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Risposte migliori

Tempo fa aprii una discussione su queste monete.

Se la ritrovo la posto. Quello che ho notato è che quasi tutti questi coronati tosatissimi sono della zecca de l'Aquila... forse si dubitava della qualità dell'argento?

Cmq in giro ce ne sono diversi.

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La discussione l'ho ritrovata... effettivamente non ebbe un gran seguito :).

http://www.lamoneta....e-alla-tosatura

Riposto la moneta...anche se andrebbe rifotografata. Peso 1,9 grammi.

Tra l'altro ha un brutto colpo deturpante, ma non credo sia un "saggio".

Modificato da fedafa
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Ed altro coronato aquilano

grammi 1,2

Io sono dell'opinione che quando la tosatura giungeva al limite che la moneta non veniva più accettata nelle transazioni per il suo nominale, si preferisse dargli il colpo di grazia tosandola ulteriormente ottenendo così un nominale di valore inferiore che magari andava anche a sopperire la mancanza di moneta di quel taglio più basso.

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Si

Ed altro coronato aquilano

grammi 1,2

Io sono dell'opinione che quando la tosatura giungeva al limite che la moneta non veniva più accettata nelle transazioni per il suo nominale, si preferisse dargli il colpo di grazia tosandola ulteriormente ottenendo così un nominale di valore inferiore che magari andava anche a sopperire la mancanza di moneta di quel taglio più basso.

Sono d'accordo.

Ne hai parecchie di questo calibro ;) e se ben ricordo anche

questa

http://numismatica-i...oneta/W-FIIIA/6

postata nel defum forum di ebay.

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Il carlino di Federico tosato non ce l'ho materialmente, ma credo di avere delle foto. Anche lui ha subito lo stesso trattamento :(.

Stesso trattamento che ho visto riservare ad un suo grossone ed ad un carlino di Luigi XII.

Sarebbe interessante scoprire come circolavano queste monete all'epoca... se come nominale più basso (tipo 1/2 carlino) oppure semplicemente a peso.

I pesi oscillanti tra i vari esemplari mi lasciano pensare ad una circolazione in base al peso, cosa che oggi può sembrare complicata, ma che all'epoca non lo era ed i commercianti (e non solo) avevano la loro bella bilancina a disposizione.

Si tratta di monete che comunque si incontrano spesso e questo fa pensare ad un uso massiccio all'epoca (o anche successivamente???), magari proprio per sopperire allo scarsa presenza nella circolazione di nominali più bassi ed intermedi (armellini e cinquine forse erano meno presenti nella circolazione rispetto a carlini e coronati) e questo porterebbe all'ipotesi di cui sopra della tosatura estrema di monete già irrimediabilmente compromesse. Di necessità virtù?

Siamo naturalmente nel campo delle ipotesi dove tutto è possibile, anzi benvenga qualche altra supposizione in merito.

L'unica cosa che mi lascia perplesso è perchè i coronati dell'Angelo così drasticamente tosati siano solo quelli di zecca aquilana... o almeno a me è capitato di vedere solo quelli...

Comunque argomento che trovo veramente interessante e ringrazio Iachille per aver aperto questa discussione.

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Salve......discussione molto...molto interessante :) , desidero qundi lasciare qualcosa che ho trovato nei documenti, magari potrebbe aiutare a scoprire qualche dubbio in relazione agli interessanti quesiti proposti da Fedafa;

Tutti conosciamo come la lotta contro i Baroni ribelli del Regno, che sostenevano l'elezione del pretendente al trono di Napoli "duca Giovanni" figlio di Renato d'Angiò, aveva ridotto in miseria l'ormai esausto bilancio del governo e quello delle popolozioni ormai povere; non era esente da questo stato di cose la svalutazione monetaria e le continue frodi dei tosatori.

Moltissime città del Regno si videro costrette a fare ripetute dimostranze al Sovrano contro la mala moneta che producva immenso disagio al commercio e alle contrattazioni, accusando ancora, che molta moneta falsa ed alterata di lega era emessa finochè da alcune zecche minori del Regno.

