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IGNORED

IL DECADRAMMA DI AKRAGAS


Risposte migliori

non è facile scrivere sul Forum...troppi personalismi, troppe polemiche...toni troppo spesso scortesi e ruvidi...o irridenti.

Ma chi è sto famoso commerciante le cui parole bisogna prendere per buone a prescindere?

Sarà un opinione anche la sua come le altre, o il suo è un dogma e come tale va preso?

Non ne conosco di commercianti o di qualunque altra tipologia di persone che abbiano ragione a prescindere e le cui sentenze non possano e non debbano essere messe in discussione se del caso...mi risulta che l'unico a potersi fregiare del titolo di infallibile sia il Papa ,e non per meriti sul campo...altri non ce ne sono in giro......quì ancora meno...torniamo con i piedi in terra e smettiamo con le apologie...

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Boni, boni......!

Intanto faccio mia l'ottima sintesi, dettata dal buon senso, di Luigi78:

"Prendi una moneta, la confronti con altre dello stesso tipo, qualche dubbio te lo togli, quando poi te li vuoi toglier tutti passi ad analisi "strumentali".

Scusate le mie origini contadine............"

E' meglio tornare alla sana divulgazione sulla monetazione di Akragas

Continuando nella “carrellata” sulle ultime emissioni prima delle drammatiche distruzioni del 406 a.C.

Come valore inferiore al tetradramma esiste il didramma, che però è molto raro (apparentemente una sola coppia di conii) e non si conosce una datazione precisa, ma forse più vicina al 413 che al 406 a.C.

Allego una immagine:

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Poi c’è il dracma, anch’esso noto in pochi esemplari, famoso per avere il carapace del granchio elaborato in modo da sembrare un viso umano di fronte. Posto un paio di esemplari noti (c’è la cavalletta che compare anche del decadramma, per cui è possibile che esso sia coevo al nominale maggiore):

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Poi esistono emidracme, litre, ecc. che però non sono ancora state studiate in maniera esaustiva e con difficile inquadramento cronologico più preciso……

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Boni, boni......!

Intanto faccio mia l'ottima sintesi, dettata dal buon senso, di Luigi78:

"Prendi una moneta, la confronti con altre dello stesso tipo, qualche dubbio te lo togli, quando poi te li vuoi toglier tutti passi ad analisi "strumentali".

Scusate le mie origini contadine............"

E' meglio tornare alla sana divulgazione sulla monetazione di Akragas

.....

Quoto quanto precede...compreso il pensiero espresso da Luigi78.

Il fatto che le analisi strumentali siano opportune è cosa buona e giusta.

Ma...è anche ovvia.

Anzi diciamo la verità...è l'unica cosa che si fa...perchè formare una sensibilità capace di percepire alcune cosette...non è come imparare ad usare gli strumenti.

Non è che tutti sentano la necessità e la passione per mettersi a impiegare un sacco di tempo...ed a studiare un sacco di roba, ammesso che si riesca.

Il critico d'arte esprime un giudizio.

Il laboratorio può o meno confermarlo.

Tuttavia, se la contraffazione è magistrale (noi abbiamo a che fare con il metallo che si presta molto bene alla bisogna del grande replicatore) il laboratorio può prendere lucciole per lanterne. Se mettono i solfuri dentro al metallo, i sedimenti e i paleosuoli sulla moneta, la moneta è battuta ecc. ecc. ecc. che facciamo?

Mi sembra che non si riesca (o non si voglia ;) ...) metabolizzare a che punto si potrebbe essere arrivati.

Eppure non dovrebbero essere concetti così strampalati da digerire.

Forse è strampalto che qualcuno ne parli?

E perchè non dovremmo?

Siamo qui per informare, mica per il contrario.

O no?

Insomma questo fatto del giudizio critico su stile ed immagine sembra non essere in dotazione.

Salvo per numizmo (un pochino...) ad honorem per consumata esperienza metallurgica, che però fa finta di niente...probabilmente perchè ha interesse a far l'indiano ;).

E l'ottimo Acraf ...infatti le mie valutazioni altro non sono che uno sviluppo delle impressioni postate dal medesimo all'inizio della discussione.

Tuttavia il collega Curatore, prudentemente, non vuole ingarellare l'attenzione...e non insiste laddove vede che l'argomento è spinosetto o di difficile metabilizzazione :) .

E fa benissimo.

Infatti la necessità impone di rientrare nei ranghi.

Ho detto un fracco di corbellerie...vogliate perdonarmi.

Un'ultima cosa.

Fate studiare una moneta sospetta ad una Casa seria e di ottima tradizione.

Chiedete un expertise e vedete che scrivono.

Poi portatela in laboratorio.

E istruitevi a vedere che succede...e se cambiano idea.

Un ultimo aneddoto.

In una Casa sul lago di Ginevra mostrarono una monetina, molto... molto, carina e raretta...ad un tizio che dicono in possesso di grande occhio (non per aver preso un cazzottone... :) ).

Come la vide: è falsa. (Avesse visto una buona foto sarebe stata la stessa risposta...con intelligente ed ovvia riserva).

Ma.... il laboratorio...i solfuri, la corrosione, l'esame radiografico...la tac?

Conservateli per ricordo ed andiamoci a bere una birra.

Comunque un saluto ed immutata stima per tutti...la discussione mi sembra ottima e stimolante, probabilmente avrà un ottimo successo e il merito è, appunto, di tutti.

