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IL DECADRAMMA DI AKRAGAS


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IL DECADRAMMA DI AKRAGAS

In fondo l’investigazione di un serio studioso di numismatica antica in qualche modo richiama quella di Kay Scarpetta, nota patologa forense creata dalla scrittrice Patricia Cornwell. Si utilizzano vari elementi, in questo caso tratti da precedenti pubblicazioni e da attente osservazioni su monete, almeno attraverso adeguate immagini fotografiche.

Le vicende del dr. Weiss, un medico ortopedico di notevoli mezzi finanziari e grande collezionista di importanti monete greche (e anche di altro materiale archeologico), con sequestro di due lotti della sua ecezionale collezione nell'asta Triton XV del 4 gennaio 2012, ha permesso di mettere in evidenza una delle monete più belle in assoluto prodotte dai Greci della Sicilia: il decadramma coniato ad Akragas (Agrigento) intorno al 410 a.C.

Posso quindi immaginare la notevole curiosità anche dei non esperti della monetazione greca verso questo capolavoro.

In questa nuova discussione vorrei mettere in evidenza le principali informazioni attualmente disponibili su questa moneta, rimandando per maggiori dettagli e illustrazioni a un articolo che ho in animo di pubblicare sulla rivista “Monete Antiche”.

La denominazione di “decadramma” indica che corrispondeva a 10 dracme di piede attico (del peso teorico di 4,37 g) e quindi pesante circa 43 grammi.

La letteratura su questa moneta è piuttosto scarna ed annovera i seguenti principali riferimenti:

T. Reinach, L’histoire par les monnaies. Essais de numismatique ancienne, Paris 1902, p. 94-95 + 1 tavola.

G.H. Rizzo, Monte Greche della Sicilia, Roma 1946, p. 90-92 + 1 tavola (la II).

C. Seltman, The Engravers of the Akragantine Decadrachms, Numismatic Chronicle part 1, 1948, p. 1-10 + 4 tavole.

L. Lacroix, Acragas ou Hélios sur les Décadrachmes d’Agrigente, Studia Paulo Naster oblata, 1982, p. 13-20 + 2 tavole.

M. Hurter, Crickets / grasshopers / locusts: A new view on some insect symbols on coins of Magna Grecia and Siciliy, Nomismatika Chronika, 23, 2004, p. 11-20 + 4 tavole.

La moneta era nota almeno fin dal XIX secolo e nel 1902 Theodore Reinach accennava all’esistenza di soli 4 esemplari, uno di Monaco (il più bello), uno della collezione Pennisi di Acireale e due di Parigi, uno dei quali però da lui giudicato falso (del peso di soli 37,60 g, con forma molto ovale e XPAGAS al posto di AKPAGAS e infatti non più accennato in successivi cataloghi).

Nel 1948 fu pubblicato lo studio più esaustivo, di Seltman, che elencava 6 esemplari autentici, ricavati da un totale di due conii del diritto (conii F e G di Seltman) e tre conii del rovescio (conii "eta", "theta", "iota" di Seltman) per un totale di 4 combinazioni (nn. 7, 8, 9, 10 di Seltman).

Rispetto al catalogo di Seltman, vecchio di oltre 50 anni, attualmente si possono aggiungere altri 6 esemplari, per un totale di 12 esemplari finora noti, tutti elencati sommariamente nel commento al lotto n. 1008 del catalogo di asta CNG & Nomos del 4 gennaio 2012.

Per una corretta verifica dei dettagli che caratterizzano i vari conii, allegherò alcune immagini esplicative.

(Continua)

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CATALOGO

Seltman 7

D/ (Conio F): Quadriga in corsa veloce verso sinistra, guidata da un efebo (Helios); in alto, aquila in volo verso sinistra, con un serpente negli artigli; sotto, granchio rivolto in basso; sopra i cavalli, AKPAGAS; c.p.

R/ (Conio "eta"): Due aquile, una con la testa abbassata e una con la testa sollevata, afferranti una lepre su roccia; a sinistra, cavalletta rivolta in alto.

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  • Munich, Staatliche Münzsammlung München, SNG 89 = P.R. Franke, M. Hirmer, Die Griechische Münze, Munchen 1972, tav. 62-63, n. 179 e pagina 62 = Rizzo tav. II, n. 7 – g. 43,22 (= Seltman 7a)
  • Coll. privata (da Hurter, NomChron, n. 5) – g. ?

(continua)

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Seltman 8

D/ (Conio F): Stesso conio del precedente.

R/ (Conio "theta"): Conio simile, con roccia più piccola e cavalletta più grossa.

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  • Cambridge, Harvard University, Dewing 562 = Rizzo, tav. II, n. 5 (solo rovescio) = ex coll. Pennisi g. 43,31 $ (= Seltman 8a)
  • London, British Museum, inv. 1946,0101.817 = SNG Lloyd 817 (ex ripostiglio Naro 1925) g. 43,58 (= Seltman 8b)
  • Coll. privata = ex coll. Hunt (Sotheby’s, 19 June 1990), n. 77 g. 42,42 (tuttavia il conio del rovescio in realtà DIVERSO e verrà approfondito nel mio prossimo articolo)

(continua)

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Seltman 9

D/ (Conio G): Simile al precedente, con il granchio leggermente più grande e rivolto più verso destra.

