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Fiorini nelle aste di inizio marzo 2012


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Buona Sera

L’asta Gorny & Mosch del prossimo 12 marzo presenta al lotto 4057 un Fiorino (B 2572) avente come segno di zecca lo stemma Carnigiani. Si tratta della emissione del primo semestre 1436 avente come Signore della Zecca per l’oro Simone di Antonio di Iacopo Carnigiani. La moneta nello specifico non presenta particolarità di rilievo, è leggermente sotto peso rispetto al taglio teorico che prevede per la moneta un peso di circa g 3.53, si presenta nella versione con la S da sola sopra lo stemma (senza essere preceduta e seguita dal punto). Il Bernocchi nella sua classificazione, in questo caso specifico, pur evidenziando le due possibilità le classifica allo stesso modo come unica variante, può essere che una delle varianti sia emersa quando il lavoro di preparazione del Vol II era già avanzato e rinumerare le varianti in epoca pre-PC avrebbe creato qualche problema per la tipografia.

Fiorino in conservazione dignitosa, gradevole e leggibile

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Asta Gorny & Mosch 12 03 2012 lotto 4057

Si era già parlato di Fiorini con questo segno qualche tempo fa.

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L’asta Kunker 207 del 15 marzo prossimo presenta tra le monete delle emissioni feudali francesi per Béarn (Navarra) la imitazione di un Fiorino coniato da Gastone IX Phebus, III di Foix. Lotto 6163. Nel Catalogo Numismatica Francese di Lamoneta questa variante non è presente (Béarn ). Da notare nel campo al rovescio alla destra di San Giovanni un animale (cane, lupo, leone, pantera o altro forse una mucca devo approfondire, il tedesco mi è sconosciuto) il Bernocchi classifica nel Vol V del CNF al numero 133 un fiorino con segno di zecca spada, questo è però particolare sia per l’animale nel campo al rovescio (di cui il CNF vol V non credo parli) che per la disposizione della legenda al diritto. È lontanissimo dal mio campo ma è pur sempre un Fiorino.

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Asta Kunker 207 15 03 2012 lotto 6163

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Nella stessa asta Kunker due Fiorini di Firenze ai lotti 6215 e 6216. Per quanto riguarda il lotto 6215 si dovrebbe trattare non di B 1158 ma di B 215 (in effetti si tratta un errore di trascrizione della classificazione secondo il Bernocchi in quanto è correttamente indicata la classificazione secondo il MIR Firenze di Montagano), per il secondo Fiorino si è invece male interpretato il segno di zecca e sono state trascurate le informazioni legate allo stile della moneta. I Fiorini B1423-25 riferiti al primo semestre 1335 sono molto diversi ne nostro caso si dovrebbe trattare di B335 riferito al periodo 1252-1303 secondo il Bernocchi ( 4/85 secondo il MIR Firenze di Montagano)

Tutti e due i fiorini sono di tipo IV.

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Asta Kunker 207 15 03 2012 lotto 6215

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Questa dovrebbe essere la forma della torre per la classificazione proposta da Kunker (prescindendo dalla completa difformità dello stile)

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Asta NAC 44 lotto 481 B1423

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Questa è la forma della torre per la classificazione che propongo coerente anche con lo stile della moneta.

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Asta Hess Divo 305 lotto 170 B336

Chiudendo per questa sera vorrei evidenziare le protuberanze e le granulosità nei campi oltre agli altri artefatti nella figura causati dal deterioramento del conio di rovescio del Fiorino lotto 6216. Ho avuto la fortuna di rintracciare due Fiorini B335 con lo stesso conio di rovescio di quello in asta, i difetti evidenziati iniziano a presentarsi ma non sono così marcati, la cosa che mi ha maggiormente stupito è il fatto che sembra siano stati ripresi alcuni particolari del conio, che fanno da contrappunto al peggioramento dei difetti accennati in apertura.

Mentre peggiorano i difetti alcuni particolari migliorano..

Credo sia un aspetto da approfondire

cordialità

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  • 2 settimane dopo...

Buona Sera,

Propongo le immagini dei rovesci dei fiorini B335 in quello che verosimilmente dovrebbe essere l’ordine secondo il quale le monete sono state coniate.

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Moneta 12

È evidente la doppia battitura che interessa circa metà moneta tra ore tredici e ore diciannove con una rotazione e uno spostamento del conio di martello prima della seconda battuta.

