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Tra i grossi medievali, l'agontano rappresenta di sicuro una delle tipologie che preferisco, sia per le rappresentazioni, sia per il fatto che circolò abbondantemente, come testimoniato dalle fonti, nei luoghi dove vivo. Molte delle zecche che emisero questa interessantissima moneta sono abbastanza vicine a me, perciò la sento particolarmente "mia". Di agontani in collezione ne ho pertanto parecchi. Se, da una parte, i vuoti da colmare sono ancora parecchi, dall'altra guardo con soddisfazione quelli che sono finora riuscito a reperire.

Come sappiamo, il grosso agontano o anconetano fu emesso per primo dalla zecca di Ancona probabilmente poco prima del 1290. La novità ed il successo che la moneta ebbe presto sui mercati fece si che molte zecche imitarono il grosso della Città di Ancona e lo fecero in qualche modo proprio.

Non sto qui a ricordare tutte le zecche che emisero il loro agontano, poiché esistono nel Forum già parecchie discussioni ed articoli che trattano ampiamente ed in maniera esaustiva la materia. Desidero invece brevemente presentare oggi un pezzo che, credo, rappresenti un "esordio" su Lamoneta.it. Mi riferisco al grosso agontano di Bologna. Abbiamo qui già trattato del pepolese, "l'imitazione" dell'agontano o grosso da due, che valeva 24 bolognini piccoli, fatto coniare a Bologna intorno al 1338 da Taddeo Pepoli ed io stesso ho pubblicato il pur modesto esemplare in mio possesso nella discussione dedicata ai grossi.

Come Perugia, di cui abbiamo recentemente letto il piacevole articolo dell'amico Roberto Ganganelli su Il Giornale della Numismatica dedicato all'agontano, Bologna arriva molto tardi e oserei dire fuori tempo massimo ad emettere l'agontano vero e proprio. Io ritengo che questa particolare emissione abbia una forte implicazione politica, più che economica. Intanto l'agontano nei quasi 100 anni trascorsi dall'emissione si era ridotto dai circa 2,40 g a circa 1,80 ed era inoltre in atto nei comuni centro-settentrionali la "moda" del bolognino che stava soppiantando progressivamente il grosso propriamente detto. Eppure Bologna, fra il 1376 ed il 1401, ritengo per un periodo molto limitato, visto il numero non elevato di monete giunte fino a noi, la città emette il grosso agontano, che pesava, informazione desunta dal Biaggi, ben g. 2,58. Peraltro, l'unico pezzo visto recentemente in asta pubblica (e combattuto), Negrini n. 25 del novembre 2007, Collezione Luciano Rambaldi (a sua volta proveniente da un'Asta Leu del 1996), pur mancando di una piccola frazione, pesava ben g. 2,46. Non mi calo, riservandomi di approfondire semmai la materia successivamente, nella questione metrologica. Osservo però che la moneta, essendosi nel frattempo ridotto considerevolmente il peso dell'agontano, poteva apparentemente risultare fuori mercato e questa potrebbe essere una delle cause principali che ne dovettero decretare l'insuccesso. Altrimenti sarebbe stato certamente battuto più a lungo e ne conosceremmo oggi un numero maggiore di esemplari. Altro motivo che potrebbe aver determinato la sospensione dell'emissione sarebbe altrimenti l'avvento dei Bentivoglio del 1401, con tutti i rivolgimenti e le riforme che caratterizzarono da quel momento la monetazione bolognese. Questo però farebbe slittare l'emissione fra gli utimissimi anni del XIV° secolo e il 1401.

Dicevo prima che a mio modo di vedere l'emissione si giustifica principalmente per motivazioni politiche. Il 20 marzo 1376 la città felsinea si ribella all'autorità pontificia e nasce da questo momento la Repubblica. Fino ad allora la monetazione bolognese era dedicata a San Pietro, che però incarnava palesemente il potere pontificio. A partire dalla rivolta San Petronio, nuovo protettore della città, assume un ruolo predominante nella vita cittadina e diviene il simbolo della ritrovata liberta di Bologna, tant'è che i cittadini decisero nel 1388 di dedicargli una nuova basilica in Piazza Maggiore. L'agontano bolognese, nel suo piccolo, presentando per la prima volta nella monetazione della città l'immagine di San Petronio benedicente (d'ora in poi il Santo sarà presente nelle emissioni bolognesi per secoli) rappresenta un documento parlante e una sorta di biglietto da visita della nuova Repubblica.