R/ (Conio i): Simile al precedente

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  • Siracusa, Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, ex coll. Pennisi (= Seltman 9a) g. 43,20
  • Parigi, Bibliothéque Nationale 103 = Rizzo tav. II, n. 9 (= Seltman 9b) g. 42,95
  • Coll. privata (da Hurter, Nom Chron, n. 4, solo rovescio) g. ?
  • Coll. privata (USA) NON ILLUSTRATO g. ?
  • Ex. Coll. Weiss, CNG & Nomos (4 January 2012), n. 1008 g. 43,41

(continua)

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Seltman 10

D/ (Conio G): Stesso conio del precedente

R/ (Conio "theta"): Stesso conio di Seltman 8 (combinato col conio F)

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  • Lisbona, Gulbenkian 168 (ex ripostiglio Naro 1925) (= Seltman 10a) g. 43,50 $
  • Coll. privata = Triton II (1 December 1998), n. 150 = NAC 9 (16 April 1996), n. 135 = SBV Zurich 2 (27 October 1977), n. 37 g. 43,02

(continua)

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ANALISI DIRITTO

Come già accennato, sono noti complessivamente due conii del diritto, F e G, che si distinguono per pochi dettagli, specialmente a carico del granchio posto sotto i cavalli, e sono opera di un medesimo incisore.

Grazie all’esistenza di coevi tetradrammi akragantini, di stile molto simile e che recano le lettere MYP, è possibile supporre che l’autore dei conii del diritto sia Mirone, uno dei massimi incisori greci del tardo V secolo a.C.

La sua grande innovazione stilistica riguarda la particolare disposizione della quadriga, che sembra non solo lanciata nel vuoto (manca la linea di esergo), ma subisce anche una brusca sterzata di tre quarti verso lo spettatore (si osservino la ruota anteriore del carro e la direzione dell’asse verso la ruota posteriore che si intravvede tra i cavalli). L’impressione che se ne ricava è quella di una grande velocità che improvvisamente viene arrestata. Di grande bellezza è la disposizione delle teste dei cavalli ansimanti.

Molto è stato discusso sull’identificazione dell’efebo nudo che guida il carro. La sua nudità, messa in evidenza dal corto drappeggio dietro la spalla, indica chiaramente che si tratta di un dio o un eroe. Ma quale?

Secondo Seltman, poiché Akragas era stata fondata da coloni provenienti da Gela, a loro volta in parte originari di Rodi e in parte di Creta, ha ritenuto che questo dio poteva essere identificato con la principale divinità di Rodi, Helios. Una certa somiglianza può essere riconosciuta con il famoso cratere attico a figure rosse, del 430 a.C., rinvenuto in Puglia e appartenuto alla collezione Blacas, ora al British Museum.

Infatti il dio viene normalmente rappresentato alla guida del carro del sole, una quadriga tirata da cavalli che soffiano fuoco dale narici. Il carro sorgeva ogni mattina dall'Oceano e trainava il sole nel cielo, da est a ovest, dove si trovavano i due palazzi del dio. Questa sua attività gli permetteva di penetrare con i suoi occhi ovunque con lo sguardo e di assistere ad ogni avvenimento del mondo, tra gli altri, anche al rapimento di Persefone da parte di Ade. Per via di questa sua lungimiranza, Elio veniva invocato come testimone in ogni giuramento. In epoca storica, Elio verrà confuso con Apollo.

Sempre secondo Seltman, l’aquila che vola sopra i cavalli starebbe a indicare il cielo, mentre il granchio indicherebbe la terra e ambedue sono emblemi della città di Akragas.

Tuttavia è da rilevare che normalmente il dio Helios ha la testa radiata e i suoi cavalli sono alati.

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Successivamente, nel 1982, Lacroix ha fornito una nuova chiave di lettura. L’efebo potrebbe essere l’eponimo Akragas, che si sa essere venerato dagli Agrigentini come un bel adolescente (e come tale raffigurato in una statua di avorio offerta dagli Agrigentini al santuario di Delfi, secondo la testimonianza di Eliano). Davanti a lui c’è la scritta che lo identifica, appunto Akragas. Sopra c’è il suo attributo, aquila, che vola afferrando con gli artigli un serpente. Sotto c’è l’altro suo attributo, il granchio che popolava l’omonimo fiume (sembra più un granchio di acqua dolce o Potamon fluviatile, allora assai diffuso sui fiumi siciliani).

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Ma come conciliare l’eponimo Akragas con i cavalli della quadriga?

