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Risposte migliori

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Nel 1393 Tamerlano conquista Baghdad ed invade la Mesopotamia

Nel 1395 in Inghilterrai seguaci di Giovanni Wyclif ,i Lollardi,affiggono sulle porte della Cattedrale di St Paul a Londra le"dodici conclusioni "di condanna della Chiesa romana.

1396 Genova si sottomette al Re di Francia Carlo VI.Nello stesso anno viene costruita la Certosa di Pavia come mausoleo della famiglia Visconti.

1397 vi è l'unione dei regni di Norvegia,Svezia e Danimarca comandati da Erik di Pomerania nipote della Regina Margherita di Danimarca

1399 Gian Galeazzo Visconti s'impossessa di Siena e di Pisa

Nel 1400 inizia un secolo di clima freddo e questo periodo viene chiamato"Piccola Età Glaciale"che durerà fino al 1850 circa.L'Italia conta poco più di 8 milioni di abitanti.L'imperatore bizantino Manuele II Paleologo si reca in Europa per chiedere aiuti militari contro i Turchi.Ha diffusione la "danza bassa"così chiamata poichè i ballerini trascinavano i piedi senza sollevarli da terra

1401 a Bologna si afferma la signoria dei Bentivoglio.Sempre in quest'anno nasce a S.Giovanni Valdarno Tommaso di ser Giovanni Cassai,conosciuto in arte come Masaccio

1402 Gian Galeazzo Visconti,mentre si accinge ad attaccare Firenze,muore di peste.

1403 in Cina viene composta un'enciclopedia di circa 23000 volumi che furono riprodotti in tre copie.

1404 Venezia abbatte la signoria degli scaligeri di Verona ed in due anni unifica il Veneto annettendo al suo dominio Verona e Vicenza.Nello stesso anno nasce a Genova Leon Battista Alberti.Viene,inoltre,fondata l'Università di Torino per mezzo di Ludovico di Savoia-Acaja

1406 Firenze conquista Pisa e si assicura uno sbocco sul mare.In Inghilterra Enrico IV di Lancaster fonda la Società dei Mercanti Avventurieri che darà grande sviluppo alle attività commerciali inglesi

1407 viene fondato a Genova il Banco di San Giorgio,prima banca pubblica d'Europa.

1408 in Francia il Duca di Borgogna Giovanni" senza paura",figlio di Filippo l'Ardito,fatto assassinare il rivale Luigi d'Orleans ,prende possesso di Parigi e mette sotto la sua tutela Carlo VI considerato demente..Nel medesimo anno Donatello scolpisce la statua di marmo del David.

Nel 1409 ,nel Concilio di Pisa vengono deposti il Papa Gregorio XII e l'antipapa Benedetto XIII(continueranno a restare in carica)e viene eletto il nuovo Papa Alessandro V

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Molto piacevole e istruttiva Odjob questa sorta di storia parallela che elenca i principali avvenimenti storici per i paesi europei


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Molto piacevole e istruttiva Odjob questa sorta di storia parallela che elenca i principali avvenimenti storici per i paesi europei


Inviato

Molto piacevole e istruttiva Odjob questa sorta di storia parallela che elenca i principali avvenimenti storici per i paesi europei

Grazie numa

è mio intento ,parlando di un periodo storico e numismatico specifico,tracciare un quadro cronologico universale del periodo trattato(è una chicca in +)

--Salutoni

-odjob


  • 2 settimane dopo...
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Ecco l'ultima arrivata. Un bel denaro di Pietro II

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Questa per rarità e particolarità del ritratto merita di essere postata in questa discussione. Maria di Sicilia - Quarto di Pierreale. Rif. Spahr 9; MIR 212.

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Asta Aureo&Calicò subasta selecciòn del 20.03.2014 lotto 50.

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Periodo e zecca ?

1337 - 1342

Zecca di Messina

Rif. Spahr 17

Questa per rarità e particolarità del ritratto merita di essere postata in questa discussione. Maria di Sicilia - Quarto di Pierreale. Rif. Spahr 9; MIR 212.

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Asta Aureo&Calicò subasta selecciòn del 20.03.2014 lotto 50.

Che meraviglia!!!


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Ecco l'ultima arrivata. Un bel denaro di Pietro II

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Grazie per aver postato questa bellissima moneta sicil

l'ottima foto fa apprezzare tutte le scritte leggibili rimaste.Peccato per le mancanze di metallo ai bordi ,ma,diciamo che ,per queste monete,è la normalità ;)

Proprio per i tre globetti nel campo superiore della croce la moneta è raruccia

--Salutoni

-odjob


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Questa per rarità e particolarità del ritratto merita di essere postata in questa discussione. Maria di Sicilia - Quarto di Pierreale. Rif. Spahr 9; MIR 212.

attachicon.gifquarto.JPG

Asta Aureo&Calicò subasta selecciòn del 20.03.2014 lotto 50.

grazie fedafa

mi hai anticipato,io aspettavo la fine dell'asta ;)

Dalla foto della moneta mi sembra che vi sia stato un ritocco dell'immagine della Regina ma non so dire se effettivamente è così.I rilievi mi sembrano troppo accentuati.

Una curiosità:oltre alla collezione Spahr,una moneta con simile nominale è presente anche nella collezione Bovi.