Tornando alla mia moneta, comperata qualche anno fa per una cifra non irrilevante, e proveniente da una prestigiosa raccolta privata bolognese, a sua volta acquistata da un vecchio listino a prezzi fissi della ditta Baranowski (non ho trovato il riferimento preciso), come potete vedere non è certo di grande qualità. E' molto circolata e presenta anche tracce di tosatura; il peso, solo g. 1,44, testimonia che ha svolto a lungo il suo compito. Comunque, in attesa di una sostituta di qualità migliore, me la tengo stretta.

Questa è la descrizione:

Bologna, Repubblica (1379/1401), grosso agontano, Ar gr. 1,44

Dr. +: DE : BO : NO : NIA : Croce patente.

Rv. ° S' PETRONIVS : ° Il Santo nimbato, mitrato e barbuto, in piedi di fronte, benedice con la dx. e tiene il pastorale con la sx.

rif. CNI 28 (nel CNI la leggenda del dritto è trascritta erronemamente).

Spero che queste poche righe destino un minimo di interesse e in qualche modo compensino la mia scarsa presenza dell'ultimo periodo nel Forum. ;)

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Modificato da aemilianus253
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Grande, aemilianus!!

Splendida presentazione per una moneta interessantissima ed estremamente rara. E ancora da studiare in ogni suo risvolto.

Per la tua scarsa presenza nel forum, ultimamente, sei perdonato :D .

GRAZIE per averci dato la possibilità di ammirare il tuo esemplare.

Spero che qualche amico appassionato intervenga perchè un'occasione simile non capita certo tutti i giorni.

Vi leggerò con la massima attenzione.

Carissimi saluti

Modificato da adolfos
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Non mi ricordavo che l'emissione del pepolese fosse così tarda. In effetti una moneta con quelle caratteristiche, emessa in quel momento storico, praticamente aveva appiccicato un biglietto di sola andata per il crogiolo. La tua moneta però, anche considerando l'usura e una possibile tosatura (comunque secondo me non così evidente) sembrerebbe di peso ridotto rispetto allo standard dell'agontano "di prima emissione" ma allo stesso tempo più pesante (oltre che con iconografia differente) rispetto al cosiddetto "agontano con le stelle" (tipo Arezzo, per capirsi) a cui dovrebbe essere più vicino cronologicamente (con buona pace della datazione degli "agontani" di Arezzo alla metà del XIII secolo propugnata dalla Vanni). Secondo me, peraltro, l'agontano con le stelle ha con il "vero" agontano (e quindi con il pepolese) solo una qualche somiglianza iconografica, il rapporto è molto meno stretto di quanto l'utilizzo (improprio) dello stesso nome farebbe pensare. Ho la sensazione che, nonostante gli eccellenti contributi raccolti nel bel volume1 curato da Lucia Travaini e pubblicato in memoria di Angelo Finetti (al quale l'agontano di Perugia sarebbe sicuramente piaciuto molto), di queste monete non si sia ancora sviscerato ogni aspetto. Hai letto gli articoli di Andrea Saccocci2 dove si propone che l'agontano sia stato coniato per "resuscitare" il bisante di conto, e che sia quindi, di fatto, una moneta a metrologia bizantina?

1 L'Agontano. Una moneta d'argento per l'Italia medievale, a cura di L. Travaini. Atti del Convegno in ricordo di Angelo Finetti, Trevi, 11-12 ottobre 2001. Centro Stampa della Regione Umbria, 2003.

2 A. Saccocci, Alcune ipotesi sulla nascita e sul successo dell’agontano, in "L’Agontano" cit. pp. 19-30; id., La circolazione monetale nel medioevo marchigiano alla luce dei rinvenimenti e delle fonti scritte (secc. X-XIII), in "Monetazione e circolazione monetale nelle Marche: aspetti, confronti con l’esterno, proposte". Atti della 1a Giornata di Studi Numismatici Marchigiani, Ancona, 10 maggio 1997. Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche, 102, 1997 (pubbl. 2001), pp. 79-111, riproposto in sintesi e con aggiornamenti in A. Saccocci, Contributi di storia monetaria delle regioni adriatiche settentrionali (secoli X-XV), Padova 2004 (Numismatica Patavina, 3), pp. 169-196.

P.S. Complimenti per l'esemplare!

