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Inviato

GALARIA

Grazie all’ottimo e utilissimo indice predisposto dalla grande Medusa diventa possibile effettuare comode ricerche mirate.

Nel caso specifico di Galaria ci sono alcuni riferimenti, che hanno già evidenziato alcuni aspetti iconografici e i noti problemi della sua ubicazione, attualmente ancora incerta e molto discussa.

http://www.lamoneta.it/topic/85844-indice-di-sezione/page__st__15

Vorrei un poco soffermarmi su questa zecca e colgo l’occasione della prossima asta Artemide n. 35, che mette in vendita la seguente litra (della seconda serie):

http://www.deamoneta.com/auctions/view/81/43

Per comodità posto qui in evidenza sia la foto (in formato 1:1) che la relativa scheda:

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Artemide asta XXXV/2012

43 Mondo Greco. Sicilia. Galaria. Litra, ca. 450-420 a.C. D/ Dionysos stante di fronte con il capo volto a destra, tiene cantaro e tirso. A sinistra, pianta d'edera. R/ Tralcio di vite con grappolo e due foglie. Sotto, CΑΛΑΡΙΝ / ΟΝ (retrograde e soprastanti). SNG ANS -. Jenkins, p. 87, IIb. Cfr. Rizzo, tav. LIX, 20. AG. g. 0.74 mm. 13.00 RRR. qSPL/SPL.

L'ubicazione dell'antico centro di Galaria appare oggi realmente oscura. Le scarse fonti a cui si può fare riferimento non ci forniscono risposte univoche. Diodoro, nella sua “Bibliotheca Historica”, fa riferimento al massacro, ad opera dei Cartaginesi, di una colonna di mille opliti provenienti da Galaria in soccorso di Entella investita dall’esercito di Annone nel 345-4 a.C. Anche nella “Vita di Timoleonte”, Plutarco menziona una spedizione guidata proprio dal condottiero corinzio contro la città di Galaria. Né l’una né l’altra notizia ci è comunque utile al fine dell’esatta localizzazione geografica della città; ma senz’altro entrambe hanno fornito appigli per i più disparati tentativi di storici e geografi. Testimonianza di ciò è l’estrema variabilità che nel corso della storia ha caratterizzato la collocazione di Galaria nel territorio siciliano. Philippus Cluverius (1580-1622) nella sua “Sicilia Antiqua cum minoribus insulis ei adjacentibus item Sardinia et Corsica” sostiene l’identificazione di Galaria con Gagliano Castelferrato, probabilmente solo sulla base di una presunta continuità toponomastica. Ettore Pais (1856-1939) propone l’anonimo centro di Monte San Mauro di Caltagirone. Le stesse emissioni monetali (due serie di litre d’argento della seconda metà del V sec.) con legenda ΓΑΛΑ o ΓΑΛΑΡΙΝΟΝ non ci assicurano che il nome della città non potesse essere la forma Γαλάρινα documentata da Stefano di Bisanzio nel suo dizionario geografico “Ethnica”, che ne fa una fondazione di Morgete, eponimo dei Morgeti migrati dall’Italia in Sicilia. Questo esemplare di litra argentea appartiene alla seconda emissione, posteriore di circa una generazione rispetto alla prima (databile intorno al 460 a.C.). Jenkins e Manganaro hanno evidenziato analogie stilistiche e tipologiche con le monete di Naxos risalenti allo stesso periodo. L’iconografia della moneta è chiaramente riferita al mito dionisiaco. Edera (magnificamente resa con foglie a cuore al D/) e vite (al R/) sono le piante legate a Dioniso. “Kissos” (edera) è l’appellativo di Dioniso in Attica e l’appellativo poetico dell’edera stessa è “oinops” o “oinopos” (“oinos” è la parola greca -derivata dalla lingua cretese- che indica il vino) il che la lega, evidentemente, proprio alla vite e dunque a Dioniso. La corrispondenza e la complementarità delle due piante è brillantemente illustrata da Walter F. Otto nel suo “Dionysos”: «La vite e l’edera sono sorelle, che pur essendosi sviluppate in direzioni opposte non possono celare la loro parentela. Entrambe portano a termine una meravigliosa metamorfosi. Nella stagione fredda la vite giace come morta […] fino a quando sotto il rinnovato calore del sole sprigiona un rigoglioso verdeggiare e un incomparabile succo infuocato. Non meno sorprendente è quanto accade all’edera: la sua crescita mostra un dualismo correlabile con la doppia natura di Dioniso. Dapprima essa produce i cosiddetti germogli ombrosi […]Più tardi però appaiono i germogli luminosi […]e a questo punto la pianta produce anche fiori e frutti. Si potrebbe definirla al pari di Dioniso la “nata due volte”. Il suo fiorire e il suo ricoprirsi di frutti stanno per altro in un singolare rapporto di corrispondenza e di opposizione rispetto alla vite. L’edera fiorisce infatti in autunno, quando per la vite è tempo di vendemmia, e produce frutti in primavera. Tra i suoi fiori e i suoi frutti sta il tempo dell’epifania dionisiaca dei mesi invernali». Dunque da Oriente, assieme ai greci, era giunta in Sicilia anche la vite selvatica che era diventata da tempo “hemeris”(l’addomesticata), e l’edera nella sua forma dionisiaca e menadica, e insieme a loro la potente apparizione del divino Dioniso. Estremamente rara e di qualità eccellente per il tipo.

