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Il drago di Lanuvio e il denario di Roscio Fabato.


Caio Ottavio

Risposte migliori

Salve a tutti.

Facendo una ricerca su alcuni magistrati monetari della Repubblica originari della città di Lanuvium, la mia attenzione è stata attirata da uno di loro e da una tipologia in particolare. Si tratta di Lucio Roscio Fabato. Ma chi era costui? E cosa ha di particolare questa moneta?

1. Il legato di Cesare.

Probabilmente originario di Lanuvium e appartenente ad una famiglia di estrazione plebea, Roscio Fabato si trovò al seguito di Cesare durante la conquista della Gallia nel corso del 54 a.C. Tra il 68 e il 58 a.C., invece, ricoprì l'incarico di Praefectus Monetalis. Oltre che alleato militare del carismatico capo romano, fu anche suo aiutante negli affari di politica interna: infatti, a lui si deve, forse, l'approvazione della Lex Iulia Agraria Campana (59 a.C.), attuata attraverso l'introduzione Lex Manilia Roscia Peducaea Alliena Fabia. Il provvedimento di Roscio Fabato mirava a istituire un collegio di venti persone che dovevano dare esecuzione alle norme della legge cesariana. Dopo aver preso parte alle varie spedizioni militari del comandante (prima in Britannia, poi presso gli Esuvi, in Gallia, con la Legio XIII, soprannominata "Gemina" - è citato con questo incarico anche nei Commentari di Cesare - ) e aver concesso la cittadinanza romana agli abitanti del territorio transpadano (ritenuto dai Romani alla stregua di una qualunque Provincia), egli cercò in tutti i modi con la sua mediazione di evitare le guerre civili tra Cesare e Pompeo. Ma fallì nel suo intento: scoppiato lo scontro aperto, Fabato si schierò, naturalmente, dalla parte di Cesare. Essendo sopravvissuto anche alle lotte intestine, il generale romano terminò la sua carriera, e la sua vita, durante la battaglia di Modena (43 a.C.). Infatti, presso questa città, si erano riunite e scontrate due fazioni contrapposte: da un lato, Marco Antonio, dichiarato nemico pubblico dal Senato, e i Consoli Vibio Pansa e Aulo Irzio, alleati del futuro Augusto, morti anch'essi in questa battaglia.

2. Il denario: drago o serpente?

Di solito, in latino, la parola draco, -onis indica sia la figura mitologica del drago e quella, più comune, del serpente. E la stessa bivalenza si può notare ancora oggi parlando del rovescio di questo denario di Roscio Fabato. Alcuni, infatti, ritengono che vi sia raffigurato un drago, favoloso custode di tesori e portatore di eventi fausti, altri che ci si trovi, invece, di fronte ad un semplice serpente. Chi ha ragione? In un certo senso, per me, la verità sta nel mezzo.

Stando alle parole di Properzio (riprese anche dal Cohen), in un luogo non meglio precisato, presso un tempio circondato da un bosco sacro, a Lanuvium, vi era una grotta in cui abitava un mitico dragone di cui nessuno aveva mai potuto calcolarne l'età: <<Da tempo immemorabile questa città è sotto la protezione di un vecchio drago, e nessuno vuole perdersi il momento della cerimonia annuale nella quale si compie la sacra e precipitosa discesa (il percorso che conduceva nella grotta doveva essere piuttosto ripido) nella tana tenebrosa. Ogni cosa puoi temere, giovane vergine incaricata di entrare in essa, quando il mostro affamato esige l'annuale tributo di cibo, sibilando dalle profondità della caverna. Le fanciulle, il cui pericoloso ministero consiste nello scendere ivi, impallidiscono per lo spavento quando il mostro spalanca le fauci fiammeggianti. Egli si impossessa avidamente delle offerte e poco manca che il cesto cada dalle loro mani tremanti. Se sono caste, ritornano alle braccia paterne e i contadini esclamano: avremo un'annata fertile.>>

Il testo, quindi sembra riprodurre perfettamente la rappresentazione rievocata sul denario in esame, di cui segue la classificazione:

Autorità emittente: L. Roscius Fabatus.

