viste le varie vicende belliche che hanno travagliato Trieste !

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Guest utente3487

In merito alla tua risposta 1 quindi propendiamo per monete di ostentazione.

la risposta 2 è amara...speriamo che siano state proprio le vicende di Trieste a farla sparire, anche se, consentimi, nutro qualche dubbio. In troppi casi si scaricano sulle vicende belliche i problemi di ammanchi vari.

Curioso come al Museo della Zecca a Roma siano riusciti ad evitare che tedeschi (ma anche gli Alleati mica scherzavano con i prelievi), portassero via un bidone di monete in oro preda bellica 15-18.

Tornando al Testone, non abbiamo quindi fotografie?

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Ad onor del vero l'ipotesi "bellica" è mia; resta il fatto che è scomparsa e non si sa quando. Per quanto riguarda la foto, niente da fare, dobbiamo accontentarci del disegno dello Zanetti. A questo proposito lo sapevi che lo Zanetti, pur avendo fatto i disegni e lo studio meno di cento anni dalla chiusura della Zecca, non ha visto tutti i tipi coniati? In particolare - e non è un caso viste le difficoltà che ebbe a reperire le monete - mancano alcuni tipi in oro e argento, in particolare le due doppie oro di Niccolò e la mezza piastra (ma è più corretto dire il mezzo tollero) di Giovan Battista.

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Guest utente3487

Ad onor del vero l'ipotesi "bellica" è mia; resta il fatto che è scomparsa e non si sa quando. Per quanto riguarda la foto, niente da fare, dobbiamo accontentarci del disegno dello Zanetti. A questo proposito lo sapevi che lo Zanetti, pur avendo fatto i disegni e lo studio meno di cento anni dalla chiusura della Zecca, non ha visto tutti i tipi coniati? In particolare - e non è un caso viste le difficoltà che ebbe a reperire le monete - mancano alcuni tipi in oro e argento, in particolare le due doppie oro di Niccolò e la mezza piastra (ma è più corretto dire il mezzo tollero) di Giovan Battista.

Quindi di queste due doppie non esistono disegni?

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Guest utente3487

Mi suona strano che gli avvoltoi del Signor Tito abbiano pensato a rubarsi una moneta di misero argento. Avevano ben altro in testa. Temo che la scomparsa abbia a che fare con le solite italiche questioni.

A proposito, come ci è arrivata a Trieste una moneta toscana così rara?

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Non esiste il disegno ma esiste la foto dato che un esemplare è nella ex collezione reale a Roma. Per quanto riguarda il Testone, il Kunz, noto archeologo triestino e realizzatore del museo di quella città, acquisì la moneta all'interno di un acquisto (o donazione ) di una collezione privata. La scomparsa è un mistero ma più che Tito non trascurerei i nostri cugini austro-ungarici.... Tant'è, mi hanno comunque assicurato che avrebbero proseguito accuratamente la ricerca.

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una conferma in piu di quanto un collezionismo ed uno studio di ricerca da parte del privato sia importante, direi fondamentale, per l'arricchimento del patrimonio culturale pubblico. Se togliessimo il contributo del privato (intendo le raccolte private donate e acquisite a istituzioni dello Stato, musei, etc.) le raccolte pubbliche si ridurrebbero drasticamente. Alle istituzioni ora il compito di salvaguardare e soprattutto anche valorizzare adeguatamente questi beni.

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Guest utente3487

Non esiste il disegno ma esiste la foto dato che un esemplare è nella ex collezione reale a Roma. Per quanto riguarda il Testone, il Kunz, noto archeologo triestino e realizzatore del museo di quella città, acquisì la moneta all'interno di un acquisto (o donazione ) di una collezione privata. La scomparsa è un mistero ma più che Tito non trascurerei i nostri cugini austro-ungarici.... Tant'è, mi hanno comunque assicurato che avrebbero proseguito accuratamente la ricerca.

una conferma in piu di quanto un collezionismo ed uno studio di ricerca da parte del privato sia importante, direi fondamentale, per l'arricchimento del patrimonio culturale pubblico. Se togliessimo il contributo del privato (intendo le raccolte private donate e acquisite a istituzioni dello Stato, musei, etc.) le raccolte pubbliche si ridurrebbero drasticamente. Alle istituzioni ora il compito di salvaguardare e soprattutto anche valorizzare adeguatamente questi beni.