In tale contesto Ferrante nel 1472 dava ordine di coniare una nuova moneta d'argento del valore di un Carlino (della stessa lega e valore delle precedenti emesse, come i coronati dell'Incoronazione), parliamo dei coronati alla Croce di Calabria, tra cui oltre ad altri e svariati motivi vi era quello di sostituire tutte le monete scarse, rifiutate ed alterate che circolavano.

Questa moneta si continuò a battere fino al 1487 sia a Napoli che all'Aquila; ma nonostante ciò le condizioni monetarie all'epoca andarono peggiorando a causa del perdurare delle lotte contro i Baroni e al deprezzamento della moneta, si aggiunse, oltre alla svalutazione dell'intrinseco fatta dalle stesse autorità quella "grave e "continua" fatta dai tosatori; ragioni queste tanto gravi da far richiedere nuove rimostranze al Sovrano da parte della popolazione; tra queste anche l'Università dell'Aquila nel 1488 accusava e denunciava il danno causato ai cittadini, con il rifiuto che si faceva dei Coronati falsi e scarsi di peso, dichiarando che detta moneta non si falsificava nella città dell'Aquila, (?) ma altrove e non si sapeva di conseguenza come effettuare i pagamenti; ......e quanto affermato andrebbe verificato, perchè giustamente, da verifiche sul campo, giunte ad oggi e da quanto esposto da Davide ve ne sono molti della zecca Aquilana (ma qui siamo nel campo dei coronati alla Croce).

Il mio stupore e le mie perplessità derivano da quanto segue:

In questi anni (1488) Ferrante, dopo la seconda congiura dei Baroni (1485-1486) con "Bando e Comandamento" ordinava una completa riforma della moneta argentea, per porre un definitivo argine al continuo dilagare della falsa e tosata moneta e venire incontro alle popolazioni che tanto avevano sofferto per i passati eventi militari, ebbe inizio così la coniazione dei coronati dell'Angelo; in detto bando si ordinava e comandava anche che la nuova moneta da emettersi doveva essere di buona lega e peso come le precedenti e chi adulterava o tosava la moneta incorreva nella pena di morte.

Da quanto detto quindi appare logico dedurre che dovremmo trovare molto meno coronati dell'Angelo tosati rispetto alle precedenti coniazioni.

Un saluto.

Modificato da peter1
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  • 4 settimane dopo...

Anche se con molto ritardo, aggiungo le mie idee su alcuni punti della discussione.

""""" Quello che ho notato è che quasi tutti questi coronati tosatissimi sono della zecca de l'Aquila... forse si dubitava della qualità dell'argento? """""

La "tosatura", pur essendo un'azione illegale (punita dagli Aragonesi con la pena capitale  e in prima Età spagnola, in aggiunta ad essa, con la tortura), è il primo indice di bontà della lega monetaria, quindi nel nostro caso dell'argento monetato. Va da sé, allora, che la moneta "tosata" era una moneta "buona", rispondente cioè alle prescrizioni di zecca fissate dall'autorità emittente (il Re di Napoli che le imponeva alla zecca dell'Aquila) e penetrante anche al di fuori dell'area commerciale originaria.

Non a caso, la monetazione superstite restituisce coronati aquilani – bene accetti anche extra Regnum oltre che dalle colonie di mercanti forestieri e dai circuiti fieristici regnicoli – con i segni di una longeva circolazione su tondello marcatamente "tosato". Indice del fatto che nel Reame di Napoli, a cavallo tra i secoli  XV e XVI, cioè quando lo stato di guerra, le pestilenze e le carestie stravolsero le successioni dinastiche favorendo le invasioni delle potenze europee proiettate sul nostro Meridione (Francia e Spagna) e con esse le fughe di capitali all'estero, la moneta "buona" tendeva a sparire dalla circolazione, riducendo al minimo anche i casi di tesaurizzazione.

