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IGNORED

Poesia ...per risollevare il morale ...


Risposte migliori

Inviato

Volevo condividere con voi questa poesia che è molto nota nel web (ma io l'ho letta per bene solo ieri) e che è stata attribuita a Pablo Neruda (addirittura alcuni l'hanno definita la sua poesia più nota per via del fatto che è entrata in una catena di S. Antonio "virtuale" ed è stata fatta circolare in tutto il mondo) mentre è ormai accertato che l'autrice è Martha Medeiros.

L'aneddoto cui è legata è che il 24 gennaio 2008 è stata letta nel Parlamento Italiano da Clemente Mastella in occasione del voto di fiducia che ha portato alla caduta del secondo governo Prodi (e anche lui l'attribuì, erroneamente, a Neruda).

Ebbene io l'ho letta da "aspirante-numismatico" che frequenta questo "forum" e in ogni strofa ho trovato riferimenti che ben si addicono al nostro essere qui per cui ho pensato, visto che mi è stata di grande aiuto, a farla girare anch'io, può essere che qualcuno non la conosce ancora:

¿Quién muere?

Lentamente muore

chi diventa schiavo dell'abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,

chi non cambia la marca,

chi non rischia e cambia colore dei vestiti,

chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,

chi preferisce il nero su bianco

e i puntini sulle "i"

piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi,

quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,

quelle che fanno battere il cuore

davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore

chi non capovolge il tavolo,

chi è infelice sul lavoro,

chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,

chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,

chi non legge,

chi non ascolta musica,

chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,

chi non si lascia aiutare

chi passa i giorni a lamentarsi

della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore

chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,

chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza

porterà al raggiungimento

di una splendida felicità.

-- Martha Medeiros

  • Mi piace 2
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Inviato

Stupenda poesia, scolpita sul legno in una piccola costruzione di mattoni su un belvedere che dà sulle montagne in un piccolo paese delle mie parti, Smerillo (FM) :) :)

Riccardo


Inviato

Qualcuno dice che si chiama "Ode alla vita" di Neruda. In molti affermano che si tratti di un estratto di un discorso di Neruda, alcuni, come dici tu, affermano che l'ha scritta Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961. Comunque è molto bella ma lo è ancor di più nella lingua originale, come per tutte le poesie.

Muere lentamente

quien se transforma en esclavo del hábito, repitiendo todos los días los mismos trayectos,

quien no cambia de marca, no arriesga vestir un color nuevo y no le habla a quien no conoce.

Muere lentamente

quien evita una pasión, quien prefiere el negro sobre blanco y los puntos sobre las "íes" a un remolino de emociones, justamente las que rescatan el brillo de los ojos, sonrisas de los bostezos,

corazones a los tropiezos y sentimientos.

Muere lentamente

quien no voltea la mesa, cuando está infeliz en el trabajo,

quien no arriesga lo cierto por lo incierto para ir detrás de un sueño,

quien no se permite por lo menos una vez en la vida, huir de los consejos sensatos.

Muere lentamente quien no viaja,

quien no lee, quien no oye música,

quien no encuentra gracia en sí mismo.

Muere lentamente

quien destruye su amor propio, quien no se deja ayudar.

Muere lentamente,

quien pasa los días quejándose de su mala suerte o de la lluvia incesante.

Muere lentamente,

quien abandona un proyecto antes de iniciarlo, no preguntando de un asunto que desconoce o no respondiendo cuando le indagan sobre algo que sabe.

Evitemos la muerte en suaves cuotas, recordando siempre que estar vivo

exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar.

Solamente la ardiente paciencia hará que conquistemos una espléndida felicidad.


  • 11 anni dopo...
Supporter
Inviato

OU SONT LES NEIGES D'ANTAN?

Dove sono le nevi di un tempo?
Non chiederlo a me, chiedilo al poeta
orfano chierico maledetto
che io non sono maledetto
e neppure chierico
veramente ci ho provato
ma non ho indossato l'abito
non chiederlo a me, che neppure sono poeta
orfano sì, tante volte il pane
senza companatico, la testa piena di pensieri...
i poeti, per essere poeti,
devono vedere il sangue sboccato dalle mani
dai piedi e dal costato
e risorgere ogni volta
da una tomba guardata da pulzelle,
pulzelle travestite da Muse, occhi e capelli
colore arcobaleno, pentole d'oro
piene di bugie.

  • Mi piace 1

Inviato

Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.

 Autopsicografia di Fernando Pessoa

 

 

  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

Oh ferie

Oh ferie che di soppiatto venite

vi prego, a lungo durate

dove siete la gioia portate

perchè capufficio altrove giace

e meger segretaria non loquace

Modificato da ART
  • Mi piace 1

  • 2 mesi dopo...
Supporter
Inviato

DOVE SONO LE PIOGGE D'UN TEMPO?