--Salutoni

-odjob


  • 2 settimane dopo...
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Martino il Vecchio(1409-1410)

A Martino I Re di Sicilia successe il padre Martino II d'Aragona o Martino il Vecchio nel 1410.Appena divenuto Re di Sicilia egli nominò il marito della sua sorellastra Isabella,il Conte di Urgell,Giacomo II ,Governatore generale dei dominii della corona d'aragona,titolo,questo,che veniva affidato ,come di consueto,all'erede al trono di Sicilia.

La Sicilia ,con la morte di Martino I il Giovane , entrando a far parte della corona di Aragona, perse definitivamente l'indipendenza politica, e,fu unificata de facto e poi anche de jure col regno di Napoli;di poi seguirà le sorti politiche del resto dell'Italia Meridionale per poi giungere all'Unità d'Italia nel 1861.

Sempre nel 1409 Martino il Vecchio si sposò in seconde nozze con Margherita di Prades (1395-1422), figlia di Pietro di Prades, barone di Entença .

Durante il Regno di Martino II la Sicilia godette di un periodo di pace con gli altri stati esteri ed in tal modo il Re riuscì a sedare le lotte interne fra i nobili.

Nel 1410 Re Martino II morì a Barcellona a causa di una droga i suoi discendenti legittimi che erano nati dal matrimonio con la regina Maria, erano già tutti deceduti, egli non aveva avuto nessun figlio da Margherita di Prades, aveva revocato, per le pressioni del vescovo di Saragozza, il titolo di governatore a Giacomo II di Urgell e non aveva ancora portato a termine la pratica di riconoscimento di suo nipote Federico di Luna, conte di Luna, figlio illegittimo di Martino il Giovane e della sua amante Tarsia Rizzari di Catania; seguì perciò un periodo di incertezza detto l'interregno, che durò due anni.

In questo periodo,sembra,che non furono emesse monete.Circolavano ancora monete di Federico IV e dei suoi successori

Sarà la volontà di Martino il Vecchio a condizionare la successione al trono di Sicilia

Modificato da odjob

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Martino I di Aragona era il padre di Martino I re di Sicilia ,marito di Maria d'Aragona, alla morte del figlio avvenuta nel 1409, per malaria, subito dopo la battaglia di Villa di Chiesa, divenne re di Sicilia con il nome di Martino II.

Ecco perche' si puo' dire che Martino il Vecchio successe a Martino il Giovane ( altrimenti non facilmente comprensibile:))


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Martino I di Aragona era il padre di Martino I re di Sicilia ,marito di Maria d'Aragona, alla morte del figlio avvenuta nel 1409, per malaria, subito dopo la battaglia di Villa di Chiesa, divenne re di Sicilia con il nome di Martino II.

Ecco perche' si puo' dire che Martino il Vecchio successe a Martino il Giovane ( altrimenti non facilmente comprensibile:))

hai fatto bene ad evidenziare questa distinzione che ho prontamente riportato nella correzione di quello che avevo scritto.

Se volete arricchire questa fase storica con documenti o monete aragonesi siciliane non esitate a farlo ;)


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Un ritratto di 3/4 così particolare mi sembra unico nel panorama numismatico dell'epoca per il meridione (e non solo). E così?


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Un ritratto di 3/4 così particolare mi sembra unico nel panorama numismatico dell'epoca per il meridione (e non solo). E così?

Si certo


  • 1 mese dopo...
Inviato (modificato)

Interregno(1410-1412)

Dopo la morte di Martino il vecchio si generò una guerra di successione fra le famiglie della nobiltà siciliana.Il parlamento siciliano non fu in grado di eleggere un successore che potesse andar bene a tutte le famiglie nobili e così il parlamento aragonese si riunì nel 1412 a Caspe e fu nominato re di Sicilia Ferdinando di Antequera della famiglia castigliana dei Trastamara e prese il titolo di Ferdinando I d'Aragona

Modificato da odjob

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Il compromesso di Caspe

Per risolvere il problema dell'interregno aragonese derivato dalla morte del re di Trinacria Martino il vecchio ,avvenuta nel 1410, senza lasciare un legittimo successore i Parlamentari dei regni di Aragona e Valencia e dei contadi catalani si riunirono a Caspe, comune spagnolo appartenente alla comunità autonome d'Aragona(probabilmente di origine musulmana)

Poichè i discendenti legittimi di Martino il vecchio (nati dal matrimonio con la regina Maria de Luna)erano già tutti deceduti, non avendo,egli, avuto nessun figlio dalla seconda moglie, Margherita di Prades, avendo revocato, per le pressioni del vescovo di Saragozza, il titolo di governatore della corona d'Aragona (equivaleva ad una nomina ad erede), a Giacomo II di Urgell e non avendo ancora portato a termine la pratica di riconoscimento di suo nipote, Federico di Luna, Conte di Luna, figlio illegittimo del re consorte di Trinacria Martino il Giovane e la sua amante Tarsia Rizzari di Catania,nella Sicilia aragonese stava per scoppiare una guerra civile dal momento che I pretendenti al trono della corona d'Aragona ed al regno di Sicilia (o Trinacria) erano ben cinque:Federico, conte di Luna, figlio illegittimo di Martino il giovane,Giacomo II di Urgell, conte di Urgell, bisnipote, per linea maschile, di Alfonso IV il Benigno,Alfonso d'Aragona, duca di Gandia, nipote, per linea maschile, di Giacomo II il Giusto, morto nel marzo 1412 e sostituito dal figlio, Alfonso II di Gandia,Luigi III d'Angiò, duca di Calabria, nipote, attraverso sua madre, Iolanda di Aragona, di Giovanni I di Aragona,

Ferdinando di Trastamara, el de Antequera, infante di Castiglia, nipote, attraverso sua madre, Eleonora d'Aragona, di Pietro IV di Aragona.