Starting price: € 1'500

Number of bids: -. Minimum bid: € 1'500

Sinceramente ho alcune perplessità sull’effettiva autenticità della litra di Artemide. I rilievi sono troppo “pastosi” e la lettera “rho” nell’etnico di Galaria ha SEMPRE il braccino per cui è scritta R e non P (nel caso specifico in posizione rovesciata). Si tratta ovviamente di una forma arcaica o arcaicizzante.

Basta fare confronti con altre litre della stessa coppia di conii, anche consunte, per avere conferma dei dubbi sull’autenticità.

Allego un esemplare dell’asta NAC 25 per confronto:

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E un altro dell’asta elettronica CNG n. 139

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Per capire meglio l’esatta e corretta forma dell’etnico, e in particolare della “Rho” sul rovescio, basta osservare questo altro esemplare, dell’asta NAC 46 (stesso conio R/, ma diverso conio D/):

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(continua)

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Inviato

Prima di passare, nei prossimi giorni, a una trattazione più organica della storia e monetazione di Galaria, con i necessari riferimenti anche bibliografici, debbo sollevare un altro grosso problema che andrebbe possibilmente risolto.

Nella recente asta Hirsch 280, del 9-11 febbraio 2012, al n. 4072 è apparsa la seguente moneta, apparentemente del tutto inedita, del peso di 1,44 g e quindi sarebbe un dilitron (doppia litra):

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Per la tipologia del Zeus seduto con scettro sormontato dall’aquila, che a sua volta riprende il noto tipo del tetradramma e dracma della prima serie di Aitna:

http://www.lamoneta.it/topic/78828-il-tetradramma-di-aitna/

questo dilitron dovrebbe posizionarsi accanto alla litra della prima serie di Galaria (di NAC 29)

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Prima di procedere oltre nella disamina della complessa monetazione di Galaria gradirei avere vostri commenti soprattutto su questo dilitron da Hirsch.

Bisogna avere maggiori conferme sull’autenticità e quindi effettiva esistenza di questo nuovo nominale, con importanti implicazioni riguardanti soprattutto le strette correlazioni tra Galaria e Aitna-Inessa, già attestate in un noto passo di Diodoro Siculo.

Noto che esistono notevoli differenze stilistiche tra il dilitron e la litra e poi ricordo vagamente di avere intravvisto questo dilitron, ma molto più sporco e ossidato, credo su eBay, ma non ho avuto il tempo di scaricarlo. Se le cose stanno così, c’è da restare dubbiosi davanti a una moneta così importante. Eppure è passata quasi inosservata ed è stata venduta a 1250 euro contro una stima di 1500 euro!

Non ho elementi, mancando anche confronti, per esprimere un giudizio più convinto sull’effettiva autenticità. Potrebbe essere una moneta “inventata”, ma anche autentica (o al massimo copiata da un esemplare autentico)……


Inviato (modificato)

Forse invece è più corretto porre il dilitron in "compagnia" della litra della seconda serie, avendo in comune invece il grappolo d'uva del rovescio (che però ha una forma alquanto diversa e ricorda piuttosto quella ad esempio dei Serdaioi).

A ben vedere il Zeus seduto nel dilitron presenta una corta barbetta a punta che si ritrova nel personaggio stante in piedi al diritto della litra della seconda serie.

E' da studiare la diffusione del raro nominale dilitron, ma credo che sia posteriore rispetto a una datazione alta prevista per la litra della prima serie.

Resta però da spiegare l'effettiva esistenza di questo inedito (nel senso di moneta autentica)....

Modificato da acraf

Inviato

Da una ricerca ho scoperto dove avevo intravvisto un esemplare simile.

http://www.ebay.de/itm/ws/eBayISAPI.dll?ViewItem&_trksid=p4340.l2557&item=310341944619&nma=true&rt=nc&si=6wYgkiPP08Tk4UH9GkRyRRUuwMI%253D&orig_cvip=true&rt=nc#ht_1031wt_1106

In effetti fu venduto nel 6 settembre 2011 dalla solita famigerata Aitnacoins, per 226 euro. Incredibile lo svarione che lo definisce come un hemilitron (!!!!)

Lì viene dato come peso 1,30 g e quindi apparentemente inferiore a quello riportato nell'asta Hirsch (1,44 g).

Per il resto è un esemplare identico, solo che è più ossidato. Se fosse stato ripulito e diventato il pezzo passato da Hisrch in teoria dovrebbe essere stato un pò più pesante.....

Considerando la fonte e il luogo di vendita sono ancora più perplesso sull'effettiva autenticità del dilitron, a meno di non considerare il pezzo Aitnacoins come un clone ricavato dal pezzo Hirsch.

Resta da verificare se esiste effettivamente questo nominale.....

Ecco l'immagine che ho ricavato dal sito citato e potete tranquillamente confrontare (la foto purtroppo era molto scadente):

post-7204-0-94972200-1332157288_thumb.jp

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Inviato

Da una ricerca ho scoperto dove avevo intravvisto un esemplare simile.

http://www.ebay.de/i...#ht_1031wt_1106

In effetti fu venduto nel 6 settembre 2011 dalla solita famigerata Aitnacoins, per 226 euro. Incredibile lo svarione che lo definisce come un hemilitron (!!!!)

Lì viene dato come peso 1,30 g e quindi apparentemente inferiore a quello riportato nell'asta Hirsch (1,44 g).

Per il resto è un esemplare identico, solo che è più ossidato. Se fosse stato ripulito e diventato il pezzo passato da Hisrch in teoria dovrebbe essere stato un pò più pesante.....

Considerando la fonte e il luogo di vendita sono ancora più perplesso sull'effettiva autenticità del dilitron, a meno di non considerare il pezzo Aitnacoins come un clone ricavato dal pezzo Hirsch.

