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Declino stilistico delle monete imperiali


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Inviato

È da diverso tempo che mi chiedo il motivo per il quale la qualità stilistica delle monete romane, ma più in generale dell'arte romana, abbia, ad un certo punto, cominciato a declinare irrimediabilmente fino a raggiungere dei livelli, direi "preistorici".

La risposta sembrerebbe semplice: perché l'Impero è entrato in crisi e quindi, a seguito del declino generale, è declinata anche la capacità degli artisti. Ma, secondo me, la risposta è molto più complessa di così.

Provo a fare una cronistoria (molto semplificata) dell'Impero, confrontandola con le monete del periodo.

Periodo Augusto – Tiberio

Fine delle guerre civili, l’impero conosce un periodo di grande espansione su tutti i fronti: territoriale, economico, sociale.

Le monete di questo periodo hanno una buona qualità stilistica, ma non raggiungono ancora la perfezione che raggiungeranno qualche decina di anno dopo.

Periodo Caligola-Nerone

L’amministrazione imperiale di questo periodo è altalenante, Caligola è un pazzo che sperpera tutte le ricchezze imperiali, Claudio è un grande amministratore, Nerone non è quel grande folle come è stato dipinto dai suoi successori, ma non è neppure un grande amministratore. L’impero si espande in Britannia.

Le monete raggiungono un livello stilistico eccezionale.

Periodo Galba – Traiano

Tolte le guerre civili del primo anno, l’impero conosce l’apice della sua espansione territoriale. Un’ottima amministrazione e il grande flusso di bottini di guerra e schiavi, garantiscono un’eccezionale benessere.

Le monete raggiungono la massima qualità stilistica (a parer mio già raggiunta con già con Nerone e mantenuta fino ad Adriano).

Periodo Adriano – Commodo

La così detta età d’oro dell’Impero; tolto Commodo, gli imperatori amministrano magistralmente la lo Stato. Grande fermento culturale, è l’epoca degli imperatori “barbuti”, che si fanno crescere la barba in omaggio alla cultura ellenica. Tuttavia non ci sono più guerre di conquista né espansioni territoriali; diminuiscono di conseguenza i bottini di guerra e il flusso degli schiavi.

Le monete mantengono un eccellente livello stilistico con Adriano e Antonino Pio, mentre, a parer mio, cominciano a perdere bellezza con Marco Aurelio e Commodo.

Periodo Dei Severi

Circa 40 anni, dal 193 al 235 di guerre civili ed instabilità sociale. Tuttavia l’Impero riesca ancora a sconfiggere i proprio nemici e a tenerli fuori dalle frontiere.

La qualità stilistica delle monete è scesa, ma è ancora più che accettabile, vengono ancora prodotte monete di grande modulo; comincia il declino della qualità dei materiali (la percentuale d’argento delle monete si fa sempre più bassa)

Il Periodo Della Crisi

Diciamo che per tutta la restante parte del III Sec., Da Massimino a Diocleziano, l’impero vive uno dei più brutti periodi della sua storia. Appaiono i Persiani ad Oriente che si dimostrano di tutt’altra pasta rispetto ai Parti e a nord i Germani sconfinano e razziano di continuo la Gallia. Come se non bastasse è un continuo succedersi di usurpatori e guerre civili.

La qualità artistica delle monete è ancora accettabile fino a Galieno (escluso) da lui in poi è un continuo declino.

Da Diocleziano a Teodosio

I barbari vengono più o meno ricacciati oltre le frontiere e, soprattutto con Diocleziano e Costantino, l’impero torna a conoscere un periodo di ritrovato benessere e sicurezza sociale.

Per quanto riguarda le monete, tolti alcuni aurei e argentei di Diocleziano e Costantito, che raggiungono una qualità stilistica quasi accettabile, le altre monete in mistura e i bronzetti continuano a declinare di qualità.

Il V Secolo

A partire dalla disfatta di Adrianopoli e ancor di più dalle invasioni barbariche dei primi anni del 400, l’Impero comincia ad esistere sempre più solo sulla carta. Di fatto siamo quasi nel medio evo; la qualità della vita dell’impero crolla nel giro di pochissimi anni. Le strade non sono più sicure, le merci viaggiano a fatica, la globalizzazione dell’impero scompare a favore di produzioni localizzate.

L’arte classica viene vista come uno strumento del demonio (e lo stesso dicasi per le scienze) e i fanatici cristiani cominciano a distruggere le statue classiche.