Le deliberazioni dei rappresentanti legali di Aragona, Valencia e Catalogna furono rese difficoltose dalle lotte delle fazioni nobiliari, dall'impazienza dei partigiani del conte di Urgell e dall'intervento delle truppe castigliane di Ferdinando de Trastamara.

Il 15 febbraio del 1412 i pretendenti alla corona d'Aragona si riunirono ad Alcañiz e nominarono tre rappresentanti per ogni regno, trascurando però di invitare i rappresentanti di Maiorca, Sicilia e Sardegna; i rappresentanti eletti si riunirono a Caspe per pronunciarsi sui diritti dei vari pretendenti.
I rappresentanti eletti furono:
Domingo Ram, vescovo di Huesca.
Francisco de Aranda, vecchio consigliere reale e inviato dell'antipapa Benedetto XIII.
Berenguer de Bardají, giurista delle cortes di Aragona.
Pedro de Sagarriga, arcivescovo di Tarragona.
Bernardo de Gualbes, consigliere di Barcellona.
Guillem de Vallseca, giurista delle cortes di Catalogna.
Bonifacio Ferrer, priore della certosa valenciana di Portaceli.
San Vicente Ferrer, domenicano valenciano, fratello di Bonifacio.
Pedro Beltrán (che sustituì Ginés Rabassa, giurista), esperto di diritto valenciano.

Il 24 giugno si votò. Mentre in un primo momento i rappresentanti dei catalani furono indecisi, quelli aragonesi e valenziani, più legati al commercio della lana ed altri interessi economici con la Castiglia, optarono per Ferdinando di Trastamara (anche per le sue doti personali ampiamente dimostrate durante la reggenza del regno di Castiglia dal 1406 e la condotta della guerra contro il regno di Granada). A questo proposito fu determinante l'opinione di San Vicente Ferrer che subito sostenne la candidatura di Ferdinando di Trastamara. i singoli voti furono così espressi:
Domingo Ram, Ferdinando di Trastamara
Francisco de Aranda, Ferdinando di Trastamara
Berenguer de Bardají, Ferdinando di Trastamara
Pedro de Sagarriga, dopo aver elogiato Ferdinando di Trastamara si dichiarò per Giacomo III di Urgell e Alfonso II di Gandia a cui andava il suo voto da dividersi. Inoltre dichiarava che il regno di Sicilia spettava di diritto a Federico di Luna
Bernardo de Gualbes, Ferdinando di Trastamara
Guillem de Vallseca, Giacomo II di Urgell
Bonifacio Ferrer, Ferdinando di Trastamara
San Vicente Ferrer, Ferdinando di Trastamara
Pedro Beltrán, astenuto perché non aveva avuto il tempo di approfondire, essendo arrivato da poco.

Fu proclamato Re della corona d'Aragona e re di Sicilia, l'infante castigliano Ferdinando di Trastamara come Ferdinando I di Aragona il 28 giugno 1412 per il voto dei tre rappresentanti aragonesi, dei due ecclesiastici valenziani e del borghese catalano.
Comunque, anche se un valenziano e due catalani non avevano votato per Ferdinando, l'elezione, pur con qualche disappunto, fu accettata

--Salutoni

-odjob


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Caspe:una città avvolta dalla leggenda.

Si narra che sarebbe stata fondata da figlio di Jafet e nipote di Noè,nella spedizione che effettuò risalendo il fiume Ebro.

Come precedentemente scritto,fonti storiche affermano che Caspe sia stata fondata da musulmani,poi nel 1169 venne conquistata dai cristiani.

Nel 1182 il Re Alfonso II d'Aragona diede in gestione la cittadella fortificata ai Cavalieri Ospitalieri


Inviato (modificato)

Salute

come per la discussione da me aperta "Regno di Napoli:::le monete"apro questa con lo stesso intendo che è quello di inserirvi notizie storiche e numismatiche con il fine di portare sempre più collezionisti ad appassionarsi a queste tipologie monetali.

Le monete degli Aragonesi in Sicilia vanno da Pietro a Giovanni ed è questa la tipologia monetale che si andrà ad illustrare in questa discussione.L'arco di tempo è compreso fra il 1282 ed il 1479

Vedremo che in meno di 200 anni ,in Sicilia,si ebbero profondi cambiamenti di carattere storico e culturale.

Come per la discussione sulla monetazione napoletana invito tutto il forum a contribuire in questa discussione postando monete e notizie attinenti al periodo storico indicato ed alla monetazione degli Aragonesi in Sicilia.

La prima moneta che posto è::::::

Pierreale:PIETRO E COSTANZA D'ARAGONA(1282-1285)Zecca di Messina Argento

D/+P.DEI.GRA.ARAGON.SICIL.REX.Stemma aragonese in cornice di archetti,con o senza corona,anche affiancato da rosette

R/+COSTA.DEI GRAT.ARAG.SICIL.REGIA Aquila ad ali spiegate volta a destra in cornice di archetti

Riferimenti:MAUGERI 2;SPAHR 20;MIR 173

La moneta è presente in una collezione privata

Le varianti conosciute per i Pierreali di Pietro e Costanza sono circa 20

COSTANZA di Svevia, regina d'Aragona e di Sicilia. - Nacque nel 1249 a Catania , da Manfredi, figlio naturale di Federico II e da Beatrice di Savoia, che il giovane principe aveva sposato tra la fine del 1248 e l'inizio del 1249.