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Moneta 13

In questa seconda moneta la porzione ribattuta è quella tra ore tre e ore nove con un lieve spostamento verso il basso del conio di martello prima della seconda battuta.

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Asta Kunker 207 15 03 2012 lotto 6216

In questo caso la ribattitura è lieve e interessa l’area tra ore tredici e ore sedici

In tutti i casi la seconda battuta è stata effettuata con il conio inclinato rispetto al tondello e gli effetti hanno interessato solo una porzione della moneta.

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Tutti e tre i Fiorini che propongo di esaminare, come anticipato, presentano in misura diversa delle battiture doppie, per uno degli esemplari molti particolari risultano “assorbiti” da queste anomalie che ne modificano drasticamente l’aspetto, queste imperfezioni non precludono una analisi complessiva della “composizione” e della disposizione degli elementi della moneta ma impongono di considerare nella analisi dei singoli particolari gli effetti dovuti a tali cause per separarli da quello che cerchiamo.

Premetto che rispetto al problema di stabilire un prima e un dopo nella sequenza di coniazione credo di aver raggiunto un risultato convincente.

Da una ricognizione più approfondita dell’immagine del lotto 6216, immagine di qualità superiore a quelle generalmente disponibili più per la cura e la perizia nella esecuzione che non per il “peso” in byte, e dei due esemplari sopra richiamati, emergono la conferma della comune paternità/maternità per quanto riguarda la faccia di rovescio per i tre Fiorini e lo stesso diritto diverso da quello del lotto 6216 per la seconda e terza moneta (particolare irrilevante ai fini di questo confronto).

Due particolari mi hanno colpito di questi Fiorini il primo, l’escrescenza di metallo, dovuta al danneggiamento del conio in corrispondenza del lembo inferiore sinistro del mantello del Santo, l’altro particolare è legato al deterioramento delle superfici dovuto con ogni probabilità alla corrosione, le due caratteristiche potrebbero essere legate nella ipotesi che la “fragilità” evidenziata dal primo difetto sia dovuta alle caratteristiche chimico fisiche del “ferro” evidenziate anche dalla corrosione.

Generalmente le battiture multiple con spostamenti piccoli o modesti generano nell’aspetto della moneta una sorta di “sfocatura” un effetto “mosso” , questa seconda definizione impropria descrive con maggiore puntualità l’effetto risultante descrivendo la causa fisica che lo genera, nel caso di spostamenti importanti il risultato potrebbe discostarsi significativamente da quanto ci potremmo attendere.

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Esempio del possibile risultato di una doppia battitura

A complicare ulteriormente le cose potrebbe intervenire una ulteriore concausa, legata alla qualità di incisione dei coni, non è raro infatti riscontrare monete poco nitide, in genere con riferimento ai singoli particolari e non alla totalità della faccia. Sarebbe possibile obiettare a questa affermazione riscontrando la totale assenza di coni da analizzare e la arbitrarietà nell’attribuire ad una o all’altra causa la “responsabilità” degli effetti, sono però evidenziabili sulle monete dei particolari che ci forniscono molteplici informazioni sia sui metodi di incisione sia indirettamente sulla sequenza delle operazioni. Iniziamo con un chiarimento rispetto a questo ultimo aspetto. Nel processo di incisione del “ferro” con l’impiego di punzoni, dobbiamo tenere in conto le molte variabili che entrano in campo: le caratteristiche “metallurgiche” del ferro da incidere, la forma e la superficie di contatto di ogni punzone (sorvoliamo sulle caratteristiche di durezza e meccaniche), la perizia e la manualità dell’incisore, eventuali incidenti di percorso durante le operazioni di incisione (rottura dei punzoni, difetti del materiale o altro). Ai fini di quanto vorrei illustrare, assumono, a parità di tutte le altre condizioni una importanza rilevante la forma e la estensione della superficie dei singoli punzoni. È intuitivo come la forza necessaria per imprimere la forma di un punzone su una superficie metallica dipenda dalle sue dimensioni, chiaramente a parità di forza impressa un punzone piccolo produce un incavo nel metallo più profondo rispetto ad un punzone grande, i metalli sono altresì notoriamente incomprimibili, l’effetto secondario della impressione del punzone è la produzione di bordi in rilievo attorno alla forma impressa. Altra componente di rilievo ai fini della comprensione una constatazione lapalissiana valida in forme diverse in molti ambiti, se imprimiamo il segno del punzone con una forza eccessiva l’impronta risultante avrà una conseguente profondità eccessiva risultando di riflesso troppo sporgente sulla moneta, situazione risolvibile con difficoltà intervenendo su tutti i restanti rilievi per adeguarli con aggravio di lavoro e poca certezza nei risultati, da questo fatto la necessità di procedere con interventi e affinamenti successivi nella realizzazione per produrre dei rilievi adeguati ed equilibrati. Prove successive su materiali malleabili teneri consentivano di tenere sotto controllo la resa finale.