E questa è la cosa più importante.

Modificato da piakos
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Boni, boni......!

Intanto faccio mia l'ottima sintesi, dettata dal buon senso, di Luigi78:

"Prendi una moneta, la confronti con altre dello stesso tipo, qualche dubbio te lo togli, quando poi te li vuoi toglier tutti passi ad analisi "strumentali".

Scusate le mie origini contadine............"

E' meglio tornare alla sana divulgazione sulla monetazione di Akragas

.....

Quoto quanto precede...compreso il pensiero espresso da Luigi78.

Il fatto che le analisi strumentali siano opportune è cosa buona e giusta.

Ma...è anche ovvia.

Anzi diciamo la verità...è l'unica cosa che si fa...perchè formare una sensibilità capace di percepire alcune cosette...non è come imparare ad usare gli strumenti.

Non è che tutti sentano la necessità e la passione per mettersi a impiegare un sacco di tempo...ed a studiare un sacco di roba, ammesso che si riesca.

Guarda che imparare ad usare gli strumenti richiede almeno altrettanto tempo....se non sai cosa cerchi e come cercarlo e come interpretarlo, con gli strumenti ci fai poco...è come dare delle foto aeree a uno che non le sa leggere, sono tanto decorative,ma se non le sai leggere come il vangelo, non vedi nulla...idem per un microscopio,uno spettrometro etc...anzi, secondo me è più difficile e lungo imparare a leggere acriticamente i risultati di uno strumento, che farsi una certa sensibilità teorica...guarda un pò...

Il critico d'arte esprime un giudizio.

Il laboratorio può o meno confermarlo. O ribaltarlo...

Tuttavia, se la contraffazione è magistrale (noi abbiamo a che fare con il metallo che si presta molto bene alla bisogna del grande replicatore) il laboratorio può prendere lucciole per lanterne. E nello stesso modo il critico estetico può prendere cantonate, e che mi risulti ,per adesso è l'occhio lo strumento piiù ingannabile( studiati un pò di ottica applicata e specificamente la branca che riguarda le illusioni ottiche e la visione umana e lalettura che da il cervello dei segnali che arrivano dagli occhi) molto più che una macchina o un protocollo di analisi in cui il margine di errore è intrinsecamente più basso tanto più è ampia la casistica e il numero dei rilevamenti ripetuti...cosa che lo sguardo non può fare....

Se mettono i solfuri dentro al metallo, i sedimenti e i paleosuoli sulla moneta, la moneta è battuta ecc. ecc. ecc. che facciamo?

Mi sembra che non si riesca (o non si voglia ;) ...) metabolizzare a che punto si potrebbe essere arrivati.

Eppure non dovrebbero essere concetti così strampalati da digerire.

Forse è strampalto che qualcuno ne parli?

E perchè non dovremmo?

Siamo qui per informare, mica per il contrario.

O no?

Infatti..e allora facciamolo nel modo giusto che è quello replicabile e ripetibile...non per astrazioni...

Insomma questo fatto del giudizio critico su stile ed immagine sembra non essere in dotazione.

Salvo per numizmo (un pochino...) ad honorem per consumata esperienza metallurgica, che però fa finta di niente...probabilmente perchè ha interesse a far l'indiano ;).Poi quando hai cinque minuti me la chiarisci perché non ho capito....e si che ci ho provato..evidentemente è un concetto troppo astratto e difficile da metabolizzare per una mente come la mia abituata a fare sempre due più due e vedergli fare sempre quattro...

E l'ottimo Acraf ...infatti le mie valutazioni altro non sono che uno sviluppo delle impressioni postate dal medesimo all'inizio della discussione.

Tuttavia il collega Curatore, prudentemente, non vuole ingarellare l'attenzione...e non insiste laddove vede che l'argomento è spinosetto o di difficile metabilizzazione :) .

E fa benissimo.

Infatti la necessità impone di rientrare nei ranghi.

Ho detto un fracco di corbellerie...vogliate perdonarmi.

Un'ultima cosa.

Fate studiare una moneta sospetta ad una Casa seria e di ottima tradizione.

Chiedete un expertise e vedete che scrivono.

Poi portatela in laboratorio.

E istruitevi a vedere che succede...e se cambiano idea.

Un ultimo aneddoto.

In una Casa sul lago di Ginevra mostrarono una monetina, molto... molto, carina e raretta...ad un tizio che dicono in possesso di grande occhio (non per aver preso un cazzottone... :) ).

Come la vide: è falsa. (Avesse visto una buona foto sarebe stata la stessa risposta...con intelligente ed ovvia riserva).

Ma.... il laboratorio...i solfuri, la corrosione, l'esame radiografico...la tac?

Conservateli per ricordo ed andiamoci a bere una birra.

Bellina,ma, appunto,niente di più che un'aneddoto,,,una leggenda metropolitana..di quelle che ci si raccontano ai pranzi o alle cene tanto per passare il tempo...la realtà, anche per i cosiddetti "grandi numismatici" adesso è ben diversa....e lo sai benissimo anche te, anche se continui per qualche tuo personale motivo a far finta del contrario....

Comunque un saluto ed immutata stima per tutti...la discussione mi sembra ottima e stimolante, probabilmente avrà un ottimo successo e il merito è, appunto, di tutti.

E questa è la cosa più importante.

