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A B C della moneta medievale


Risposte migliori

38 minuti fa, principesax dice:

Un aspetto decisamente importante per ogni moneta è il cartellino che deve avere la denominazione della moneta e il prezzo di acquisto a futura memoria. Può essere riportata parte della leggenda, il peso, la rarità, la conservazione. 

Al diritto possiamo trovare il signore (duca, marghese) , un simbolo, Santi e sul rovescio? 

....e possibilmente anche il riferimento ad uno o più testi specialistici.

Così, ad esempio, in ordine sparso:

Mir

Biaggi

Simonetti

D'Andrea

Cudazzo

....

 

 

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Il 22/7/2019 alle 19:51, dabbene dice:

Io direi vista la sezione le tre medievali italiche di successo, sentiamo pareri ...

A mio modesto parere Fiorino e Ducato non possono assolutamente mancare se il criterio è il "successo"! Sulla terza sono più incerto. Direi una tra Gigliato angioino e Matapan veneziano.

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4 ore fa, Franzo dice:

....e possibilmente anche il riferimento ad uno o più testi specialistici.

Così, ad esempio, in ordine sparso:

Mir

Biaggi

Simonetti

D'Andrea

Cudazzo

....

 

 

Lo Spahr.. Per me insostituibile ausilio con la monetazione siciliana, insieme al meraviglioso testo scientifico della Travaini per la monetazione normanna del Sud Italia. 

Ma di testi se ne potrebbero citare a decine, le zecche erano tante e per ognuna c'è una discreta bibliografia. 

Una volta mi venne in testa di collezionare una moneta per ogni zecca italiana del medioevo, ne parlai anche qui sul forum chiedendo consigli e confronto con altri utenti.. Inutile dire che abbandonai subito il mio proposito, praticamente un'impresa impossibile ?

Da collezionisti dobbiamo essere quanto più scientifici possibile, perciò meglio approfondire il campo di nostro interesse 

@dabbene ad esempio io di denari di Lucca continuo ancora a non capirne un'H ?

Modificato da providentiaoptimiprincipis
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8 ore fa, Franzo dice:

Un ruolo importante lo rivestono, secondo me, anche le croci che spesso occupano il centro del campo.

Greca

Mauriziana

Striata

Gigliata

Forcuta

Croce di Gerusalemme.....

Ancorata, patente, patente unghiata..

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Le contromarche ...

Le contromarche venivano apposte con un punzone sulle monete, di solito era un nuovo emittente che lo faceva per farle circolare di nuovo in attesa di nuove monete.

A volte servivano anche per convalidare monete straniere.

Un esempio, ma ce ne sono diversi, sono i folles di Costantinopoli contromarcati in Sicilia.

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Le prime monete piatte con il bordo rialzato vengono coniate in Italia dai Longobardi. I Longobardi detengono anche un altro primato numismatico per aver inserito in una moneta il primo santo ovvero San Michele.

Per quanto riguarda le monete scodellate, esse furono coniate anche a Venezia. Infatti sono scodellati i più piccoli nominali della zecca dogale, il bianco e il denaro, quest'ultimo addirittura fino a Francesco Foscari.

Arka

Diligite iustitiam

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20 ore fa, dabbene dice:

Tema affascinante quello delle monete scodellate come sono affascinanti queste monete, secondo voi perché le fecero così ?

Butto li’ delle ipotesi, per creare più rigidità alla moneta, per impilarle, per un contatto tattile più facile, per differenziarsi, per influenze ad altre monetazioni precedenti tipo la bizantina ? 

Le monete di Verona e alcune bizantine  come scodellatura si differenziano da quelle di Milano per la forma di realizzazione con quelle di Milano definite più a bordo rialzato che scodellate.

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Il ripostiglio e’ un’altra parola che ci può essere molto utile per la classificazione delle monete.

La data di occultamento può essere definita in base ai pezzi più recenti rinvenuti.

Le circostanze dell’occultamento possono essere diverse, i dati che si possono ricavare sono vari,  dalle cronologie, al circolante, ad aspetti rituali 

Dagli studi e dalle composizioni di ripostigli importanti sono uscite tante  evidenze numismatiche a disposizione per le classificazioni delle monete medievali.

Tema vastissimo ma indubbiamente molti dati che oggi abbiamo arrivano dallo studio degli stessi.