Le fu imposto un nome carico di significato: quello della bisnonna normanna, figlia di Ruggero II e moglie dell'imperatore Enrico VI tramite la quale il Regno di Sicilia era passato alla dinastia sveva. E come la bisnonna aveva costituito l'anello dinastico che aveva reso possibile l'acquisto della Sicilia da parte degli Svevi, così Costanza avrebbe permesso agli Aragonesi di assumere l'eredità sveva nell'Italia meridionale. Come nutrice di Costanza fu scelta una giovane nobildonna siciliana, Bella d'Amico, moglie di un piccolo feudatario calabrese, che insieme a Costanza allattava il proprio figlio Ruggiero di Lauria, più tardi uno dei più famosi ammiragli del tempo. Bella rimase a fianco di Costanza finché visse e le fece da madre a confidente dopo la morte di Beatrice di Savoia, avvenuta verso il 1258.

Manfredi era stato designato nel testamento imperiale reggente del Regno di Sicilia per il legittimo erede Corrado IV, suo fratellastro, ancora in Germania; ma dopo la sua morte il 21 maggio 1254 a Lavello, il principe di Taranto (era questo il titolo assegnato a Manfredi nel testamento paterno) ambiva egli stesso alla corona, probabilmente nella consapevolezza che solo così il Regno potesse restare agli Svevi. Costanza venne fatta oggetto di trattative matrimoniali. In cambio del proprio appoggio Bertoldo di Hohenburg, il potente feudatario tedesco trapiantato nel Regno già al tempo di Federico II e nominato da Corrado IV reggente in Sicilia per il figlio Corradino, chiese la sua mano per il nipote Ganarro. Tuttavia, il rapido consolidarsi della propria posizione permise a Manfredi di rifiutare la proposta e di sbarazzarsi di lì a poco di un avversario pericoloso. Con la sua incoronazione a re di Sicilia nell'agosto del 1258 si aprirono a Costanza ben altre prospettive matrimoniali.

Essa rimasta figlia unica,dopo la morte di sua madre,avvenuta immediatamente dopo l'avvento al trono di Manfredi. Poteva essere quindi considerata, con buone ragioni, l'erede del Regno, se si passava sopra i diritti del piccolo figlio di Corrado IV, che veniva allevato nella lontana Germania. Per Manfredi Costanza costituiva dunque un pegno importante per conquistarsi degli alleati e per ottenere un riconoscimento internazionale del suo Regno, sul quale continuava a gravare l'ombra della usurpazione, tanto più che il Papato gli negava la sua sanzione e lo avversava furiosamente; si trattava di trovare un marito che offrisse garanzie di questo tipo. La scelta cadde sul re d'Aragona al quale Manfredi offrì la mano di Costanza al primogenito ed crede al trono Pietro. Interessi comuni facilitarono l'accordo: proprio allora il conte di Provenza Carlo d'Angiò, antagonista degli Aragonesi nella Francia meridionale, al quale il papa già nel 1252 aveva offerto la corona siciliana, fece le sue prime conquiste nell'Italia settentrionale. Inoltre Alfonso X di Castiglia, l'aspirante alla corona imperiale, preoccupava sia l'Aragonese sia Manfredi.

Non si conoscono le fasi delle trattative che il 28 luglio 1260 portarono alla firma degli accordi matrimoniali da parte degli ambasciatori di Manfredi a Barcellona, Giraldo de Porta, Maior de Iovenacio, lacopo Mustacci, socii del re, e del magister Stefano da Monopoli, giudice della Magna Curia. Manfredi si impegnava di dare alla figlia una dote di 50.000 once d'oro, pagabili in oro, argento e pietre preziose; le nozze si dovevano celebrare prima del 10 maggio 1261 a Montpellier. Da parte sua l'infante Pietro promise di trattare C. come una regina, e di restituire a Manfredi la dote se C. fosse morta senza figli. Come dotario sarebbero stati assegnati a C. la città di Girona e il castello di Cottliure. Nel caso che Pietro le fosse premorto, C. avrebbe esercitato la reggenza fino al ventesimo anno dei figli.

Difficoltà di vario genere ritardarono tuttavia la celebrazione delle nozze. Un ostacolo non trascurabile era costituito dalla dote: per Manfredi non era tanto facile mettere insieme entro breve tempo una somma così cospicua. Le tasse gravose imposte a tale scopo provocarono l'aperto malumore della popolazione. Ramon Gaucelm, signore di Lunel, che nel settembre 1260 fu mandato alla corte siciliana, tornò a mani vuote. Può darsi che anche il nuovo matrimonio di Manfredi con Elena di Epiro, che poteva ledere i diritti di Costanza se ne fosse nato un erede di sesso maschile, suscitasse qualche perplessità negli Aragonesi. Nell'aprile del 1261 si trasferì a Napoli, dove fu accolto con tutti gli onori, il figlio naturale di Giacomo I, Ferran Xancis, con l'incarico di condurre Costanza in Spagna. Ma il principe dovette aspettare parecchio tempo prima che gli fosse consegnata la sposa.

