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Risposte migliori

Inviato

Buongiorno.

Notavo poco fa che esistono diverse discrepanze in merito all'attribuzione dei gradi di rarità in base alle diverse pubblicazioni.

Per esempio, io, da collezionista di Carlo Felice, da qualche mese sono alla ricerca "disperata" di un 25 centesimi 1830 di Torino L, moneta classificata come r4 sia su Montenegro che all'ultima asta in cui é stato battuto e r3 su questo sito.

La domanda che mi sorge é se non ci siano criteri oggettivi di catalogazione o accordi tra chi pubblica cataloghi.

Pensiamo anche al 5 c p in ovale per Torino, si va dall'r2 al nc. Come é possibile?

Dai raccordi avuti con diversi numismatici, mi é parso abbastanza credibile l'attribuzione ai 25c del 1830 Genova di un r3 e di un r4 al 1830 Torino Lavy. Tutti gli altri pezzi si trovano abbastanza facilmente sul mercato, ma questi due soo oggettivamente introvabili. Per il Torino, l'ultimo passaggio in asta che mi risulta é di un b-mb nel 2004.

Saluti


Inviato

Accordo fra Cataloghi??!?!?!!! E' più facile la Pace fra Palestinesi e Israeliani! :mega_shok: Sai quanti di noi hanno provato a chiederglielo direttamente? Non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Come quasi tutto in Italia e non solo ,devi arrangiarti col fai da te, facendo una tua personale valutazione,seguendo le monete su Aste,negozi e cataloghi e quant'altro!

Ciao F.


Inviato

lascia stare i cataloghi, io ormai non li guardo più, per le monete che mi interessano guardo le aste e tengo tutto in testa. per esempio ci sono un paio di scudi di VEII per i quali sarei disposto a pagare molto di più del prezzo di catalogo perchè sono veramente difficili da trovare..


Inviato

Salve!

Il problema dell'attribuzione della rarità è di difficile soluzione, soprattutto in Italia i cataloghi tendono ad esagerare sul reale significato della parola, finendo poi per confondere i collezionisti. Riguardo alla monetazione di Carlo Felice suggerisco di consultare i cataloghi delle grandi collezioni (Curatolo 1971 - Mantegazza 1995 - Rocca 1999 - Demicheli 2010 - Vitalini 2009); in esse troverà le indicazioni per i pezzi più rari, e la conferma che alcuni pezzi indicati dal Pagani e riportati dagli altri cataloghi sono inesistenti. Personalmente suggerirei più moderazione nella classificazione degli esemplari, mantenendo 3 gradi di rarità, come in genere fanno gli anglosassoni. R: raro (esemplare che appare con difficoltà);

RR: molto raro (esemplare presente solo nelle grandi collezioni), RRR: rarissimo (esemplare che non appare quasi mai - unico o quasi).

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Inviato

Apprezzo molto l'intervento di Elleffe che al primo messaggio scrive una cosa molto interessante ovvero attribuire solo tre gradi di rarità che anche a mio avviso sarebbero più che sufficienti. E anche più oggettivi.

Arka


Inviato

Non sono per niente,ma per niente, d'accordo. Informo, per chi non lo sapesse, che ad esempio il Cudazzo, universalmente riconosciuto come il catalogo più completo e autorevole delle monete di Casa Savoia, riporta ben dieci gradi di rarità. Cerchiamo di non dire amenità.


Inviato

min_ver, se la classificazione della rarità fosse univoca andrebbe benissimo avere molti gradi di rarità, ma se già con 5 gradi diventa soggettiva non vedo l'utilità di metterne 10.

E più le monete sono antiche più diventa difficile stabilirne l'effettiva rarità: ho studiato di recente una moneta romana considerata non comune che in realtà è risultata essere del tutto inesistente.

Con le varianti, il problema vale anche per il regno. Faccio un esempio, il 20 centesimi 1863 BN rovesciato, tre importanti cataloghi lo considerano R2, R3 o R4. Con solo tre gradi di rarità quantomeno si avrebbe un'attribuzione univoca e più coerente.


Inviato

Questa è la tua opinione, rispettabilissima, tanto quanto la mia. Non l'ho introdotti io i 10 gradi di rarità ma il più grande conoscitore delle monete di casa Savoia, by the way...

Magari altri utenti potranno darci la loro opinione per un confronto

Buona giornata


Inviato

Dipende sempre dallo scopo con cui si approcciano i gradi di rarità. Personalmente ritengo corretta l'attuale scala a 7 gradi (C-R5), che permette una distribuzione delle rarità senza scendere in maniera troppo particolareggiata come la scala che arriva all'R10, che, non me ne voglia il Cudazzo, ritengo onestamente fuorviante ed inutile. D'altro canto, non mi trova d'accordo nemmeno chi propone una scala a sole 3 rarità. Una scala del genere forse può essere utile in ambito scientifico dove la rarità di una moneta non è il fattore più utile o cmq quello su cui soffermarsi, quindi è possibile raggruppare anche diverse raritòà in un unisco blocco, ma se parliamo di rarità dal punto di vista commerciale, beh, il discorso cambia enormemente. Per il resto è il solito discorso, se le attuali scale vengono usate male non capisco che senso avrebbe di adottarne di nuove; nell'esempio di Gallienus, se si classifica NC una moneta che è invece R5, che colpa ne ha la scala? Se avessimo anche solo tre gradi la moneta verrebbe classificata R anziché RRR, con lo stesso medesimo effetto.

Ad ogni modo ho sempre pensato che, pur in presenza di un'unica scala, ogni tipo di monetazione va giudicato a se stante: voglio dire, un R del regno non è paragonabile a un R di una zecca regionale oppure di una moneta romana. Ciascun ambito va giudicato a se stante, le rarità andrebbero calcolate in maniera relativa ponendo come riferimenti i due limiti della scala, ossia le monete oggettivamente comuni e le monete conosciute in pochi esemplari, tutto il resto andrebbe parametrato creando gruppi di monete che hanno una rarità via via più alta un gruppo rispetto all'altro, fino a ricongiungersi col gruppo delle monete conosciute in pochi esemplari. Purtroppo invece su certe zecche un lavoro metodico non è mai stato fatto, ma si sono semplicemente presi come riferimento rarità ormai vetuste, corrette solo in qualche caso particolarmente evidente, ma che non tengono conto del reale evolversi nel tempo della reperibilità di un tipo monetale. Perchè nell'arco di qualche decennio una tipologia può tranquillamente passare dall'essere di facile reperibilità al non passare sul mercato per 15 anni.


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