Ritorniamo al processo di punzonatura, abbiamo detto che la impressione del punzone provocava un rigonfiamento della superficie attorno alla sua impronta, tale rigonfiamento veniva eliminato strofinando il ferro su una superficie abrasiva piana o specularmente con l’impiego di una lima adeguata, in entrambe i casi prestando attenzione a mantenere la planarità della faccia e a non asportare materiali oltre a quelli in eccesso ( è probabile che questa operazione fosse eseguita dopo l’impressione di un gruppo di punzoni ). La impressione di un secondo punzone in prossimità del precedente oltre a produrre i rilievi già accennati provocava una deformazione dell’impronta già realizzata, tanto più importante quanto minore era la distanza e maggiori le dimensioni. Non è escluso che l’impressione, almeno nel caso dei punzoni di dimensioni maggiori, avvenisse dopo aver arroventato il ferro da lavorare.

Completato il lavoro di realizzazione della figura e delle legende, almeno come abbozzo, si passava a pareggiare i rilievi e a riprendere i particolari che necessitavano di interventi, ritengo sia questo lavoro di affinamento e finitura del conio quello che portava potenzialmente alla introduzione di “problemi”.

Poteva rendersi necessario il riprendere con i singoli punzoni parti del lavoro svolto per sistemare e adeguare il conio, questi interventi sul lavoro già eseguito, su punzoni deformati dalla sequenza di punzonature successive a loro prossime o ancora realizzati con punzoni diversi e/o diverse inclinazioni nelle diverse fasi successive, i vari interventi continuavano a produrre deformazioni e rigonfiamenti nell’area del punzone. Fino a che si trattava di rigonfiamenti la cosa veniva risolta pareggiando il piano del conio, le deformazioni delle punzonature prossime a quella in esecuzione potevano portare a dei sottosquadra di singoli particolari con conseguenti strappi di conio (nel corso della battitura delle prime monete con il conio nuovo) oppure produrre deformazioni in negativo rispetto al piano del conio (conseguentemente dei rilievi sulla moneta) o ancora il lavoro di ripresa delle punzonature non era completato dal pareggiamento specie nelle ultime rifiniture (in questo caso i particolari sembrano evidenziati da una depressione che li sottolinea) questa ultima situazione è riscontrabile su molti Fiorini.

Di tutte le operazioni di incisione del conio, quella che realizzava il tratteggio della parte interna del mantello, pur essendo a tutti gli effetti una punzonatura, per la natura particolare del punzone e per la concentrazione degli interventi era la più critica (così come critica era l’operazione di realizzazione dei punzoni per l’impronta in negativo del tratteggio delle ali e del vessillo oltre che della parte centrale del piede del giglio sull’altro conio) il Punzone utilizzato doveva essere una sorta di scalpello con il quale si incidevano due serie di solchi affiancati e tra loro incrociati per riempire la campitura del mantello. Penso che questa fosse una delle ultime operazioni eseguite, seguita o forse contemporanea alla realizzazione delle frange, nei periodi che conosco meglio era eseguita sul piano del conio (lo stesso dei campi della moneta) le aree da campire erano delimitate dai bordi del mantello (laterali e inferiore oltre che dalla figura del Santo) nel caso di “tagli” eccessivamente profondi in rapporto alla distanza reciproca, quelli paralleli ai bordi “scavati” erano quelli maggiormente soggetti a provocare il distacco dei particolari più minuti e a provocare effetti come quello rilevato. Non ho evidenza di un pareggiamento dei campi successivo a queste operazioni.