Si deve osservare che nel 412 a.C. un agrigentino, Exainetos, riportò la sua seconda prestigiosa vittoria olimpica e, come racconta Diodoro, fece un ritorno trionfale nella sua città. E’ vero che era uno specialista di stadio (enika stadion), ossia nella corsa, ma al ritorno sfilò su un carro trainato da ben trecento bighe con cavalli bianchi, segno anche della grande opulenza raggiunta allora dalla città, poco prima del disastro legato all’invasione cartaginese del 410/409 a.C.

E’ possibile quindi che Mirone si sia ispirato a tale evento per celebrare al contempo la grandezza di Akragas, fondendo vari elementi legati sia all’origine rodia della città che al suo eponimo.

Se è corretta questa ipotesi, la data più verosimile per la coniazione di questo celebrativo decadramma dovrebbe risalire al 411-410 a.C., dopo il ritorno dell’atleta olimpionico e prima della crisi dovuta all’invasione cartaginese. Non ha infatti molto senso che si sia creato un simile capolavoro in un momento di crisi o addirittura all’appressarsi delle truppe puniche che poi causeranno gravi distruzioni della città, nel 406 a.C.

(continua)

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ANALISI ROVESCIO

Il rovescio appare essere coniato con almeno tre conii, che differiscono solo per piccoli dettagli.

Ancora tra i tetradrammi, con simile rappresentazione di due aquile, una con testa abbassata e una con testa sollevata, è stato rinvenuto un conio che nasconde, sotto una ala, la firma di un altro incisore, POLYK, forse Policrate. Riporto sotto il disegno del dettaglio, tratto dal Rizzo.

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Gli studiosi hanno concordemente sostenuto che tale rappresentazione sembra ispirata dalla famosa prima strofa del primo canto del coro nella tragedia Agamennone, di Eschilo, dove si assiste al prodigio di due aquile, una nera e una con parte posteriore bianca (i due Atridi) che si nutrono di una lepre gravida (la fine di Troia, ma distruggendo anche la prole, con conseguente ira di Artemide contro Agamennone). Questa tragedia, inserita nella trilogia Orestea, fu rappresentata per la prima volta nel 458 a.C. e quindi era già nota al momento dell’incisione del decadramma.

Resta da capire la presenza di un grosso insetto sul campo a destra. Grazie allo studio di Hurter, è possibile identificarlo con sicurezza come una cavalletta (Tettigonia viridissima o Phasgonum viridissima), che non va confusa con il grillo (Acheta domestica) e soprattutto con la famigerata locusta (Locusta migratoria), quella che invade i campi in numerosissimi sciami divorando tutte le piante.

Infatti la cavalletta verde, quella che talvolta vediamo saltellare sui campi ed emette gradevoli suoni, è caratterizzata dall’avere antenne molto lunghe, mentre la locusta ha antenne molto più corte e una testa un poco più grossa. I grillo ha invece un corpo più tozzo, ali più corte e antenne non molto lunghe. Basta confrontare le relative immagini:

post-7204-0-91782500-1327766266_thumb.jp Cavalletta (Tettigonia viridissima)

post-7204-0-10943800-1327766303_thumb.jp Locusta (Locusta migratoria)

post-7204-0-54663700-1327766348_thumb.jp Grillo (Acheta domestica)

Resta difficile comprendere i motivi della scelta di questo particolare insetto, forse per la loro produzione di suoni, che erano assai apprezzati in antichità.

I maschi possiedono organi stridulatori sulla superficie interna dei lunghi femori delle zampe posteriori o alla base del primo paio di ali; per strofinio contro altre parti del corpo, questi organi producono suoni caratteristici, diversi da specie a specie.

(continua)

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L’esemplare di Weiss è autentico?

Di fronte alla notevole rarità e anche all’elevata stima presente nel famoso catalogo della collezione Weiss, ben 2.500.000 dollari, viene spontaneo chiedersi se questo esemplare è sicuramente autentico o esistono elementi di dubbio.

Ovviamente la valutazione più corretta dovrebbe essere effettuata sulla moneta dal vivo e possibilmente con diretto confronto con i pochi esemplari autentici presenti nei musei.

Non avendo questa possibilità, si potrebbe tentare un confronto, anche se sempre parziale, con altri esemplari che siano stati emessi con gli stessi conii, in questo caso il conio G per il diritto e il conio "iota" per il rovescio.

Conio G

L’esemplare autentico di migliore conservazione con questo conio è quello di Gulbenkian, che proviene dal noto ripostiglio di Naro, 1925. Lo accosto con l’esemplare Weiss.

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Non si notano evidenti difformità. Tuttavia, nonostante la maggiore freschezza del pezzo Weiss, si nutre perplessità di fronte alla solita perlinatura sul bordo (che costituisce uno dei punti più deboli di un falso moderno). Le perline in Weiss appaiono più “ristrette” e, specialmente alle ore 10, diventano incerte e ondulanti. La capigliatura dell’auriga efebico presenta un minore “movimento” e sopra le perline sono quasi appena abbozzate.

