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La vita di Omero, giudicato il più gran poeta dell’antichità, è avvolta nel mistero e le sue origini non sono certe. Sembra nacque a Smirne (ma si dice anche a Chio e a Colofone) tra il VIII e il VII secolo a.C. da una fanciulla di nome Creteide e da padre sconosciuto. Fu chiamato Melesigene nato cioè vicino al fiume Meles, e fu cresciuto ed educato da un maestro di scuola, alla morte di quest’ultimo Melesigene ne continuò la professione fino al momento in cui un ricco mercante di nome Mente lo ingaggiò portandolo con se nei suoi viaggi. Dopo aver visitato tutte le più importanti città mediterranee il giovane ebbe gravi disturbi alla vista, fu affidato a Mentore di Itaca che lo accompagnò a Colofone dove il poeta perse la vista del tutto.

Melesigene tornò a Smirne, dove fu chiamato Omero, che significa appunto cieco, visse di canto e poesia, vagando da città in città. Arrivato a Chio si sposò, ebbe due figlie e compose parte delle sue opere. Ormai vecchio e famoso poeta venne chiamato ad Atene, ma nel corso del viaggio Omero si ammalò e mori ad Ios, nelle Cicladi, dove venne sepolto in riva al mare.

Già nel passato sorsero dei dubbi sull’attribuzione dell’Iliade e dell’Odissea ad Omero in quanto studiando entrambe i testi si evidenziano varie contraddizioni e divergenze, ad esempio nell’Iliade era Iride la messaggera degli dei mentre nell’Odissea il ruolo spetta ad Ermes, nell’Iliade Afrodite è sorella di Ares, nell’Odissea n'è l’amante.

Queste ed altre contraddizioni spinsero Xenone ed Ellenico, due letterati alessandrini a mettere in dubbio che i due poemi fossero stati scritti dalla stessa persona, in difesa del poeta giunse Aristanco di Samotracia che smontò la tesi dei separatori, tuttavia il dubbio rimase. In seguito si continuo a discutere sulla questione arrivando a negare l’esistenza stessa del poeta ed attribuendo le opere alla produzione collettiva, una raccolta di vari racconti di poeti ed età diverse.

Attualmente gli studiosi ed i critici sono del parere che le opere, o per lo meno l’Iliade, siano state scritte da Omero e che contraddizioni e divergenze siano dovute a correzioni ed inserimenti effettuati in data posteriore.

Restano di sua sicura attribuzione i cosiddetti
“Inni Omerici”
una raccolta di 33 canti in onore degli dei e la
“Batracomiomachia”
divertente e gustosa parodia dell’Iliade interpretata da rane e topi.

Nei poemi omerici le sembianze ed il carattere umano degli dei, l’aurea divina ed invincibile degli eroi sono evidenti. Gli dei del Panteon non si differenziano molto dai comuni mortali, rivalità, gelosie, intrighi ed invidie agitano le loro vite, essi hanno gli stessi legami famigliari e differiscono dall’uomo per il possesso dell’immortalità ed il potere divino. Zeus e le divinità olimpiche avevano lottato per imporre all’universo un ordine a loro misura, ed i loro amori con i mortali producevano uomini e donne dalle origini e dai poteri divini simili ai loro in cui la collettività poteva facilmente immedesimarsi e riconoscersi. Questa descrizione omerica delle divinità in termini antropomorfi ha contrassegnato il pensiero religioso greco per tutta la sua storia ed è ancora oggi uno degli argomenti più affascinanti e coinvolgenti che si conoscano.

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Iliade:

La città di Troia veniva chiamata nei tempi antichi Ilio o Ilium, da questo il nome del poema omerico. Si trovava nell’Asia minore e reperti archeologici ci assicurano che effettivamente la città fu distrutta nel 1250 a.C. circa, periodo incui il poeta colloca la sua storia. Potrebbe essere questa la guerra tra greci e troiani che ci descrive Omero, anche se mancano ulteriori dati storici a conferma.