Gli effetti di una battitura multipla, se lo spostamento è limitato si possono confondere con quelli di una incisione poco precisa, nel caso di spostamenti sostanziali possono far sparire porzioni anche significative della figura o delle legende. Il risultato finale, per le caratteristiche di malleabilità e duttilità dell’oro, sarà determinato dalla forza impressa e dalla inclinazione del punzone. A rigor di logica il secondo (ennesimo) colpo se inferto con forza sufficiente avrebbe potuto cancellare tutti i precedenti e produrre una moneta virtualmente perfetta. Non era infrequente la ribattitura di Fiorini da parte di altre autorità monetarie con le loro impronte. I risultati più difficili da esaminare sono quelli che conservando traccia dei molteplici interventi non consentono di attribuire i singoli effetti alle cause che li hanno provocati, le componenti in gioco sono diverse, forza e inclinazione del colpo oltre all’inclinazione del punzone le principali..

Tornando al nostro problema ci sono molti limiti alla possibile comprensione della situazione, quello che in prima battuta poteva sembrare possibile, ossia una possibile assegnazione di una graduatoria che potesse stabilire un ordine di coniazione per le monete, non è così semplice da stabilire.

È altresì problematico stabilire la genesi della parte finale della legenda con lettere smagrite e sottili rispetto agli altri due esempi. L’assottigliamento di porzioni di lettera può trovare una spiegazione nel processo di doppia battitura che fa scomparire una parte dei rilievi. Mi riprometto di allegare alcuni esempi grafici (nei prossimi giorni) che possano chiarire il processo (almeno in termini di ipotesi)

Per semplicità consideriamo una ipotetica sezione semplificata del conio di martello e la corrispondente sezione del prodotto del processo di battitura

In quella che dovrebbe essere la situazione “normale” (colpo di forza sufficiente, inferto con risultante perpendicolare al piano del fedone, colpendo correttamente il conio di martello) otteniamo una moneta perfetta nella quale il metallo deformato riempie completamente le incisioni del conio.

Ogni deviazione da questa situazione genera difetti caratteristici: impronte incomplete che possono essere attribuite a seconda delle caratteristiche a scostamenti rispetto alla esecuzione corretta, di una o più componenti della operazione. Per le caratteristiche di malleabilità e duttilità dell’oro zecchino escluderei la possibilità di fratture nella moneta.

La ripetizione della operazione per qualsiasi motivo potrebbe tra i vari casi possibili produrre una moneta perfetta o sommare ai difetti precedenti quelli dovuti all’ultima battuta in ordine di tempo, con l’aggiunta del rischio di spostamento e/o rotazione e/o inclinazione del conio di martello tra battute successive con effetti imprevedibili sul risultato finale.

Uno degli effetti più evidenti imputabile ad una doppia battitura, che a volte rischia di essere sottovalutato, è quello che porta alla scomparsa dei particolari minuti da una moneta, sia che si tratti di particolari effettivi sia che si tratti di difetti come potrebbe essere nel caso in esame. Una ipotetica seconda battuta di conio successiva a un lieve spostamento incontrerebbe una resistenza modesta alla deformazione dei pochi particolari interessati fintanto che i campi piani della faccia non arrivino in battuta, a questo punto la resistenza ha un aumento estremamente brusco e la ulteriore deformazione sarebbe quasi impercettibile. Se il passo di spostamento è tale da “comprendere” il particolare, ad esempio un piccolo punto in rilievo, questo risulterà schiacciato e non sarà più apprezzabile, potrebbe non restarne traccia.

Ogni moneta non perfettamente riuscita rappresenta quindi in una situazione così complessa un caso particolare.

Nel nostro caso non è difficile stabilire che la moneta lotto 6216 è successiva alle altre in considerazione dello stato dei campi e del difetto nella base del mantello in peggioramento rispetto ai riferimenti, anche se a una prima superficiale osservazione la definizione della perlatura relativa al nimbo potrebbe indurre una diversa valutazione. Alcune immagini possono essere di difficile comprensione, spesso le tecniche di illuminazione o ancora aloni e incrostazioni giocano un ruolo determinante nel risultato visivo finale. Per quanto riguarda le altre due monete la valutazione richiede una valutazione più approfondita, risulta già evidente dalle immagini allegate confrontando le dimensioni del difetto alla base del manto e lo stato di deterioramento dei campi. Anche il confronto degli ingrandimenti dell’area attorno al segno di zecca conferma quanto affermato. Gli stessi ingrandimenti confermano i difetti di incisione di cui ho parlato.

Per ora chiudo

cordialità

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