Guarda,possiamo stare quì a continuare questo scambio di idee fino alla fine dei tempi,ma, a quanto vedo, stiamo parlando due lingue differenti e finché il tuo punto di vista sarà concentrato solo ed esclusivamente sulla soggettività, come lo è ora,tutto quanto possiamo dire io e chi ha cercato a sua volta di spiegarti e chiarirti l'altra faccia dell'approccio , non risolverà nulla...pertanto, per quello che mi riguarda, essendo questo nulla più che un'arrocco, preferirei che si interrompesse tutto quì e lasciassimo spazio a post come quelli di acraf,numa numa,vincenzo e altri..me escluso perché, come ho già detto, non conosco la tipologia così bene da potermi permettere conclusioni fondate.

Modificato da numizmo
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Si...si!

Yes!

Come rispondeva Andy Warhol (un nome a caso) durante un'intervista all'inizio della sua grande carriera di innovatore ed artista visionario: Yes......yes.....no.....yes...

Si dice che fosse anche un collezionista di arte antica...ma in gran segreto.

Io con Andy...ho avuto poco in comune...purtroppo e, in parte, per fortuna.

Sono solo un povero appassionato dilettante...e metto la mia testa sotto i piedi di numizmo (GranMaestro...questo lo dico seriamente), come Troisi quando scriveva al Savonarola.

Ragazzi!

Bella discussione.

Ancora complimenti a tutti.

P.S.

Un aforisma di Andy Warhol?

Non è forse la vita una serie d'immagini, che cambiano solo nel modo di ripetersi?

Sarà aria fritta?

Non lo dite.

Torniamo alle dracme di Acraf.

Modificato da piakos
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Bellissimo il didramma. L'aquila che si avventa sul serpente ha una resa spettacolare. Non ho mai amato, invece, la dracma, perchè quel volto umano sul granchio mi sembra tanto ''grottesco'' alla Arcimboldo per intenderci, fatto più per stupire che per essere ammirato.

Arka

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Bellissimo il didramma. L'aquila che si avventa sul serpente ha una resa spettacolare. Non ho mai amato, invece, la dracma, perchè quel volto umano sul granchio mi sembra tanto ''grottesco'' alla Arcimboldo per intenderci, fatto più per stupire che per essere ammirato.

Arka

Bravo..stavo proprio cercando di focalizzare cosa mi ricordava....proprio l'Arcimboldo.

Un pò di tempo fa avevo letto un articolo sulla evoluzione progressiva delle pieghe del carapace del granchio da pieghe a faccia umana , evoluzione collegata temporalmente con le varie emissioni...solo che non mi ricordo dove...confido che acraf o numa o qualcuno abbia miglior memoria della mia...

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In effetti deve esistere da qualche parte uno studio sull'evoluzione stilistica del carapace del granchio, ma al momento non riesco a trovarlo (e hanno pubblicato tanti di quelli argomenti che però talvolta sanno di "astrattismi" anche se magari dotti).

Se qualcuno mi dà una mano a trovarlo.....

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Il terzo post è da Nomos 3 (2011) che la considera choice EF, stima ad una cifra molto elevata (CHF 45000) e aggiudica a CHF 36000; affermata provenienza da collezione svizzera. In realtà la moneta è con ogni probabilità la precedente che è stata pulita da alcuni depositi (vedi base sotto gli artigli dell'aquila, coda dell'aquila, chela superiore dx del granchio ... residuano apparenti sfogliature). Dunque da Artemide XXXI (2010) e non dalla Svizzera (l'alternativa è un clone, ma sarebbe "troppo uguale")! Un falso pedigree e forse una falsa aggiudicazione (è probabile la vedremo riapparire in qualche futura asta CNG, e chissà se c'entra Weiss anche in questo gioco...)

Tutto questo per affermare ancora una volta che non è tutto oro quello che luccica (... o meglio argento) e che comunque seguendo alcune monete nascono dubbi e poche certezze.

... ed infatti si trattava proprio di falsa aggiudicazione quella di Nomos. Sul sito CNG oggi è presente l'esemplare in questione http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=191440.

Ogni commento è lasciato alla sensibilità individuale ...!

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Sicuramente sul piano dell'etica è una mossa molto discutibile, ma nel commercio certi scrupoli sono "relativi".

Quello che appare evidente è che la moneta di Nomos era stata definita proveniente da collezione svizzera. In sè non era una caz.... in quanto appare evidente che il dr. Weiss, nella veste di curatore di Nomos, che ha sede in Svizzera, ha preso la moneta da Artemide e l'ha portata in Svizzera (ecco "collezione svizzera"), l'ha fatta pulire con i risultati che ho già spiegato e ciononostate ha tentato di vendere in Svizzera tramite la sua asta n. 3 con stima portata a 45.000 CHF (con un potenziale guadagno di poche migliaia di euro rispetto a quanto pagato a S.Marino con spese varie, evidentemente non potendo sperare risultati migliori a causa delle fregature causate dalla pulizia che ha fatto emergere gli originali difetti del metallo).

