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IGNORED

LA FISCALITA' COMUNALE


Risposte migliori

Dopo tutti i grossi che ho visto in questi giorni vorrei cambiare argomento diametralmente ; vorrei ritornare dopo la discussione " La patrimoniale dei Visconti "a come erano organizzati a livello amministrativo, burocratico e in particolare fiscale i Comuni Italiani in età medievale.

Premetto,onde evitare equivoci ,che non sono un Ispettore delle Agenzie delle Entrate, neanche un commercialista, anche se l'argomento mi interessa ed è bello vedere le differenze con l'odierno.

Stavolta lo spunto viene dalla lettura di uno storico francese, Francois Menant, il libro lo trovate in tutte le migliori librerie , non parla solo di fisco, magari poi vedremo altri interessanti aspetti, si chiama " L'Italia dei Comuni (1100-1350 ),l'autore ha scritto diversi libri anche sull'Italia.

Le tasse sui commerci costituiscono l'introito più sicuro dei Comuni : pedaggi, tributi riscossi alle porte delle città, tasse sul mercato.

Il riferimento sul quale si basa Menant è la Bologna medievale del 1288 ; lo schema delle imposte indirette di Bologna alla fine del XIII secolo rivela che la tassazione maggiore pesa sull'alimentazione quotidiana : macinatura del frumento , vendita del frumento, del vino, del sale.

Anche coniare monete rappresenta una fonte di grossi introiti.

Alcuni comuni sono grandi proprietari fondiari : o hanno ereditato beni demaniali o li hanno confiscati; la confisca dei beni ai cittadini è molto utilizzata nel periodo e consente a molti Comuni di entrare in possesso di beni di molti cittadini appartenenti alle fascia sociale più alta.

Questi beni possono o essere rivenduti con ulteriori guadagni o gestiti ; quando un potente è bandito il Comune eredita i suoi diritti signorili , i suoi vassalli,la forza lavoro , acquista vantaggi economici, ma anche potere.

Capitava a volte che un Comune riuscisse a gestirsi con le proprie risorse patrimoniali, ma quando questo non accadeva e nelle situazioni straordinarie bisognava agire sulla leva fiscale.

Primo ricorso è ovviamente l'imposta diretta, ma generalmente questa percentualmente generava un ritorno molto marginale dell'ordine del 5-10% ; l'imposizione diretta aveva lo svantaggio di provocare forti proteste da parte dei proprietari.

Nel caso fosse esteso ai beni Ecclesiastici provocava conflitti tra Comuni e Chiesa.

I Comuni preferivano nettamente l'uso dello strumento della fiscalità indiretta e i prestiti; la fiscalità indiretta colpiva proporzionalmente di più i piccoli redditi ; tasse come quelle sul grano e sul vino pesavano molto su tutta la popolazione.

Oggi diremmo spostare l'imposizione fiscale più dai redditi ai consumi ,nei Comuni lo si faceva ed era la parte preponderante degli introiti di un Comune.

Vedremo nel prossimo post dalla Fonte Statuti di Bologna alcune voci di bilancio del Comune di Bologna nel 1288, dove verranno evidenziate le inclinazioni comunali verso le voci di imposizione indiretta, nel Medioevo Comunale.

Bologna non è un esempio a parte è praticamente la norma, città come Siena, Pisa, Genova in quel periodo si comporteranno allo stesso modo.

M.L.

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Nella Genova medievale esisteva un’imposta personale denominata “avaria capitum” per cui i nobili dovevano al fisco tre lire ciascuno, gli altri cittadini una lira e dieci soldi, poi potevano aggiungersi prelievi addizionali; non mancava un’imposta fondiaria, specie sulle case (quindi con parziale possibilità di recupero sui fitti); esisteva un ufficio dei “riparatori” per l’accertamento dei redditi più elevati ma via via, con la reazione borghese del XV secolo, l’”avaria”, dopo aver infierito contro i nobili, soccombette all’evasione dei magnati di parte popolare e contribuì sempre più debolmente al bilancio della Repubblica fino a scomparire nel 1490, dopodichè non vi fu alcuna imposta diretta a Genova.

Sintomatica fu l'esperienza di Simone Boccanegra (1339-1363 con due interruzioni, fu il primo e quarto doge ...a vita) che non potè (o non volle) sradicare l’ingiustizia ma nei suoi anni di dogato le assestò alcuni colpi notevoli. Sospese temporaneamente tutti i dazi sui viveri, cancellò le gabelle a carico degli “artificies”, istituì diritti portuali gravanti sugli armatori, strappò ai creditori dello Stato l’amministrazione del monopolio del sale, ai pubblicani inflisse un prelievo del 5%, rimaneggiò il debito pubblico riducendone gli interessi. Insomma trovò il modo di far pagare un po' di più ai ricchi e un po' di meno al popolo, ma molti, anche dei suoi stessi amici, si lagnavano. Il fisco abusava di accertamenti presuntivi, il possedere cavalli, perle, schiavi (a Genova ce n’erano 2.500 e, in più, giovani concubine esotiche assai costose) era indice di ricchezza (una specie di spesometro) poi allungava le mani anche nel gioco (che era molto praticato a Genova). I tartassati si difendevano replicando che quelli erano onesti svaghi destinati al buon vivere di quei rispettabili cittadini che avevano saputo procurarseli. Insomma quel Doge assolutista favoreggiava i sottomessi per cui i borghesi si misero a studiare il modo per liberarsi di queste “imposizioni”, ma che fare? Non c’era alcun modo di sostituire il doge finchè egli fosse in vita ….Però ….nel caso che la sua vita finisse ……

