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Inviato

Vlasto701.jpg

Roma Numismatics, Asta III del 31 marzo 2012, Prezzo realizzato: 2000 Sterline

Calabria, Tarentum AR Nomos. Circa 281-270 BC.

D/ Cavaliere che smonta da cavallo a s., regge scudo e giavellotto con braccio s., E[Y] nel campo a d., [NIK]ΩΝ in basso

R/ Taras su delfino a s., regge spiga di grano nella mano d., API nel campo a s., TAPAΣ in alto a d., punta di giavellotto in basso.

Vlasto 701; HN Italy 969; SNG ANS 1078. 7.75g, 21mm

Buonasera a tutti, apro questo thread per condividere con voi la bellezza di questa splendida moneta e quello che ci racconta sulla storia antica della città in cui fu coniata. Il testo, tratto dal catalogo online della casa d'aste, e che ho tradotto in Italiano per gli utenti di questo forum, è in realtà opera del caro amico Peter, alias Enodia del fac.

La città di Taranto era rinomata in tutto il mondo antico per la qualità dei suoi cavalieri, che combatterono come mercenari per molti Re del mediterraneo, tra cui Antigonos I, Demetrio I e Alessandro di Epiro. I cavalieri di Taranto combattevano come "Hippokontistai" (giavellottieri a cavallo), nel caso specifico, come "Elaphroi" (cavalleria leggera, che lanciava giavellotti a distanza, per poi avvicinarsi al nemico e smontare per il combattimento corpo a corpo).

Tale era la loro fama che il termine "Tarantinoi" venne usato in tutto il mondo ellenico per indicare le unità di cavalleria leggera. Asklepiodotos menziona "Tarantinarchos" come un grado militare del comandante di cavalleria nella Atene ellenistica.

La scena sul D/ della moneta raffigura un evento equestre durante i Hyakinthia (giochi cerimoniali in onore di Apollo), piuttosto che un combattimento vero e proprio. Durante i giochi il cavaliere armato doveva smontare al galoppo, correre a fianco del suo cavallo, e poi rimontare in corsa.

Le didramme Tarentine furono ridotte da circa 7,5 g a 6.5g, dopo 281 a.C., a causa delle spese militari per finanziare le campagne di Pirro contro i Romani.

Rilevando che la punta di giavellotto sul R/ è già un simbolo epirota, questa è da considerarsi una delle ultime monete coniate con il vecchio standard ponderale.


Inviato (modificato)

Bellissima moneta e ottima presentazione.

Colgo l'occasione per annotare che questo statere appartiene al periodo 281-270 a.C. e quindi grosso modo al tempo delle guerre pirriche.

La fondamentale opera di Wolfgang Fischer-Bossert "Chronologie der Didrachmenpragung von Tarent", Berlin 1999, scende fino al 280 a.C. circa e quindi fino al periodo precedente a questo statere, che infatti non figura nella suddetta opera, un vero Corpus per le emissioni precedenti.

Per la verità il maggiore intento di Fischer-Bossert era di correggere non poche cronologie che erano state codificate prima dall'Evans e poi da Vlasto.

Dopo il 280 a.C. esistono meno dubbi.

Speriamo comunque che possa uscire un simile trattato per coprire anche le successive monetazioni di Tarentum e poi sono rimasti fuori i numerosi frazionali, che attendono ancora una soddisfacente sistemazione.

Tornando all'emissione in questione, è da rilevare che esistono alcuni conii diversi, tutti molto belli, ch riportano le stesse immagini.

Una è da Heritage 2012, n. 23022, peso 7,84 g, che ha realizzato 1700 dollari:

post-7204-0-61125200-1342704043_thumb.jp

Si nota che a fianco della spiga c'è la lettera "gamma".

Modificato da acraf

Inviato

Interessante l'esemplare proposto da acraf, in cui la gamma è ben visibile. Che mi risulti questa variante non è descritta nel Ravel-Vlasto, quando avrò tempo farò un'altra ricerca nei vari SNG.

Inizialmente mi sono chiesto se quella che nella moneta proveniente dall'asta Roma sembra una foglia della spiga fosse una gamma deformata, ma ho trovato un altro esemplare, in cui la gamma non c'è e si vede bene la foglia.