Non gli è riuscito il gioco commerciale e la moneta evidentemente è rimasta invenduta, anche se figura aggiudicata a 36.000 CHF (praticamente alla partenza) e allora la moneta è passata di mano, alla CNG (che è comunque socia di Nomos) e trasferita negli USA per tentare una vendita, questa volta a prezzo fisso nella sezione online "Coin shop", a 42.500 dollari, ovviamente senza alcuna citazione dei precedenti passaggi. La cifra di 42500 dollari corrisponde oggi a 38785 CHF, quindi appare evidente un tentativo di collocare una moneta ricuperando tutte le spese a partire dal suo acquisto a S.Marino. Resta da chiarire se tutti questi passaggi abbiano rispettato le norme americane sull'importazione dall'Europa.

Il vero affare l'ha fatto Artemide.

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Non fa una piega cosa dice Acraf.

Se la moneta è autentica...cosa di cui non sareri sicurissimo.

Tra l'altro quell'impronta così netta e regolare al rovescio...quel bordo così alto...

Un pezzo simile, ove le sfogliature fossero - non artificiose ed indotte dai giochini di cui abbiamo vivacemente dicusso sopra - ma indice di genunità, avrebbe dovuto trovare migliore sorte in campo internazionale. Il Dott. Weiss non è certo, commercialmente, uno sprovveduto.

Mi consento con modestia di dubitare che le difficoltà di assorbimento di questo pezzo possano essere legate solo alle sfogliature del metallo.

E' possibile che vi possa essere dell'altro.

Certamente questa è una di quelle monete per cui è dirimente una attenta visione, ictu oculi, per accertare l'accertabile.

Modificato da piakos
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.....Resta da chiarire se tutti questi passaggi abbiano rispettato le norme americane sull'importazione dall'Europa......

e non solo quelle..... ;)

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E’ meglio ora tornare sul culturale……, facendo un passo indietro a tentare un rapido excursus sulla monetazione di Akragas fino al 406 a.C.

Quando e come nacque la moneta ad Akragas?

Lo studio più esaustivo, anche se preliminare, è quello di Jenkins, che inserì un capitolo dedicato alla monetazione arcaica di Akragas nella sua monografia sulel monete di Gela (Jenkins G., Archaic didrachms of Akragas, in: The Coinage of Gela, Berlin 1970, pp. 162-164).

Le prime monete di Akragas erano didrammi in argento, emessi nell’arco di tempo che va dal 510 al 483/480 a.C. (grazie soprattutto all’analisi di tesoretti, come quelli di Gela, Mazzarino e Passo di Piazza). Secondo il Jenkins le emissioni possono essere distribuite in 4 gruppi, di cui sono noti finora 78 conii di D/ e 134 conii di R/, contro i 30 conii di D/ e 57 conii di R/ per le coeve emissioni di Gela. Al solito i conii di R/ sono quasi il doppio di quelli di D/ per il fatto che sono conii di martello e quindi più soggetti alla forza di battitura e pertanto alla rottura. Inoltre appare evidente che la produzione monetale di Akragas fu all’incirca tripla di quella di Gela.

La tipologia della moneta akragantina si presenta, fin dall’inizio assai costante: al D/ è un’aquila, al R/ un granchio. L’aquila è un’evidente allusione a Zeus, forse più esattamente Zeus Atabyros, al quale era dedicato un tempio sulla sommità della città (Polibio IX, 29). In alternativa potrebbe anche essere Zeus Olimpio, al quale era dedicato un altro tempio (sempre secondo la testimonianza di Polibio).

Il granchio, che come abbiamo già visto è più probabilmente il granchio di fiume, potrebbe essere l’emblema parlante della città.

Dal punto di vista metrologico, con un didramma di circa 8,70 g, la moneta appartiene alla cosiddetta “area del didramma”, diffusa nella Sicilia sud-occidentale, alla quale facevano parte anche Selinunte e Gela. L’origine attica di questo didramma è stata poi messa in discussione e attualmente si propende a ritenere che una moneta d’argento di 8,70 g emessa ad Akragas, Selinunte e Gela in quegli anni doveva essere piuttosto un tridramma corinzio. In effetti all’inizio della produzione monetale il tondello appare, specialmente a Selinunte, largo e piuttosto schiacciato, richiamando più le primitive monete corinzie piuttosto che le contemporanee monete di Atene che proprio in quegli anni iniziavano ad essere coniate.

L’argento utilizzato per queste monete non era di origine locale, mancando giacimenti argentiferi in Sicilia, e probabilmente proveniva da Cartagine, con cui Akragas aveva intensi scambi commerciali, che contribuirono in grande misura alla proverbiale ricchezza della città.

Nei circa 30 anni di produzione monetale, dal 510 al 483/480 a.C., il volume di emissioni non appare particolarmente intenso, quanto abbastanza regolare e costante.

All’inizio il tondello appare più largo, poi col tempo subisce una lenta evoluzione formale, divenendo più stretto e spesso e compaiono simboli e nomi, che sono evidenti segni di controllo delle emissioni, denotando una sempre maggiore attenzione verso l’organizzazione della zecca.

Allego un esemplare del primo gruppo di Jenkins e quindi all’inizio della monetazione:

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Del secondo gruppo di Jenkins:

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Del terzo gruppo di Jenkins:

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E infine del quarto gruppo di Jenkins:

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(continua)

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La grande svolta nella monetazione akragantina avvenne dopo la conquista di Himera, nel 483 a.C., ad opera del tiranno Terone (salito al potere di Akragas nel 489 a.C.), il quale poté così realizzare il vecchio sogno di Falaride (Aristotele, Rhet., 1393b) di una espansione territoriale verso il nord dell’isola, lungo la valle dell’Alico per poi sboccare sul mar Tirreno.