D/ Testa di Giunone Sospita a destra, con copricapo di pelle caprina. Dietro un simbolo (che varia) e sotto L. ROSCI.

R/ Una fanciulla che nutre un serpente eretto di fronte a lei. A sinistra un simbolo (variabile anch'esso). All'esergo, FABATI.

Riferimenti: Crawford 412/1; Babelon "Roscia" 3; Sydenham 915.

Scheda Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...moneta/R-G117/1

Zecca: Roma.

Nominale: Denario (serrato).

Materiale: AR - Argento.

Data: 64 a.C.

Grado di rarità: Comune.

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Si possono, però, notare alcune differenze: la fanciulla non nutre un drago come siamo abituati ad immaginarlo: gigante, feroce e possente. L'animale è grande almeno quanto una figura umana e su ciò concordano sia la fonte sia la moneta. Infatti, sappiamo che il drago/serpente mangiava le offerte direttamente dalle mani della fanciulla. Nonostante ciò, l'animale infonde timore in chi gli si trova di fronte. Ma perchè ho sottolineato quesi due passaggi nel brano? Essi evidenziano la presenza nella città di Lanuvium di un sentito rito religioso secondo, evidentemente officiato da un gruppo di giovani sacerdotesse, il quale aveva come momento culminante la dedica di offerte dei prodotti dell'agricoltura e della pastorizia ad una divinità particolare: il drago/serpente. In cambio, i contadini chiedevano un buon raccolto sotto la protezione del dio. Secondo altre fonti, il luogo dove sorgeva la città era popolato da numerosi esemplari di questo rettile. Di serpenti se ne potevano trovare persino nei focolari domestici. E quest'affermazione può essere addirittura riportata in chiave simbolica che si va a collegare con il rito sopra descritto: infatti, presso il focolare religioso di ogni casa romana vi era il larario. I Lari, di solito, erano raffigurati in compagnia di una divinità speciale, a forma di serpente, il cosiddetto serpente Agatodemone (dal greco Agathodaimon che significa il "Genio buono") tra i cui compiti vi era anche la protezione del focolare domestico.

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Larario della Casa dei Vettii a Pompei. Si noti, al di sotto delle figure dei Lari, la presenza del serpente Agatodemone.

Facendo un raffronto iconografico tra la rappresentazione del serpente divino e quello raffigurato sul rovescio del denario di Roscio Fabato, ci accorgiamo che hanno le stesse caratteristiche: le protuberanze cascanti sotto la testa (cerchiate ed indicate con la freccia):

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3. Conclusioni.

L'animale mitologico che la fanciulla nutre sul rovescio di questa moneta, non è nè un mitico drago, nè un normalissimo serpente, ma è, in realtà, la Serpe Agatodemone (che, ricordiamo, aveva origini antichissime: era rappresentato così già nella Grecia arcaica), un Genio buono portatore di prosperità (perciò invocato dagli agricoltori che durante il rito gli offrono i prodotti delle loro fatiche quotidiane) e protettore delle famiglie e del focolare, il cui culto, probabilmente, era particolarmente sentito tra i cittadini di Lanuvium.

Modificato da Caio Ottavio
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Staff

In ottica cultuale e religiosa il denario della Roscia è inquadrabile in un contesto cronologico piuttosto complesso, siamo sul finire della repubblica ove gli antichi culti appaiono decisamente fumosi e al tempo stesso siamo ancora piuttosto lontani dalla restaurazione augustea e dalle "produzioni concettuali" imperiali.

I genii rappresentati sui larari pompeiani sono più tardi rispetto alla rappresentazione che compare sul rovescio del denario in questione, anche se tra queste immagini vi è comunque un legame.

Bisogna ora capire la natura di questo legame individuato da Caio Ottavio.

Abbiamo a che fare con un "animale simbolo" per eccellenza, il serpente terrigeno, comune a variegati culti e culture, in vari contesti temporali.

