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Inviato

Dopo vari Pierreali di Federico IV

vi pubblico il Denaro con aquila che è la prima tipologia ,dopo quelle ,con testa coronata, emesse dai precedenti regnanti aragonesi.

Denaro:FEDERICO IV(1355-1377) Zecca di Messina

D/+FRIDERICUS:DEI:GRA ,aquila con ali spiegate entro circolo di perline

R/+GRA:REX:SICILIE ,croce patente con globetti nei due campi contrapposti e rosette negli altri due

Riferimenti:MAUGERI 21;MIR 207 ;SPAHR 245-246;BIAGGI 1326

La moneta è presente in collezione privata

--Salutoni

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Inviato

Dovrebbe essere Spahr 237.

Questi denari sono sempre in bassa conservazione; mai visti con legenda tutta leggibile.


Inviato

Ciao sicil

le foto non sono buone

l'aquila e la croce con i simboli sono molto ben leggibili ed anche le poche lettere periferiche,ma come dici tu,la legenda ,causa mancanze di metallo,non è completamente leggibile.

--odjob


Inviato

Dei Denari di Federico IV con l'effige dell'aquila ad ali spiegate sono conosciute circa 40 varianti

il peso varia da gr.0,50 a 0,75 ed il diametro medio è di mm.15

--odjob


  • 5 settimane dopo...
Inviato

Proseguo con Federico IV con questo

Denaro con elefante:FEDERICO IV(1355-1377)Zecca di Catania

D/+FRIDERICUS:DEI;nel campo stemma aragonese romboidale con quattro rosette ai lati;il tutto entro cerchio perlinato

R/+:GRA:REX:SICIL;nel campo elefante (emblema di Catania)volto a sinistra entro cerchio perlinato sormontato da una croce che interseca la legenda

Riferimenti:MAUGERI 23;MIR 1;SPAHR 266-273;BIAGGI 590

--Salutoni

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Inviato

Il Sambon sosteneva che le monete con l'elefante che hanno al Diritto la stessa legenda del Rovescio (Spahr 274)dovessero essere attribuite ad Artale II d'Alagona.Tali monete furono coniate dopo il 1377 nei pressi del castello di Aci prima che questo castello cadesse ad opera di Re Martino il 4 maggio 1396

--odjob

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Inviato

Furono coniati in gran quantità questi Denari di Federico IV con elefante.

Durante il regno di Federico IV furono aperte anche "Zecche non ufficiali"per la coniazione dei Denari come ad esempio quella di Sciacca ad opera di Guglielmo Peralta.

--Salutoni

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Inviato

Furono coniati in gran quantità questi Denari di Federico IV con elefante.

Durante il regno di Federico IV furono aperte anche "Zecche non ufficiali"per la coniazione dei Denari come ad esempio quella di Sciacca ad opera di Guglielmo Peralta.

--Salutoni

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.............nello stesso tempo nelle"patronanze feudali"(=zecche non ufficiali) :D ci furono anche i nomi dei Chiaramonte e degli Alagona.

"Cit"::::(Quando i signori erano piu'potenti dei Re).............................. :)

;)


Inviato

Si rex

difatti,non so se l'ho scritto precedentemente,ma esiste(fonte Maugeri)un Pierreale in rame attribuito ad Artale Alagona che pare sia stato battuto dalla Zecca di Catania con la scritta periferica al D/ AC AThENAR NEOPA DU ed al R/XPS VINCIT XPS REGNA XPS.