Nel 480 a.C. poi avvenne la famosa battaglia di Himera, che vide Akragas alleata di Siracusa contro i Cartaginesi, che subirono una memorabile disfatta.

Grazie a tali vittorie, Akragas poté contare certamente di un pingue bottino, con l’avvio di imponenti opere pubbliche nel corso del V secolo a.C.

In ogni caso appare assai sorprendente che durante la dominazione akragantina di Himera (dal 483 al 472 a.C.) la zecca di Akragas interruppe la sua attività.

Infatti sembra che nel 483 o più verosimilmente nel 480 a.C., appunto all’indomani della battaglia contro i punici, e fino al 472 a.C., l’anno della morte di Terone e della conseguente caduta della tirannide, le emissioni della zecca di Akragas siano cessate. Di contro a Himera, negli stessi anni, venne abbandonato il vecchio sistema calcidese (basato su una dramma di ca. 5,70 g) a favore del sistema che era stato di Akragas (didramma eboico-attico oppure, secondo l’altra ipotesi, euboico-corinzio, di 8,70 g.), con l’adozione al D/ del tipo imerese del gallo e al R/ del tipo akragantino del granchio:

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Quindi sicuramente in questo periodo la moneta di Himera dovette servire anche per Akragas, giustificando la interruzione della produzione nella città dominante.

Resta abbastanza problematica le reale motivazione di tale politica monetaria. Sorprende come una città vincitrice, Akragas, abbia rinunciato alla propria moneta, che resta un prestigioso strumento di sostegno e di propaganda della propria immagine. In realtà Himera e il suo territorio non furono semplicemente assoggettati ad Akragas, ma piuttosto associati alla vincitrice. Infatti a Himera sorse il governo di Trasideo, figlio di Terone, che ebbe il compito di coniare la nuova moneta per precise esigenze di circolazione e di mercato. Infatti la nuova politica monetaria era ora finalizzata a diffondersi e operare in un nuovo ambiente, quello del Mar Tirreno, nuovo per Akragas, ma invece familiare per Himera.

Il conflitto con Siracusa, guidata da Hierone, si risolse con una dura sconfitta di Trasideo, nella battaglia del fiume Salso nel 471 a.C. La conseguenza fu la caduta della tirannide ad Akragas ed Himera, con l’instaurazione di un governo democratico.

Anche la monetazione ad Akragas fu ripristinata con i tipi tradizionali dell’aquila al D/ e granchio al R/, ma con un nuovo sistema, non più basato sul didramma ma sul tetradramma attico, sul modello di Siracusa.

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Il periodo del regime democratico fu assai prospero e fiorente, con notevole incremento di attività economiche, specie dell’agricoltura, con nuove piantagioni di vite ed olivi (e quindi incrementi di produzione di vino e olio), e commerciali, specialmente verso Cartagine, con conseguente importazione del metallo necessario per la produzione monetale.

In realtà pare che, nonostante il lungo periodo del governo democratico, la produzione di tali tetradrammi non fu così abbondante. Bisogna attendere il Corpus di Ulla Westermark, ancora in corso di completamento, per avere una più precisa idea del numero dei conii del D/ e del R/, ma in ogni caso la produzione si mantenne equilibrata, senza grandi picchi. La motivazione risiede nel fatto che quel periodo fu piuttosto tranquillo per Akragas, che quindi non aveva la necessità di incrementare la propria produzione per pagare truppe mercenarie o per approvvigionamenti per calo di produzione, carestie o altre calamità. La produzione dei tetradrammi akragantini dal 470 al 424 a.C. quindi semplicemente soddisfaceva un normale sistema di scambi commerciali.

Se la produzione monetale dei tetradrammi fu piuttosto modesta, la qualità artistica fu alta, rivelando al buona qualità di vita ad Akragas, che quindi continuò a curare adeguatamente la propria immagine della città.

(continua)

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Dopo il Congresso di Gela del 424 a.C. ad Akragas avvennero importanti mutamenti tipologici e anche una relativa concentrazione ed aumento di produzione monetale, chiaramente legata alle vicende belliche che coinvolsero anche questa città, fino alla sua caduta nel 406 a.C.

In un primo gruppo di emissioni, il tipo tradizionale dell’aquila diventa più ricco e complesso e talvolta l’aquila non è più sola ma diventa una coppia. Anche il tipo del granchio diventa più complesso e stranamente perde la sua predominanza per fare posto a simboli accessori molto evidenti, un pesce oppure Scilla.

Resta ancora da capire le reali motivazioni di tale “ridimensionamento” dell’embema della città. La data di questa emissione di tetradrammi è generalmente indicata negli anni 420 a.C. e seguenti.

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In un secondo gruppo il tipo dell’aquila passa significativamente al rovescio, che è considerato il lato secondario e subordinato, a favore del nuovo tipo della quadriga, che ora occupa il diritto. Questo gruppo è quello studiato dal Seltman e illustrato nei precedenti posts della presente discussione.

Il modello di questo nuovo tipo è ovviamente siracusano ed è proprio il confronto con la coeva produzione monetale siracusana che permette di porre la data di inizio al 413 a.C.

Chiaramente la scelta di questo nuovo tipo riflette il mutato clima politico, che vide la predominanza del potere siracusano.