Resta da verificare se esiste effettivamente questo nominale.....

Ecco l'immagine che ho ricavato dal sito citato e potete tranquillamente confrontare (la foto purtroppo era molto scadente):

post-7204-0-94972200-1332157288_thumb.jp

caro Acraf, complimenti per l'occhio e per la memoria.

Premesso sempre che le valutiamo da foto, a me entrambe le monete lasciano un po perplesso. In particolare mi lasciano perplesso i rilievi sempre poco accennati oltre al consumo degli stessi che appare troppo uniforme, quasi sia voluto, ed altro.... Inoltre su esemplari che troviamo come unicum, l'attenzione deve essere sicuramente maggiore.

Queste aste tedesche vanno monitorate con molta attenzione....

ciao

sku


Inviato

mi associo alle perplessità espresse.

Soprattutto il pezzo di Artemide una pastosità e una scarsa nitidezza nei rileivi e nell'etnico che lasciano perplessi (chiaro che come sempre vale l'esame de visu).

Per il dilitron già la provenienza dal ben noto sito (che non è la baia :)) non può non sollevare dubbi..


Inviato (modificato)

Ciao Acraf,

concordo sulle perplessità da te ben rappresentate, idem sugli interrogativi relativi ad alcuni siti virtuali.

Sapete come la penso, alcune monete evidenziano maggiormente in foto, piuttosto che in mano, varie problematiche. Un po' come accade con la fotografia aerea per i siti archeologici.

Non ho alcuna remora ad affermare che solo la carenza di esperienza e sensibilità può non appalesare tali evidenze.

Per i mikrà ci andrei invece più cauto...attesa la ridotta superficie monetale.

In questo caso le foto dovrebbero avere una definizione sufficiente ad ovviare alle ridotte dimensioni, così da prestarsi all'ingrandimento ed allo zoom.

Altrimenti, pur nelle evidenti discrepanze, l'esame de visu per le monetine resterebbe determinante.

Modificato da piakos

Inviato

Galaria rientra nel novero di quelle mikrai poleis siceliote (Henna, Piakos, Stielana, (S)ichana, Imachara, Longane, Abakainon, Herbita, Herbessos, Kimissa) note perlopiù da fonti storiche ma spesso di incerta identificazione e controversa localizzazione, che hanno emesso nel V e/o nel IV secolo mikrà kermata secondo un ritmo irregolare e un volume di emissione alquanto ridotto. Tali piccoli nominali costituivano certamente “l’integrazione con una moneta pesante (dracma, didrammo, tetradrammo) anche di una città territorialmente prossima, capace di esercitare una egemonia politica ed economica” (Manganaro Perrone 2007, 33).

Sul piano tipologico le emissioni di Galaria sono state ripartite in due serie:

I serie

D/ :GreeK_Sigma:OTEP. Zeus seduto su trono a s., regge uno scettro sormontato da un’aquila. Bordo perlinato.

R/ CΑΛΑ. Dionysos stante a d., con kantharos nella mano d. e tralcio con pampini e grappolo d’uva nella s. Bordo lineare.

Esemplari di recente acquisizione:

  1. gr. 0,734 Forum Ancient Coins (http://www.acsearch.....html?id=226968)
  2. gr. 0,71 NAC AG 29, 11.5.2005, 78
  3. gr. 0,41 NAC AG 27, 12.5.2004, 83

II serie

D/ Dionysos barbato stante a d. con kantharos nella mano d. e thyrsos nella s. A s., pianta d'edera. Bordo perlinato.

R/ CΑΛΑΡΙΝΟΝ. Tralcio di vite con grappolo tra due pampini. Bordo perlinato.

Esemplari di recente acquisizione:

  1. gr. 0,74 NAC AG 25, 25.6.2003, 70
  2. gr. 0,74 ? Artemide XXXV, 22.4.2012, 43
  3. gr. 0,66 NAC AG 46, 2.4.2008, 185

Tra queste due serie potrebbe inserirsi seppur dubitativamente, come si vedrà, una terza emissione:

III serie (?)

D/ Zeus seduto su trono a d., regge uno scettro sormontato da un’aquila. Bordo perlinato.

R/ CΑΛΑ. Tralcio di vite con grappolo tra due pampini. Bordo perlinato.

Esemplari noti:

  1. gr. 1,44 ? Hirsch 280, 9.2.2012, 4072
  2. gr. 1,30 ? Aitnacoins, 6.9.2011 (http://www.ebay.de/i...#ht_1031wt_1106)

La documentazione disponibile consente di circoscrivere la scala dei nominali alla sola unità della litra, che si attesta intorno al valore di gr. 0,70 ca. Si distaccherebbe solo l’esemplare I.3, il cui peso (gr. 0,41) è certamente imputabile alla cattiva conservazione.

Concordo pienamente sulle riserve espresse in merito alla presunta III serie, sia per la troppo marcata divergenza stilistica dei pezzi con le prime due emissioni – si noti la trattazione alquanto sommaria dei tipi, specialmente al R/ – sia per il valore “alto”, corrispondente al doppio della litra, che non trova riscontro nella produzione della zecca. Se tuttavia la serie fosse autentica, essa potrebbe porsi in parallelo con la I serie per la corrispondenza dei tipi, rappresentandone il multiplo (dilitron). Non poche perplessità suscita anche l’es. dell’asta Artemide, per motivi ben rilevati nei post precedenti.