Il rito praticato a Lanuvio, vedendo coinvolte vergini, serpenti ed offerte, è indubbiamente propiziatorio e divinatorio ed è comunque legato alla figura divina di Giunone Sospita Madre Regina (oltre a Properzio vedi anche Eliano, De Natura Animalium, XI, 16).

E' importante notare che, come nel caso di Bona Dea, il serpente, tellurico, è associato ad una dea che gode di maiestas (Regina).

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L'importanza di questa divinità e di questo culto sono altresì attestate dalle celebrazioni alle calende di febbraio e dal sacrificio consolare officiato per la dea (su questo piano Giunone Sospita è posta al pari di Giove Capitolino).

Anche componente maschile di una regale divinità femminile, inquadrerei il serpente non come un genio ma come un attributo di questa divinità superiore, il cui richiamo monetale diretto è fonte di orgoglio e prestigio per il magistrato. La figura venerata a Lanuvio godeva di una completezza funzionale incredibile, che è chiaramente espressa dai suoi tre epiteti. Non siamo di fronte ad un forma di enoteismo ma poco ci manca.

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Staff

Esatto, i serpenti che trainano la biga di Cerere non credo si possano identificare come genii.

Questo denario della serie dei ludi della Volteia rimanda ai Ludi Ceriales celebrati dal 12 al 19 aprile in onore di Cerere che, con Liber che appare al dritto, rappresentano le divinità plebee per eccellenza.

I serpenti di Cerere (da kr, c-r/aer, da cui creare e quindi Ceres "colei che ha in sé il principio della crescita") sono infatti attributi tellurici della dea che, fin dal V secolo, è strettamente legata a Tellus (Ovidio chiama le due dee "madri delle biade").

In contesto lanuviano, nel serpente, considerando il rito che lo vedeva coinvolto, è rintracciabile il medesimo riferimento al principio che fa si ai cereali di crescere ed ai campi di produrre.

I Misteri Elusini ed il ratto di Kore-Proserpina fanno parte della medesima infrastruttura mitologica e rituale...

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...così come il serpente è parte simbolica fondamentale anche di questi riti misterici.

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Awards

Salve.

Concordo: Cerere era soprattutto la dea della fertilità e della nascita legata alla terra. Fiori, frutta ed animali venivano considerati suoi doni agli uomini e si credeva che proprio a questi ultimi la divinità avesse insegnato l'agricoltura (vedi il culto di Demetra Thesmophoros). Non è un caso che, come il serpente Agatodemone, anche a Cerere/Demetra era affidata la prosperità dei campi (vedi il mio post #1).

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  • 4 mesi dopo...

Riporto in alto questa discussione. Oggi ho avuto tempo e modo di fare una gita alle rovine di Lanuvium, sparse sia per l'abitato dell'odierna Lanuvio che nella zona circostante, fino ai confini di Genzano.

E' stato un peccato constatare che il portico del Tempio di Giunone versa in uno stato pessimo: a parte l'erba incolta, lo spiazzo situato davanti le rovine è spesso utilizzato come parcheggio dagli utenti della biblioteca comunale che si trova nella Villa lì accanto.

L'interno del portico, fradicio per le recenti piogge, è coperto di scritte e non va meglio ai resti di colonne, trabeazioni, fregi che, sparsi nell'erba, sono deturpati dai vari "Pino ama Pina 4 ever".

Molto migliore la situazione del Museo civico: davvero curato e aggiornato, illustra bene i vari reperti, la storia del tempio e il culto della dea e riporta anche diversi pannelli di argomento numismatico, in cui ovviamente il denario di Roscio Fabato fa la sua parte! ;) Purtroppo non era possibile fare fotografie.

Intorno alla città è pieno di piccole località da cui emergono basolati, resti di mura e quant'altro. Lo stesso centro cittadino di Lanuvio sorge sui resti di un teatro romano.

Pare sia un programma un vasto intervento per il recupero del portico e dell'area sacra (che in parte è stata reinterrata); speriamo bene, la storia di Lanuvio non merita di scomparire.

Modificato da Druso Galerio
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