Ciononostante l’adozione del tipo della quadriga da parte di Akragas fu tardivo rispetto ad altre città siceliote, confermando che Akragas cercò sempre di mantenere una posizione neutrale, non prendendo una chiara posizione neanche durante la guerra tra Atene e Siracusa.

Solo dopo la fine della disastrosa spedizione ateniese, Akragas probabilmente si avvicinò maggiormente alle posizioni di Siracusa e l’adozione della quadriga probabilmente servì a sancire la nuova posizione non più tanto neutrale ma più filosiracusana, determinando le premesse per la tragica conclusione della nuova guerra con l’antica partner commerciale, Cartagine, nel 406 a.C.

Vogliamo ora provare a tornare all’inizio della discussione e chiederci sui reali motivi che hanno determinato la creazione di un particolare e pesante nominale, come il decadramma, che è noto solo in un’occasione ad Atene, in due occasioni a Siracusa e questa ad Akragas.

Perché Akragas fu indotta ad emettere una simile moneta, con due conii del D/ e tre conii del R/?

A lungo era dominante l’opinione che l’emissione del decadramma avesse un carattere celebrativo e commemorativo. Così il decadramma di Atene veniva collegato alla vittoria di Salamina; il decadramma arcaico di Siracusa con il donativo offerto dai prigionieri cartaginesi fatti liberare dalla moglie di Gerone, Damarete, dopo la battaglia di Himera (nello stesso anno della battaglia di Salamina); i decadrammi siracusani più tardi, firmati da Euanetos e Kimon, erano emissioni celebrative della vittoria contro gli Ateniesi all’Assinaros; il decadramma era riferito alla vittoria dell’agrigentino Exainetos nella corsa dello stadio nella 91a o nella 92a olimpiade (416 o 412 a.C.).

In realtà, come al solito, la questione appare più complessa e sfumata, con varie ipotesi, che è meglio evitare di passare in rassegna.

Una recente visione dell’intero problema, dettata da criteri più rigorosamente “economicistici”, ha sostenuto che tutte le emissioni di decadrammi, seppure di carattere eccezionale e connesse con eventi e occasioni particolari, sarebbero state motivate da esigenze non celebrative o commemorative, ma solo di natura finanziaria.

Secondo questa visione, sostenuta all’inizio da Alfoldi nel 1976, il decadramma verrebbe collegato, anche su basi tipologici e stilistici, ai tetradrammi siracusani del 408-406 a.C. e quindi motivato da esigenze di carattere bellico, in relazione all’attacco cartaginese, iniziato nel 409 a.C. e che portò alla caduta della città ne 406 a.C.

Se è così, allora il decadramma akragantino verrebbe collegato cronologicamente e funzionalmente con un’altra emissione, in oro e quindi anch’essa eccezionale:

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La monetazione aurea nel mondo greco ha sempre costituito un evento eccezionale, determinato da situazioni di necessità o di emergenza, in questo caso causate dall’invasione cartaginese, provocando il ricorso all’oro. Nello stesso periodo anche a Siracusa, a Kamarina e a Gela si segnalano emissioni nello stesso metallo e con analoghe caratteristiche.

post-7204-0-29554200-1328972605_thumb.jp a Siracusa

post-7204-0-04500800-1328972622_thumb.jp a Kamarina

post-7204-0-21167600-1328972634_thumb.jp a Gela

In realtà l’esatta sequenza delle emissioni di Akragas nel drammatico periodo tra il 413 e il 406 a.C. resta ancora da stabilire e la datazione che avevo riportato per il decadramma e per i coevi tetradrammi riflette ancora la tradizionale datazione proposta dal Seltman, che appare ancora molto verosimile.

Si spera nel prossimo Corpus della Westermark la soluzione dei numerosi problemi connessi alla monetazione akragantina prima del 406 a.C., anche se sospetto che i lunghissimi anni dedicati dalla studiosa svedese siano anche conseguenza delle difficoltà di offrire una valida ricostruzione.

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Magnificente discussione… :give_rose: Complimenti ad Acraf e a tutti i partecipanti!

(…) Poi c’è il dracma, anch’esso noto in pochi esemplari, famoso per avere il carapace del granchio elaborato in modo da sembrare un viso umano di fronte. Posto un paio di esemplari noti (c’è la cavalletta che compare anche nel decadramma, per cui è possibile che esso sia coevo al nominale maggiore):

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(…) quel volto umano sul granchio mi sembra tanto ''grottesco'' alla Arcimboldo per intenderci, fatto più per stupire che per essere ammirato.

Arka

credo un tetradracma

Colgo l’occasione per postare la tavola su Akragas, presente a pag 348 della recente pregevole raccolta di “Scritti di numismatica” di Attilio Stazio, sulla quale compare la moneta citata da Numizmo. Si tratterebbe come già suggerito da Iago, di un tetradramma, precisamente l’esemplare della ex Collezione Gagliardi custodito al Museo archeologico di Siracusa. Vi risulta sia corretta la citazione di Stazio???

(continua....)

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Modificato da medusa
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In effetti deve esistere da qualche parte uno studio sull'evoluzione stilistica del carapace del granchio, ma al momento non riesco a trovarlo (e hanno pubblicato tanti di quelli argomenti che però talvolta sanno di "astrattismi" anche se magari dotti).

Se qualcuno mi dà una mano a trovarlo.....