Sul piano cronologico gli elementi di giudizio sono esigui e alquanto generici. La collocazione della I serie intorno agli anni Sessanta del V secolo a.C. o nel decennio successivo è stata desunta perlopiù sulla base di confronti stilistici con emissioni di altri centri siculi. In particolare, lo schema iconico della divinità con scettro sormontato dall’aquila sarebbe stato mutuato dallo Zeus Aitnaios di un tetradrammo di Catania-Aitna (Jenkins 1975, Manganaro 1974-5), mentre la raffigurazione di Dionysos stante con kantharos e grappolo d’uva richiamerebbe il tipo di Atena presente sulle più antiche litre di Camarina (Jenkins 1980, 135).

Per la II serie le consonanze iconografico-stilistiche con le monete di Naxos sembrerebbero suggerire una cronologia intorno al 430-420 (Jenkins 1975, Manganaro 1974-5), datazione che pare trovare qualche indizio di rispondenza, sul piano epigrafico, nel confronto con i tetradrammi di Gela post 430, ai quali le litre di Galaria sembrerebbero affini per forma e disposizione della legenda (Jenkins 1970, 85) .

Sul piano interpretativo, la raffigurazione di Zeus Soter è stata ricondotta ad un presunto culto divino presente nella polis o nel territorio circostante, (ACP, 192, n. 16) tuttavia l’incerta localizzazione della città non consente di approfondire l’indagine. Si può soltanto rilevare che il culto della divinità nell’epiclesi “salvifica” risulta ampiamente attestato in Sicilia, investendo sia il comparto settentrionale dell’isola (Himera), sia – con maggiore incidenza – quello meridionale (Siracusa, Camarina, Agrigento, Selinunte) (Brugnone 1974, 261). Più circoscritto appare invece il culto di Dionysos, documentato solo a Naxos (Farnell Lewis 2010, 142).

Il legame tra le due divinità è peraltro evidente. Al ben noto vincolo genetico (Dionysos è figlio di Zeus) si salda infatti l’ideologia del banchetto, sottesa alla scelta di Dionysos con kantharos e thyrsos, che prevedeva nel momento iniziale proprio l’invocazione a Zeus Soter (Spadea 2004, 23).

Tuttavia non si può non rilevare che il registro stilistico delle monete di Galaria è sul piano qualitativo alquanto inferiore rispetto alle pregevoli incisioni dei presunti “archetipi”, adombrando, come pure è stato proposto, una possibile impiego di maestranze anelleniche (ACP, 192, n. 16, con bibl.).

Concludendo: nella seconda metà del V secolo a.C. o presumibilmente qualche decennio dopo, la città di Galaria emette litre in argento che per affinità tipologiche e stilistiche richiamano contemporanee (?) emissioni monetali altri centri siculi, in particolare Naxos e Catania-Aitna.

L’inizio di una monetazione è di per sé indizio di autonomia e crescita politica di una polis. Ma quale evento può aver determinato una presa di coscienza dell’identità etnica tale da generare la coniazione di moneta a proprio nome? Una possibile chiave di lettura potrebbe ricercarsi nelle convulse vicende che animarono la storia della Sicilia nella seconda metà del V secolo.

Dopo la caduta delle tirannidi e il recupero dell’autonomia da parte delle poleis siceliote, i mercenari, precedentemente al servizio dei tiranni, si trovavano stabilmente insediati in varie città dell’isola, costituendo una compagine civica ormai pienamente consolidata e strutturata dalla ricezione della cultura ellenica. Per quanto essi costituissero un serio problema, tanto che le nuove democrazie li privarono dei diritti civili costringendoli ad abbandonare le sedi tolte ad antichi cittadini esiliati, la loro presenza era ormai talmente cospicua da risultare di ardua gestione. L’unica soluzione possibile fu pertanto un tacito consenso. In quest’ottica appare significativa la partecipazione dei Siculi all’espulsione dei mercenari e al ripopolamento di Catana e la precedente collaborazione con i Camarinesi durante il conflitto di questi con la loro metropoli.

L’integrazione di genti anelleniche nelle forme dell’organizzazione politica e statale greca traspare peraltro da ben noti avvenimenti di quegli anni. Tra il 460 e il 450 Ducezio, un capo siculo della regione etnea, dopo aver costituito un esercito di Siculi, con cui aveva sostenuto i Siracusani nell’assedio di Catana, promosse la formazione, sul modello greco, di una confederazione di città sicule, dando vita ad un vero e proprio stato siculo che includeva anche centri siculi ellenizzati, tra i quali Inessa e Morgantina (Pugliese Carratelli 1985, 35-6).

Potrebbe dunque la caduta delle tirannidi e la conseguente “autonomia” e presa di coscienza della propria identità etnica aver generato, verosimilmente in connessione con il movimento di Ducezio, l’iniziativa di emissioni a proprio nome da parte di Galaria e di altri centri siculi? (Caccamo Caltabiano 1993, 178-9, nt. 201).

Riferimenti bibliografici:

  • ACP = H. HANSEN MOGENS – TH. H. NIELSEN, An Inventory of Archaic and Classical Poleis, Oxford 2004.
  • BRUGNONE 1974 = A. BRUGNONE, Iscrizioni greche del Museo Civico di Termini Imerese, in Kokalos, XX, 1974, 218-64.
  • CACCAMO CALTABIANO 1993 = M. CACCAMO CALTABIANO, La monetazione di Messana con le emissioni di Rhegion dell'età della tirannide, Berlin 1993.
  • FANTASIA 2003 = U. FANTASIA, Entella, Etna, Galaria. Greci e non Greci in Sicilia fra Dionisio I e Timoleonte, in Quarte giornate internazionali di studi sull’area elima, Atti I, Pisa 2003, 467-95.
  • FARNELL LEWIS 2010 = R. FARNELL LEWIS, The Cults of the Greek States, 2010.
  • JENKINS 1980 = G. K. JENKINS, The Coinage of Camarina, London 1980.
  • JENKINS 1975 = G. K. JENKINS, The Coinages of Enna, Galaria, Piakos, Imachara, Kephaloidion and Longane, in Le emissioni dei centri siculi fino a Timoleonte e i loro rapporti con la monetazione delle colonie greche di Sicilia, Atti del IV Convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici, Napoli 1973, suppl. AIIN, 20, 1975, 77-103.
  • JENKINS 1970 = G. K. JENKINS, The Coinage of Gela, Berlin 1970.
  • MANGANARO PERRONE 2007 = G. MANGANARO PERRONE, La prima (metà V sec. a.C.) e l’ultima (44-36 a.C.) emissione degli Hennaioi in gloria di Demetra, in Sicilia Antiqua, IV/2007, 33-43.
  • MANGANARO 1974-5 = G. MANGANARO, La caduta dei Dinomenidi e il ‘politikon nomisma’ in Sicilia nella prima metà del V sec. a.C., in AIIN, XXI-XXII, 1974-1975, 9-40.
  • PUGLIESE CARRATELLI 1985 = G. PUGLIESE CARRATELLI, Storia civile, in Sikanie. Storia e civiltà della Sicilia greca, VIII, Milano 1985, 3 ss.
  • SPADEA 2004 = R. SPADEA, Le regole del simposio, in AA.VV. ....Ma tu ora resta seduto a bere il vino scintillante...Momenti di storia del vino dal mondo di Omero al Medioevo, Catalogo della mostra, Museo Archeologico Lametino, Lamezia Terme 2004, 21-25.


Inviato

Purtroppo ho ancora poco tempo libero e solo dopo le ore vespertine posso sistemare i miei vari appunti, finalizzati a un progetto di aggiornamento alla mia vecchia monografia dedicata a Galaria, pubblicata come inserto nella rivista Panorama Numismatico n. 60 dell'ormai lontano 1993.

Ho quindi avviato un censimento di esemplari apparsi nelle varie aste e presenti nei musei.

Nel frattempo mi ha molto piacevolmente colpito il notevole e ordinato contributo di Dracma, con interessanti suggerimenti e implicazioni storiche e anche con i sempre opportuni richiami bibliografici.

Colgo l'occasione per postare i miei vecchi appunti, in pratica riprendendo la mia vecchia monografia con alcuni aggiornamenti, in vista appunto di un generale "ripensamento" sulla monetazione di Galaria, un tipico esempio di mikrà emessi da piccoli centri nella Sicilia interna nel corso del V secolo a.C.

E' anche un modo per meglio confrontare e valutare le varie opinioni, una sorta di lavoro "in progress".

(continua)


Inviato

UBICAZIONE E CENNI STORICI

Galaria, nota anche come Galeria o Galarina, è ricordata unicamente da Stefano Bizantino e da Diodoro.

L'antico lessicografo Stefano Bizantino (che la chiama Galarina) annovera la città come fondata da Morges, l'eponimo dei Morgeti, una tribù italica che migrò dal Bruttium alla Sicilia, fondandovi l'importante città di Morgantina.

Diodoro invece fornisce poche scarne notizie storiche risalenti all'epoca timoleontea e all'epoca agatoclea.

La prima notizia (XVI, 2) risale più esattamente al 345 a.C. e quindi poco dopo l'intervento cartaginese al comando di Annone per ricondurre all'obbedienza Entella e altri centri campani che, pur trovandosi ad occidente della linea Himera-Gela, delimitante fin dal 392 a.C. il confine fra la zona di influenza cartaginese e quella siracusana, non mostravano di riconoscere pienamente il dominio punico. In particolare vi è riportato che una città denominata Galeria inviò in aiuto di Entella assediata dai Cartaginesi un esercito di mille uomini che vennero però trucidati dai nemici lungo la strada.

Successivamente Diodoro (XVI, 82) narra che nel 338 a.C. Timoleonte distrusse i centri campani di Aitna e di Galaria, massacrando i mercenari che gli si erano ribellati schierandosi al fianco di Mamerco, tiranno di Katane, spezzando la famosa coalizione o "symmachia".

L'ultima notizia storica di Diodoro (XIX, 104) risale al 311 a.C. e quindi al tempo di Agatocle. Vi si afferma che Galaria fu occupata da Deinocrate, capo degli esuli in guerra contro il tiranno siracusano e subito dopo riconquistata dalle truppe di questo ai comandi di Pasifilo e di Demofolo.

Purtroppo tali notizie non sono di aiuto per la localizzazione di Galaria. Precedenti studiosi hanno ipotizzato che esso doveva trovarsi in una posizione forte, come tutti i centri di marcate tradizioni italiche, e in una regione interna, sufficientemente vicina all'eparchia cartaginese per poter accorrere in aiuto di Entella e nello stesso tempo abbastanza vicina alla regione etnea per essere ricordata assieme ad Aitna nella feroce rappresaglia di Timoleonte. Per tutte queste ragioni apparve seducente la vecchia ipotesi di Ettore Pais (Il rilievo greco arcaico in Monte S. Mauro, Ricerche storiche e geografiche sull'Italia antica, XIV, p. 185-187 che Galaria dovesse essere identificata con il Monte S. Mauro, vicino Caltagirone. Questa località, in naturale posizione fortificata, si trova in una zona che fu esposta da un lato all'influenza diretta geloa e dall'altro all'influenza della regione etnea e della penetrazione commerciale calcidese. L’ipotesi di Pais fu accettata da altri studiosi quali Rizzo G.E., Monete greche della Sicilia, Roma 1946, p. 67; Dunbabin J.T., The Western Greeks, Oxford 1948, p. 116; Consolo Langher S., Contributo alla storia della antica moneta bronzea in Sicilia, Milano 1964, p. 138-139.

