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Inviato

La Sindone e' stoffa e per sua natura puo' "sporcarsi" assorbendo altre sostanze organiche. Qui hanno investigato le inclusioni che per loro natura dovrebbero essere coeve.


Inviato (modificato)

... il discorso per la Sindone è assai differente. Il telo, durante il medioevo, è stato continuamente a contatto con l'ambiente circostante (posto sui malati, eccetera); la modalità di conservazione influenza il processo di decadimento del carbonio contenuto, in termini molto spiccioli è come se l'oggetto si ricaricasse un po' continuamente. La datazione al carbonio ha valore se eseguita su reperti rinvenuti in contesti sigillati, o conservatisi in condizioni più o meno sigillate dall'ambiente esterno; in caso contrario ne risulterà una datazione assai più recente di quella effettiva. In conclusione: la Sindone non doveva essere sottoposta a un esame come il carbonio14, perché esame inappropriato in conseguenza delle modalità di trasmissione temporale del reperto fino a oggi; esami sulla fibra del telo e sui metodi di tessitura lo datano al I secolo, quindi in coerenza con la tradizione.

Perchè il metodo del C14 non è troppo affidabile con la sindone? perchè nel medioevo (non ricordo più la data) essa è entrata fortemente in contatto sia con il fuoco, che con il corpo dei fedeli, che hanno avuto modo, così di ricaricarla di C14, facendo ripartire d zero il cronometro del decadimento e falsando le misure. In teoria questo non è successo con la lupa, per cui gli atomi di C14 sono quelli originali, senza "aggiunte" successive.

Esattamente dove volevo arrivare.

Anche la Sindone è databile con il C14.

Quindi o si accetta il metodo e lo si applica o non lo si fa mai, reputandolo approssimativo e/o errato.

La verità è un'altra e non riguarda la Scienza, ma la Fede.

Fideistico e non altro è il motivo che spinge i negatori del C14 ad accettare la validità di tale metodo sul telo sindonico, ma essi, stranamente, non utilizzano lo stesso pregiudizio per altri "oggetti", che per loro sono semplicemente derivati storici, ma per qualcun altro potrebbero avere il medesimo valore religioso, quale il velo cristiano.

Per il telo il metodo è errato e ci si inventa scuse inverosimili per giustificare ciò.

Per la lupa è esatto a prescindere, senza le osservazioni puntualmente riportate dal Carandini.

Allora che vogliamo fare? Perseguire la strada della fede o virare verso altro?

Io accetto entrambi, ma si stabilisca prima il parametro della discussione.

Scusi ma... ho letto bene o c'è qualche incoerenza nella Sua deduzione? Come avevo accennato qualche messaggio prima, e come è stato esposto più nel dettaglio da azaad, se anche di principio è applicabile a tutti i materiali organici la tecnica del C14 in pratica non è valida per quei reperti che siano stati esposti a "contaminazione" da C14 nel corso della loro trasmissione nei secoli. Non è un fatto religioso o di Fede: se la Sindone fosse stata rinvenuta in una tomba sigillata il C14 avrebbe avuto la massima affidabilità; così non è stato e di conseguenza altri hanno cercato di datare il telo con uno studio delle tecniche di tessitura. Evidentemente chi propose di sottoporre il telo all'esame del C14 non era consapevole dei limiti di quel metodo, e che 4 laboratori abbiano dato lo stesso risultato (punto di forza secondo i sostenitori della datazione medievale) mi pare ovvio: il decadimento di C14 in quel caso è stato alterato nel corso dei secoli, e l'esame è risultato falsato in identica misura in tutti i 4 laboratori.

Modificato da BiondoFlavio82
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Inviato (modificato)

Scusi ma... ho letto bene o c'è qualche incoerenza nella Sua deduzione? Come avevo accennato qualche messaggio prima, e come è stato esposto più nel dettaglio da azaad, se anche di principio è applicabile a tutti i materiali organici la tecnica del C14 in pratica non è valida per quei reperti che siano stati esposti a "contaminazione" da C14 nel corso della loro trasmissione nei secoli. Non è un fatto religioso o di Fede: se la Sindone fosse stata rinvenuta in una tomba sigillata il C14 avrebbe avuto la massima affidabilità; così non è stato e di conseguenza altri hanno cercato di datare il telo con uno studio delle tecniche di tessitura. Evidentemente chi propose di sottoporre il telo all'esame del C14 non era consapevole dei limiti di quel metodo, e che 4 laboratori abbiano dato lo stesso risultato (punto di forza secondo i sostenitori della datazione medievale) mi pare ovvio: il decadimento di C14 in quel caso è stato alterato nel corso dei secoli, e l'esame è risultato falsato in identica misura in tutti i 4 laboratori.