Sarei anch’io molto interessata alla lettura di questo saggio! Mi son chiesta spesso il significato di quella human-face sul carapace del granchio – vero e proprio parasemon della polis - e non troverei azzardate le ipotesi presenti in rete sulla sua identificazione con un gorgoneion dalla forte valenza apotropaica (quasi a protezione della città e monito per i nemici)…. Sarebbe interessante pertanto poter collegare queste emissioni temporalmente.

Sotto c’è l’altro suo attributo, il granchio che popolava l’omonimo fiume (sembra più un granchio di acqua dolce o Potamon fluviatile, allora assai diffuso sui fiumi siciliani).

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Sulle sua derivazione, granchio di fiume o dei fondali fangosi …

Mi permetto di postare, come nota di colore e a latere dei contenuti ad alta densità qui postati…, un poster dove ho accostato il tetradramma con gorgoneion ai carapaci di due diverse specie di granchi, uno marino (della fam. Dorippidae) e uno fluviale già illustrato da Acraf (Telphusa fluviatilis-Potamon edule), ma che portano entrambi impressi sul carapace i famosi tratti che richiamano un viso umano o, appunto, un gorgoneion ….

Che ne pensate???

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Circa la tavola di Stazio, credo che i suoi riferimenti siano corretti. La collezione Gagliardi era quasi pari a quella Pennisi e sta anch'essa nel Museo di Siracusa (e stamo ancora aspettando che un giorno venga pubblicato il catalogo illustrato della sua ricca collezione).

In alcuni tetradrammi il carapace del granchio può mostrare una specie di viso umano, che però è realmente ricreato e inciso solo nel conio delle monete illustrate nel mio post # 127. In effetti, come intuito da Medusa, sarebbe quello di Gorgoneion.

Lo stesso Rizzo, a pagina 88 del suo volume, scrive:

"..... Granchio, sul cui carapace è incisa una faccia di tipo gorgonico, sotto la quale, un grosso gambero; e sopra, a s., un chicco di orzo; a d., una locusta.....".

Il pezzo da lui descritto e illustrato, molto bello, è dal museo di Palermo (un altro che dovrebbe rendere disponibile un catalogo illustrato della propria collezione e so che attualmente il medagliere è totalmente inagibile, anche agli studiosi accademici, per improrogabili lavori di ristrutturazione.....).

Resta da capire perché in quel conio fu incisa la testa di Gorgone sul carapace del granchio. Forse fu solo una invenzione artistica del bravo incisore, al fine di incutere un maggiore timore, conoscendo il mito della Gorgone, verso l'accresciuta potenza di Akragas (non immaginando che circa 10 anni dopo avrebbe conosciuto drammatiche distruzioni).

Modificato da acraf
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  • 2 settimane dopo...

Per completare l’originario argomento sui decadrammi di Akragas e in attesa di ulteriori sviluppi dell’inchiesta che ha coinvolto l’esemplare di Weiss, accenno all’esistenza di un interessante studio di Ulla Westermark, Some ancient forgeries of dekadrachms of Akragas, Numismatica e Antichità Classiche (Quaderni Ticinesi), vol. XXXVI (2007), p. 77-88, che sono riuscito a reperire in biblioteca.

E’ un articolo interessante anche per dimostrare quanto fosse vecchio il problema delle falsificazioni.

La Westermark premette che nel suo Corpus (che attende ancora la pubblicazione) i decadrammi sono catalogati con i suoi nn. 597-600 e quindi noti in 4 combinazioni di due conii D (O1-2) e 3 conii R (R1-3). Evidentemente non aggiunge nulla rispetto a quanto già descritto da Seltman (e resta il mistero del pezzo ex Hunt che appare essere tratto da un conio R diverso).

Poi passa a rilevare l’esistenza di almeno tre vecchi falsi tutti ricavati per fusione (dalla combinazione O2-R2 per i primi due, e dalla combinazione O1-R2 per il terzo). Caratteristica la forma ovale dei primi due e il peso molto basso.

  1. Berlino, g. 38,32 post-7204-0-61719600-1330272705_thumb.jp
  2. Parigi (inv. n. 102), g. 37,75 post-7204-0-00437300-1330272746_thumb.jp
  3. Ex coll. Pembroke, Sotheby 31.7.1848, n. 403, g. 37,27 ? post-7204-0-32251400-1330272779_thumb.jp

Un aspetto interessante è che l’esemplare n. 1, di Berlino, che è poi quello noto al Torremuzza e da lui disegnato poco fedelmente alla tavola IV, n. 13, fu descritto per la prima volta nella ricca collezione di Karl Ludwig Palatinate (1617-1680) di Heidelberg, il quale acquistò molti dei suoi pezzi tramite un suo amico, il diplomatico Ezechiel von Spanheim, a sua volta collezionista e che fece un viaggio in Italia e in Sicilia negli anni 1660, compiendovi importanti acquisti.

Questo decadramma fu pubblicato per la prima volta nel catalogo di Karl Ludwig, che fu stampato nel 1685, dopo la sua morte, a cura di Lorenz Beger (successore di von Spanheim), The Thesaurus ex Thesauro Palatino, nella tavola I, n. 4.