Tuttavia, come già illustrato da Dino Adamestanu (in Enciclopedia dell'Arte antica,vol. VII s.v. Sicilia, p. 273.), l'indagine archeologica condotta sul Monte S. Mauro ha evidenziato che la città scomparve agli inizi del V secolo a.C., forse in relazione con le spedizioni di Ippocrate, per riprendere timidamente nel periodo timoleonteo e infine scomparire per sempre con l'inizio del III secolo a.C. Secondo una recente ipotesi, la città sul Monte San Mauro dovrebbe essere identificata con la colonia calcidese di Euboia (Frasca M., È anonima la città siculo-greca di Monte San Mauro di Caltagirone?, La Parola del Passato, 52, 1997, pp. 407-417).

A puro titolo di curiosità ricordiamo che fu proposta l’identificazione di Galaria anche con l'attuale Gagliano Castelferrato (Fazello T., De rebus siculis, Catania 1749, lib. X, cap. I; Cluverius Ph., Sicilia antiqua cum minoribus insulis adiacentibus item Sardinia et Corsica, Lugduni Batavorum 1619,vol. II, p. 330 ; Holm A., Storia della Sicilia antica, Torino 1901, vol. I, p. 148.), a occidente dell'Etna e vicino ad Agira (l'antica Agyrion), ipotesi che non ha altro fondamento che una certa assonanza priva di qualsiasi significato. A Gagliano, d'altronde, non sono state rinvenute tracce né memorie di reperti archeologici risalenti all'epoca antica, mentre sono cospicue quelle dell'età feudale.

Più recentemente il problema delle fonti letterarie su Galaria è stato analizzato da Ugo Fantasia (Entella, Etna, Galaria. Greci e non Greci in Sicilia fra Dionisio I e Timoleonte, Atti delle Quarte Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima, Pisa 2003, p. 467-495), il quale rileva che al tempo di Dionisio I la città, probabilmente di origine indigena, dovette diventare sede di un importante presidio di mercenari campani, strettamente connessi a quelli stanziati ad Aitna-Inessa (presso attuale Santa Maria di Licodia) e quindi occupante un sito all’interno dell’isola con forti difese naturali e con collegamenti sia verso Aitna a est e verso Entella a ovest. Di conseguenza ha proposto di ubicare Galaria nell’alta valle del Dittaino, a nord dell’attuale autostrada A19 che attraversa la Sicilia centrale, più esattamente vicino all’alto Monte Altesina, una zona ancora non bene esplorata dagli archeologi, ma già abbondantemente scavata da tombaroli clandestini.

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Del tutto differente è l’ipotesi di Cammarata (La storia di Enna (V-I sec. a.C.) ricostruita attraverso la sua monetazione. La zecca ennese, Henna Rotary, I (1987), p. 28), il quale ha fuggevolmente sostenuto che diverse litre di Galaria sembrano provenire dall'attuale località Piano Casazze, a circa 20 km dall'antica Kamarina, spiegando anche certe affinità stilistiche con le coeve monetine di quella zecca.

Una ubicazione nel Ragusano, non lontana da Kamarina, è stata sostenuta anche da Giacomo Manganaro (La caduta dei Dinomenidi e il ‘politikon nomisma’ in Sicilia nella prima metà del V sec. a. C., AIIN, XXI-XXII, 1974-1975,p. 9-40, in particolare p. 36 e segg.), giustificando come zona ricca di antichi vigneti.

(continua)


Inviato

MONETAZIONE

Le monete di Galaria consistono di due distinte emissioni di litre d'argento, già esaminate in un ottimo studio di G.K. Jenkins (The coinage of Enna, Galaria, Piakos, Imachara, Kephaloidion and Longane, Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica, suppl. al vol. 20 (1975), p. 83-87), alle quali di dovrebbe aggiungere un inedito dilitron, comparso in una recente asta tedesca.

La prima emissione risale al periodo 460 a.C., mentre la seconda emissione risale agli anni 430-420 a.C..

I PERIODO : 460 a.C.

La prima emissione mostra al diritto una figura di Zeus seduto sul trono a sinistra, che tiene nella sua mano destra uno scettro sormontato da un'aquila. All'intorno nel campo appare la leggenda ∑OTER, un appellativo o titolo che significa genericamente "salvatore" e che viene conferito anche ad altre divinità. Apparentemente è noto un solo conio del diritto.

1 LITRA AR (0,65-0,54 g.) = Jenkins gruppo I

D/ = Zeus seduto sul trono a sinistra, tiene con la sinistra uno scettro sormontato da un'aquila volta a sinistra ; a sinistra, ∑OTER retrogrado ; bordo a puntini.

R/ = Dionisio stante a sinistra, tiene con la destra un kantharos e con la sinistra un ramo di vite con grappolo ; bordo lineare

Variante a) a destra, CA ; a sinistra, ΛA (con almeno due conii R/)

Variante b) a destra, CAΛ ; a sinistra, A (con un solo conio R/)

Variante c) a sinistra, CA retrogrado ; a destra, ΛA, in direzione retrograda (con almeno due conii R/)

Catalogo variante 1a:

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Paris 427 g. 0,67

Gorny 185/2010, 14 g. 0,66 *

London, BMC 1 g. 0,62

Pozzi 429 g. 0,59

Stockholm 413 = Lloyd 949 g. 0,59

Heracles Numismatics (VCoins) g. 0,58

New York, ANS 1 = Leu 13/1975, 40 g. 0,54.