Nel frattempo la notizia del matrimonio tra la figlia dello scomunicato re di Sicilia e l'crede al trono aragonese aveva provocato reazioni violente anche sul piano internazionale. Alfonso X di Castiglia, che Giacomo I aveva informato personalmente, espresse il suo aperto dissenso. Né era possibile ottenere il consenso della Curia romana, benché Giacomo a tale proposito vi avesse mandato ben due ambascerie: nel 1261 il vescovo di Girona e nel 1262 il maestro dei templari, Guglielmo de Pontons. Il 26 apr. 1262 Urbano IV lo invitò a desistere dal progetto per non disonorare la sua casa. Altre difficoltà venivano dalla Francia, e per non fare fallire il matrimonio concordato di sua figlia Isabella con l'erede francese, Giacomo dovette promettere a Luigi IX di non aiutare Manfredi nella lotta contro il Papato e di non sostenere il nobile provenzale ribelle Bonifacio di Castellane contro Carlo d'Angiò (6 luglio 1262).

Ma Giacomo non desistette dai suoi piani. Il 13 giugno 1262 furono celebrate a Montpellier, nella chiesa di S.te Marie des Tables, le nozze tra Costanza e Pietro d'Aragona, di una diecina d'anni più vecchio della giovanissima principessa. Avevano accompagnato Costanza nella Francia meridionale il conte Bonifacio d'Anglano, zio del padre, Riccardo Filangieri e Roberto de Morra, nonché la nutrice Bella e alcuni giovani nobili coetanei di C. come Ruggiero e Margherita di Lauria, figli di Bella, Corrado e Manfredi Lancia, lontani cugini della principessa, che sarebbero rimasti con lei in Aragona ed educati a corte. Il giorno del matrimonio Pietro concesse a Costanza, come aveva promesso, Girona e Cottliure come dotario, mentre Bonifacio d'Anglano consegnò la metà della dote pattuita.

Non dovette essere facile per Costanza, cresciuta nel noto sfarzo dei palazzi e dei castelli paterni, adattarsi al clima austero della corte aragonese. Il dislivello era evidente. Assai indicativo, a questo proposito, il racconto secondo il quale Elena di Epiro, la giovane matrigna di Costanza visti gli ambasciatori aragonesi venuti a Napoli così male in arnese, si era opposta alle nozze della figliastra. Ma sembra che Manfredi avesse posto precise condizioni per assicurare alla figlia uno stile di vita conforme alle sue abitudini, garantendo in cambio i suoi diritti alla successione in Sicilia. Dai libri di conti della corte degli infanti risulta infatti che il re e l'infante fecero tutto il possibile per soddisfare le esigenze di Costanza. Sono registrate molte spese per prodotti voluttuari e per oggetti di lusso (frutta, stoffe preziose, perle, penne, legna per riscaldare stanze ed acqua ecc.). Ben presto le entrate del dotario non bastarono più a fronteggiare tutte queste spese. Già nel 1263, al posto di Girona e di Cottliure, fu assegnata a Costanza una pensione annua di 30.000 soldi di reali di Valencia, che anch'essi si rivelarono insufficienti.

Costanza non solo fu trattata come una regina, ma ebbe anche il titolo di regina che non le spettava di sicuro. Ma, se da un lato l'attribuzione del titolo regale esprimeva i riguardi particolari che gli Aragonesi si erano impegnati ad usare nei confronti di Costanza, lo stesso titolo poteva anche servire a sottolineare i diritti di Costanza alla successione in Sicilia, soprattutto quando la loro realizzazione sembrava sempre più lontana.

Ma se Costanza riuscì ad introdurre nella corte uno stile di vita più raffinato, non poté invece introdurvi la lingua materna e la cultura letteraria e filosofica che aveva contraddistinto le corti del nonno e del padre. In verità nulla sappiamo dell'istruzione ricevuta da C. in patria. È noto invece che il suo seguito di giovani nobili italiani, e verosimilmente anche Costanza stessa, venivano scrupolosamente istruiti nella lingua catalana. Ruggiero di Lauria, fratello di latte di Costanza, si sentiva ed era considerato, non a torto, un cavaliere catalano.

Dopo la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266 in cui combatterono anche alcuni contingenti catalani,per la conquista del Regno di Sicilia da parte di Carlo d'Angiò, la corte di Costanza e di Pietro diventò un centro di raccolta per gli esuli ghibellini italiani. Vi trovarono rifugio altri lontani parenti di Costanza fra i quali Bertrando, Guglielmo e Alberto da Canelli, piemontesi, e anche sua zia Costanza, ex imperatrice di Bisanzio che era sfuggita alla cattura angioina; infine, tra il 1274 e il 1275, Giovanni da Procida, medico di Federico II e abile politico, che avrebbe avuto una parte importante nella politica siciliana di Pietro d'Aragona. Tutti guardavano a Costanza come all'erede legittima degli Svevi nel Mezzogiorno d'Italia; gli esuli del Regno la consideravano addirittura la loro "naturalis domina", cioè la loro signora feudale.

Costanza si vide quindi sempre più circondata da italiani. La morte di Corradino sul patibolo a Napoli nel 1268 aveva ulteriormente rafforzato i suoi diritti. Non pare infatti che dal secondo matrimonio di Manfredi fosse nato un erede maschio. I tre figli maschi di cui si ha notizia erano con tutta probabilità bastardi. Rimaneva solo la figlia Beatrice, tenuta prigioniera da Carlo d'Angiò. Costanza esercitò pressioni sul marito per indurlo a vendicare la morte del padre. La realizzazione dei suoi diritti, affermati anche pubblicamente, continuava comunque ad essere uno degli obiettivi perseguiti con maggiore tenacia dalla politica aragonese.