(continua)

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Conio R iota

Di sicuramente autentici abbiamo a disposizione solo gli esemplari Parigi e Siracusa, le cui immagini sono però tratte da calchi di gesso. Ci sarebbe un altro esemplare, in mano privata, che la compianta Silvie Hurter conosceva bene ed era ritenuto autentico (lei possedeva una notevole competenza, facendo parte del ristretto IAPN Anti-Forgey Committee, che per vari anni ha curato anche un pregevole “Bulletin on Counterfeits”, purtroppo non più pubblicato va vari anni).

Quindi provo a mettere a confronto questo esemplare in mano privata con quello Weiss e anche, per completezza, quello di Pennisi.

post-7204-0-60310100-1327767318_thumb.jp Hurter 4

post-7204-0-16252700-1327767346_thumb.jp Weiss

post-7204-0-48359600-1327767457_thumb.jp Siracusa

Nel pezzo Weiss si notano due principali dettagli “strani”. Il primo, se non è una illusione ottica indotta dalla foto, consiste nel fatto che gli artigli delle due aquile non sembrano poggiare completamente sulla curva del ventre della lepre. Il secondo è offerto dalla particolare fisionomia della cavalletta, che appare un po’ “smagrita”, con le articolazioni delle zampe un pochino più “slegate” e le penne dell’aquila di sinistra che scendono davanti la testa dell’insetto appaiono segnate solo con linee un poco incerte, senza alcuna plasticità. Allego immagini ingrandite e poste in orizzontale per un migliore confronto. Trattandosi di dettagli posti sul margine del tondello, esso dovrebbe risentire maggiormente di una copiatura con conio moderno (come le perline del bordo perlinato al diritto).

post-7204-0-00515400-1327767486_thumb.jp Hurter 4

post-7204-0-98236200-1327767513_thumb.jp Weiss

post-7204-0-79777600-1327767538_thumb.jp Siracusa

Nel complesso, quindi, il decadramma della collezione Weiss presenta quanto meno alcuni elementi di dubbio e meriterebbe un’approfondita analisi in visu al fine di fugare ogni dubbio sulla sua effettiva autenticità.

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Ciao Acraf,

complimenti per il lavoro e grazie per le nozioni entomologiche.

Relativamente all'insetto, concordo si tratti di una cavalletta, in particolare nell'esemplare Hunter 4, si vede chiaramente nella parte terminale dell'addome della cavalletta un tratto piu assottigliato, quasi un pungiglione, in realtà trattasi dell'ovopositore che ha questa forma per facilitare la deposizione dell'uovo nel terreno o in altri anfratti. Normalmente ha questa forma quando la femmina è in procinto o sta depositando le uova. Di sicuro, gli adulti non hanno la forza distruttiva delle locuste, ma in alcuni casi creano seri danni ai raccolti.

Normalmente non vedo spesso sulla monetazione questo insetto, ricordo maggiormente la cavalletta sulla spiga di metaponto.

Sarebbe interessante verificare se le fonti storiche riportano di eventi relativi a questi insetti nel periodo dell'emissione, che da soli sono simpatici e musicali, ma in gruppo diventano devastanti....

ciao

sku

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Molto interesante il tuo studio Acraf. Elementi di dubbio quindi sussistono e sono contento che sia un vero esperto a sostenerlo.

A questo punto mi chiedo, per il buon nome della casa d'aste americana, se sia peggio che la moneta sia falsa oppure autentica, ma di provenienza illecita. Almeno ai miei occhi, si tratta comunque di un guaio molto serio, una perdita di credibilità per tutto il mondo numismatico difficilmente recuperabile.

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Complimenti, grande lavoro, e non solo per l'analisi dei conii, ma anche per gli approfondimenti storico-culturali.

Una domanda: stando a quanto riportato nel catalogo d'asta, dal 1960, data di comparsa sul mercato, la moneta è passata di mano varie volte; se non hano raccontato frottole, quanti esperti l'avranno esaminata, quante perizie firmata da eminenti studiosi ci saranno a corredo della documentazione di vendita? Possibile che a nessuno sia mai venuto il minimo dubbio sulla sua autenticità?

Interessantissima l'osservazione che la perlinatura è uno dei punti deboli dei falsi moderni: questo come si può spiegare?

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Circa i passaggi di mano del decadramma di Weiss dovrebbe occuparsi la magistratura che ha disposto il sequestro. Mi sembra difficile che sia tutta una frottola e quindi è probabile che abbia avuto più di un proprietario (rigorosamente privato). Almeno in teoria dovrebbe avere subito accurati esami da parte di vari esperti, ma non sappiamo da chi esattamente e purtroppo esistono grossi interessi economici, che sono più facili da tacitare quando le trattative si svolgono privatamente. Quando una moneta compare pubblicamente in asta e per di più con una stima altissima la "musica" cambia e tutti diventano sospettosi.....

Non posso fare a meno di rilevare che per questa coppia di conii, dal 1948, quando fu pubblicato il lavoro di Seltman, sono comparsi ben tre esemplari in mani private, dei quali uno è quello di Weiss e di uno non si conosce documentazione fotografica (si sa solo che è di un collezionista USA) e dell'altro ho trovato solo una foto del solo rovescio....