NAC 27/2004, 83 g. 0,41

Catalogo variante 1b:

post-7204-0-40847900-1332373912_thumb.jp

Auctiones 8/1978, 64 g. 0,71

NAC 29/2005, 78 g. 0,71 *

Jameson 574 g. 0,61

MuM PF 431/1981, 10 g. 0,58

CNG 25-1993 63 = NFA 20-1988 622 0,51

MuM PF 406/1978, 19 g. 0,40.

Catalogo variante 1c:

post-7204-0-33656800-1332373973_thumb.jp

Berlin = Regling 251 g. ?

coll. Pennisi = Rizzo LIX, 19 g. ?

Rosenbaum PF Spring/2006, 36B g. 0,33 (frammentato) *

Il Zeus Soter è una particolare divinità che non risulta attestata su altre monete del V secolo a.C. ed è ricordata altrove con questo appellativo solo su una moneta di bronzo di Akragas (Calciati R., Corpus Nummorum Siculorum, vol. I, Milano 1987, p. 211, n. 123 : è datato al 278-276 a.C.), che però risale al periodo ellenistico, e su una enigmatica moneta forse della Siria settentrionale (Jenkins G.K., op. cit., p. 84 : questa moneta fu pubblicata dal Seyring su Revue Numismatique, 1971, p. 24-25.), anch'essa del periodo ellenistico.

post-7204-0-86586500-1332374127_thumb.jp

Il tipo di Zeus seduto con scettro e aquila fu poi adottata dale note monete di Alessandro Magno.

Il solo titolo Soter risulta presente su didrammi di Himera (Gutmann V. e Schwabacher W., Die Tetradrachmen- und Didrachmenpragung von Himera (472-409 a.C.), Mitteilungen der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft, XLVII (1929), p. 116 e p. 136 : secondo questi autori il titolo potrebbe riferirsi al potere guaritore del dio delle sorgenti sull'altare del quale sacrifica la ninfa Imera.) del 450-420 a.C., in connessione con la ninfa di quella città.

post-7204-0-54169700-1332374162_thumb.jp Didramma di Himera con l’appellativo Soter

(continua)


Inviato

Poiché ci troviamo di fronte a un centro non greco è probabile che questa figura rappresenti un certo culto indigeno reso in forma greca. La figura di Zeus risulta copiata o almeno ispirata dal rovescio di un tetradramma e didramma di Katane-Aitna (Boehringer C., Jahrbuch fur Numismatik und Geldgeschichte, 18, 1967, p. 67 e seguenti), coniati probabilmente subito dopo la fondazione nel 476 a.C. Dal confronto si nota subito che se il Zeus di Aitna è di uno stile più elaborato, la sua disposizione generale e il particolare dello scettro sormontato dall'aquila risultano essere molto simili (Jenkins G.K., op. cit., p. 84).

post-7204-0-08844800-1332374292_thumb.jptetradramma di Aitna

post-7204-0-62351000-1332374323_thumb.jpdrachm di Aitna

http://www.lamoneta.it/topic/78828-il-tetradramma-di-aitna/

Il rovescio della medesima emissione mostra Dionisio stante che tiene un kantharos nella mano destra e un ramoscello di vite nella mano sinistra. La leggenda è abbreviata a CAΛA e disposta in almeno tre differenti modi. La lettera “gamma” risulta quindi scritta nella sua forma più arcaica, in vigore fino al 430-420 a.C. circa. La stessa forma della lettera gamma si rinviene pure sulle monete di Gela, fino al 430 a.C. circa (Jenkins G.K., op. cit., p. 85).

post-7204-0-83502200-1332374351_thumb.jpTetradramma di Gela

La figura di Dionisio è di frequente riscontro nei disegni dei vasi greci arcaici, diffusi anche nelle piccole e remote città sicule, sebbene, come giustamente ha evidenziato Jenkins (Jenkins G.K., op. cit., p. 85), risulti essere particolarmente rigida e fredda, con lunghe braccia sottili e angolose, dando l'impressione di essere copiata direttamente da una primitiva statua.

A prima vista lo stile sembra essere arcaico, ma in realtà è semplicemente provinciale e richiama assai da vicino quello delle litre di Kamarina, che quindi devono essere della stessa data e che risalgono secondo Westermark e Jenkins al 461-435 a.C. (Westermark U. e Jenkins G.K., The coinage of Kamarina, London 1980, pp. 24-39 e 146-174).

post-7204-0-68278500-1332374613_thumb.jpLitra di Kamarina

Probabilmente sono opera dello stesso artista che operò anche a Kamarina e l'occasione per la battitura di questa particolare emissione fu offerta dalla cacciata dei Deinomenidi, avvenuta nel 461 a.C. e che diede la possibilità a numerosi centri della Sicilia orientale e meridionale di affermare la loro libertà democratica con la battitura di piccoli nominali d'argento, utili anche per i loro commerci. Molto probabilmente tale fioritura monetaria, anche di mikrà, avvenne durante il dominio del ribelle Ducezio, fautore del risveglio nazionalistico dei Siculi oppressi dai Greci (Bertino A., La prima monetazione sicula d'argento, Congresso Internazionale di Numismatica, Roma 1961, p. 151).

(continua)


Inviato

II PERIODO : 430-420 a.C.

Nella seconda emissione, più rara e di epoca più tarda, la figura di Dionisio risulta trasferita al diritto ed è ora mostrato in atto di stringere un kantharos e un tyrsos. Sembra che per i diritto esistano almeno due conii.