L’Iliade è un poema epico che in 24 libri che narra degli eventi svolti nei 51 giorni sul finire della guerra di Troia, ecco un breve riassunto della vicenda:

L’oracolo aveva preannunciato a
Priamo
ed
Ecuba
, sovrani di Troia, che la loro progenie avrebbe causato la rovina della città, nel frattempo il giovane Paride, loro figlio, fu scelto da Zeus per decidere chi fosse la più bella tra Era, Atena ed Afrodite. Il giovane principe scelse Afrodite, influenzato dal fatto che la dea gli aveva promesso in moglie la stupenda
Elena
, sposa del re spartano
Menelao
. A Sparta nacque subito l’amore tra il giovane Paride, giunto in veste d'ambasciatore, ed Elena, i due fuggirono verso Ilio provocando l’ira di Menelao che radunati, gli altri principi greci, si recò a Troia con l’intenzione di distruggere la città e riprendersi la donna per lavare l’onta. Durante l’assedio Agamennone, fratello di Menelao catturò
Criseide
, figlia del sacerdote troiano del tempio di Apollo. Il dio adirato scatenò un’epidemia devastante sui greci che furono costretti a liberarla.

Agamennone
per colmare il vuoto lasciato nel suo letto da
Criseide
decise di impossessarsi di un’altra prigioniera,
Breseide
figlia di Priamo che gia era entrata nelle grazie dell’eroe Achille. La contesa nata tra i due per la donna privò i greci dell’appoggio di
Achille
, il loro combattente migliore assieme ad i suoi Mirmidoni, fortissimi combattenti della Tessaglia. Il loro nome in greco significava formiche ed il mito racconta che quando l’isola di Egina fu invasa da una terribile pestilenza Eaco, il re dell’isola padre di Peleo e nonno di Achille, pregò Zeus di salvare il suo popolo. Il dio allora mutò gli uomini nelle laboriose formiche che presto ripopolarono l’isola ed una parte di esse migrarono nella Tessaglia guidate da Peleo.

I troiani, sotto la guida di
Ettore,
approfittando di un momento di sbandamento dei greci ed incoraggiati dalla mancanza di Achille dalla battaglia, respinsero i greci fino al mare mettendoli in grave difficoltà A questo punto l’eroe, pur rifiutando le scuse di Agamennone, permise all’amico
Patroclo
di combattere con la sua armatura. Ettore l'uccise in duello spogliandolo delle armi. Il dolore per l’amico perduto riportò Achille sul campo di battaglia con nuove armi avute da
Efesto
grazie alle richieste della madre
Teti
. Achille ed Ettore si sfidarono in duello sotto le mura di Troia e fu lì che il greco uccise il troiano sotto gli occhi del padre trascinandolo poi da una biga attorno alle mura della città.

Durante la Notte, re Priamo padre di Ettore si recò al campo dei greci ed Achille si lasciò commuovere dal vecchio re restituendogli la salma del figlio. Con i suoi solenni funerali si chiude l’Iliade.

Il poema non arriva dunque fino alla caduta di Troia ma tutta la storia si svolge sotto il segno della fine imminente. In questo frangente gli dei sono spettatori della battaglia. Ciò che avviene sulla terra tra i mortali, si riflette nel cielo facendo parteggiare gli dei per uno o l’altro dei contendenti. Solamente il sommo Zeus in veste d'amministratore del fato deve rimanere neutro.

I fatti anteriori o posteriori sulla città di Troia vengono narrati nei poemi ciclici che non raggiungeranno mai i livelli poetici dell’Iliade. L’opera di maggior pregio che si aggancia e continua il poema omerico è l’Eneide di Virgilio di cui sarà narrato in seguito.

  • 3 settimane dopo...
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Ma se non fosse proprio esattamente così?


Inviato

Ma se non fosse proprio esattamente così?

Vuoi farmi morire di curiosità... :rolleyes: quando continui? :D

Awards

Inviato

Io a riguardo sposo la versione ipertecnologica dell'Iliade di Dan Simmons (la saga di Ilium e quella di Olympos, pubblicate da Mondadori).


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