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Il seguente elenco riassuntivo delle risorse finanziarie del Comune di Bologna del 1288 è stato inserito negli statuti con la stima del loro gettito.Tutti questi cespiti vengono concessi in affitto , salvo le gabelle del contado. Le somme indicate sono stime al montante normale dell'affitto. Le somme sono espresse in lire bolognesi,salvo il gettito dei mulini comunali, prelevato in natura sul grano che veniva portato a macinare.

Gabelle versate dalle comunità del contado ( diritti di mercato,pedaggi, diritti vari ) 2.527

Prelievi su altre tre località del contado 400

Mulini comunali 9.000 corbe di frumento

Tassa sulla macinatura dei cereali 5.500

Tassa sulla vendita di frumento al dettaglio 750

Tassa sull'ingresso di vino in città 600 o 6.000 manoscitto incerto

Tassa sulla vendita di uva 60

Tassa sul controllo delle misure 200

Tasse sulla vendita e sull'affitto degli animali 1.800

Tasse sulla vendita dei legumi, dei frutti, del pesce 230

Tasse sullo scambio e il transito delle merci 900

Tassa sull'uso delle due bilance comunali 560

Tasse sulle gualchiere ( mulini per follatura ) 500

Tasse sui fossati della cinta muraria 20

Gabelle delle 12 porte della circla 3.135

Tasse sui bandi,l'affrancamento dal bando,la produzione di testimoni,le ammende 1.300

Tassa sull'entrata e l'uscita del sale dalla città 1.500

Imposta diretta sugli abitanti del contado ( conteggiata sulle coppie di buoi detta boateria)3.300

E' evidente la sproporzione tra imposte indirette , sui consumi e quelle dirette ( divertente che venga calcolata sulle coppie di buoi !

Alla prossima !

M.L.

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L'Urbanizzzione Comunale

La crescita urbana è definita dai progressivi allargamenti delle cinte murarie ; in periodo comunale tutte le città erano protette da una cinta che poteva essere quella antica romana del basso impero che veniva utilizzata per gli attacchi dei " barbari ",questa serviva per proteggere la popolazine entro le mura.

Quando però la popolazione aumentò si svilupparono dei sobborghi intorno alle mura ; in un primo tempo questi insediamenti furono protetti da un fossato o da una palizzata, che viene chiamata " circa " o " circla "con ingressi con porte in mura di pietra.

Queste chiusure permettono di controllare più o meno chi entra ed esce e di esercitare il dazio sulle merci che transitano.

A Bologna venne fatta una circla di 8 KM. di lunghezza nel 1250 per inglobare l'estensione della città che divenne così di 417 ettari.

In un secondo tempo la circla viene sostituita da un nuovo bastione di pietra , a volte anche precario, per far fronte alle campagne di Federico I o alle guerre tra le città che continuavano ad aumentare.

Ma qual'era il numero di abitanti nelle città comunali italiane , diciamo nel 1300 ?

Vediamo secondo quanto riportato da Menant nel suo libro,di solito si usa una forchetta quando i dati sono approssimati :

MILANO 100.000/150.000 ( nel 1288 )

VENEZIA 100.000/120.000

FIRENZE 100.000/110.000 ( nel 1338 )

SIENA 52.000 ( 1318-1320 )

GENOVA 50.000/80.000

BOLOGNA 50.000 (nel 1294 )

PALERMO più di 45.000

ROMA 40.000/80.000

PISA 40.000 ( verso il 1300 )

CREMONA 40.000

VERONA, NAPOLI, MESSINA 35.000/40.000

PADOVA 27.000/30.000 ( fine XIII secolo )

40.000/45.000 ( 1320 )

PERUGIA 27.000 ( 1285 )

BRESCIA 20.000/40.000

PAVIA, MANTOVA, L'AQUILA,PIACENZA, PARMA 20.000/30.000

LUCCA 20.000/25.000

Indubbiamente analizzando poi i dati vengono fuori delle considerazioni interessanti e in qualche caso inaspettate.

M.L.

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Supporter

Buona serata

tema molto interessante, Mario, ed hai ragione nel considerare importanti questi dati, perchè ci danno uno spaccato di vita medioevale nel quale le nostre monete erano parte integrante.

saluti

luciano

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Si, la discussioe non è semplice, però credo che a volte per capire meglio anche la monetazione, un pò di notizie /storiche/di vita del tempo siano utili ; di certo qui riporto solo qualche annotazione per saperne di più bisognerebbe leggere i libri , Spufford e altri. La società medievale agli inizi del secolo XIII, le antiche distinzioni di classe o di ordine non contano molto ; il gruppo diciamo dirigente dell'epoca era chiamato i MILITES ,i cavalieri, che formavano anche la cavalleria quanto le famiglie in cui c'erano i milites ; questi conducevano uno stile di vita aristocratico condividendo gli stessi codici culturali. E' un periodo in cui la nobiltà conta sempre ma quello che conta di più sono il potere e la ricchezza .