Le monete si allineano al periodo e raggiungono il livello più basso di qualità stilistica.

Continua…


Inviato

Dopo questa lunga, ma necessaria presentazione del quadro storico/numismatico, vorrei analizzare alcuni aspetti, a parer mio molto particolari.

Primo. La qualità artistica delle monete comincia il suo declino già con Marco Aurelio, in piena età d’oro dell’Impero.

Perché? Forse il motivo risiede nel fatto che l’impero aveva già cominciato un declino economico dovuto dalla diminuzione di bottini di guerra e schiavi, in conseguenza alla fine dell’espansione dei confini? Insomma, se il popolo deve cominciare a preoccuparsi di come riempire la pancia, comincia a pensare meno a fare lo scultore o il pittore?

Secondo. Durante tutto il periodo dei Severi la qualità stilistica delle monete è ancora discreta, eppure l’impero è sconquassato dalla guerra civile. Come mai? Forse alcune parti dell’impero non risentivano delle guerre (immagino l’Italia, l’Africa, la Grecia e l’Asia Minore) e forse gli artisti provenivano da quelle zone?

Terzo. Il primo vero crollo stilistico delle monete, a parer mio, si ha con Gallieno, perché? Perché le monete di Gordiano III sono ancora molto apprezzabili (ci sono dei denari che potrebbero competere con quelli del secolo precedente) e dopo soli 10 anni la produzione diventa così rozza?

Quarto. Perché a seguito della restaurazione della pax imperiale con Diocleziano e soprattutto Costantino non assistiamo ad un rifiorire dell’arte e quindi della qualità artistica delle monete? L’impero ha vissuto un periodo di sostanziale serenità per tutto IV secolo, perché la qualità stilistica delle monete e diventata sempre più scadente.

Quinto e ultimo. L’impero d’oriente e poi l’impero Bizantino non se la passava così male, perché anche lì le monete sono diventate via, via sempre più stilizzate?

Scusate se mi sono dilungato un po’, ma ho malamente riassunto 500 anni di storia romana e numismatica e qualche riga l’ho dovuta scrivere.

Aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre idee


Inviato (modificato)

devi considerare anche la quantita` prodotta

con gallieno l inflazione si era mangiata il valore reale e le emissioni di monete erano vastissime

ne deriva per forza che la qualita` si abbassava visto la mole di produzione che doveva aumentare esponenzialmente

invece sottolineerei un altro aspetto

quello del passaggio dalle raffigurazioni religiose / eventi politici alla moneta che da senso di sicurezza e celebra lo stato romano.

per esempio si passa dalle emissioni di Marte Pacifero , della Salus Avg o della Annona Avg a quelle che celebrano lo stato

come le Gloria Exercitus, le Providentia Avg o le Securitas Reipublicae , per non tralasciare la Fel temp reparatio.

secondo me il declino dell impero lo vedi anche nelle monete e nelle loro raffigurazioni , e purtroppo vedo anche un parallelo con la storia presente che cerca di celebrare la grandezza del passato

Modificato da rick2

Inviato

devi considerare anche la quantita` prodotta

con gallieno l inflazione si era mangiata il valore reale e le emissioni di monete erano vastissime

ne deriva per forza che la qualita` si abbassava visto la mole di produzione che doveva aumentare esponenzialmente

invece sottolineerei un altro aspetto

quello del passaggio dalle raffigurazioni religiose / eventi politici alla moneta che da senso di sicurezza e celebra lo stato romano.

per esempio si passa dalle emissioni di Marte Pacifero , della Salus Avg o della Annona Avg a quelle che celebrano lo stato

come le Gloria Exercitus, le Providentia Avg o le Securitas Reipublicae , per non tralasciare la Fel temp reparatio.

secondo me il declino dell impero lo vedi anche nelle monete e nelle loro raffigurazioni , e purtroppo vedo anche un parallelo con la storia presente che cerca di celebrare la grandezza del passato

Quello che dici sull'aumentata produzione e quindi la necessità di avere più incisori che non consentiva più di utilizzare solo artisti bravi, è senz'altro vero. Ma resta il fatto che anche gli aurei del periodo sono di qualità stilistica bassa. Insomma ci sarà pure stata l'invazione degli incisiri mediocri, ma perchè non hanno messo quelli bravi almeno a incidere coni per aurei?

