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IGNORED

Venere.


gpittini

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DE GREGE EPICURI

Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas,

alma Venus, caeli subter labentia signa

quae mare navigerum, quae terras frugiferentis

concelebras, per te quoniam genus omne animantum

concipitur visitque exortum lumina solis... (Lucrezio, De Rerum Natura, I, 1-5)

Origine sacra degli Eneadi,

piacere dei numi e dei mortali,

Venere madre, che sotto i giri degli astri

apri il mare e la terra fai piena di frutti;

ogni corpo animato con te diviene eterno,

e il giorno illumina il volto del neonato... (dalla trad. di E.Cetrangolo, modificata).

Se Marte era il padre dei gemelli, Venere si era unita ad Anchise generando Enea: era quindi la progenitrice degli eneadi, giù giù fino ai re di Lavinio e di Alba longa.

Dobbiamo subito ricordare che la Afrodite greca (poi Venere a Roma) era risultata vincitrice fra le tre dee che si erano presentate a Paride; ne aveva ricevuto in premio la mela d'oro, promettendogli la donna più bella del mondo, che purtroppo...aveva già un marito (Omero, Iliade). Le due concorrenti deluse (Era/Giunone ed Atena/Minerva) si erano vendicate del pastorello Paride, parteggiando con i Greci contro Troia, fino alla distruzione della città. Ma Afrodite, nello scempio finale, aveva ottenuto da Zeus la salvezza di Enea, come ci narra Virgilio (Eneide, I, 254-260):

A lei sorridendo il creatore di uomini e dei,

con quel volto che il cielo tempestoso serena.

leggero un bacio diede alla figlia, e questo solennemente le disse:

"Non tener, Citeréa: uguare rimane il destino dei tuoi.

Vedrai la città e di Lavinio le mura promesse

e in alto porterai, sino alle stelle del cielo,

il magnanimo Enea: nessun pensiero ho mutato" (da N. Flocchini)

Nessuno stupore quindi per la posizione elevatissima conquistata da Afrodite/Venere nel cuore e nel culto dei romani. Tanto da far loro sottolineare continuamente la divina genealogia: "E' questa una libertà che si concede agli antichi: nobilitare l'origine delle città mescolando l'umano al divino; se poi c'è un popolo a cui è giusto permettere di render sacre le proprie origini, ae far risalire agli dei i suoi fondatori, questo è il popolo romano" (T.Livio, Storia di Roma, I, 1,7).

Ma vediamo brevemente i titoli e le qualificazioni di Venere, come le richiama A.Varesi ne "Le monete d'argento della Repubblica Romana". Inizialmente spirito dei giardini e poi dea dell'amore, Venere acquistò grande importanza a Roma quando si diffuse il ciclo della poesia omerica. Acquistò il titolo di GENITRICE, in quanto "madre del popolo romano". Venne ricordata spesso come VENERE ERYCINA, dal culto antico dedicatole ad Erice, nella Sicilia occidentale. Il 1° aprile le matrone romane celebravano le VENERALIA, feste in suo onore. Nel 114 a.C. le fu poi attribuito l'epiteto di VERTICORDIA, dopo che fu espiato l'incesto commesso da tre vestali.

Nella monetazione, le qualifiche più numerose sono: GENETRIX, FELIX, VICTRIX, AUGUSTA.

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Non meravigliamoci che Cesare, in quanto membro della Gens Iulia (che pretendeva di discendere da Iulo, figlio di Enea), abbia rivendicato una parentela con gli eneadi ancora più stretta, individuando così Venere come una lontana progenitrice.

Passando finalmente alle monete, nel periodo repubblicano Venere è rappresentata sia al diritto che al rovescio, anzitutto sui denari della Gens Iulia (es. Varesi, 319). Su questo denario, Venere è trainata da amorini alati.

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Questa è una Venere Ericina della Gens Considia (Varesi, 202) E' raffigurato il tempio di Erice, posto sulla sommità del monte.

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Ottaviano/Augusto non poteva esimersi dall'onorare la dea così cara a Cesare; lo fa nel raro denario coniato per Augusto da Antistius Vetus (Varesi 817, RIC 150, Iulia 269): purtroppo non ne ho trovato immagini in rete. Nel successivo periodo imperiale, come ho detto, Venere è presente come Genetrix,Felix,Victrix, Augusta; o anche come VENUS e basta. La prima moneta dopo Augusto che ho trovato è il denario di Iulia Titi con Venere callipigia (RIC 386):

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VENUS VICTRIX è presente in Faustina Figlia, Lucilla, Caracalla. Questi rovesci compaiono soprattutto per le imperatrici, ma sono presenti anche nelle emissioni degli imperatori. Ecco Caracalla.