POPULUS,è il termine utilizzato dall'inizio del XII secolo ,per designare i membri del comune , spesso però esso non viene applicato se non a coloro che non sono milites.

A volte si usa anche pedites, termine simmetrico a milites,anche in senso non solo militare ; l'armata è composta da militese e pedites , ma anche il corpo politico de comune può essere descritto con la stessa ripartizione.

Alla fine del XII secolo il popolo entra nel gioco politico dovunque, in particolare in Lombardia e Veneto ; ha proprie oganizzazioni e chiede le prime rivendicazioni anche con contestazioni, in molti casi ottenendo il consenso della magistratura, i primi casi in cui il Popolo entra come corpo politico partono da circa il 1170.

A Milano tra il 1197 e il 1216 il Popolo chiede alcune rivendicazioni tra le quali : la fissazione di un tasso d'usura, l'istituzione di un estimo,a base di un minimo di equità fiscale, il diritto alla metà di tutti gli uffici comunali e la partecipazione egualitaria all'elezione dei magistrati, un versamento obbligatorio di frumento da parte del contado,e infine la messa per iscritto delle consuetudini locali.

Nel corso del primo terzo del XIII secolo il Popolo riuscì quasi dovunque a inserire i suoi rappresentanti nel comune , quando non riesce crea un sistema proprio di magistrature.

Quando raggiunge il potere , dopo il 1250, punta ad accrescere l'autorità pubblica e a trarre benefici per i propri rapresentati.

Mentre il Popolo si impone ormai in molte città,alla metà del duecento diventano molti i casi di grandi mercanti,giudici, cambiatori che vi aderiscono.

In linea generale le Arti maggiori vi aderiscono in blocco abbandonando il campo dei milites.

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Per capire meglio cosa e come erano rappresentate "le associazioni popolari ",guarderemo una città a caso :P e la prenderemo come esempio ; prendiamo allora il caso Milano.

Le associazioni popolari erano gruppi differenti e avevano interessi distinti, ma però potevano avere strategie condivise e comuni.

L'Associazione Popolare più importante a Milano era LA CREDENZA DI SANT'AMBROGIO ,creata nel 1198, e che aveva avuto come conseguenza immediata la creazione di gruppi avversari tra i quali, i CAPITANEI ,i VALVASSORES, con in più i GAGLIARDI, che erano delle truppe d'assalto e che agivano da fuori della città.

La Credenza riuniva gli artigiani, macellai,tessitori,maniscalchi,conciatori, ma tra i suoi membri figurano anche persone legate all'èlite consolare e mercantile, così come i notai.

C'era anche un'altra associazione la MOTTA,formata da mercanti e alcuni valvassori, erano in pratica un gruppo intermedio tra i Milites e il Popolo, meno influenti della Credenza , anche se spesso la Motta si alleava con la Credenza.

Quello che è importante rilevare è che sia la Credenza, che la Motta, che i Capitanei , che i Valvassores tutti avevano ruoli e compiti ufficiali nel Comune di Milano.

Oggi li chiameremmo i Partiti, al tempo erano delle Associazioni.

Sotto l'influenza della Credenza il Popolo milanese diviene l'attore principale della politica milanese nella prima metà del XIII secolo ; ha la metà dei seggi del Consiglio Comunale e la metà dei Consoli e degli Ambasciatori.

E' conflitto aperto contro i Milites che diventa a tratti violento ; nel 1258 una parte dei Milites stipula una pace con i popolari " la pace di Sant'Ambrogio ", ma gli irriducibili rimangono in esilio sotto la direzione Viscontea.

La Credenza in quegli anni rappresenta il potere dei Della Torrre a partire dalla nomina nel 1240 di Pagano Della Torre ad "anziano ".( sarebbe il capo della Credenza e del Popolo ).

La Motta , sulla quale avevano tentato di fondare la loro ascesa i Marcellini , altra famiglia di capi popolari, viene messa ai margini dopo uno scontro sanguinoso.

A questo punto la Credenza può dominare completamente il Comune di Milano e inaugurare la Signoria di fatto dei Della Torre.

A parte questo siparietto di storia vera milanese medievale comunale, si vedono tanti aspetti, simili ai giorni nostri, un'imposizione fiscale che si sposta sull'indiretto e sui consumi ,piuttosto che scegliere un'imposizione diretta, lo sviluppo demografico e urbanistico delle città alle prese con le guerre e le invasioni, la formazione dei Comuni con le loro Associazioni , in lotta tra loro, i futuri partiti politici.

Quante somiglianze,quante vicinanze ai giorni nostri, con anche tanti problemi, ma anche noi in quanto a problemi non scherziamo !

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