 

Modificato da dabbene
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Gli spunti possono essere ancora tanti per chi vuole e per chi può, direi che la pagina divulgativa e’ già abbastanza indicativa, ma certamente altro c’e’ ancora per chi ritenesse ...

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Il ‎25‎/‎07‎/‎2019 alle 18:39, dabbene dice:

Il ripostiglio e’ un’altra parola che ci può essere molto utile per la classificazione delle monete.

La data di occultamento può essere definita in base ai pezzi più recenti rinvenuti.

Le circostanze dell’occultamento possono essere diverse, i dati che si possono ricavare sono vari,  dalle cronologie, al circolante, ad aspetti rituali 

Dagli studi e dalle composizioni di ripostigli importanti sono uscite tante  evidenze numismatiche a disposizione per le classificazioni delle monete medievali.

Tema vastissimo ma indubbiamente molti dati che oggi abbiamo arrivano dallo studio degli stessi.

 

Tempo fa mi sono imbattuto in una interessante dissertazione sull'argomento da parte di A. Saccocci  in "i segni dell'Auser- il tesoro del lago" che trattava il  tesoretto del lago Bientina e di cui riporto alcuni passaggi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    << è forse opportuno spendere qualche parola su cosa normalmente si intende in numismatica con i termini ‘ripostiglio monetale’ o ‘tesoro’ (con le varianti anch’esse assai comuni ‘tesoretto’ e ‘gruzzolo’): si tratta di un complesso di monete accumulato dall’antico proprietario e come tale occultato (nel terreno od in altro contesto adatto allo scopo) e poi non più recuperato. Nel periodo medievale, cui appartiene il gruzzolo qui in esame, tale occultamento era determinato nell’assoluta maggioranza dei casi da motivi di salvaguardia, visto che non esisteva (e di fatto per la maggioranza della popolazione non esisterà fino al XX secolo) un efficiente e diffuso sistema bancario in grado di proteggere la ricchezza mobile dei privati; sono ben documentati, anche se non molto frequentemente, tesoretti occultati casualmente (non stiamo scherzando, alludiamo al caso di defunti sepolti o per disattenzione o per pietà assieme al denaro che portavano con sé) , mentre estremamente rari, in particolare nel periodo dal X fino alla metà del XIV secolo, vanno considerati i tesori occultati per motivi rituali, nonostante una letteratura piuttosto ricca ma forse troppo entusiasta possa far pensare il contrario (ci riferiamo ai cosiddetti depositi votivi o di fondazione). I complessi di monete formatisi invece grazie all’accumulo nel terreno di esemplari persi o gettati singolarmente in un’ area ristretta (come nel caso di una stipe votiva, ad esempio) non sono considerati ripostigli. Il requisito essenziale di questi ultimi, infatti, è che tutti gli esemplari contenuti siano stati associati ‘prima’ del loro occultamento. Solo questo infatti consente di stabilire una possibile cronologia dell’interramento stesso e di conseguenza di tutte le serie monetali presenti, anche quando non siano altrimenti databili. Inoltre permette di elaborare interpretazioni relative ai fenomeni monetali potenzialmente documentabili da quel materiale, quali tesaurizzazioni, deflazioni, riforme etc.,interpretazioni che non sarebbe possibile riferire ad un preciso momento storico, analizzando materiale sottratto singolarmente ed in momenti diversi alla circolazione. Proprio il frequente utilizzo dei ripostigli per l’analisi di tali aspetti economico-monetari, spesso l’unica fonte in grado documentarli, ha portato alla tradizionale distinzione fra ripostigli di tesaurizzazione, cioè ripostigli frutto di accumulo nel tempo, quindi comprendenti i pezzi di maggior valore disponibili nel mercato, e ripostigli di emergenza, frutto di convulsa raccolta di tutto il denaro disponibile per metterlo al riparo da un’improvvisa situazione di pericolo (quale un’invasione, una pestilenza, un terremoto etc.) e quindi comprendenti monete di qualunque valore. Proprio questa distinzione fra fattori economici e fattori ‘emergenziali’, oggi ritenuta molto meno netta di quanto si pensava un tempo, ha portato gli studiosi a trattare l’argomento con espressioni che potrebbero indurre il lettore medio a ritenere che siano proprio questi aspetti a regolare e provocare l’occultamento dei ripostigli (ad esempio: «questi tesoretti sembrano testimoniare un vasto fenomeno di tesaurizzazione» oppure «i numerosi gruzzoli databili alla metà del X secolo possono essere imputati all’invasione degli Ungari»). Niente di più sbagliato, in società molto meno sicure di quelle attuali, l’occultamento