Circa il bordo perlinato sinceramente non ho una spiegazione scientifica sui motivi per cui tende ad essere meno definito con le moderne tecniche di falsificazione.

Sarei molto grato se qualcuno ha maggiore conoscenza di tali tecniche per comprendere meglio il meccanismo.

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La direzione della fonte di luce, la sua intensità e quindi l'incidenza dell'illuminazione delle monete può provocare diversi effetti e dare luogo a differenziazioni anche su una stessa moneta.

Nell'ambiente in cui stiamo effettuando l'analisi è pertanto valutabile, in via principale, una comparazione stilistica.

Analisi visiva.

E' evidente una notevole differenza tra le tre immagini postate da Acraf nell'intervento n. 9. Confermo pertanto le acute riflessioni esplicitate dall'eccelso collega Curatore.

Di seguito posto anch'io:

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Confermo il decadimento del perlinato...non coerente con incisione di tale plasticismo.

La testina dell'auriga appare consunta, i capelli non sono leggibili...e la cosa non si spiega se raffrontata con i dettagli delle teste dei cavalli (in piena localizzazione sottoposta all'usura) e con i precisi detttagli dell'aquila in volo. A meno non si tratti di una schiacciatura (ma non sembra...) o di una debolezza di conio, parimenti strana. Il sospetto è che il movimento dei capelli al vento è particolare difficile da rendere in simili capolavori...ma ancora più difficile da imitare. La clonazione come sappiamo può, peraltro, presentare debolezze proprio nelle zone marginali di una moneta.

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Hurter

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Weiss

I piani e la forma delle due monete sono molto diverse...quasi stupisce la regolarità della Weiss, specificamente nei piani che appaiono appunto paralleli e regolari... la coniazione sembra impressa da un evento di battuta e da una forza molto regolare... precisa...non facile da dosare ed imprimere su una massa di oltre 40 grammi...tramite colpo inferto da braccio umano.

Inoltre la differenza al diritto è nelle masse, che pravalgono plasticamente nell'esemplare Hurter, laddove prevale invece un'insieme di linee nell'esemplare Weiss.

Nell' esemplare Hurter le masse sono piene: ad esempio la lepre è piena, voluminosa, compressa ma pure tondeggiante tra gli artigli delle aquile e la roccia sottostante...nella Weiss è distaccata, praticamente come sospesa in una sorta di vuoto...sembra allungata in orizzontale, reduce da una sorta di dieta. Sempre nella Weiss...la roccia non ha verosimilianza...sembra un cespuglio...o, se volete, al contrario.

Inoltre nella Hurter il piumaggio dei colli delle aquile è compatto, esprime potenza. Nella Weiss le penne dei colli sono prevalentemente allungate...quasi araldiche. Se guardate gli occhi noterete che nelle zone assimilabili al sopracciglio...la Hurter è più spessa e potente rispetto alla più sottile Weiss...

Ancora nella Weiss le ali ed il relativo piumaggio sono fondati su delle linee quasi ovunque...sino a risultare scarne e poco potenti nello spezzone di ala che emerge in alto e che ricorda più un aplustre.

Le ali della Hurter presentano invece un piumaggio di maggiore massa e portanza in ogni parte.

Per solito la comparazione di diversi stili incisori presenta un effetto pittorico e sfumato ove prevale la linea...plastico e potente ove prevale la massa.

In questo caso abbiamo piuttosto un contrasto afferente il tempo...inteso come epoca del lavoro.

La Hurter esprime potenza nel movimento delle masse afferenti le due aquile...coerente con lo stile coevo.

La Weiss è statica...più rigida, sembra esprimere una sensibilità più moderna...pur nella ricchezza ed in una maggiore ricerca dei particolari. Sembra una visione più distaccata...più lontana dalla natura, in quanto meno partecipata. Sicuramente l'esame visivo comparato delle due lepri...lascia perplessi. Due mondi diversi. Sicuramente meno credibile la seconda...nel contesto storico e temporale che la moneta in oggetto dovrebbe esprimere.

Lo stesso discorso sembra riguardare la cavalletta posta a lato...anche se, essendo dimezzata...la coerenza dell'immagine è meno comprensibile.

Ovvio che si parla dell'esame comparativo di immagini...di foto.

La reale visione degli oggetti, con comparazione diretta...potrebbe essere di altro avviso e di altro dato.

Se ne deve dedurre che la presente analisi non vuole essere esaustiva rispetto as eventuali problematiche legate alla autenticità delle monete.

Si ringrazia per l'attenzione.

Modificato da piakos
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Ovvio che si parla dell'esame comparativo di immagini...di foto.

La reale visione degli oggetti, con comparazione diretta...potrebbe essere di altro avviso e di altro dato.

Se ne deve dedurre che la presente analisi non vuole essere esaustiva rispetto as eventuali problematiche legate alla autenticità delle monete.

Si ringrazia per l'attenzione.