L'esemplare è tratto dal catalogo online di Münzhandlung Ritter GmbH sul sito muenzauktion.com, attualmente invenduta:

KalabrienDidrachmeum250vChrfoto.jpg

Didrachm about 250 BC. 7,84 g. Naked ephebe on horseback to l., holding spear and shield, EY obove, NIKWN below / TARAS Taras astride dolphin left, holding corn ears, spearhead below. SNG ANS 1078; Vlasto 701., very fine to extremely fine


Inviato

La R.I.N. Vol. VIII Serie Quinta LXII 1960 pubblicò da pagina 5 a pagina 132 " Nuovi orientamenti sulla zecca di Taranto" un interessante studio di Lodovico Brunetti corredato, in fondo al volume, da 32 tavole di illustrazioni di stateri ( nomos) con tavole cronologiche nel testo.

Non dovrebbe essere difficile trovare il volume, e nemmeno svenarsi per acquistarlo.

Inviato (modificato)

Grazie per il richiamo al RIN (lo dovrei avere, avendo quasi tutti i volumi). Lo controllerò, anche se non ho molta stima per il Brunetti, che era un matematico con un approccio molto originale e non sempre corretto con la numismatica, da lui eretta a scienza un pò troppo "esatta".

In ogni caso mi rinfrescherò la memoria a rileggerlo dopo un pò di anni.....

Modificato da acraf

Inviato

Ho letto la vasta monografia del Brunetti sul RIN del 1960.

Ci sono spunti interessanti e innovativi, ma anche seri errori metodologici.

Il concetto che era alla base degli studi del Brunetti era, fondamentalmente, che la monetazione della Magna Grecia seguiva ritmi propri della filosofia pitagorica e quindi ritmi sacrali che, nel caso di Taranto, erano improntati al culto di Apollo Hyakinthos, che veniva festeggiato in modo particolare ogni sette anni, con chiare allusioni figurative nelle monete in tali ricorrenze.

Le ricorrenze settennali in onore di Apollo, per Brunetti, erano conseguenza dell'oracolo di Delfi che nel 709 a.C. aveva indicato la futura meta ai coloni.

Il culto di Apollo Hyakinthos era comparso molto presto, già nella monetazione incusa, dopo la prima serie con Phalantos a cavallo del delfino. Apollo qui tiene un giacinto nella destra e una lira nella sinistra. La stessa presenza del delfino nel parasemon costituiva un continuo richiamo al culto delfico.

post-7204-0-77558200-1342881160_thumb.jp

Non sto qui a dilungarmi sui complessi rapporti numerici nella filosofia pitagorica, già trattati dal Brunetti in precedenti studi. C'era ad esempio l'avversione del mondo greco verso i numeri 2, 4, 8 (attributi del mondo sublunare), tale che le feste che seguivano ogni 2 anni (ad es. le istmie, le nemee) erano considerate come succedentesi ogni terzo anno (conteggio congiunto) ed erano definite come trieteriche, mentre quelle che subentravano ogni 4 anni (come le olimpie, le pithie) erano considerate come verificantesi ogni quinto anno e per questo qualificate come penteteriche.

Poiché la maggior parte delle città magnogreche ospitava una importante comunità (eteria) di pitagorici, non doveva soprendere per Brunetti l'influenza pitagorica con rappresentazioni figurative sulle monete, seguendo numeri non sublunari ma divini e quindi escluisivamente dispari (o loro multipli).

Ovviamente esistono anche stretti nessi tra storia e figurazione monetale, che permettono di ordinare meglio numerose emissioni.

Il discorso brunettiano è ovviamente complesso e attualmente non molto condivisibile. Per lui esistevano punti fermi nella crinologia tarentina che però non trovano ampio riscontro e soprattutto delle prove oggettive. Ad esempio lui era fermamente convinto che la data della comparsa dei primi cavalieri tarentini doveva per forza essere il 433 a.C. (inizio della lunga guerra nella Siritide).

Per lui la produzione monetale doveva seguire un ritmo settennale, con poche eccezioni e a partire dal 433 a.C. sarebbe iniziata un'alternanza pendolare tra emissioni di tipo democratico (con cavalieri) e quelle di tipo aristicratico (con oikistes), che sarebbe terminata nel 390 a.C., quando a causa del rivolgimento politico ordito dal partito democratico venne istituito stabilmente il tipo del cavaliere.