O meglio ancora, quelli bravi li hanno effettivamente dedicati alla produzione di aurei, che mantengono comunque un livello stilistico superiore, ma comuqne più basso che nel passato. Ergo, anche gli incisori più bravi non erano al livello dei loro colleghi degli anni precedenti.


Inviato

Quarto. Perché a seguito della restaurazione della pax imperiale con Diocleziano e soprattutto Costantino non assistiamo ad un rifiorire dell’arte e quindi della qualità artistica delle monete? L’impero ha vissuto un periodo di sostanziale serenità per tutto IV secolo, perché la qualità stilistica delle monete e diventata sempre più scadente.

Da Diocleziano a Teodosio

I barbari vengono più o meno ricacciati oltre le frontiere e, soprattutto con Diocleziano e Costantino, l’impero torna a conoscere un periodo di ritrovato benessere e sicurezza sociale.

Per quanto riguarda le monete, tolti alcuni aurei e argentei di Diocleziano e Costantito, che raggiungono una qualità stilistica quasi accettabile, le altre monete in mistura e i bronzetti continuano a declinare di qualità.

Con queste affermazioni mi trovo parzialmente in forte disaccordo.

Circa la qualità delle coniazioni del IV secolo va fatto un importante distinguo tra il periodo tetrarchico e quanto accade dopo il 337 (anno della morte di Costantino I).

A partire da questa data, è accettato che l'abilità degli incisori e le qualità dei tondelli vanno progressivamente a decrescere parallelamente al deterioramento dell'Impero.

Per quanto riguarda, invece, la monetazione tetarchica e costantiniana, gli standard qualitativi, sia per le monete in metallo nobile che per quelle in bronzo, sono paragonabili (se non superiori considerando le dimensioni ridotte) a quelli dell'Alto Impero.

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Inviato

perche` aureii e antoniniani venivano battuti con lo stesso conio

sullo stile delle costantiniane son d accordo con Nikko

rimane il cambiamento del rovescio , da uno che raffigura le divinita (soli invicto compreso) a uno che cerca di rassicurare sull effettiva stabilita` dello stato romano


Inviato

Per quanto riguarda, invece, la monetazione tetarchica e costantiniana, gli standard qualitativi, sia per le monete in metallo nobile che per quelle in bronzo, sono paragonabili (se non superiori considerando le dimensioni ridotte) a quelli dell'Alto Impero.

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Beh l'esmplare che hai riportato è in condizioni spendide e anche di buona fattura, ma rimane una moneta stilizzata. Inoltre è di qualità di gran lunga superiore alla media delle monete del periodo.

Concordo con te che la moneta fosse di modulo molto piccolo e quindi più difficile da incidere.

Vorrei prendere quindi ad esempio due aurei, uno dell'alto impero, Adriano, e uno del basso impero, Costantino.

L'aureo di Adriano è praticamente una foto dell'imperatore, se, non conoscendolo, lo incontrassi per strada e avessi unicamente questa moneta cone raffronto, lo riconoscerei immediatamente.

L'aureo di Costantino (che non è assolutamente uno dei peggiori, anzi...) è stilizzato, guardandolo non posso sapere esattamente come fosse fatto l'imperatore.

D'altronde anche la famosa statua colossale di Costantino, di cui ci è rimasta la testa, un piede e la mano, ha il volto abbastanza stilizzato, non paragonabile alle statue dell'alto impero. Questo a ulteriore riprova che all'epoca gli artisti erano assai meno abili di duecento anni prima.

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Inviato

Perdonami, ma continuo a non essere daccordo.

Quello che tu definisci "stilizzato", per me è "idealizzato". E non è una differenza da poco.

Possiamo discutere sul fatto che gli incisori non riuscissero a rendere fedelmente il volto di Costantino I, ma credo che questo fosse dovuto al fatto che i ritratti erano sviluppati a partire da bozzetti (tecnicamente definiti "cartoni") che l'Autorità Centrale inviava a ogni zecca sparsa sul territorio. Evidentemente la libertà artistica era notevole; ciò spiegherebbe anche il perché ci fossero sensibili differenze stilistiche tra zecche diverse o, addirittura, tra le emissioni della medesima zecca.

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Questo ritratto sarà pure idealizzato, ma l'espressione sul volto di Costantino I ha una profondità tale...