Attenzione a non esagerare con la ccompaazione stilistica a distanza

soprattutto con un'emissione non semplice come questa

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Mi scusi numa, in confidenza tra Lamonetiani ed appassionati...ma Lei, ha occhio tecnico? E' un dubbio che in più occasioni è sorto.

La comparazione stilistica a distanza può essere rivelatrice...più che che da vicino.

La foto, purchè in buona risoluzione, è spietata.

Le linee...le masse, la sensibilità dell'incisore, le imprecisioni...appaiono inevitabilmente e parlano...anche a chi viene guidato nella visione, se si vuole vedere e si ha una qualche capacità di percezione.

Se vogliamo arricchire la nostra cortese Utenza possiamo per di più dire:

la visione diretta, ictu oculi, può non consentire sufficente concentrazione: il luogo, il contesto, qualche chiacchiera, qualche suggestione, l'importanza di un famoso interlocutore...possono distrarre, portare ad una visione superficiale. Specificamente in presenza di monete dubbie incise con grande perizia e mestiere...con ossidazioni e toni e patine apparentemente coerenti.

I grandi critici ed esperti d'arte quando davano/danno un parere all'impronta su opere d'arte non hanno al seguito il microscopio elettronico e ogni altro strumento tecnico da laboratorio.

Si basano sull'archivio fotografico che hanno ben congeniato e presente nella memoria...e sulla loro sensibilità...indubbiamente particolare. Sulla loro cultura altrettanto particolare.

Tale analisi stilistica e percettiva ha un valore aggiunto enorme:

per quanto il grande artigiano moderno possa raggiungere eccelse vette anche nella contraffazione del metallo, nell'ossidazione, nella patinatura e cioè nell'infarloccamento sofisticato...la mano, la sua mente che quella mano guida, non potranno mai essere alla stessa stregua di un uomo di 2500 anni or sono.

Ci sono, peraltro, di mezzo una serie di valori che oggi, per la verità non sono più molto considerati, anzi!

Si parla di sensibilità, di cultura, di contesti sociali, di problematiche di un modo di vivere che non può essere richiamato in vita ed imitato.

Si tratta di un modo diverso di percepire la natura e di vivere accanto ad essa.

Anche una serie di linee tracciate ad imitazione...non saranno mai quelle.

Ove copiate e/o clonate rimarranno comunque fredde...perderanno gravità e plasticità...le masse sarannp più leggere...l'impressione resta rigida...valida esteticamente ma non coinvolgente.

Vale per ogni immagine...per ogni opera d'arte...spesso anche per gli oggetti...persino per le ciotoline.

Che poi l'esame diretto è importsnte nessuno può metterlo in dubbio. La conferma delle ipotesi passa per questa strada: svela errori di peso, di coniazione, di metallo, di patina, di bulino e quant'altro: nessuno lo mette indubbio. Vale sopra tutto per il restauro, per l'aiuto dato alla patina, per la riossidazione o per i mascheramenti...per cercare aspetti del metallo che si presume siano impossibili da contraffare.

Ma oggi, come purtroppo inizia ad apparire evidente, la tecnica metallurgica del grande artigiano imitatore, inizia ad essere sublime. Per fortuna l'anima dell'incisore antico e del suo prodotto originale...non potranno ami essere imitate.

Egregio Numa...La ringrazio comunque per aver fornito l'occasione per un importante approfondimento.

Poi il tempo ci saprà dire...come è stato per il famoso porto cng...come stanno le cose.

Mi sembra che, al riguardo, in questo ottimo sito...tra modesti ma attenti numismatici...sia stato divulgato il primo dubbio, poi diventato qualcosa di più.

Querele, proteste veementi o diffide, anche da parte di grandi operatori internazionali, quando si procede a fare numismatica tecnica non ne arrivano, come mai?

:)

Modificato da piakos
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I grandi critici ed esperti d'arte quando davano/danno un parere all'impronta su opere d'arte non hanno al seguito il microscopio elettronico e ogni altro strumento tecnico da laboratorio.

Si basano sull'archivio fotografico che hanno ben congeniato e presente nella memoria...e sulla loro sensibilità...indubbiamente particolare. Sulla loro cultura altrettanto particolare.

si, anche la Vera D'Urbé aveva l'occhio clinico.......... :rofl:

Modificato da numizmo
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In effetti bisogna andare piano con la comparazione a distanza, ossia solo su foto, che possono anche essre effettuate con diverse condizioni di luce e di apparecchio fotografico.

Il confronto tra Hurter e Weiss appare appropriato in quanto ambedue DOVREBBERO essere derivate da un medesimo conio del rovescio (conio "iota" di Seltman) e quindi le eventuali discrepanze DOVREBBERO essere legate esclusivamente a differenti condizioni di battitura (non facile su un tondello in argento di quasi 40 mm) e non a diverse sensibilità stilistiche. Un conio è sempre opera di un solo incisore, in questo caso forse Policrate.

Secondo l'allineamento dei conii di incudine e di martello e la conseguente battitura a mano è possibile avere piccole variazioni, in genere legate a disallineamenti dei conii per cui è possibile osservare in alcuni esemplari piccoli scivolamenti o diversi orientamenti.