I vent'anni passati da Costanza in Aragona, come infante prima, e dopo l'avvento al trono di Pietro nel 1276, come regina, furono certamente i più sereni della sua vita. Con il marito Costanza era legata da un rapporto di profondo affetto Il primogenito di Costanzae Pietro, si chiamò Alfonso, nacque il 4 novembre 1265 a Valencia, il secondogenito Giacomo il 10 agosto 1267, nella stessa città. Nacquero inoltre due altri figli maschi, Federico e Pietro, e due femmine, Isabella e Violante. La prima nel 1281 sposò il re di Portogallo Dionigi e venne proclamata santa, dopo una vita matrimoniale infelice e piena di umiliazioni; Violante nel 1297 andò sposa a Roberto d'Angiò duca di Calabria, com'era stato stabilito nella pace di Anagni che riconsegnava la Sicilia agli Angioini, ma morì già nel 1300.

Solo nel 1282, con la rivolta dei Siciliani contro il dominio angioino, la possibilità di accedere all'eredità diventò per Costanza una realtà concreta. Alla partenza per Collo nell'Africa settentrionale, da dove sarebbe passato in Sicilia, Pietro nominò Costanza, insieme al primogenito Alfonso, reggente del regno d'Aragona, per il tempo della sua assenza. Ma presto, appena preso possesso dell'isola, chiamò presso di sé la moglie e tre dei suoi figli, Giacomo, Federico e Violante.

Il 28 ottobre 1282 mandò in Catalogna una nave per condurli in Sicilia. Quando nella primavera del 1283 Costanza sbarcò a Trapani, fu accolta calorosamente dalla popolazione Il 16 aprile, a Messina, poté riabbracciare il marito, di ritorno dalla vittoriosa campagna in Calabria. Il loro incontro durò poco - appena tre giorni - e fu anche l'ultimo. Pietro sarebbe morto l'11 novembre 1285 in Catalogna, senza aver rivisto Costanza e il regno appena conquistato. Nel Parlamento celebrato il 19 aprile a Messina, il re, in partenza per Bordeaux, dove avrebbe dovuto misurarsi nel duello con Carlo d'Angiò, affidò a Costanza ed al figlio Giacomo la reggenza, affiancando loro nel governo Giovanni da Procida come cancelliere e Alaimo da Lentini come maestro giustiziere, mentre Ruggiero di Lauria fu nominato ammiraglio di Sicilia e d'Aragona.

Il compito di Costanza non fu facile. Gli isolani avevano chiamato Pietro d'Aragona perché marito della legittima erede del Regno. Ma è anche vero che la rivolta del Vespro aveva svegliato forti tendenze autonomistiche sia nelle città sia nella nobiltà. Gli uomini che avevano combattuto gli Angioini e costituito la "comunitas iculorum" non erano tanto disposti a sottomettersi di nuovo al potere monarchico e già nel 1283 scoppiò la prima rivolta antiaragonese capeggiata da Guaitieri da Caltagirone. Pietro dal canto suo aveva subito agito con energia: l'amministrazione dei castelli era in mano di catalani e aragonesi ed anche i due vicari generali del Regno "citra et ultra flumen Salsum", Guglielmo Calcerando de Cartellà e Pietro Queralt, nominati prima della partenza del re, erano venuti dalla Spagna. Nel governo centrale l'elemento siciliano era rappresentato solo da Alaimo da Lentini, antico fautore degli Angioini e capitano di Messina al tempo della comunitas, il più autorevole esponente delle aspirazioni particolaristiche siciliane. Pietro pensò bene quindi di raccomandare proprio a lui Costanza e i figli.Per Costanza si trattò quindi soprattutto di attenuare le gravi tensioni che la convivenza tra isolani, aragonesi e fuorusciti ghibellini creava necessariamente.

Proprio in questi primissimi anni della dominazione aragonese in Sicilia la presenza di Costanza fu un importante fattore di equilibrio, grazie soprattutto al suo carattere amabile e sereno su cui concordano tutti i cronisti.

Oltre alle difficoltà interne Costanza dovette affrontare la guerra contro gli Angioini, mentre, ad aggravare ulteriormente la situazione, s'aggiungeva l'interdetto lanciato contro la Sicilia da Martino IV che doveva risultare particolarmente gravoso per Costanza, donna profondamente religiosa. Pare che Costanza si sia interessata personalmente agli armamenti. Ma quando nel 1284 Ruggiero di Lauria riuscì a catturare l'erede al trono angioino, Carlo principe di Salerno, e a portarlo a Messina, fu proprio Costanza a sottrarlo al linciaggio della folla. Il suo gesto fu tanto più apprezzato in quanto dimostrava la generosità della regina che non aveva voluto ripagare la morte del padre con un'altra morte.

Nella fortunata spedizione nel golfo di Napoli il Lauria aveva anche potuto liberare la sorellastra di Costanza, Beatrice, figlia di Manfredi e di Elena di Epiro. Costanza si preoccupò con grande sollecitudine della sua sorte e combinò il suo matrimonio con Manfredi di Saluzzo, celebrato nell'ottobre dei 1286 a Messina. Ma al momento delle nozze Beatrice, cui Costanza aveva dato una dote di 8.000 once d'oro, rinunciò ufficialmente a tutti i suoi eventuali diritti sul Regno di Sicilia.