Inviato

Bisogna anche considerare che il tutto può anche essere una scelta stilistica precisa, derivante da un fattore "ideologico". Dopo la tetrarchia (ma in realtà già in buona parte dal tempo dei Severi) l'imperatore non è più ufficialmente il "primo cittadino", ma si avvia a diventare a tutti gli effetti un essere sovrumano, divinizzato mentre è ancora in vita. Le sue fattezze reali sono irrilevanti perché egli non è un uomo, è l'incarnazione terrena del potere conferito dalla divinità, ovvero in seguito, dal Dio cristiano. Questo processo continua e si rafforza anche in epoca bizantina (nonostante sia oggettivamente impossibile sostenere che i bizantini non fossero in grado di creare dei capolavori artistici) al punto che l'imperatore non è più visibile al popolo, e allo stesso tempo quello che è rappresentato sulle monete non è l'imperatore come persona fisica, ma piuttosto è l'idea di regalità: gli attributi contano più delle fattezze fisiche. Concetto appplicato in pieno anche dalle rappresentazioni del potere nel'Occidente medievale, almeno fino alla prima rinascita dell'umanesimo e al recupero dei classici. In più mettiamoci anche che la struttura sociale tardoantica impone una distinzione assoluta tra l'aristocrazia e la plebe, che si riflette anche nella monetazione: l'oro, per le transazioni importanti, mantiene oltre alle sue qualità intrinseche un livello tecnico e artistico più che accettabile; il rame, per il commercio minuto, decade sia in valore che in fattura. A questo punto mi pare anche probabile che le altissime qualità tecniche e artistiche necessarie per le raffigurazioni realistiche dell'alto impero, non essendo più necessarie e quindi non richieste, siano andate rapidamente disperse.


Inviato

Comunque tutto ciò lo si intravede in qualsiasi ambito artistico.

Scultura imperiale:

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Adriano e Massimino Daia.

Il primo è realmente una fotografia, il secondo, è una stilizzazione artistica di ciò che era realmente l'Imperatore, o meglio, come dice giustamente Nikko, un'idealizzazione.

Scultura privata:

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Come prima, il primo è un ritratto repubblicano, pura espressione del realismo della prima arte romana, lontana anni luce dall'influenza greca con la sua tendenza alla perfezione e di conseguenza, all'idealizzazione.

Il secondo, invece, è un semplice magistrato del V sec. d.C., che per quanto la fotografia sia da buttare, si nota la pochezza di dettagli.

Bisogna ricordarsi che ad un certo punto, con Traiano nello specifico, la congiunzione fra scultura imperiale, sempre fiera e tesa all'esaltazione dell'Imperatore e quella pubblica, si avvicinano moltissimo e questo lo possiamo vedere nel famoso ritratto del decennale.

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In questo ritratto i due filoni (romano e greco) si annullano, il ritratto è privo sia della fierezza "illusoria" greca che del realismo romano. Nella sua espressione, che comunque richiama alla potenza, alla virilità, si ha un ritratto "vero" non esaltato in nessuna maniera.

Se nella Repubblica, però, si tendeva all'esaltazione dei tratti reali della figura, durante il primo Impero ma anche poco prima, i ritratti tendono ad idealizzarsi, l'influenza greca si farà sentire, almeno per la prima metà del I sec. ed è così che avremo un Augusto "anonimo" tendenzialmente paragonabile alle statue greche:

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seguito, dopo qualche tempo, da, per esempio, un Vespasiano che ci confermerà come l'arte imperiale "ufficiale" e quella non ufficiale differissero in maniera così ampia, almeno fino ai Flavi, dopo di che il tutto sfocerà in quello che sarà il classicismo dell'arte romana.

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Come potete tranquillamente osservare, il primo, è di un realismo scioccante, volgare, mentre il secondo, appartiene ad una fascia più aristocratica, tesa a "curare" le imperfezioni.

Ora, detto questo e detto che si andrà sempre più a sfociare nel classicismo è anche vero che ad un certo punto, quello splendore "pacifico" (tra virgolette) che aveva vissuto Roma, se ne andrà, non esisterà più l'influenza greca, gli artisti non verranno più da oriente e non ci sarà più la freschezza artistica che potevamo avere prima, freschezza artistica come freschezza vitale, ci si stava spingendo lentamente verso quello che sarà, oggettivamente, un periodo piuttosto buio, il Medioevo (Arte realistica parlando). Pare, quindi, che i nuovi scultori, incisori, pittori, non siano abituati a vedere nelle loro opere un realismo, quanto, invece, una nuova espressione figurativa del modello.