 

 

Dove sono le piogge d'un tempo

quelle bagnate di lacrime

di lacrime e di bugie

quelle che non serve l'ombrello

perché è più urgente baciare labbra

al gusto d'acqua piovana

quelle leggere e azzurre

e poi più pesanti...quelle rimaste indietro

perché è arrivato il sole

ma loro non se ne sono accorte

quelle che si sono inventate una pozzanghera

e i vecchi che ci scivolano dentro

e i bocia che ci fanno gli schizzi

e i gatti e gli scoiattoli

ad aspettare la luna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Supporter
Inviato

TI RICORDI MAGDOLNA?

 

 

Ti ricordi Magdolna

su a Parigi

a svegliarsi col trillo e i passerotti

La Motte Picquet, la metro e le risate...

Magdolna, la tua voce era argentina

e con il tè mordevi il pane e il burro

e adesso, se ricordo,

hai il suono addormentato di un sussurro...

Ti ricordi Magdolna

a giocare due franchi su a Deauville

e l'homard e le bollicine al fresco

e la notte a svegliarmi

e a dirmi maintenant je te veux...

sarebbe stato meglio

morire in Normandia

chiudere gli occhi al vento

coi baci e la tua voce come argento.

 

 


Supporter
Inviato

MAYA

 

Nuda come sei bella, dolce Maya,

se ti canta il poeta a mani nude...

nuda reti da pesca

carezzate dal sole di Camogli

nuda onde selvagge

che sciolgono il dolore fra gli scogli...

nuda la lancia in resta

di amazzone che incanta la foresta

nuda rintocchi di campane a festa...

mammelle nude come fragoline

di bosco addormentate nella panna...

Nuda regali luce,

nuda sei lapislazzuli

nuda sei sugilite

sei mistico topazio e occhio di tigre

acquamarina e quarzo rutilato

nuda pietra di luna...

nuda pelle dorata

in Plaza del Mercado a Guayaquil

mangi mango e aguacate

bevi leche de coco

nuda sorseggi una Piña colada...

nuda a Playa Rosada e la sua sabbia

che ti guarda e ti tocca

e gioca fra il tuo seno e le ginocchia.

 

 

 


Inviato

Che tristezze !!:cray::cray::cray::cray::cray:

LA BALLATA DEL PRODE ANSELMO

:pleasantry: 

Passa un giorno, passa l’altro

Mai non torna il prode Anselmo,

Perché egli era molto scaltro

Andò in guerra e mise l’elmo... 

Mise l’elmo sulla testa

Per non farsi troppo mal

E partì la lancia in resta

A cavallo d’un caval. 

La sua bella che abbracciollo

Gli dié un bacio e disse: Va!

E poneagli ad armacollo

La fiaschetta del mistrà.

 

Poi, donatogli un anello

Sacro pegno di sua fe’,

Gli metteva nel fardello

Fin le pezze per i pié. 

Fu alle nove di mattina

Che l'Anselmo uscia bel, bel,

Per andar in Palestina

A conquidere l'Avel. 

Né per vie ferrate andava

Come in oggi col vapor,

A quei tempi si ferrava

Non la via ma il viaggiator, 

La cravatta in fer battuto

E in ottone avea il gilé,

Ei viaggiava, è ver, seduto

Ma il cavallo andava a pié, 

Da quel dì non fe’ che andare.

Andar sempre, andare, andar...

Quando a pié d’un casolare

Vide un lago, ed era il mar!

 

Sospettollo... e impensierito

Saviamente si fermò.

Poi chinossi, e con un dito

A buon conto l'assaggiò. 

Come fu sul bastimento,

Ben gli venne il mal di mar

Ma l’Anselmo in un momento

Mise fuori il desinar. 

La città di Costantino
nello scorgerlo tremò
brandir volle il bicchierino
ma il Corano lo vietò.
 

Il Sultano in tal frangente

Mandò il palo ad aguzzar,

Ma l'Anselmo previdente

Fin le brache avea d’acciar. 

Pipe, sciabole, tappeti,

Mezze lune, jatagan

Odalische, minareti

Già imballati avea il Sultan. 

Quando presso ai Salamini

Sete ria incominciò

E l'Anselmo coi più fini

Prese l'elmo, e a bere andò.

 

Ma nell’elmo, il crederete?

C’era in fondo un forellin

E in tre dì morì di sete

Senza accorgersi il tapin 

Passa un giorno, passa l’altro

Mai non torna il guerrier

Perché egli era molto scaltro

Andò in guerra col cimier. 

Col cimiero sulla testa,

Ma sul fondo non guardò

E così gli avvenne questa

Che mai più non ritornò.

 

 Giovanni Visconti Venosta (Ricordi di gioventù 1847-1860):hi:


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