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Valerio Flacco e l'aquila legionaria


L. Licinio Lucullo

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L'aquila compare anche in noti cistofori emessi da magistrati della Repubblica: Stumpf 20, emessa da un Ampius Balbus nel 49-48 e Stumpf 68, emessa da Cecilio Metello Pio in pari data.

Mi sembra di riconoscerla pure sulla foto, rinvenuta sul web, di quest'altro cistoforo (nel campo, sulla destra). Qualcuno mi può aiutare a classificarlo e datarlo?

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Pero' a me parrebbe essere una tetradracma di Efeso (si legge bene a sin.), con alla destra una torcia...

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Pero' a me parrebbe essere una tetradracma di Efeso (si legge bene a sin.), con alla destra una torcia...

Grazie, scusate tutti per lo svarione!

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  • 4 settimane dopo...

Durante la Repubblica, i tipi di Antonio furono ripresi nel rarissimo semisse provinciale di Carthago Nova RPC 155, emesso da L. Appuleius Rufus and C. Maecius, duoviri quinquennales

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  • 2 settimane dopo...
  • 4 anni dopo...

Aggiungo la foto di un'autentica aquila legionaria, restaurata ed esposta a Chieti

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Per quello che ricordo, l'aquila legionaria era in argento o oro fino al tempo di Augusto, successivamente fu solo in oro....

Non so a quale esatto periodo sia stata datata l'aquila trovata a Chieti né conosco il contesto archeologico.

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Salve @acraf , un chiarimento riguardo l' Aquila legionaria ripresa da Wikipedia :

"La presenza dell'aquila come simbolo dei sovrani di Roma è testimoniata da Dionigi di Alicarnasso il quale racconta come tra le insegne federali che i capi delle città etrusche portarono a Roma da Tarquina, in seguito alla vittoria di Tarquinio Prisco, vi fosse uno scettro con sopra un'aquila che il re continuò ad adottare "per tutto il tempo della sua esistenza".

Lo storico Sallustio narra che Gaio Mario la usò per la prima volta come insegna nella guerra contro i Cimbri consegnandone una ad ogni legione e tale uso rimase da allora.

Ai tempi di Gaio Giulio Cesare era fatta d'argento e oro. A partire dalla riforma augustea il materiale utilizzato fu il solo oro. L'aquila era custodita dalla prima centuria della prima coorte, conservata presso l'accampamento (assieme ai signa militaria) all'interno dell'aedes signorum, uno degli edifici dei Principia (quartier generale della legione).

L'aquila usciva dall'accampamento romano solo in occasione dei trasferimenti dell'intera legione, sotto la responsabilità di un sottufficiale legionario, l'Aquilifer il quale, oltre a doverne garantire la custodia, era incaricato di portarla in battaglia e difenderla anche a costo della propria vita. In tal senso, l'aquilifer può essere paragonato ad un alfiere, quindi un giovane ufficiale dei moderni eserciti e la stessa aquila può essere considerata come una bandiera di guerra o uno stendardo.

Era segno di grave disfatta la sua perdita, evento che accadde in rare occasioni come nel corso della battaglia della foresta di Teutoburgo nel 9 d.C., quando ben tre aquilae caddero nelle mani del nemico germanico.[1] Nel corso invece della rivolta batava, l'aver consegnato le rispettive aquilae al nemico germanico, fu causa per le quattro intere legioni del proprio scioglimento. Ciò che accadde nel 70 alla I Germanica, IIII Macedonica, XV Primigenia e XVI Gallica[2] In altri casi fu segno di grande vergogna ed ignominia, ma non di scioglimento, come accadde ad una legio V Gallica nel 17 a.C.[3] o alla legio XII Fulminata nel 66 durante la prima guerra giudaica.[4] Le insegne, quindi, venivano difese fino alla morte, oppure, durante le battaglie, conficcate nel terreno in modo tale da evitare la loro perdita.[5] La testa d'aquila era spesso rappresentata sul pomello del Parazonio dei generali romani e sulle corazze degli alti ufficiali"

Mentre per quello che riguarda l' Aquila esposta al Museo di Chieti , questa la sua breve storia :

L'aquila è stata rinvenuta nell'area archeologica di Amiternum , potrebbe essere quindi di epoca Repubblicana , in occasione di scavi eseguiti nel corso degli anni settanta del Novecento , e' una fusione piena e ritoccata con bulino semicircolare.