Converrai, Nikko, che un ritratto idealizzato di Augusto, non è stilisticamente "bello" secondo i canoni della bellezza classica, come un ritratto idealizzato di Costantino (per quanto siano anch'essi di un'espressività sorprendente per lo stile con i quali venivano rappresentati).

In sostanza, l'arte Tardoantica, per quanto meno bella della precedente classica (parere mio), non è da attribuirsi ad una decadenza in termini di bravura o malavita, piuttosto ad un cambio di rotta, un'arte che si accostava perfettamente al periodo vissuto e che risultava essere BELLA (un cittadino del 500 non diceva "era meglio prima come facevano i busti")... :D

Qualcosa di simile lo possiamo vedere anche nella pittura ma non è questa la sede e andremmo fuori rotta, essendo, oltretutto, più particolare come forma artistica.

Caso a parte, quello delle donne, che trattai nella discussione sui raffronti monetali marito/moglie e che prima o poi riuscirò a completare con uno studio un po' più approfondito.

p.s. per esempio, il titolo di questa discussione, è un paradosso, perché, è un declino per un'ottica classica, ma una perfetta forma d'arte in un'ottica tardoantica. Diciamo declino solo perché ci appare meno bella e curata della precedente ma non è detto che non fosse ottimale.

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Inviato

Insomma per fare un parallelismo con la pittura sarebbe come dire che nell'alto impero si dipingevano i Caravaggio o i David, mentre nel basso impero i Picasso o i Mirò?

Hmm, non so, non ne sono del tutto convinto.

Ok potrebbe starci l'idea che nel tardo impero l'arte fosse più stilizzata, anche per via di un'iconoclasia cristiana e della figura dell'imperatore come unto del Signore; ma non credo che a inizio del IV sec. si possa essere già arrivati a questo punto.

Costantino erà in imperatore generale, figura ben distante dai vari Valentiniano III, o simili, che se ne stavano sul trono immobili a mo' di mummia imbalsamata.

E Diocleziano poi, era pagano, possibile che anche lui si sia voluto discostare dalla cultra artistica classica a favore di questo "cubismo ante litteram"?

Altra domanda/osservazione. Nell'alto impero le monete avevano anche uno scopo propagandistico, servivano per far conoscere al popolo il volto del regnante attuale (allo stesso scopo ogni imperatore faceva scolpire infinti busti da mandare ai quattro angoli dell'impero, un po' come la foto odierna del Presidente appesa negli uffici pubblici), perchè dalla metà del III sec. in poi non si sentì più il bisogno di farlo? Posso capire il discorso dell'idealizzazione, ma solo nel basso impero; nel III sec., a causa dei continui usurpatori, immagino che ci fosse bisogno, per gli imperatori, di pubblicizzare la propria immagine...

Sapete indicarmi dei testi che parlano del cambiamento dell'arte da "classica" a "stilizzata" nell'Impero Romano?


Inviato

Un buon punto di partenza potrebbe essere questo:

Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.

In realtà ho in mente un'altra opera (due volumi, sovracoperta bianca, in copertina di uno dei due volumi c'è un ritratto monetale di Adriano) ma non riesco a ricordarmi titolo e autore...


Inviato

Iniziamo col dire che il testo citato da Paleologo è un bel "mattone" difficilmente digeribile, ma quello c'è e di quello dobbiamo accontentarci.

Tornando a noi.

Con la tetrarchia già si era a quel punto, l'influenza greca non si sentiva più e la parallela arte plebea delle botteghe stava prendendo il sopravvento. Ripeto, viene considerata esteticamente più brutta, solo perché siamo abituati a paragonare il tutto al classico tipico.

Altra domanda/osservazione. Nell'alto impero le monete avevano anche uno scopo propagandistico, servivano per far conoscere al popolo il volto del regnante attuale (allo stesso scopo ogni imperatore faceva scolpire infinti busti da mandare ai quattro angoli dell'impero, un po' come la foto odierna del Presidente appesa negli uffici pubblici), perchè dalla metà del III sec. in poi non si sentì più il bisogno di farlo? Posso capire il discorso dell'idealizzazione, ma solo nel basso impero; nel III sec., a causa dei continui usurpatori, immagino che ci fosse bisogno, per gli imperatori, di pubblicizzare la propria immagine...