Un esemplare falso dovrebbe presentare discrepanze, spesso rilevabili solo a occhio nudo, che NON POSSONO essere spiegate con con le semplici variazioni di battitura a mano. Normalmente i falsi moderni sono fatti mediante pressofusione, con punzoni preparati partendo in genere da calchi. I falsari più antichi, come Becker, invece creavano a mano i conii, con quindi maggiori discrepanze rispetto all'originale. Anche il Becker ha creato un decadramma akragantino (credo quello falso nel medagliere di Parigi) ispirato a quello di Monaco,ma che presenta le seguenti principali difformità:

- R/: cavalletta con antenne più ripiegate all'indietro;

- D/: nel primo cavallo manca la fascia che gli cinge la pancia;

- D/: il granchio ha le chele molto più aperte;

- D/: la leggenda è scritta XKPAGAS con la seconda A senza la barra orizzontale.

Se riesco a reperire una immagine del decadramma di Becker la posterò (magari se qualcuno la trova....)

Nel caso di un falso moderno inceve i dettagli sono più vicini al vero appunto perchè il falsario ha potuto avere fra le mani un esemplare originale. E' possibile che uno degli altri due citati da Weiss come presenti in mani private (fra cui il Hurter) abbiano fornito l'occasione per produrre i calchi, prima di approdare ai soliti lidi stranieri.

Il principale svantaggio del punzone tratto dal calco, anche se magari rifinito da un barvo falsario, è che alcuni rilievi, specialmente quelli marginali, come appunto il contorno perlinato, si riducono rispetto alla moneta originale e i piani appaiono più uniformi. Solo con ottime foto digitali ad alta definizione e corretta illuminazione è possibile cogliere alcuni particolari, anche se l'esame più corretto resta sempre quello di vedere dal vivo e magari accanto a un esemplare di nota autenticità.

Colgo l'occasione per dire che quando comparvero sul mercato i due decadrammi provenienti dal ripostiglio di Naro, nel 1925, ci fu all'inizio un certo disorientamento, dovuto proprio alla rarità di queste monete.

Come al solito non si conoscono dettagli sul grande ritrovamento, solo che era avvenuto sulla collina di Naro, un comune posto tra Canicatti e Agrigento (dal quale dista 35 km). Esso è accennato dall'archeologo Orsi, su AMIIN del 1932, p. 38, lamentandosi (già allora) come la Sicilia fosse divenuta terra di depredazioni, con tesori che volavano verso l'estero, in genere Gran Bretagna. Egli stimava tale perdita per lo stato a ben 2.000.000 di lire d'epoca.

D'altra parte il ripostiglio di Naro era composto da:

- 2 decadrammi di Akragas (Lloyd 817 e Gulbenkian 168

- 26 decadrammi di Siracusa

- circa 60 tetradrammi di Siracusa

tutti da SPL a FDC (!!)

Questo ripostiglio è stato in parte ricostruito da Leo Mildenberg, Uber Kimon und Euainetos im Funde von Naro, Kraay-Morkholm Essays, Louvain La Neuve, 1989, p. 181-189 (con 2 tavole). Alcuni decadrammi siracusani furono acquistati da Gulbenkian, altri da Lloyd e da Gallatin, mentre i rimanenti furono venduti soprattutto tramite l'asta Ars Classica n. 13 del 27-29 giugno 1928 (il grosso delle monete greche ici vendute provenivano dalla collezione di Roberto Allatini, un prominente collezionista di antica famiglia ebraica originaria di Salonicco e morto l'anno prima). Quasi tutti i tetradrammi (almeno 43) furono acquistati da Lloyd, e da lì confluiti nel medagliere del British Museum.

Quando comparvero i due nuovi decadrammi akragantini, il prof. M. Bernhart, in Numismatik del 1932, a p. 12 e 34-35, mise in atto una violenta polemica contro l'autenticità dei due pezzi. Tuttavia i successivi esami condotti dai maggiori studiosi dell'epoca poterono fugare dubbi sull'effettiva autenticità e i segni che si notano specialmente nel pezzo ex Lloyd 817, sono dovuti a precoce usura del punzone.

Per inciso ricordo che al convegno internazionale di Glasgow la prof.ssa Caccamo Caltabiano sostenne a voce che il pezzo Lloyd 817 doveva essere stato riconiato sopra un decadramma siracusano (con tutte le implicazioni anche cronologiche che ne derivano). Fu smentita da alcuni astanti e ritrattò le sue affermazioni....

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I falsi di Becker sono stati studiati e pubblicati nel 1924 da Hill. Purtroppo non ho l'opera, che pure è stata ristampata in copia anastatica da Spink. Chi ha questa opera magari può darmi una buona scansione della foto.