Tempo fa con Michele abbiamo chiesto notizie di una donazione effettuata in un Museo sardo. Necessaria la richiesta scritta ma nessuna risposta per vergogna: la collezione era stata rubata con complicità interne.

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Guest utente3487

Non esiste il disegno ma esiste la foto dato che un esemplare è nella ex collezione reale a Roma. Per quanto riguarda il Testone, il Kunz, noto archeologo triestino e realizzatore del museo di quella città, acquisì la moneta all'interno di un acquisto (o donazione ) di una collezione privata. La scomparsa è un mistero ma più che Tito non trascurerei i nostri cugini austro-ungarici.... Tant'è, mi hanno comunque assicurato che avrebbero proseguito accuratamente la ricerca.

E quindi la foto è come se non ci fosse, perchè per averla in copia ci vogliono tanti, ma tanti bei soldini

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Diciamo sì e no; infatti in alcune pubblicazioni - come ad esempio nel catalogo della mostra che organizzai nel lontano 1987 LE MONETE DI PIOMBINO: DAGLI ETRUSCHI AD ELISA BACIOCCHI - c'è la foto debitamente autorizzata. Credo che se uno la scansiona e la utilizza per uso esclusivamente privato non sussista alcun problema.

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Guest utente3487

Diciamo sì e no; infatti in alcune pubblicazioni - come ad esempio nel catalogo della mostra che organizzai nel lontano 1987 LE MONETE DI PIOMBINO: DAGLI ETRUSCHI AD ELISA BACIOCCHI - c'è la foto debitamente autorizzata. Credo che se uno la scansiona e la utilizza per uso esclusivamente privato non sussista alcun problema.

Si trova questa pubblicazione?

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tutte le pubblicazioni si trovano volendo

ma soprattutto si trovano frequentando le biblioteche.

Si questi templi del sapere desueti e un po' neglettio ultimamente (con l árrivo del digitale) celano in realta' tesori e sono quasi sempre a disposizione del Pubblico.

Frequentiamo di piu' le nostre biblioteche.

Una biblioteca allunga la vita (cuturale) :)

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Guest utente3487

Io amo le biblioteche, ma se me lo trovi in Sardegna, Alleluja.

A Livorno, non ho trovato nemmeno il Galeotti e manco non dico il CORPUS, ma nemmeno i volumi della Toscana.

Ed è una biblioteca molto vasta.

Per il lanfranco ho girato tutta l'Italia e alla fine l'ho recuperato in una Biblioteca universitaria (facoltà di Giurisprudenza).

Tra un po' nelle biblioteche troveremo solo i giornali di gossip :yahoo:

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Certamente chi non è lontano da Milano è fortunato , perchè può iscriversi alla Società Numismatica Italiana , e qui puoi trovare veramente quasi tutto a livello di biblioteca oltre ad avere consigli dal bravo dott. Girola, vero motore della stessa.

Credo che comunque iscriversi oggi possa essere utile anche a chi è di fuori Milano, perchè può farsi mandare qualche contributo, di certo oltre alla Biblioteca, il sabato la SNI diventa un piccolo salotto per numismatici che possono confrontarsi e scambiarsi informazioni e pensando a tutto quello che ho avuto in cambio solo per i libri o contributi, la quota associativa me la sono ampiamente ripagata.

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Il catalogo di cui parlavo credo sia esaurito; lo vedo ogni tanto nella parte libraria di alcune case d'asta numismatiche. Personalmente ho le foto delle varie monete pubblicate sia in questo volume che nell'altro, sempre da me curato, sulla Zecca di Piombino.

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