Come no? Secondo me sono più propagandistiche le monete tarde che quelle alto imperiali. Mentre le seconde erano per la maggiore tese ad esaltare i vari accadimenti o Status dell'Impero tramite allegoria, nelle prime troveremo le conosciute e già citate Gloria Exercitus, Pax Militum, Fel Temp Reparatio, Beata Tranquillitas ecc ecc.

Il volto dell'Imperatore era sì da propagandare ma con lo stile in voga in quel momento. Non era necessario dare una resa realistica al ritratto proprio perché non ce n'era il bisogno.

Parlando di epoche, concordo con i vari studiosi sul considerare questo cambiamento dal IV, infatti, dal terzo, possiamo notare come ancora la ritrattistica sia molto pregiata, vedasi il busto di Gallieno qua sotto.

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Ovviamente, paragonando ritrattistica scultorea con quella numismatica, vanno tenute di conto varie eccezioni e fra queste sono la necessità di batter moneta, che ha già ricordato Rick. Più monete richieste equivale a dire più conii da scolpire e magari in più zecche differenti, ed ecco qua come una serie di combinazioni, vista la concomitanza con la guerra interna sempre in atto, la sveltezza fosse più utile della bellezza.

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Ciao a tutti,

Innanzi tutto è totalmente sbagliato parlare di decadimento artistico perché noi la guardiamo con i nostri occhi (chiusi) e invece, come ha detto Mirko8710 bisogna rapportarla al gusto dell'epoca.

L'arte non si svilisce mai, ma cambia a seconda delle esigenze: se durante l'epoca di Adriano abbiamo così tanti capolavori di gusto classico è perché lui era l'imperatore filoellenico per eccellenza. Faccio un'esempio banalissimo: proviamo a vedere come si vestivano i nostri nonni e padri qualche decennio fa e rapportiamoli a noi...c'è stato uno svilimento? un miglioramento? assolutamente no, c'è stato solo un cambio di gusto, e questo succede anche all'arte di tutte le ere. Dalla metà del II sec. d. C. (Marco Aurelio) l'arte cosiddetta plebea, quella che era in voga nel ceto medio, stava prendendo il sopravvento; noi "moderni" la definiremmo più brutta dell'arte classica canonica, ma l'arte popolare, che era in fermento non solo in Italia, ma anche nelle province, era più esuberante, fatta di grandi contrasti e variopinti colori (mi vengono in mente i bellissimi mosaici nord-africani che dalla fine del II sec. d. C. fino al VI sec. sono di una vivacità rara).

Poi in questo discorso andrebbe inserito anche l'influenza ellenistica che diede all'arte romana nel periodo imperiale. L'arte ellenistica (per capirci quella che fiorì nella parte orientale del mar mediterraneo dalla fine del III sec. a. C.) era un'arte che si distaccava molto dall'arte della grecia classica; anche questa era molto più "movimentata" (ad esempio nelle statue c'era molto più chiaro scuro) rispetto all'arte classica.

I nuovi studi, che hanno ribaltato il concetto di decadenza artistica del medio-tardo impero, sono riusciti a vedere che in realtà quel lungo periodo fu un momento di sperimentazione, elaborazione che fece nascere nel corso dei secoli l'arte medioevale! (per spiegare tutto servirebbe un'intera giornata)

Anche per le monete vale la stessa cosa: non si deve pensare assolutamente ad un decadimento artistico, ma ad una variazione di gusto dell'imperatore e dell'epoca in cui viveva (gli imperatori e la loro famiglia dettavano la moda: le donne aristocratiche imitavano sempre la pettinatura delle imperatrici e questo si vede sui busti marmorei conservati e le monete sono una chiara testimonianza) e a tecniche di conio connesse con la quantità di monete emesse. Porto un esempio: gli assi coniati a Roma di Augusto, l'imperatore che aveva restaurato l'arte classica a discapito della bellissima arte veristica tardo-repubblicana, hanno un ritratto, uno stile veramente brutto e raramente sono centrati bene.

Spero di essere stato di aiuto nel dibattito.

PS, consiglio di leggere un libro che è un po' datato ma aiuta molto a comprendere certi concetti artistici nei passaggi di epoche e soprattutto a moltissime foto che agevolano la lettura del testo:

R. Bianchi Bandinelli, La fine dell'Arte Antica.

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Inviato

Quindi, provando a riuassumere in termini un po' sempicistici, potremmo dire che la modifica di stile delle monete (chiamiamola così, anche se per me rimane un imbruttimento), comincia alla fine dell'epoca dei Severi ed è causata da diversi motivi. Sicuramente fattore importante è la svalutazione delle monete e la conseguente necessità di coniarne un numero maggiore, questo a scapito della qualità stilistica (servivano molti più incisori, che potevano essere di bravura minore).