Ho trovato solo il seguente link:

http://wgs.cc/cws/becker.pdf

dove si narra anche la storia della sua creazione del falso decadramma, i cui conii furono creati in pochi giorni, dal 28 agosto al 6 settembre 1826 (addiittura il conio del diritto fu inciso in 18 ore....!). Da questo sito ricavo la seguente modesta immagine:

post-7204-0-66004300-1327846961_thumb.pn

Ciao

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Per rimanere nel tema delle falsificazioni del decadramma akragantino, ho trovato uno sul "Bulletin of Counterfeits", vol. 17, n. 1, 1992:

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Questo falso, del peso di 43,59 g, fu creato negli anni '80 da un falsario greco, di nome Costodoulos, a partire da un elettrotipo o calco del pezzo di Monaco, restringendo il tondello finale.Il pezzo, una volta coniato, è stato sottoposto a una artificiale corrosione e poi a una pulitura e l'aspetto finale è leggermente poroso. E' un falso definito dalla Hurter piuttosto mediocre.

Invece dal sito della Ancient info ho reperito un altro più recente falso, di peso sconosciuto e sempre derivato dall'esemplare di Monaco (evidentemente circolavano dei vecchi calchi), appena un pochino migliore, ma sempre facilmente riconoscibile:

post-7204-0-79556500-1327848149_thumb.jppost-7204-0-20211600-1327848163_thumb.jp

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Mi correggo, il pezzo falso da Ancient info sembra essere piuttosto un elettrotipo in argento, che è una copia praticamente identica al pezzo di Monaco.

Quando compare un pezzo troppo identico a uno noto, con medesimi allineamenti e stesse usure, appare evidente che siamo di fronte a un clone. Spesso bisogna riconoscere il pezzo noto per capirlo.....

Normalmente si fanno cloni con monete non troppo rare o comunque non ancora note, come molti bronzi sicelioti.

Nel caso di un decadramma, come quello di Weiss, ovviamente è stata usata precauzione di non ricavare una copia troppo simile e per questo più pericolosa.

Poi bisogna sapere che i moderni falsari non sempre ricorrono a copie tratte da calchi, ma talvolta fanno creazioni moderne, eventualmente creando ibridi o monete ad esempio in oro ispirandosi a monete note in argento. E' il caso dell'aureo di Stiela, venduto da Triton VI nel 2003 (lotto n. 104).....

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Che il rovescio del decadramma possa essere stato opera di un incisore di possibile nome Policrate (Polikrates), come avevo precedentemente accennato, è dovuto all'esistenza di un conio di tetradramma, credo noto in due pezzi: Lloyd 819 e NAC 13/1998, n. 260 (peso 17,09 g).

Quest'ultimo era della famosa raccolta Moretti ed entrò poi nella collezione Mildenberg. E' possibile visualizzare l'immagine:

post-7204-0-34333000-1327855543_thumb.jp

La firma dell'incisore, almeno le prime 4 lettere, si legge sull'ultima piuma dell'ala chiusa dell'aquila di destra, con la testa sollevata. Posto il dettaglio:

post-7204-0-98928700-1327855703_thumb.jp

E' una moneta autenticissima ed è incredibile la bellezza e la forza trasmesse dalle due aquile.

Siamo nel periodo dei Maestri firmanti, nell'ultimo quarto del V secolo a.C., quando l'arte greca raggiunse il suo culmine, mai più raggiunto dalle successive culture.

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" Normalmente i falsi moderni sono fatti mediante pressofusione, con punzoni preparati partendo in genere da calchi"

Un esame mediante microscopio a grandi ingrandimenti permette in genere di distinguere senza grossi dubbi una moneta pressofusa da una coniata/battuta. pertanto chi dovesse esaminare il decadramma incriminato al microscopio, ne avrebbe certezza, al di là di tutte le considerazioni stilistiche.

Per mia esperienza, le monete d'argento quando sono originali, mostrano moltissimi sfrisi e rigolini invisibili ad occhio nudo, che denotano il contatto avvenuto con altre monete nel corso della vita della moneta. Queste piccole tracce sono presenti anche nelle monete in più alta conservazione, prive di qualsiasi consunzione da usura (monete che ad occhio nudo sembrano assolutamente intonse); ed è ovvio che simili tracce di contatto debbano esservi, dato che , per quanto ben conservata, la moneta una "vita " di circolazione deve ben averla avuta. Monete invece pressofuse sono immacolate. Inoltre sono visibili nelle monete pressofuse microbolle che neppure la fusione sotto pressione ha potuto eliminare. Insomma, qualcuno 'sto decadramma l'avrà ben esaminato col micorscopio, o una moneta simile, per la quale si chiedono milioni di dollari, viene presa e rigirata senza studiarla come un qualsiasi altro prodotto??

Modificato da caiuspliniussecundus
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quello che lascia perplesso e' la parte posteriore della lepre,sembra un serpente.ma sotto dovrebbe esserci una roccia o un cespuglio?questo e' senz'altro un cespuglio.

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Insomma, qualcuno 'sto decadramma l'avrà ben esaminqto col micorscopio, o una moneta simile, per la quale si chiedono milioni di dollari, viene presa e rigirata senza studiarla come un qualsiasi altro prodotto??

eh....!

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