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Ma quali sono, in sintesi, le immagini di Venere?

Anzitutto la "Venere callipigia", che mostra i bei fianchi (e in verità anche le natiche al completo), con un panneggio molto basso; è vista un po' da dietro e di sbieco. Tiene in mano la mela di Paride e la palma della vittoria.

Altre immagini sono decisamente più vestite, con un bel manto a piegoline, quasi frontali o un po' a sinistra; la figura è sempre elegante. Qualche volta si appoggia ad uno scudo. Rare le immagini sedute (c'è una Crispina).

Commenti generali? Personalmente, non mi sembra che gli incisori si siano sprecati quanto a fantasia; le rappresentazioni sono sì apprezzabili, ma abbastanza ripetitive.Direi che il fratello Marte ha suscitato immagini molto più varie.

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... Non meravigliamoci che Cesare, in quanto membro della Gens Iulia (che pretendeva di discendere da Iulo, figlio di Enea), abbia rivendicato una parentela con gli eneadi ancora più stretta, individuando così Venere come una lontana progenitrice...

Ciao Gianfranco,

questo è corretto, tanto è vero che Cesare "Per l' esito della battaglia di Farsalo Cesare aveva fatto voto di un tempio in onore di Venere Genitrice, la mitica progenitrice della gens Iulia e proseguì costruendolo nel centro del suo foro (Cass. Dio XLIII.22.2)...Il Tempio di Venere era un picnostilo (Vitruvio III. 3.2) costruito di solido marmo (Ov. A.A. i.81). La statua di Venere Genitrice opera di Arcesilao, che Cesare eresse in foro Caesaris, (Plinio, XXXV. 156); cf. Cass. Dione XLVII.18.4), si trovava, probabilmente, nella cella del Tempio. (Per un' altro tipo della Venere Genitrice (seduta) raffigurata su una moneta, vedi BM. Rep. I.583.4277.) Cesare pose anche nel tempio due dipinti di Timomaco, Aiace e Medea (Plin.VII.126);XXXV.26, 136); una statua dorata di Cleopatra (Cass. Dione LI.22.3), sei dactyliothecae o collezioni di gioielli scolpiti (Plinio XXXVII.11); ed un torace adornato con perle britanniche.(Plinio IX.116) " da LacusCurtius.

(Le perle britanniche erano molto apprezzate, benchè non fossero simili a quelle bianche che siamo abituati a vedere al tempo d'oggi: leggermente irregolari, avevano una tonalità descritta da vari autori come bluastra, livida.)

La carrellata numismatica è già abbastanza completa per i vari tipi principali; la legenda più comune è V. VICTRIX (o similare)

Galeria Valeria, wife of Galerius Maximianus

Aureus, Serdica circa 308, 5.45 g. GAL VAL – ERIA AVG Diademed and draped bust r. over crscent. Rev. VENERI V – ICTRICI Venus standing facing, head l., holding apple in r. hand, raising drapery over l. shoulder with l. hand; in field, crescent – Σ. In exergue, •SM•SD•. C 1 var. (no crescent). RIC 33 (this coin). Depeyrot 9/2 (this coin). Calicó 4902 (this coin). Biaggi 1878 (this coin).

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e la V. GENETRIX, direi.

Julia Mamaea, Mother of Severus Alexander

Aureus (Gold, 6.26 g 12), Rome, 223.Obverse: IVLIA MAMAEA AVG Draped bust of Julia Mamaea to right, wearing stephane and with her hair rolled into a bun at the back.Reverse: VENVS GENETRIX Venus standing left, holding apple in her right hand and scepter in her left; at her feet to left, nude young boy (a wingless Cupid?) standing right, raising his hands.Rarity: Extremely rare.References: Biaggi 1342 (same dies = Calicó 3154). BMC 151 (same dies). C. 71. RIC 354. Sear II, 8204. Condition: Extremely fine

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Curiosamente, spesso regge un ... globo? No, regge una mela. Anche nella mitologia classica, oltre che nella Bibbia e nella ... fiaba di Biancaneve, la mela è il frutto, proibito o meno, ma apportatore di sventure.

Ebe, la Dea della Discordia, non era stata invitata ad una festa e per dispetto lasciò una Mela d'Oro con la scritta “Alla più Bella”. Le dee se la contesero e Paride ne fu il giudice. La storia seguente la conoscete...

Ciao

Illyricum

:)

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