Dopo la morte nel 1285 del marito, che aveva continuato dalla Spagna a dirigere gli affari siciliani, come dimostra la fitta corrispondenza con la moglie, Costanza affiancò nel governo il figlio Giacomo, diciottenne, incoronato re di Sicilia nel febbraio del 1286, dato che gli accordi matrimoniali del lontano 1260 le avevano assegnato la reggenza fino al compimento del ventesimo anno di età dei figli. Ma pare che ben presto si sia ritirata dalla vita pubblica. Nel 1290 mandò truppe a San Giovanni d'Acri per la difesa della città "pro anima vivi sui et pro subsidio Terre Sancte", che tuttavia furono rimandati indietro perché i Siciliani erano scomunicati e sottoposti all'interdetto. La morte nel 1291 del primogenito Alfonso, che era successo al padre sul trono d'Aragona e che Costanza non aveva più rivisto da quando aveva lasciato la Catalogna, la indusse a ritirarsi definitivamente e ad entrare nel monastero delle clarisse da lei fondato a Messina.

Prendeva così in Costanza il sopravvento un tratto della sua personalità che si era maturato nel clima della corte aragonese permeato da un profondo senso religioso. Le idee di S. Francesco vi avevano trovato un terreno fertile, come dimostra la presenza a corte di Ramon Lull e di Arnaldo di Villanova. Pietro stesso, in punto di morte, aveva chiamato un frate minore per confessarsi. Costanza, dal canto suo, già verso il 1265 aveva fondato e dotato nella piccola città di Huesca, regalata da Giacomo I al figlio al momento delle sue nozze con C., un monastero di clarisse, che sottopose alla sua speciale protezione. Altre manifestazioni della sua religiosità sono le visite ai santuari famosi in occasioni particolarmente importanti della sua vita, come nel 1267 dopo la nascita di Giacomo, nel 1283 prima della partenza per la Sicilia. Frequenti anche le elargizioni a favore di religiosi e di monasteri. Tutto ciò contribuiva a rendere il suo ritiro - una scelta quasi obbligata per una vedova, madre di figli ormai maggiorenni - particolarmente drastico. Costanza rimase sempre devota all'autorità pontificia.

Questa sua sostanziale sottomissione ai dettami della Chiesa dovette causarle non pochi scrupoli di coscienza se si considera che il Papato aveva sempre denunciato come usurpato il dominio aragonese in Sicilia e in conseguenza inflitto la scomunica ai regnanti. Il permesso di potersi scegliere un confessore che la assolvesse quotidianamente dai suoi peccati nonostante l'interdetto che gravava sull'isola, ottenuto nel 1292 dal cardinale vescovo di Porto Matteo, dovette quindi rivestire per lei particolare importanza. Quando poi nel 1295 Giacomo II venne ad un accordo con Bonifacio VIII, il cui prezzo era la cessione della Sicilia agli Angioini, Costanza non se la sentì di rimanere a fianco del figlio Federico, il quale, in dispregio dei patti, decise di difendere l'eredità materna, e si fece incoronare re di Sicilia nel marzo del 1296. Sottoposta a precise pressioni da parte degli emissari pontifici, il vescovo di Urgel e Bonifacio da Calamandrana, che le ricordavano che non poteva restare in Sicilia "sine peccato", accettò di abbandonare per sempre il suo regno. Accompagnata da Giovanni da Procida e da Ruggiero di Lauria, i due uomini che le erano stati particolarmente vicini durante il suo governo in Sicilia, nel febbraio del 1297 si trasferì a Roma, dove furono celebrate le nozze della figlia più giovane Violante con Roberto d'Angiò. Nonostante papa Bonifacio VIII si fosse impegnato di provvedere al suo sostentamento a Roma, Costanza ben presto fu costretta a lamentarsi con il figlio Giacomo delle difficoltà economiche in cui si trovava. Nel 1299 tornò in Catalogna.

Morì a Barcellona l'8 aprile 1300 e fu sepolta nella chiesa del locale convento dei francescani, da dove solo nel 1852 le sue spoglie furono traslate in una cappella del chiostro della cattedrale. La Chiesa la proclamò beata.

Nel testamento, dettato il 1º febbraio 1299, aveva istituito tra l'altro due ospedali per i poveri, a Barcellona e a Valencia. Aveva però sottoposto il piccolo legato a favore del figlio Federico al vincolo che egli vi potesse accedere solo dopo aver fatto la pace con la Chiesa, rispettando così una clausola del trattato di Anagni del 1295 tra Giacomo II d'Aragona e Carlo II d'Angiò.

Il suo sigillo la rappresenta all'impiedi, in mezzo a un tempietto gotico, vestita con tunica e manto e con la corona in testa. Nella mano destra tiene lo scettro sormontato dal giglio, nella sinistra il pomo sormontato dalla croce. Dante ricorda Costanza nel terzo canto del Purgatorio, in occasione del suo incontro con Manfredi, il quale prega il poeta di portare la notizia della sua salvezza alla sua "bella" e "buona" figlia, "genitrice dell'onor di Cicilia e d'Aragona" (vv. 127-129, 143).

Pietro III d'Aragona figlio di Giacomo il Conquistatore,re d'Aragona,Valencia e Maiorca,conte di Barcellona,Gerona ,Osona,Besalù,Cerdanya e di Rossiglione,Signore di Montpellier e Carlades;e di Violante o Iolanda d'Ungheria,figlia di Andrea II Re d'Ungheria e della principessa di Costantinopoli Iolanda De Courtenay.Egli nacque a Valencia nel 1239 ed era figlio primogenito e nel 1262 ereditò molte signorie e contee,ma anche il Regno d'Aragona.Nel 1262 a Montpellier sposò Costanza,figlia di Manfredi di Svevia,Re di Sicilia, e di Beatrice di Savoia.