Tale Pierreale lo si trova nella vendita Sambon(Milano 1897) al lotto n°701

--Salutoni

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  • 4 settimane dopo...
Inviato (modificato)

è la volta del

Denaro:FEDERICO IV(1355-1377) Zecca di Sciacca

D/+FRIDERICUS:DEI ;busto del Re di prospetto entro circolo di perline

R/+GRA/REX/SICI/LIE Croce che taglia la legenda in quattro punti;negli angoli si possono trovare lettere o punti oppure(come nel nostro caso lettere e punti);al centro cerchietto ed il tutto entro circolo perlinato

Riferimenti:MAUGERI 22;BIAGGI(Messina)1329;MIR 659;SPAHR 248-263

--Salutoni

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Inviato (modificato)

Secondo il Maugeri la moneta(come quella del post precedente) con il busto di Federico IV fu coniata nella città di Sciacca dopo il 1372 da Guglielmo Peralta

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Inviato

Leggendo l'articolo di Maria Giannantonj"Le monete di Sciacca"su Cronaca Numismatica di luglio-agosto 1994 veniamo a conoscenza che:

Guglielmo Peralta ,signore di Sciacca,viene diffidato da Federico IV nel coniare moneta abusiva.Causa dell'anarchia che regnava in quel periodo in Sicilia,molti signorotti locali,per procurarsi forti introiti locali e per dimostrare il loro potere avevano coniato monete nelle Zecche privatamente

L'occupazione napoletana di Messina aveva provocato la chiusura della Zecca messinese.

A sopperire tale mancanza,si aprirono le Zecche di Catania e di Palermo ma,a detta dell'autrice dell'articolo,dal momento che la qualità delle monete non era buona,queste si confondevano con altre coniate dai privati.

Il Peralta continuò imperterrito a far battere moneta,senza curarsi della diffida del Re.

Da un documento del 1380 si apprende che,per ordine regio,i Denari coniati a Sciacca ,e che giungevano a Palermo,dovevano essere distrutti poiché considerati illegali.

Lo Spahr catalogò le monete con il busto del Re Federico IV frontale come coniazioni sia di Palermo che di Sciacca

Dall'articolo della Giannantonj apprendiamo,quindi,che la Zecca di Sciacca era l'unica ad essere abusiva ed anche per questo il Re aveva diffidato il Peralta a non proseguire nell'attività di conio poiché anche altri signori siciliani avrebbero potuto aprire altre Zecche abusive.

--Salutoni

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Inviato

Statisticamente Federico IV è il regnante aragonese che ha più degli altri battuto monete in argento in Sicilia,mentre per quello che concerne le monete in rame e mistura egli fece coniare quantitativi che si attestano sulla media di quelli coniati dagli altri.

--Salutoni

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Inviato

Ma in relazione a quante ce ne sono pervenute o ci sono documenti che lo confermano?


Inviato

Ma in relazione a quante ce ne sono pervenute o ci sono documenti che lo confermano?

Ciao sicil,hai fattobene a chiedere una specifica.

La statistica,purtroppo,è solo sulle monete studiate da Maugeri.

--Salutoni

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  • 1 mese dopo...
Inviato (modificato)

Stamani leggevo che Giuseppe Saverio Poli,fra le tante monete che collezionò,vi furono anche quelle degli Aragonesi di Sicilia.

Egli nacque a Molfetta il 26 ottobre 1746 e morì a Napoli il 7 aprile 1825 ,fu fisico ,biologo e naturalista italiano ,nonché collezionista numismatico che donò la sua poderosa collezione di monete antiche e medievali al Re Francesco I(suo discepolo),dipoi,la collezione finì al Reale Museo Borbonico

--Salutoni

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  • 2 settimane dopo...
Inviato

Vicariato:

Siamo in un periodo assai caotico della storia siciliana,venutosi a creare prima della morte di Federico IV del 1377.Infatti,pochi anni prima che questo Re morisse,l'amministrazione del Regno di Sicilia già non era più nelle sue mani.Re Federico venne definito con l'aggettivo il "semplice"per via del suo carattere e dell'inettitudine ad amministrare il suo Regno.

Pertanto alla morte di questo regnante si verificò un vuoto di potere,con conseguenti congiure di baroni, che si protrasse in Sicilia fin oltre l'arrivo sull'isola della Regina Maria ed anche dopo il suo matrimonio con Martino d'Aragona(figlio di Martino V Duca di Monblanco).In questo periodo vi erano quattro vicari che governavano la Sicilia:Artale Alagona a Catania,Guglielmo Peralta a Sciacca,Francesco Ventimiglia nella Madonie e Manfredi Chiaramonte a Palermo.