di denaro era una pratica costante ed indipendente dalle contingenze, che sicuramente poteva subire delle accelerazioni e delle decelerazioni, ma nel complesso riguardava una percentuale probabilmente abbastanza stabile dello stock monetario, così come oggi lo sono i depositi nelle banche. Quindi gli aspetti economici potevano regolare solo la composizione interna dei gruzzoli, non certo il loro occultamento, mentre le situazioni di emergenza non incidevano probabilmente in modo sostanziale sul numero e sulle dimensioni dei tesori (essendo questi in gran parte già conservati in collocazioni protette), ma sicuramente potevano provocare un incremento notevole nei mancati recuperi degli stessi (pensiamo ad esempio alla peste nera degli anni 1347-8). A ben vedere è proprio un solo elemento che fa di alcuni degli innumerevoli gruzzoli passati per la protezione della terra ed in gran parte poi recuperati una fonte storica di primaria importanza quale è un ‘ripostiglio monetale’: il fatto che lo sfortunato proprietario non abbia avuto la possibilità di recuperarlo e, cosa ancora più significativa, neppure di indicarne la collocazione a qualche persona cara, lasciando così ai posteri la possibilità della scoperta. Abbiamo visto all’inizio come le monete provochino dei comportamenti istintivi ai quali non sembriamo capaci di sottrarci, proprio questo può farci capire quanto importanti debbano esser stati i motivi di tali mancati recuperi. Ovviamente non è possibile stabilire una precisa casistica, ma è statisticamente probabile che gran parte di queste motivazioni rientrassero nel binomio «solitudine+morte imprevista», anche se possono essercene ovviamente molte altre. Proprio l’importanza di queste motivazioni (che a nostro avviso agivano in modo relativamente indipendente dal valore del gruzzolo, proprio per quanto detto all’inizio), consente di utilizzare questo particolare genere di fonti archeologiche per ricostruire scenari generali che potrebbero anche non essere documentati altrimenti. Con l’avvertenza, però, che tali scenari sono validi soltanto a livello statistico, non possono mai essere applicati ad un singolo dato, senza prove di altro tipo. È quindi assai probabile che i tesori possano testimoniare la presenza di una via di passaggio importante, per il semplice motivo che è più probabile che un viandante od un pellegrino perdano la vita senza la compagnia di una persona cara cui rivelare i propri segreti, rispetto ad un abitante del luogo. >>                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Quante cose può raccontarci un tesoretto, l' uguale ripartizione tra denari di Lucca e di Pisa in questo, preso in esame ne "il tesoro del lago" ha permesso al Saccocci di avanzare una interessante ipotesi (o di avallare quella di Matzke ) che riporto integralmente:                                                  i                                                                                                                                                                                                                                                                                                         <<: la composizione così paritaria del gruzzolo potrebbe derivare dal fatto che quelle monete nel mercato circolavano effettivamente con quella composizione, perché il loro valore era determinato proprio dal fatto di appartenere metà ad una zecca e metà ad un'altra. Se la produzione di tali monete era il frutto di un accordo fra le due zecche, infatti, è possibile che tale accordo prevedesse anche che ogni pagamento ufficiale dovesse essere fatto nelle due valute con una percentuale fissa, in modo da garantire ad entrambe le autorità emittenti gli introiti prestabiliti, come è talvolta documentato. Ad un fatto del genere si sarebbero sicuramente adeguati i cambiavalute, ‘vendendo’ ai clienti monete sempre nella composizione richiesta. Non avremmo affrontato questo argomento se la perfetta identità stilistica fra le due serie, l’utilizzo di segni di zecca molto simili, nonché questa composizione simmetrica del ripostiglio non ci avessero convinto della bontà dell’ipotesi di Matzke sopra ricordata, che su altre basi individua un rapporto fra queste emissioni e l’accordo monetario fra Lucca e Pisa del 1216/7, ( Eodem anno (MCCXVII) Lucani et Pisani concordaverunt simul de moneta cudenda).>>

Modificato da margheludo
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Salvo poche eccezioni la monetazione medioevale sarebbe consigliabile non chiuderla in slab ne in perizie.

Tendenzialmente è già un collezionismo più da studioso.