""""" Sarebbe interessante scoprire come circolavano queste monete all'epoca... se come nominale più basso (tipo 1/2 carlino) oppure semplicemente a peso. """""

La casa d'Aragona, per tutte le Province del Reame di Napoli, regolamentava la spendita delle monete di libera circolazione nel suo territorio – tanto le regnicole quanto le forestiere (italiane o di altri Stati europei) – emanando, di volta in volta, dei bandi valutari ad hoc. Nella città dell'Aquila e nel suo enorme contado era nata, però, una sorta di "isola amministrativa" tollerata coercitivamente dall'autorità regia, nella quale l'organo esecutivo municipale (la Camera aquilana), talora, emanava specifici provvedimenti o, il più delle volte, controbatteva con emendamenti sospensivi o in deroga.

Comunque sia, in tutti i casi menzionati, lo scambio delle monete giudicate ancora indispensabili al corso legale nelle varie aree commerciali del Reame di Napoli veniva rideterminato con una nuova valuta di cambio, generalmente con tendenza al ribasso (svalutazione); di contro, le monete giudicate non più idonee al corso legale (in gergo le "monete false", cosa ben diversa dalle monete coniate illecitamente da una zecca clandestina) soggiacevano allo "sbandimento" (rifiuto nei pagamenti fiscali per la regia Corte e divieto di accettazione/spendita nelle libere contrattazioni), se erano monete forestiere, oppure alla rimessa diretta nella zecca centrale (Napoli), talora previo fusione nella zecca del luogo (come nel caso dell'Aquila) o taglio delle monete stesse, qualora emesse in epoca antecedente da altre zecche regnicole. Spieghiamo così, ad esempio, l'altissima percentuale di bolognini aquilani "lisci" e "tosati" emessi per i sovrani della casa d'Angiò, ma abbondanti ancora in piena Età aragonese.

""""" L'unica cosa che mi lascia perplesso è perché i coronati dell'Angelo così drasticamente tosati siano solo quelli di zecca aquilana... o almeno a me è capitato di vedere solo quelli... """""

A questo punto, credo sia soltanto una mera questione di numeri, legata innanzitutto alla secolare difficoltà  da parte dell'Autorità centrale – poi lo sarà anche per quella Vicereale spagnola – di estirpare dal confine settentrionale del Regno di Napoli la moneta aquilana; una moneta "buona" e altamente competitiva con quella napoletana, continuamente reintrodotta dai mercanti e dalle milizie transitanti per l'Abruzzo Ultra.

A.G.

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Ringrazio zecche del sud delle esaurienti risposte ai miei quesiti.

L'argomento lo trovo affascinante ed allo stesso tempo intrigante. Spero in nuovi contributi che possano chiarire ulteriormente la circolazione di queste "mezze monete".

Modificato da fedafa
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Dopo una bella chiacchierata con l'amico FEDAFA, davvero competente e sensibile allo studio della monetazione aquilana, volevo puntualizzare che in una mia futura pubblicazione sulla zecca di Napoli trascrivo un documento nel quale viene fissata la valuta per il """coronato de manco piso""" in base al peso legale (e, di conseguenza, in base al valore nominale) di un altro taglio monetale regnicolo.

In poche parole, per combattere i tosatori e scoraggiare i sudditi da un dare/avere di monete che dopo la tosatura pesavano anche la metà rispetto all'origine, con intuibili danni soprattutto per le casse pubbliche, non furono creati degli scaglioni di valuta che tenevano conto delle oscillazioni di peso registrate dalle monete, ma solo due valute (per un "peso maggiore di...." e per un "peso minore di....."), perciò un coronato tosato al 50% non valeva legalmente come 1/2 coronato, ma semplicemente qualcosa in meno di 1 coronato (circa 1/6 del nominale).

Poi, ovviamente, la contrattazione era libera e gli uomini altrettanto liberi, oggi come allora, di non rispettare la Legge…. sebbene perseguibili e condannabili.

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Ringrazio zecche del sud per quest'ultimo intervento il quale, in attesa della pubblicazione dello studio, già ci fa comprendere e sciogliere i dubbi sulla circolazione di queste monete.

Lo ringrazio inoltre per la chiaccherata extraforum dove ho avuto modo di riportare alla mente i ricordi del periodo in cui ho vissuto nella splendida città de l'Aquila.

Auspico inoltre, vista la competenza in materia, futuri interventi da parte sua, qui sul forum.

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