In questo periodo a Palermo fu coniata una moneta che non recherà nome dell'autorità regale ma il nome della città di emissione.Questa moneta era un Denaro rarissimo con al D/+URBIS:P:ANORMI;croce patente con braccio inferiore che interseca la leggenda;rosette e lettere si alternano nei quarti.ed al R/+RENUM:SICILIE:aquila coronata ad ali spiegate volta a sinistra.Pare che questa moneta fu coniata sotto il vicariato di Manfredi III Chiaramonte(questa moneta dovrebbe essere esposta al museo archeologico di Palermo).

Anche nelle altre parti della Sicilia furono coniate monete"illegali"cioè senza assenso regio,anche se sempre con il nome dell'autorità regia

--Salutoni

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Inviato

Ciao @@sicil_rex,

le varianti le ho riprese da uno studio di Maurizio Bonanno , Schede medievali n°6 "Denaro inedito della città di Palermo di epoca chiaramontana", Dicembre 1984.

Un saluto

Antonio

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Inviato

Ciao @@sicil_rex,

le varianti le ho riprese da uno studio di Maurizio Bonanno , Schede medievali n°6 "Denaro inedito della città di Palermo di epoca chiaramontana", Dicembre 1984.

Un saluto

Antonio

Ciao Antonio ringrazio per questa tua precisazione.Quindi,dato che vi sono molte varianti,possiamo affermare che c'è stata una certa coniazione di queste monete palermitane ma che poi sono state ritirate dalla circolazione.

Mica sai se Bonanno ha messo sul web questo suo studio?

--Salutoni

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Inviato

Posso escludere che Maurizio Bonanno abbia messo sul web i suoi studi. Non aveva un buon rapporto con il PC. Potrebbe averlo fatto qualcun altro.

E' da molto che non lo vedo in giro... proverò a chiamarlo. Oppure potrebbe essere al convegno di Catania di fine settembre.


  • 1 mese dopo...
Inviato

Maria D'Aragona( 2 luglio 1363 a Catania-25 maggio 1401 Lentini)giunse sul trono ,anche lei,in giovane età.Successe al padre Federico IV nel 1377.Suo nonno,però,non volle accettare una successione in linea femminile e,pertanto,la mise sotto la tutela del conte Artale d'Alagona.La giovane regina sarebbe finita in sposa a Gian Galeazzo Visconti se non fosse stato che Guglielmo Raimondo Moncada,nel 1380,l'avesse condotta in Sardegna e ,tramite Re Pietro IV D'Aragona,l'avesse fatta sposare a Martino figlio di Martino V duca di Montblanch e nipote del Re.Nel 1398 i due sposi furono solennemente incoronati a Palermo.

Nel testamento Federico IV aveva lasciato a Maria il Regno di Sicilia,il Ducato di Atene e Neopatria,mentre,al figlio maschio,Guglielmo le isole di Malta e Gozo.

Artale d'alagona aveva diviso il vicariato con Manfredi Chiaramonte ,conte di Modica,Guglielmo Peralta conte di Caltabellotta,e con Francesco Ventimiglia conte di Collesano

Vi è da dire che nel gennaio del 1379 Guglielmo Raimondo Moncada, conte di Agusta, escluso dal vicariato, rapì Maria per utilizzarla come pedina di scambio e la portò ad Augusta, a luglio la trasferì via mare nel castello vecchio di Licata.L’accordo matrimoniale fra Martino e Maria fu firmato il 24 luglio 1380 da Pietro IV, il duca Martino V, Guglielmo Raimondo Moncada ed Enrico Rosso conte di Aidone.Il castello di Licata non era più sicuro per proteggere la Regina per via dell’arrivo delle truppe dei vicari;così Maria fu trasferita ad Augusta. Qui il 5 giugno 1381 Moncada consegnò Maria ai legati di Pietro IV, che dovevano condurla in Aragona. Artale Alagona tentò di conquistare il castello di Augusta, attaccandolo per mare e per terra e impedendo il rifornimento di viveri, per ridurre alla fame gli assediati. Nell’estate del 1382 Filippo Dalmao, visconte di Rocabertí, giunto in Sicilia con una flotta, riuscì finalmente a liberare Maria ed a trasferirla in Sardegna, nel castello di Cagliari, dove rimase sotto la stretta sorveglianza del governatore Joan de Montbuy.