Questa tesi è avvalorata dal fatto che l'arte scultorea del periodo era ancora di gusto classico e di bellezza stridente con le incisioni monetali (come dimostra il busto di Gallieno postato da Mirko)

Dalla tetrarchia in poi il diverso stile delle incisioni sulle monete diventa una scelta dettata dai gusti modificati del periodo.

Io continuo a pensare che il periodo di semi anarchia in cui è visstuo l'impero per gran parte del III secolo, abbia contribuito a mettere l'arte in secondo piano rispetto alle esigenze più pressanti, come ad esempio la sopravvivenza. In un Impero impoverito ci saranno state meno persone disposte a foraggiare gli artisti, i quali saranno scesi di numero e di qualità. Una volta finito il periodo oscuro, con la Tetrarchia, probabilmente è stato difficile riportare l'arte ai fasti di una volta, vista la mancanza di artisti capaci, e così il declino è continuato fino al baratro del medioevo.

Tuttavia mi rendo conto che questa mia ipotesi è minoritaria; ma visto che mi sono incapunito, ora mi è venuto lo schiribizzo di cercare testi che possano avvalorare o smentire la mia tesi.


Inviato
Io continuo a pensare che il periodo di semi anarchia in cui è visstuo l'impero per gran parte del III secolo, abbia contribuito a mettere l'arte in secondo piano rispetto alle esigenze più pressanti, come ad esempio la sopravvivenza. In un Impero impoverito ci saranno state meno persone disposte a foraggiare gli artisti, i quali saranno scesi di numero e di qualità. Una volta finito il periodo oscuro, con la Tetrarchia, probabilmente è stato difficile riportare l'arte ai fasti di una volta, vista la mancanza di artisti capaci, e così il declino è continuato fino al baratro del medioevo.

Questo è corretto. E' quello che, comunque, diciamo anche noi. Anche questi fattori hanno contribuito alla decadenza in termini di realismo nell'arte, non esistendo più un'arte aristocratica, persa anche per colpa dell'allontanamento alle influenze greche.

Ti cito Bianchi Bandinelli.

Concetto di "decadenza" legato a una percezione del valore dei prodotti artistici che contrapponeva le opere dell'antichità classica a quelle dopo la rottura sottintendendo un declino di tutte le capacità tecniche e creative. In realtà la percezione di decadenza, nata nel Rinascimento, fu un fenomeno molto soggettivo: per gli umanisti del Quattrocento era iniziata con la fine dell'Impero, per gli accademici del neoclassicismo era iniziata con la morte di Alessandro Magno e la fine dell'arte greca classica (fine del IV secolo a.C.), comprendendo quindi anche quell'arte romana che aveva fatto da ispirazione per gli artisti rinascimentali. A superare il modello settecentesco negli studi di storia dell'arte furono Franz Wickhoff e Alois Riegl, i due fondatori della Scuola viennese di storia dell'arte che, tra il 1895 e il 1901, per primi elaborarono la teoria del cambio di gusto (Kunstwollen) contrapposta a quella della "decadenza". Secondo loro ciò che avvenne fu un passaggio da un'arte basata su una concezione plastica a una con una concezione pittorica, da valori tattili a valori ottici, da una visione ravvicinata a una a distanza. In questa prima rivalutazione l'arte romana e in particolare quella del basso impero era stata alla base dei nuovi "schemi" iconografici trasmessi all'arte bizantina e a quella medievale, preparando il terreno al trapasso tra la civiltà artistica antica e quella dell'età di mezzo. Nei decenni successivi è stato superato anche il modello del "cambio di gusto". Ranuccio Bianchi Bandinelli ha dimostrato come il linguaggio tardoantico fosse nato da fattori ben più complessi e stratificati che non una "moda" o un fenomeno intellettualistico. In questo inquadramento storico diventa evidente che i modi dell'arte classica sarebbero stati del tutto inappropriati al contenuto di questa età, che ha quindi prodotto una forma artistica collimante coi suoi modi di sentire: perciò la forma tardoantica ha piena validità come espressione del proprio tempo. Ne è indice anche l'uso residuo degli schemi classici in una esangue produzione convenzionale e aristocratica, legata soprattutto all'artigianato artistico ed alla suppellettile preziosa, che la vecchia critica artistica seguì per l'esposizione storica, tralasciando come "secondaria" e "decadente" la reale espressione artistica dei tempi ormai mutati e dei nuovi rapporti tra gli uomini.