Modificato da Paleologo
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Ragazzi, intanto mi devo scusare poichè, a causa delle pile della bilancia esaurite, ho rilevato un peso non corretto. Purtroppo me ne sono accorto solo ieri sera. Sistemata la bilancia, il peso rilevato è ancora, decisamente più basso.... Solo 1,44!!! Ho provveduto a correggere il mio primo post e rileggendolo, devo dire che il mio pensiero in generale sull'agontano di Bologna non cambia.

Cambia però e si complica ulteriormente il ragionamento specifico sulla mia moneta. Mi sembra impossibile che la stessa, sia pur molto circolata e con minime tracce di tosatura, possa aver perso oltre un grammo del suo peso. Non ci sta.

Bisogna a mio parere ragionare allora su alcune possibilità alternative, che spero mi aiutiate a sviluppare. La moneta può essere:

- falsa;

- un falso d'epoca;

- autentica.

La mia impressione, confortata da un grande esperto di monetazione medievale italiana all'uopo consultato è che il falso tuot court non ci stia, per caratteristiche tecniche, per come si presenta il pezzo, per le tracce di circolazione... Il falso d'epoca ci potrebbe anche stare, ma anche in questo caso mi rimarrebbero delle perplessità... E' noto che i falsari preferivano prendere di mira tipologie che fossero in circolazione da tempo, accettate unanimemente poiché ritenute stabili e affidabili quanto a peso e contenuto di metallo prezioso. Qui avrebbero imitato una moneta la cui circolazione deve essere stata di breve/brevissima durata per i motivi sopra estrinsecati... La terza ipotesi, cioè che sia autentica, mi convince di più (ma a Napoli si dice: "ogni scarrafone è bello a mamma sua"!), ma anche questa porrebbe dei dubbi rilevanti. Come detto, non ritengo possibile che il peso si sia ridotto di quasi la meta (se pensassimo ai g. 2,58 riportati dal Biaggi, ma anche solo ai g. 2,46 del pezzo ex Rambaldi). Dovremmo pertanto ipotizzare che la moneta sia stata battuta con un piede diverso rispetto all'agontano bolognese "classico" (lo definisco in questo modo impropriamente, ma è solo per esplicitare meglio che posso il mio pensiero). A mio parere la moneta, per come si presenta, non può essersi ridotta di peso oltre il 15/20% rispetto al momento dell'emissione, pertanto si dovrebbe ipotizzare un peso, al momento della coniazione di g. 1,75/1,80, che, se da un lato sarebbe più coerente per l'epoca, non lo sarebbe affatto, dall'altro, se raffrontato con gli esemplari dell'agontano attalmente noti. A questo punto, sempre dando per assodato (ma la cosa è assolutamente da approfondire e verificare!) che sia un'emissione originale, si dovrebbe ipotizzare che Bologna abbia coniato una prima emissione di agontani al piede di g. 2,58 e una successiva, più attinente al mercato, di circa g. 1,80. Come ben si capisce, le mie sono, allo stato attuale, parole in libera uscita! :crazy: :crazy: :crazy:

Posso aggiungere che l'impressione è che il pezzo in mio possesso sia di buon argento. Tra l'altro, impressione assolutamente empirica, "suona" anche piuttosto bene. Aspetto i vostri pareri. Grazie. :)

Modificato da aemilianus253

Inviato (modificato)

Forse, a questo punto, la discussione diventa ancora più interessante ed intrigante :)

A mio parere la moneta è autentica ed escluderei, sempre a mio personale avviso, anche la possibilità del falso d'epoca, in parte per i motivi da te accennati sopra.

Francamente a me, se consideriamo la corona esterna il grado di tosatura o limatura mi sembra notevole. Inoltre se è vero che il dato ponderale è importante, quello intrinseco lo è ancora di più; una eventuale analisi composizionale del metallo potrebbe fare chiarezza anche se credo che se distruttiva non convenga farla :D

Non dimentichiamo che proprio con l'adozione del bolognino il fenomeno relativo alla tosatura dei grossi diviene sempre più frequente. Finetti lo chiama riallineamento "spontaneo".