Nell’ottobre 1382 il duca Martino ordinò di allontanare da Cagliari la nutrice della Regina Maria, Giacomina, e le figlie di questa, come persone pericolose, mentre rimasero al suo fianco Giovanna Moncada e la contessa Allegranza Abbate, matrigna di Guglielmo Raimondo Moncada. Durante il soggiorno a Cagliari di Maria il duca Martino la faceva vivere in isolamento e ristrettezze economiche. Frattanto Pietro IV e il duca Martino trattavano col papa Urbano VI e anche con l’antipapa Clemente VII l’investitura del Regno di Sicilia. Nel 1385 giunsero in Sicilia gli ambasciatori aragonesi, per comunicare che Maria avrebbe sposato Martino il Giovane e per sondare l’atteggiamento dei vicari in caso di sbarco del duca di Montblanc e di suo figlio.

Nel 1387, dopo la morte di Pietro IV e l’ascesa al trono del primogenito Giovanni detto il Cacciatore,avvenne che il Regno di Aragona aderì al Papato di obbedienza avignonese e, di conseguenza, Urbano VI si alleò con i quattro vicari del Regno di Sicilia.

Ottenuta da Clemente VII la dispensa matrimoniale, necessaria perché gli sposi erano consanguinei, nel 1391 fu finalmente celebrato il matrimonio tra Maria e Martino. In teoria Maria aveva a disposizione un donativo di 1000 fiorini annui, poi quadruplicato;ma in pratica non ricevette mai tale somma di denaro e visse sempre in grandi difficoltà finanziarie.

I vicari Andrea Chiaramonte, Manfredi Alagona, Antonio Ventimiglia e Guglielmo Peralta,nel luglio del 1391, incontratisi a Castronuovo, decisero di accogliere Maria come loro regina e di respingere il duca di Montblanc e suo figlio,sposo della Regina. Bonifacio IX, divenuto papa dopo la morte di Urbano VI, inviò in Sicilia il nunzio apostolico Nicolò Sommariva, che affidò ai quattro vicari il governo dell’isola, a nome del papa romano e di Maria, disconoscendo i diritti di Martino il Giovane e spingendo il padre di questo a organizzare una spedizione armata per impadronirsi della Sicilia.

Lasciata Barcellona ,dove avevano celebrato le nozze, gli sposi con la flotta aragonese e Martino V si diressero alla volta della Sicilia. Il 22 marzo 1392 Maria il suo sposo e il duca Martino sbarcarono nell’isola di Favignana.Il 1° giugno occuparono Palermo ed il ribelle Andrea Chiaramonte fu decapitato davanti allo Steri(sontuosa dimora familiare).Il duca Martino e il figlio proseguirono la loro campagna militare. Riconquistarono Catania, che si era ribellata per opera di Artale Alagona, figlio di Manfredi, e del vescovo Simone Del Pozzo e Maria si stabilì nel castello Ursino. Catania, nel marzo del 1394 fu occupata nuovamente dai ribelli,ma ad agosto, dopo cinque mesi di assedio, i due Martini riuscirono a riconquistare la città etnea e furono accolti da Maria nel castello Ursino.

Dopo una malattia dovuta al mal nutrimento ed alla depressione in cui l'aveva indotta il suocero,il 17 novembre 1398, dopo un parto lungo e laborioso, Maria partorì il suo unico figlio che fu battezzato con il nome di Pietro, in onore del sovrano aragonese di Sardegna.