La collezione di Karl Ludwig fu ceduta in eredità a Brandenburg e lo stesso Lorenz Beger curò un nuovo e più esteso catalogo, in tre volumi, Thesaurus Brandenburgicus (1696-1701), con fini incisioni anche se non molto fedeli. Successivamente tale collezione confluì nel noto medagliere del museo di Berlino (i tedeschi sono sempre stati più meticolosi degli italiani….).

Poi nel 1746 venne pubblicato l’esemplare n. 3, il decadramma della collezione Pembroke, nella sua opera Numismatica antiqua in tres partes divisa (London 1746) e più precisamente nella sua pars 2, tav. 3C. La collezione Pembroke fu poi dispersa dai suoi eredi in un’asta Sotheby nel 1848. Attualmente tale esemplare risulta scomparso e non è stato ancora rintracciato.

Infine l’esemplare n. 2, del medagliere di Parigi, appare essere citato per la prima volta dal Mionnet nel 1806 e non è escluso fosse esistente anche prima.

Solo nel 1838 lo studioso A. Bröckh potè esaminare con maggiore attenzione i due decadrammi presenti nel medagliere di Parigi (inv. nn. 102 e 103) e riconobbe che il n. 102 era una copia fusa e per di più praticamente identica a quella di Berlino, che da allora fu depennato come falso da tutti i successivi studi e cataloghi.

La cosa strana è che dalle accurate indagini della Westermark, i primi decadrammi akragantini ad essere noti erano dei FALSI, copie probabilmente ricavate da esemplari che dovevano essere autentici, che però non erano allora ancora noti !

Probabilmente il più vecchio esemplare autentico è quello altro di Parigi (il n. 103, già illustrato all'inizio della disucssione). Le sue prime notizie sicure risalgono al 1826.

Il famoso e bellissimo esemplare di Monaco risulta essere stato acquistato nel 1845-46 da un collezionista messinese, un certo Longo (ovviamente non si hanno notizie sulle circostanze del suo rinvenimento).

All’inizio del XX secolo scoppiò una polemica sull’effettiva autenticità di TUTTI i pezzi allora noti (compresi Monaco, Parigi e coll. Pennisi). Il noto studioso E.J. Seltman controllò attentamente questi esemplari e l’esemplare Parigi n. 102 fu riconosciuto essere fatto come copia fusa, anche per la presenza del caratteristico lieve restringimento (“shrinkage”) delle figure, tipicamente causato dai vecchi calchi.

Attualmente esistono ben pochi dubbi che sia stato effettivamente emesso il decadramma di Akragas, specialmente dopo la comparsa dei pezzi Lloyd e Gulbenkian, provenienti da un ripostiglio, quello di Naro, trovato nel 1925 e purtroppo subito dopo disperso in Europa.

E’ molto sorprendente come in questo caso sia in pratica comparso PRIMA il falso e SOLO DOPO una moneta autentica……. e come in fondo fosse diffusa la pratica di fare falsificazioni, sicuramente almeno nel XVII secolo!

Modificato da acraf
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Caro Acraf,

raccolgo io il tuo assist.

Quando alcuni abili personaggi vengono in possesso di un pezzo importante hanno sempre l'intelligenza di replicarlo in unico o in pochissimi esemplari.

Se l'oggetto è unico o inedito...la cosa vienen fatta con ancor maggiore attenzione.

E' molto frequente che si ceda la replica o si centellinino le repliche e si trattenga l'autentico.

Anche i replicanti ( coloro che replicano... :) ) spesso apprezzano le belle monete ed amano possederle.

Metterle da parte è, peraltro, il migliore degli investimenti.

Nel tempo escono fuori...quando metterle a confronto con le repliche è difficile o, ormai, quasi impossibile. Le monete girano...spesso non si sa dove sono finite.

Di qui...l'importanza oggi decisiva delle buone foto, possibilmente ad alta risoluzione.

L'occhio esperto e sensibile...coglie comunque delle discrasie.

Intanto le segnala...

Alla fine emerge la verità.

Possiamo quindi concludere che la pratica sopra illustrata si tramanda e perpetua...nel tempo e nella storia del falso.

Modificato da piakos
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  • 2 settimane dopo...
Ovvio che si parla dell'esame comparativo di immagini...di foto. La reale visione degli oggetti, con comparazione diretta...potrebbe essere di altro avviso e di altro dato. Se ne deve dedurre che la presente analisi non vuole essere esaustiva rispetto as eventuali problematiche legate alla autenticità delle monete. Si ringrazia per l'attenzione.
Attenzione a non esagerare con la ccompaazione stilistica a distanza soprattutto con un'emissione non semplice come questa
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  • 1 mese dopo...

Ringrazio l'amico Scalptor, che ha compiuto una visita al famoso medagliere del museo Gulbenkian di Lisbona, riuscendo a fare alcune foto (senza flash per rispetto alle direttive del Museo), alcune delle quali riguardano i famosi medaglioni d'oro di Abukir riportati nella sezione delle monete Romane Imperiali.

Mi ha passato anche una foto riguardante il decadramma di Akragas di Gulbenkian, già citato nel catalogo riportato all'inizio della presente discussione. Purtroppo ha potuto ritrarre solo il diritto, ossia il solo lato esposto nella teca, opportunamente sospeso da ganci.

Si tratta di una immagine molto importante in quanto di sufficiente definizione e migliore dell'immagine che si può ricavare dal catalogo Glubenkian, con l'inevitabile reticolatura di una foto stampata.

Quindi posto la relativa immagine (bilanciando i colori):

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