Nel caso specifico dello statere postato all'inizio nella presente discussione, per Brunetti apparteneva al suo periodo XXV (301-281 a.C.), detto di "Intervallo" perchè compreso tra Cleonimo (302 a.C.) e l'arrivo di Pirro (280 a.C.. Questo periodo era della durata di 21 anni e quindi pari a tre settennati). Il Brunetti era convinto di trovare all'interno 21 parasema, uno per ogni anno, in base alla firma dei magistrati o efori.

La moneta in questione era attribuita all'esatto anno 282 a.C. e quindi al penultimo anno di tale periodo, prima del nuovo eforo Lykianos che sarebbe stato attivo nel 281 a.C., prima dell'arrivo di Pirro.

Ovviamente rimando al Brunetti per tutte le sue elucubrazioni e tabelle (e mi auguro che la Società Italiana di Numismatica possa rendere disponibile il suo lavoro, essendo passati più di 50 anni dalla pubblicazione),

Ma il Brunetti aveva ragione ?

Non pare. Lo studio molto accurato e aggiornato di Fischer-Brossert (purtroppo non facilmente comprensibile essendo scritto in tedesco), con sequenza di conii noti, fornisce in realtà un quandro molto più complesso e composito. Colgo l'occasione per evidenziare che una grave lacuna dell'ottimo studio di Fischer.Brossert è che manca una tabella di comparazione tra il suo lavoro e Vlasto, che resta ancora un testo molto usato per le classificazioni.

Osservando il Fischer-Brossert troviamo che il periodo 301-281 a.C. è "riempito" dai suoi gruppi 76-82, che non coincidono con quelli del Brunetti.

Lo statere postato all'inizio, con Nikon come eforo, appartiene in realtà al successivo periodo pirrico (non analizzato nel Corpus pubblicato da Fischer-Brossert, che si ferma appunto al 281 a.C.).

Anche la teoria brunettina dei ritmi settennali va a farsi benedire.......

Però resta ancora tanto da studiare sulle monete di Taranto e sono anche molto importanti i suoi riflessi sulle altre monete magnogreche.

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  • 1 mese dopo...
Inviato

La foto del post #1 è stata rimossa, la riposto qui....

TarentumARNomosCirca281-270BCRiderdismountingf.jpg

Roma Numismatics, Asta III del 31 marzo 2012, Prezzo realizzato: 2000 Sterline

Calabria, Tarentum AR Nomos. Circa 281-270 BC.

D/ Cavaliere che smonta da cavallo a s., regge scudo e giavellotto con braccio s., E[Y] nel campo a d., [NIK]ΩΝ in basso

R/ Taras su delfino a s., regge spiga di grano nella mano d., API nel campo a s., TAPAΣ in alto a d., punta di giavellotto in basso.

Vlasto 701; HN Italy 969; SNG ANS 1078. 7.75g, 21mm

Buonasera a tutti, apro questo thread per condividere con voi la bellezza di questa splendida moneta e quello che ci racconta sulla storia antica della città in cui fu coniata. Il testo, tratto dal catalogo online della casa d'aste, e che ho tradotto in Italiano per gli utenti di questo forum, è in realtà opera del caro amico Peter, alias Enodia del fac.

La città di Taranto era rinomata in tutto il mondo antico per la qualità dei suoi cavalieri, che combatterono come mercenari per molti Re del mediterraneo, tra cui Antigonos I, Demetrio I e Alessandro di Epiro. I cavalieri di Taranto combattevano come "Hippokontistai" (giavellottieri a cavallo), nel caso specifico, come "Elaphroi" (cavalleria leggera, che lanciava giavellotti a distanza, per poi avvicinarsi al nemico e smontare per il combattimento corpo a corpo).

Tale era la loro fama che il termine "Tarantinoi" venne usato in tutto il mondo ellenico per indicare le unità di cavalleria leggera. Asklepiodotos menziona "Tarantinarchos" come un grado militare del comandante di cavalleria nella Atene ellenistica.

La scena sul D/ della moneta raffigura un evento equestre durante i Hyakinthia (giochi cerimoniali in onore di Apollo), piuttosto che un combattimento vero e proprio. Durante i giochi il cavaliere armato doveva smontare al galoppo, correre a fianco del suo cavallo, e poi rimontare in corsa.

Le didramme Tarentine furono ridotte da circa 7,5 g a 6.5g, dopo 281 a.C., a causa delle spese militari per finanziare le campagne di Pirro contro i Romani.

Rilevando che la punta di giavellotto sul R/ è già un simbolo epirota, questa è da considerarsi una delle ultime monete coniate con il vecchio standard ponderale.


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