L’8 novembre del 1400 il piccolo Pietro morì, ucciso da un colpo di lancia in testa durante una giostra. Dato che a Catania si era diffusa la peste, si stabilì che la Regina lasciasse la città, ma il provvedimento non valse ad evitarle il contagio; giunta a Lentini, vi morì il 25 maggio 1401, senza ricevere né una visita né una lettera da parte del marito, più interessato al destino dei beni materiali della moglie che alle sue sofferenze. Quando la notizia giunse in Aragona, Martino il Vecchio organizzò in suo onore solenni onoranze funebri nelle corti, cattedrali e città del Regno, per ufficializzarne la morte. Maria fu sepolta nella cattedrale di Catania, dove erano stati tumulati la madre Costanza e il figlio Pietro.

Con la regina Maria non si coniarono monete auree

"Tutte le monete di Maria sono più o meno rare,alcune rarissime,come il Pierreale ed il quarto di Pierreale con il suo delizioso ritratto frontale,prototipo di rappresentazione artistica rinascimentale"da Maugeri

Tuttavia anche i mezzi Pierreali sono rarissimi ed i Denari,oltre che molto belli, sono non comuni.

Con il regno di Maria furono attive le Zecche di Catania e Messina,ma ,sembra,che ,in modo non ufficiale,anche la Zecca di Palermo coniò monete in questo periodo.

--Salutoni

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Inviato

Un utente del forum Antonio Loteta ha scritto quest'articolo, pubblicato su Panorama Numismatico dell'ottobre 2010 che ci parla di un Denaro della Regina Maria d'Aragona, e ritengo che non poteva mancare in questa discussione.

questo è il link dov'è possibile leggere l'articolo:::::: http://www.panorama-numismatico.com/un-denaro-di-maria-d%E2%80%99aragona-della-zecca-di-catania/

--Salutoni

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Inviato

Di Maria vi posto questo Denaro che appartiene a collezione privata:

D/+MARIA:DEI:GRACI:stemma d'Aragona e di Sicilia nel campo entro circolo lineare

R/+REGINA:SICILIE ;nel campo croce trifogliata;nel primo e nel terzo campo lettere rispettivamente A e B e nel secondo e quarto quarto rosette;il tutto entro circolo lineare

Riferimenti:MAUGERI 30;BIAGGI 1335;SPAHR 15-18;MIR 214/1

è bellissimo vedere in Denari di piccolo diametro come questi la ricercatezza di particolari che li rendono artisticamente interessanti(croce trifogliata,stemma d'Aragona e di Sicilia,stile delle lettere )

--Salutoni

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  • 2 settimane dopo...
Inviato

Giancarlo Bertelli in Cronaca Numismatica dell'ottobre 1994 presenta ben tre Pierreali di Maria D'Aragona:il primo era presente nella prestigiosa collezione Spahr(n°1 in SPAHR"Le monete siciliane dagli Aragonesi ai Borboni");il secondo(classificato come Spahr n°3) fu coniato con nome di Maria e Martino;il terzo fu considerato proprio da Spahr un esemplare unico poiché si trattava di una variante dello Spahr n°5,coniato quando Martino il Vecchio(suocero di Maria)salì sul trono d'Aragona lasciando la gestione del regno di Sicilia a Maria ed a Martino il Giovane ed al Dritto appare la dicitura SIC anzicchè SICIL ed al rovescio SICILIE anzicchè SICIL.

Sempre il Bertelli afferma che la rarità dei Pierreali che riguardano Maria è dovuta al fatto che durante il suo regno si continuarono a coniare monete a nome del padre Federico "il Semplice".

Dall'autore dell'articolo apprendiamo,inoltre,che un Pierreale classificato come Spahr n°3 ,appartenente ad una collezione di una nobile famiglia,fu venduto nel 1931 dalla ditta Baranowski a 1.300 Lire.


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