Modificato da Legio II Italica
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Mi sembrava infatti di epoca repubblicana, quando l'aquila legionaria era ancora in argento. Dopo la riforma imperiale di Augusto, il metallo diventa usualmente oro....

Ma sarebbe bello riuscire a capire se è possibile circoscrivere meglio l'epoca dell'aquila di Chieti. Prendo da Wikipedia per quanto concerne il sito di Amiternum:

Nel 290 a.C., durante la loro espansione nell'Italia centro-meridionale, i romani, guidati dal console Manio Curio Dentato, conquistarono l'intero territorio dei sabina, compresa Amiternum. In quell'anno la città ricevette la cittadinanza sine suffragio, cioè senza diritto di voto, e nel 268 a.C. gli fu concessa la cittadinanza ottimo iure, che dava la possibilità agli amiternini di contare politicamente in tutto lo stato. La città divenne quindi una praefectura e, sotto il dominio di Roma, l'Amiternum sabina venne abbandonata per dare origini ad un nuovo centro poco più a valle.

La città crebbe e diventò un grande centro urbano contando, nei periodi di massima espansione, una popolazione di decine di migliaia di abitanti. Durante la guerra sociale e le guerre civili del I secolo a.C., però, si spopolò notevomente, riuscendo però a uscire da questa crisi. In età augustea era ancora abitata dai sabini e proprio in quel periodo venne promossa a municipium. La città era inoltre un importante nodo stradale: situata lungo l'antica Via Cecilia che arrivava fino ad Hatria, da essa partivano inoltre la Via Claudia Nova e due diramazioni della Via Salaria.

Quindi è da capire se questa aquila fu trovata nel sito di Amiternum sabina, oppure in quella romana. Personalmente vedo meglio la perdita dell'aquila in concomitanza con qualche episodio della guerra sociale, che fu molto aspra in questo territorio.

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Quindi è da capire se questa aquila fu trovata nel sito di Amiternum sabina, oppure in quella romana. Personalmente vedo meglio la perdita dell'aquila in concomitanza con qualche episodio della guerra sociale, che fu molto aspra in questo territorio.

 

Ciao @acraf, difficile dare una risposta certa ; e' probabile la tua ipotesi , anche se presenta delle difficolta' , infatti i Romani , specialmente quelli della Repubblica , alla fine della guerra sociale avrebbero certamente preteso la restituzione dell' Aquila , se perduta in battaglia ; in questo caso sarebbe stato piu' probabile che in previsione della sconfitta l' Aquilifer della Legione avesse sotterrato l' Aquila affinche' non venisse fatta preda dal nemico e cosi' fosse ritrovata oltre 2000 anni dopo .

 

 

 

 

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  • 2 settimane dopo...

Penso però che sotterrare l'aquila per evitare che cadesse in mani nemiche avesse lo stesso significato di perderla considerando che anche la sola caduta era presagio nefasto. Stessa storia della leggenda del Palladio  secondo la quale venne distrutto dall'ultima vestale Celia Concordia per evitare la profanazione da parte dei cristiani (gesto anch'esso sacrilego).  Forse è più probabile che sia stata nascosta in seguito alla cattura delle insegne da parte dei Sabini e, per evitarne la restituzione lasciando così il reparto sconfitto nel disonore, venne nascosta. Non so io la vedo meglio così naturalmente la certezza non la ha nessuno. 

Modificato da Ser. Broccolo
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