Il collezionista medioevale è possibile che sia già passato dal collezionare altre monetazione più moderne.

Mi immagino che i collezionisti di euro e di monete del regno d'Italia o comunque di monete moderne siano molti di più rispetto ai collezionisti di monete medioevali o antiche.

Magari il collezionismo di monete antiche e medioevali è un passo successivo. Un po' è anche il mio percorso. 

Andando sempre più in profondità diventa sempre più importante la conoscenza storica e bibliografica. 

 

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Beh si, il collezionista di monete medievali e’ spesso anche studioso e chi studia la moneta la deve avere tra le mani, la deve guardare bene nei minimi segni, la deve pesare, magari fare analisi sul titolo, deve confrontarla con altre, la conservazione per le medievali interessa relativamente, interessa molto quello che le monete celano e quello che puoi scoprire ...

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Dico qualcosa io intanto, la monetazione medievale e’ difficile da interpretare, studiare, ha ancora enormi spazi di studio di ricerca, escono in continuazione, varianti, variantine, segni, anche inediti, quindi ostica ma nel contempo proprio perché difficile anche affascinante e da scoprire, io direi che studiare la monetazione medievale e’ una bella sfida che va oltre al puro collezionismo.

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Nel contempo un denaretto senza particolari pretese può costare anche poco, 30/40 euro circa, e magari  ti ritrovi un pezzo di storia in mano con magari qualche particolarità da studiare.

Nel contempo però e’ una monetazione che va studiata e quindi un po’ di libri bisogna metterli in preventivo ...

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E' il bello delle monete  medievali, si chiamano "da studio" perché se non le studi non le comprendi:P, ogni piccola variante racconta una storia ma è proprio la storia che può dare un senso ad ogni variante, ecco perché è indispensabile conoscere il contesto socio politico in cui nasce ogni monetina che teniamo tra le mani. Per quanto riguarda il collezionismo, il concetto lo ha già espresso @eliodoro la rarità vince sulla conservazione 10 a 0, quando vedo un denaretto in condizioni  "stratosferiche" mi viene più la voglia di lucidarlo e farci un ciondolo che metterlo in collezione:lol:.

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Nell’alto medioevo le zecche erano gestite dallo stato.

Nel XII secolo col fiorire dei Comuni venivano date in appalto a imprenditori .

Nella seconda metà del X secolo la zecca di Pavia era gestita da 9 magistri monetari, Milano da 4.

Questi costituivano una casta privilegiata con benefici e privilegi.

Dovevano versare alla camera regis un fitto.

Di fatto nel tempo da pubblici ufficiali si trasformarono in imprenditori.

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Moneta locale e moneta straniera ...

Tema dibattito anche in un importante convegno a Cambridge nel 1997 che apre a questa tematica che si basa su fonti documentarie e sui rinvenimenti monetali.

Spesso non e’ nero o bianco, per esempio la moneta bizantina fu moneta straniera ?

O i provisini moneta presente anche nel Regno come la definiamo ?

Le domande potrebbero essere tante, le risposte pure ...

 

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In attesa di qualche rilancio .... un tema affascinante e’ come la moneta potesse essere altro oltre a mezzo commerciale, per Le Goff “ Lo sterco del diavolo” per Lucia Travaini “ Valori e disvalori “ ma anche avesse funzione rituale per esempio nelle tombe, ma anche memoria e identità, ma anche moneta segno per i pellegrini, ma anche moneta reliquia e protettiva, moneta icona ...diciamo pure un modo diverso di vedere la moneta oltre al mezzo di pagamento ...

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35 minuti fa, dabbene dice:

In attesa di qualche rilancio .... un tema affascinante e’ come la moneta potesse essere altro oltre a mezzo commerciale, per Le Goff “ Lo sterco del diavolo” per Lucia Travaini “ Valori e disvalori “ ma anche avesse funzione rituale per esempio nelle tombe, ma anche memoria e identità, ma anche moneta segno per i pellegrini, ma anche moneta reliquia e protettiva, moneta icona ...diciamo pure un modo diverso di vedere la moneta oltre al mezzo di pagamento ...

Consiglio, a tal proposito, un libricino molto interessante di Lucia Travaini

Il lato buono delle monete. Devozione, miracoli e insolite reliquie.

poche pagine ricche di contenuto.

Lo avevo già segnalato in altro post ma vale la pena ricordarlo.

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