Attendiamo altre considerazioni

Modificato da adolfos
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Inviato

Grazie mille. Attendiamo fiduciosi altri pareri. ;)


Inviato

Ho controllato nel CNI. Vengono riportati due esemplari, n. 28 e 29, entrambi facenti parte della Collezione Reale. Il peso dichiarato è, rispettivamente, g. 2,55 e 2,38. L'impressione, pur da una tavola non certamente ben leggibile, è che stilisticamente il mio sia coerente con quello illustrato (tav. I, 15). Particolare la forma delle lettere O, che assomigliano, con un po' di fantasia, ad una serratura.... :P


Inviato (modificato)

Anche a me sembra buona (sempre considerando che giudichiamo una foto).

Da parte mia posso darvi alcuni pesi dei grossi aquilini di Merano che subirono pure il riallineamento spontaneo di cui parla Adolfos.

1) Rizzolli 4 g 1,53

2) Rizzolli 13 g 1,54

3) Rizzolli 47 g 1,37

4) Rizzolli 50 g 1,06

5) Rizzolli 70 g 1,27

Emblematico il peso del numero 4) dove manca un terzo di moneta pur leggendo bene tutte le lettere.

Arka

Modificato da Arka

Inviato (modificato)

La moneta mi pare buona a vederla...

Il peso è un po' troppo basso però... Pur ammettendo che il ribasso è, in larga parte, imputabile alla tosatura che ha subíto, resta comunque il fatto che questo tondello pesa un grammo in meno del normale... Il 60% circa del peso di un esemplare medio conosciuto, questo lascia sicuramente perplessi...

L'idea che possa trattarsi di una emissione tarda è affascinante, tuttavia mi pare un ribasso eccessivo (visto anche il fatto che io credo che quella tosatura possa aver tolto al pezzo un peso inferiore al 15... Che mi sembra un po' alta come percentuale)... Che senso aveva l'emissione di un tipo stilisticamente superato, non più utilizzato sui mercati, che pesava 0,60 -0,70 g in meno?

Anche se non è uniforme, potresti misurare il Diametro massimo della moneta ? Così, solo per rendersi conto se la larghezza del tondello è invariata e se si è giocato sullo spessore o meno...

Magdi

Modificato da magdi
Awards

Inviato

Secondo me la moneta è sicuramente buona.

Al riguardo vorrei rammentare che nel periodo fine 1300 e inizio 1400 tra Ancona e Bologna esisteva un grosso interscambio commerciale, al punto che le monete di Ancona venivano accettate a Bologna e quelle Bolognesi accettate in Ancona.

Ne è dimostrazione il fatto appunto che Ancona adottò ed emise bolognini, mentre Bologna emise il grosso agontano.

Nel 1400 Ancona emise un Grosso agontano ridotto, del peso medio di gr. 1,4

Avendo la moneta di aemilianvs compiuto il suo lavoro nel tempo, molto probabilmente (è una ipotesi, ma credo anche con una discreta attendibilità) oltre all'usura è stata anche tosata per mantenere il suo rapporto con l'agontano di Ancona, visto che venivano scambiati alla pari. Questo aspetto è stato causato quasi sicuramente dal fatto che Bologna emise il suo grosso agontano, quando quello di Ancona circolava già da oltre ottanta anni e ci si approntava a svalutarlo con l'emissione di uno più leggero.


Inviato

Buongiorno a voi,

Anche a mio parere il suo esemplare è un prodotto ufficiale della zecca di Bologna, nonostante il peso sia effettivamente molto basso.

Ho controllato i pesi di alcuni esemplari, riportati sul volume di Michele Chimienti, Monete della zecca di Bologna, Bologna 2009, oramai il testo di riferimento per la monetazione bolognese. Chimienti riporta i pesi di 5 esemplari: 3,06; 3,73; 2,47; 2,63; 2,56. A questi si può aggiungere il peso dell'esemplare presente nel gruzzolo di via Longhi, di gr 2,57.

Il motivo del basso valore ponderale del pezzo in suo possesso potrebbe in effetti essere dovuto all'usura e, come fatto notare da Magdi, alla tosatura, la quale, se presente, non mi pare comunque molto accentuata.

La patina molto scura potrebbe forse essere indizio di un incendio che ha interessato la moneta in passato; nel qual caso il metallo potrebbe aver subito una leggera cristallizzazione che ne ha abbassato il peso.

Per inciso, anche Chimienti colloca l'emissione di queste monete piuttosto genericamente, tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo.

Cordialmente, Teofrasto

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Inviato

Preciso che il diametro è fra 20 (minimo) e 21 mm (massimo).


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