Concordo.

Il C14 è affidabile se l'oggetto datato non è stato oggetto di contaminazioni dalla data di creazione al momento della misura.

Per essere valido sulla sindone dovrebbe essere nota istante per istante la storia del materiale analizzato: cosa praticamente impossibile, a meno di trovare qualche regione che, con certezza, per qualche motivo, è rimasta intonsa dal momento di realizzazione del reperto.

Per la lupa il discorso è differente: hanno analizzato sulle inclusioni che non dovrebbero aver avuto alcun contatto con l'atmosfera dal momento della creazione della lupa. Se qualcuno prova il contrario, salta anche la datazione al C14 della lupa ;-)

Modificato da azaad
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Inviato

Mi è molto piaciuta la bella frase di Carandini:

“Ogni argomento tratto dal silenzio un argomento non è”

che dovrebbe anche stare alla base di ogni seria ricerca scientifica.

Tuttavia l’articolo del Carandini era del 2007 ed era una critica, nemmeno tanto velata, contro la nuova datazione proposta dalla storica dell’arte e restauratrice Anna Maria Carruba nel 2006, la quale (appoggiata da Adriano La Regina), dopo l’ultimo restauro del monumento, aveva pubblicato un libro nel quale per motivi tecnici attribuiva la fusione del bronzo all’età medievale e più esattamente, in base a considerazioni di carattere stilistico, al IX secolo.

Per un corretto approccio al problema bisogna anche meglio comprendere le successive ricerche. Già nel 2008 si erano svolte le prime ricerche con la datazione al radiocarbonio (all’Università di Lecce) che hanno fatto orientare la datazione della fusione del bronzo al XII-XIII secolo.

La vera novità risiede appunto in nuove ricerche tecnologiche che sono state iniziate nel febbraio 2011 a cura dell’équipe di Edilberto Formigli, dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, molto accurate e che hanno permesso con poche ombre di dubbio di conciliare le posizioni delle due correnti di pensiero per arrivare alla seguente conclusione: la Lupa sarebbe una copia in bronzo medievale eseguita attraverso un calco ripreso da un originale etrusco-italico con una tecnica a cera persa indiretta.

Ne consegue che sia chi parteggiava per l’antichità della Lupa Capitolina sulla base di argomentazioni iconografico-stilistiche sia chi la datava al Medioevo limitandosi agli aspetti tecnici ha avuto ragione!

L’errore di partenza era di ipotizzare che la Lupa fosse stata eseguita con la tecnica a cera persa diretta, che escludeva la possibilità dell’uso di calchi negativi e che quindi poteva essere solo una copia.

In antichità si conosceva solo la tecnica di fusione a cera persa diretta. Ma cosa vuol dire?

Si modella una forma di terra (anima di fusione) sopra sbarre di sostegno in ferro. Sopra questa anima di terra si modella nei dettagli uno strato di cera. Dopo avere sistemato canali di entrata e di sfiato in cera si copre tutto con un mantello di terra esterno. Attraverso la cottura della forma si elimina la cera, lasciando uno spazio vuoto dove viene colato il bronzo liquido.

Con questa tecnica è stata costruita la famosa Chimera di Arezzo, di sicura provenienza antica.

Per ulteriori delucidazioni:

http://www.archeologicatoscana.it/wp-content/uploads/2009/11/Fusione-a-cera-persa.pdf

Invece nella tecnica di fusione a cera persa indiretta, da un modello originario si prendono calchi negativi in terra o gesso. Dentro i negativi si dispone uno strato di cera. Sbarre di sostegno in ferro e anima di fusione in terra vengono inseriti nel modello di cera. Nella tecnica descritta da Cellini, nel suo Trattato della scultura (1565-1567, riprendendo una tecnica comunque già nota nel medioevo), la cera viene colata liquida tra i calchi negativi e l’anima di terra, Le fasi successive sono identiche a quelle della tecnica diretta.