Nel 1282, durante i Vespri Siciliani, dopo che i siciliani avevano inutilmente offerto al Papa la loro confederazione repubblicana di liberi comuni in feudo , inviarono una delegazione in Nordafrica che offrì a Pietro l'ambita corona del Regno di Sicilia, in quanto marito di Costanza, legittima erede del regno normanno; Pietro accettò ed il 31 agosto sbarcò a Trapani, con 600 armigeri, tra loro anche le fedeli famiglie dei Cossines e 8.000 almugaveri che era una fanteria da guerriglia che sarebbe divenuta famosa per coraggio e crudeltà. Carlo I d'Angiò, che il 25 luglio aveva messo l'assedio alla città di Messina, dopo lo sbarco aragonese tentò un ultimo vano assalto a Messina e poi si ritirò.Il 2 agosto 1282 Pietro entrò trionfalmente a Messina ;la città fu considerata dagli Aragonesi "fedelissima"ottenendo ricompense politiche ed economiche.Di lì a poco il nuovo Re aragonese occupò tutto il resto dell'isola ed il 26 settembre sbarcò in Calabria, dove gli almugaveri ed anche siciliani, fecero solo azioni di guerriglia senza reali conquiste territoriali. Alla fine dell'anno si era determinato uno spaccamento del Regno di Sicilia in due parti, l'isola di Sicilia in mano agli aragonesi ed il resto del regno,la parte continentale agli Angioini.

Nel novembre dello stesso anno, fu scomunicato dal papa Martino IV, che non lo riconobbe re di Sicilia, anzi lo dichiarò decaduto anche dal regno d' Aragona ed offrì il tutto a Carlo terzogenito (secondogenito vivente) del re di Francia, Filippo l'Ardito e futuro conte di Valois.

Nel 1284, papa Martino IV, diede una consistente somma di denaro a Carlo I d'Angiò che preparò una flotta in Provenza che avrebbe dovuto unirsi a parte della flotta che l'attendeva nel porto di Napoli e poi incontrarsi ad Ustica con il resto della flotta composto da trenta galere con l'armata italo-angioina, proveniente da Brindisi. Ma il 5 giugno la flotta siciliano-aragonese, sotto il comando del Lauria si presentò dinanzi al porto di Napoli e il principe di Salerno, il figlio di Carlo I, Carlo lo Zoppo, disobbedendo all'ordine del padre di non muoversi, prima del suo arrivo dalla Provenza, uscì dal porto con la sua flotta napoletana, per combattere il Lauria che lo sconfisse e fece prigioniero lui e parecchi nobili napoletani. Quando Carlo I arrivò a Gaeta e seppe della sconfitta maledì il figlio, ma dovette rinunciare all'invasione della Sicilia, assediò invano Reggio e poi, per riorganizzarsi, si ritirò in Puglia dove, a Foggia, il 7 gennaio 1285, morì.

Pietro III morì a Vilafranca del Penedès, l'11 novembre 1285,lo stesso anno del suo avversario Carlo I d'Angiò

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--Vi esorto a postare le vostre monete aragonesi di Sicilia e vi ringrazio anticipatamente del vostro contributo per far diventare "grande" e seguita anche questa discussione

--odjob

Anche se ho scritto quasi nulla in questa discussione sappiate che la leggo con interesse. Ieri ho studiato ed approfondito alcuni aspetti storici riguardanti il regno di Pietro e Costanza d'Aragona (1282-1285) e sulla classificazione del dritto e rovescio delle loro monete. Sono giunto ad alcune considerazioni e desidero a breve scrivere qualcosa al riguardo, prima però vorrei sapere cosa avete da dire sull'argomento. Anni fà affrontai il discorso su questa breve diatriba in questa discussione http://www.lamoneta.it/topic/77180-pietro-e-costanza-daragona/?hl=%2Bpietro+%2Baragona e sul perchè troviamo il nome della regina sul lato con l'aquila. Il discorso potrebbe farsi molto interessante e va al di là della semplice classificazione di carattere numismatico. Qui di seguito un paio di esemplari notati nelle prossime aste http://www.sixbid.com/browse.html?auction=1268&category=26547&lot=1164515

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Modificato da francesco77

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La questione è spiegata nel libro della collezione del Banco di Sicilia curato dalla prof.ssa Travaini. Costanza era la "portatrice" del titolo del regno di Sicilia quindi si potrebbe anche proporre come diritto quello con il suo nome e l'aquila degli Staufen (p.52-53)

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La questione è spiegata nel libro della collezione del Banco di Sicilia curato dalla prof.ssa Travaini. Costanza era la "portatrice" del titolo del regno di Sicilia quindi si potrebbe anche proporre come diritto quello con il suo nome e l'aquila degli Staufen (p.52-53)

Infatti è leggendo proprio questo libro che mi sono fatto un'idea. Ottimo! :hi: :good: http://www.lamoneta.it/topic/121496-travaini-collezioni-fondazione-banco-di-sicilia/


Inviato

Bel libro veramente e grazie d'averlo segnalato. A me ha fatto notare una cosa che non avevo notato sul MEC e che potrebbe aiutarmi su un'altra questione riguardante i pierreali :)

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  • 4 settimane dopo...
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Durante il periodo di interregno sembra che non furono coniate monete.

Il Pierreale al lotto n°700 della vendita Sambon a Milano nel 1897 lo si attribuirebbe a tale periodo;ha le scritte periferiche al D/+AC ATENARU.NEOPATRI DUX ed al R/+AC ATENARU NEOPATRI DUX con lo stemma affiancato dalle lettere A A(Artale Alagona)


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