Invece il ramoscello di vite con grappolo d'uva è ora assurto a tipo del rovescio. La leggenda è scritta per esteso, CAΛARI NON, e disposta in due differenti maniere. Sia il gamma che il rho risultano essere scritte ancora nella loro forma più arcaica, in vigore, come già visto, fino al 430-420 a.C..

2 LITRA AR (0,75-0,59 g.) = Jenkins Group II

D/ = Dionisio stante a sinistra, tiene con la destra un kantharos e con la sinistra un thyrsos; a sinistra, pianta di edera; bordo lineare.

R/ = Grappolo d'uva con ramoscello e foglie ; bordo lineare;

Variante a) sotto il grappolo, su due righe, NON (retrogrado) / CAΛARI

Variante b) a sinistra, CAΛARI (retrogrado); a destra, NON

Variante c) sotto, CAΛARINON (retrogrado)

Catalogo variante a:

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Peus 392/2007, 4029 g. 0,77

Hirsch 34/1914, 141 g. 0,75

Auctiones 22/1992, 75 g. 0,75

NAC 25/2003, 70 g. 0,74 *

CNG ea-139/2006, 48 g. 0,68

NAC 46/2008, 185 g. 0,66

Berlin g. 0,59

Catalogo variante b:

post-7204-0-99427100-1332375974_thumb.jp

Siracusa, ex coll. Pennisi g. ? *

Catalogo variante c:

post-7204-0-55263700-1332376012_thumb.jp

Peus 378/2004, 26 = NAC 21/2001, 72 g. 0,74 *

Grazie all'accurato studio del Jenkins (Jenkins G.K., op. cit., p. 86), ci sono buone basi per datare questa seconda emissione al periodo 430-420 a.C., un periodo anche questo ricco di emissioni di piccole zecche sicule a causa del momentaneo declino dell'egemonia siracusana in seguito alla prima invasione ateniese. Infatti la figura di Dionisio ha uno stile più morbido, che deve appartenere a una data molto avanzata del V secolo a.C. e, se non si rinviene su altre monete siciliane, risulta essere molto simile a un'altra figura di Dionisio riportata su monete di Abdera, in Tracia, risalenti appunto al 430-420 a.C.. Inoltre, per restare nel campo numismatico, si nota che a sinistra della figura di Dionisio ä disegnata una pianta che sembra essere edera. Un simile motivo botanico si rinviene su un tetradramma di Naxos, datato a circa 430 a.C. (Cahn H.A., Die Münzen der Sizilischen Stadt Naxos, Basel 1944, n. 102).

post-7204-0-86375200-1332376048_thumb.jpTetradramma di Naxos

Sul rovescio il tipo del ramoscello di vite con grappolo d'uva risulta ispirato dalle coeve monetine d'argento di Naxos, anch'esse datate al 430 a.C. o poco dopo (Cahn H.A., op. cit., n. 104 e seguenti).

post-7204-0-84807000-1332376128_thumb.jpLitra di Naxos

Tutta questa influenza naxiana non deve costituire un valido elemento per la localizzazione di Galaria nella zona etnea. Non si deve dimenticare che esistono prove che Naxos esercitò la propria influenza ben oltre la regione etnea: basti ricordare le litre di Abakainon.

Se è possibile datare questa seconda emissione di Galaria al 430-420 a.C. appare evidente che questo piccolo centro sopravvisse alla caduta definitiva di Ducezio e alla conseguente repressione dei Siculi ad opera di Siracusa nel 440 a.C., forse perché situato ai margini dell'area conquistata (come già sostenuto da Jenkins G.K., op. cit., p. 87, il quale però non si pronuncia sulla sua ubicazione).

Probabilmente alla fine del V secolo a.C., al tempo di Dionisio I, divenne sede di mercenari campani, senza più coniare moneta.

Al momento "congelo" il dilitron (III serie postata da Dracma), in attesa di conferme della sua autenticità, che al momento resta assai dubbia.

Ovviamente sono gradite vostre osservazioni e contributi, anche di immagini all'infuori dei soliti siti internet in quanto avrei intenzione di scrivere un articolo più dettagliato, con immagini di tutti i pezzi noti e identificazione dei conii noti.


Inviato

Vorrei intanto osservare che le litre della I Serie hanno diametro intorno a 11 mm e peso concentrato intorno a 0,60 g, mentre le litre della II Serie hanno diametro intorno a 12 mm e peso leggermente più alto, concentrato intorno a 0,70 g, rispecchiando i due diversi momenti storici, che devono essere distanziati di 20-30 anni.


  • 1 mese dopo...
Inviato

Rapido escursus sul piano commerciale: la litra di Galaria in asta da Artemide è rimasta invenduta. Prezzo base troppo alto oppure dubbi sull'autenticità?

Anche la bella litra di Akragas non ha avuto offerte, ma lì si partiva da 3,000 Euro. Parecchi invenduti anche su altre monete in argento (e in oro) di area siciliana, dagli oboli alle tetradramme, evidentemente il rapporto qualità\prezzo non ha convinto.


Inviato

secondo me la litra di Akragas valeva quella cifra, da collezionista l'avrei pagata anche qualcosina in più


Inviato

Io non sono più da anni un collezionista, ma solo un appassionato di studi e quindi non sono molto indicato a dare indicazioni o valutazioni commerciali.

Non mi stupisce la mancata aggiudicazione della litra di Galaria su Artemide per i noti dubbi di autenticità. Per la litra di Akragas forse poteva trovare uno sbocco commerciale ed è probabile che verrà ripresentata, magari in altra sede....


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