In questa maniera diventa possibile realizzare la fusione in un unico getto senza bisogno di saldature successive. Ovviamente le sbarre di ferro, opportunamente piegate, debbono essere solidali l’una con l’altra ed entrare anche nelle parti più sottili cone nelle zampe di un animale o nelle braccia di una figura umana. Appare intuibile che quando le sbarre di ferro sono molto vicini alla zona lasciata vuota dalla cera, come nelle parti medio-basse delle zampe, è molto facile avere difetti di fusione (riscontrati infatti in una zampa posteriore da somigliare a un colpo di fulmine).

Questa tecnica fu adottata ad esempio per la fusione dell’Efebo di Magdalensberg al Kunsthistorisches Museum di Vienna, che fino a pochi anni fa era ritenuto dagli storici dell’arte essere un bronzo antico e invece è una copia di età rinascimentale ripresa attraverso calchi da un originale del I secolo a.C.

Quali sono le principali caratteristiche che hanno fatto pensare per la Lupa al metodo di fusione a cera persa indiretta, che era sconosciuto in età antica?

Ovviamente non posso ripetere pedissequamente l’ottimo articolo pubblicato sulla rivista “Archeologia Viva”, al quale rimando per i dettagli e per le numerose immagini a colori.

Intanto si può dire che le parti posteriore e anteriore del dorso della Lupa mostrano molto chiaramente i difetti derivati dall’accostamento dei calchi negativi realizzati sul modello antico per la fusione della statua in età medievale. Lungo la linea di accostamento dei calchi di modello sul dorso appare evidente il ritocco della cera, con rilievi leggermente schiacciati (le foto riportate sono molto eloquenti).

La coda attuale della lupa non appare provenire da un calco dell’originale, ma è stata rimodellata ex-novo, con tecnica a cera persa diretta, e rifinita con un tipo di modellatura del vello molto diverso da quello ottenuto per il dorso con il calco dell’originale. La coda poi è stata attaccata in basso alla zampa posteriore sinistra per rendere possibile poi la fusione della copia originale in un unico getto.

Il bronzo riporta le caratteristiche del ritocco a freddo del vello di una Lupa che può essere stata creata in età e ambiente etrusco-italico (manca invece un ritocco successivo alla fusione, ritocco che non manca mai sulle opere greche, etrusche e romane, in questo caso eseguito a scapello).

Lo studio ha anche dimostrato i vari problemi che sono stati riscontrati dal copista medievale, come ad esempio per la bocca semiaperta e gli orecchi.

Molto interessante l’analisi sulla bocca, dove mancano alcuni denti (i denti incisivi sono 3 e non 6 come dovrebbero) e la lingua. Tali difetti non erano dovuti all’imperizia dell’artista che ha modellato la lupa originaria, ma dalle difficoltà incontrate dal copista medievale nel risistemare quella zona, che non poteva essere ottenuta direttamente da calco perché in sottosquadra.

Il termine “in sottosquadra” indica quelle zone dell’opera con rientranze strette dalle quali un unico calco rigido non potrebbe fuoriuscire.

Questa analisi sulle modalità della tecnica di fusione usata per la Lupa Capitolina in qualche modo si combacia con le precedenti analisi al radiocarbonio che sono state condotte in diversi campioni della terra di fusione inglobate all’interno della statua e recuperate durante l’ultimo restauro del 2007 (analisi ripetuta ben 28 volte in 5 anni).

Secondo Formigli la copiatura dall’originale deve essere avvenuta nei secoli che hanno preceduto l’avvento del Rinascimento, senza poter indicare una datazione più precisa (probabilmente intorno al Duecento).

Resta l’ultima domanda che ho notato non essere stata finora posta. Se la Lupa Capitolina è una copia medievale, che fine ha fatto l’originale etrusco-italico (sicuramente in condizioni più malridotte e l'analisi ha rivelato che il corpo originale doveva essere privo o comunque staccato dalle zampe inferiori, per cui il copista è stato costretto a eseguire separatamente le cere del corpo con zampe superiori e quelle delle zampe inferiori)?

E mi appare strano che nelle cronache medievali non sia stata riportata alcuna notizia su tale copiatura: chissà se qualche documento in merito può essere rinvenuto nel misterioso archivio vaticano……

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