Si vede che abbiamo studiato con il suo libro... :D

Per i testi, i "must" sono quelli già citati...e poco più potrai trovare...purtroppo.

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Inviato

Non posso non fare i complimenti a Mirko per quanto espresso, condivido in pieno.

E non posso non segnalarvi il pregevole e impegnativo lavoro di Alessandro Ruggia pubblicato nel V QUADERNO DI STUDI (2010) edito dall'Associazione Culturale Italia Numismatica.

Il titolo è "LE EFFIGI MONETALI DI COSTANTINO IL GRANDE". In circa 50 pagine, l'Autore spiega l'evoluzione del ritratto costantiniano dalla fine della tetrarchia fino a subito dopo la morte del Grande.

Vi riporto l'incipit e un breve periodo.

"L'età di Costantino, dal punto di vista numismatico, è una delle più ricche e vivaci dell'impero romano; nessun altro imperatore modificò la sua effige ufficiale così drasticamente e così tante volte, caricandola di volta in volta di significati differenti. Da lunghissimo tempo, inoltre, non si vedeva una così pronta ricettività della moneta nel registrare idee e fatti contemporanei".

"Alla svolta politica di Costantino corrispose una nuova immagine ufficiale dell'imperatore. Questa venne modellata con cura e morbidezza, con attenzione alla fisionomia reale anche se infusa di un generico classicismo".

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Inviato

La bellezza delle monete classiche greche e della ritrattistica romana dell'alto impero è immediata (ma anche per questo stucchevole), quella di altre epoche deve essere mediata da studi e riflessioni.. e alla fine diventa preferibile.

Arka


Inviato

La bellezza delle monete classiche greche e della ritrattistica romana dell'alto impero è immediata (ma anche per questo stucchevole), quella di altre epoche deve essere mediata da studi e riflessioni.. e alla fine diventa preferibile.

Arka

Questo è un punto di vista squisitamente personale.

Io, viceversa, trovo le monete alto imperiali delle vere opere d'arte e tutt'altro che stucchevoli, mentre trovo (parere personale) le monete del basso impero rozze e approssimative.

Vorrei però tornare sui motivi del declino della qualità ritrattistica delle monete romane.

Mi sembra, più o meno, assodato che il declino nella seconda metà del III Secolo sia dovuto dall'incremento delle monete coniate, concomitante con l'abbassamento del livello/numero di artisti disponibili; mentre per quanto riguarda lo stile delle monete tardo imperioali, la mutazione potrebbe esser data da una precisa scelta stilistica, o dal naturale proseguimento del declino (scusate se utilizzo questa parola, che ad alcuni può sembrare impropria, ma non saprei come chiamarlo).

Invece mi piacerebbe capire da cosa sia dovuta la perdita di qualità dei ritratti sulle monete di Marco Aurelio e Commodo, che, se pur ancora di grande realismo, mi sambra siano meno dettagliate di quelle dei loro predecessori.

Potrebbe essere una prima avvisaglia del declino economico dell'impero?


Inviato

Caro Belisarius, certamente tutta l'arte è aquisitamente personale... Tant'è che ognuno di noi ha i suoi artisti preferiti.

Quello che volevo dire io è che anche la bellezza ha diverse forme. Alcune immediate, altre più nascoste. E la gioia di scoprire una parte di bellezza nascosta è sempra superiore a una bellezza palese. Questo perchè, oltre agli occhi, fa gioire anche la mente...

Nell'arte, personalmente, amo gli inizi e il tardo impero è proprio un periodo di inizio. L'arte si appresta a una spiritualità maggiore che ha poi il suo apice nell'arte romanica. Tutto diventa diverso, strano, a volte grottesco, ma ogni immagine trasmette un messaggio, un emozione...

Tutto questo manca nell'arte dell'alto impero.

E se oi pensi anche l'epoca di Marc'Aurelio ha i suoi turbamenti, che immediatamente si riversano sull'arte. A me il ritratto un po' triste di questo imperatore piace molto di più del vigoroso Vespasiano o del trionfante Traiano.

Arka


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