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Inviato (modificato)

A chi chiedeva il valore delle monete papali nel 1800 prima dell' introduzione della monetazione decimale in lire rispondo con questo sonetto del Belli che dovrebbe essere esplicativo!

Girava un vignarolo oggi a mercato

co un fico fresco in mano."Ohe j'ho detto,

"dico:quanto ne vòi?".Dice:"Un papetto."

Dico:"Un papetto solo?! E'arrigalato."

Quattro lustrini un fico, si Bruciato!

Du giuli un fico ladro maledetto!

Eh quanno abbi lui voja d'un fichetto,

je lo do auffa io, più a bommercato

Eppuro ce s'é trovo Lì un zomaro

che me sfrusciava:" Oh, nun è caro mica:

uh, in sta staggione nun è gnente caro"

Io lo capisco che ce vò fatica

pe trova un fico fresco de gennaro

ma con papetto ciài puro una fica

23 marzo 1834

papetto=2 paoli =2 giulii= 4 lustrini =4 grossi :lol: :P

Modificato da azzogsal

Inviato

Grandissimo il Belli! :lol:


Inviato

Molto bello! Grazie!

Scommetto che rcamil lo imparerà a memoria e lo racconterà ai suoi futuri figli come nina nanna!!! :P :P :P


Inviato

PIACIUTO IL SONETTO?

Questa la dedichiamo a Rcamil

TALIS MADRE,TALI FIJA

Nun zerv'a dì: chi di gallina nasce

'gna che ruspi: è proverbio che nun falla.

Da una vacca nun nasce una cavalla.

Come se nasce fija mia se pasce.

Tu madre ch'è mignotta dalle fasce

e a te t'ha partorita a Santa Galla

ne le tu' fregnarie mò te da spalla,

e accussì casa tua s'empie de grasce

Che te credevi? de trovà li gnocchi?

Che speravi dich'io co quer paino?

De falla a me su la croce dell'occhi?

Eh vòi davero! a me damme er cerino?

Tu cerchi d'attonnà queli bajocchi,

e d'abbuscacce er resto del carlino

9 febbraio 1832

carlino= moneta di bajocchi 7 e mezzo :lol: :lol:


Inviato

Grazie della dedica azzogsal, anche se mi mancano alcuni passaggi per comprendere appieno il senso di questo secondo sonetto (che comunque dal titolo intuisco... :P ).

P.S.: Le equivalenze monetarie vanno bene ;) , interessante che nel 1832 si parli ancora di carlini, coniati fisicamente per l'ultima volta da papa Pio VI (vedi ALLEGATI), ma che evidentemente rimanevano ancora nel cuore della gente... :rolleyes:

Ciao, RCAMIL.

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Inviato

In questa invece c'è una moneta non propriamente di Roma e per giunta "falso d'epoca"; vi lascio indovinare cos'era:

La messa de San Lorenzo

Un giorno, a Ssan Lorenzo, entrò un Ziggnore

E aggnède in Zagristia co un colonnato,

Acciò un prete sciavessi scelebbrato

Una messa d'un scudo de valore.

Er prete in ner momento fu ttrovato:

La messa se cantò a l'artar-maggiore;

E un'anima purgante ebbe l'onore

De volà in paradiso a bbommercato.

Ma appena er prete se cacciò la vesta,

Accortose la piastra ch'era farza,

Attaccò un Cristo, e ffesce una protesta.

E ll'anima sarvata ebbe er martorio,

Stante la messa che nnun j'era varza,

De tornassene addietro in purgatorio.

26/4/1834


Inviato

Bravo Giuseppe, i sonetti del Belli con riferimenti a monete sono tanti, in quel periodo gli scudi che circolavano potevano essere più d'uno, io posto quelli che mi sembrano possibili.

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Inviato

altro scudo

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Inviato

e per ultimo

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Inviato
In questa invece c'è una moneta non propriamente di Roma e per giunta "falso d'epoca"; vi lascio indovinare cos'era:

La messa de San Lorenzo

Un giorno, a Ssan Lorenzo, entrò un Ziggnore

   E aggnède in Zagristia co un colonnato,

   Acciò un prete sciavessi scelebbrato

   Una messa d'un scudo de valore.

96354[/snapback]

Il colonnato "falso" accettato dal prete era la piastra da 8 reales di Spagna, denominata in questo modo per le colonne d'Ercole al rovescio ;) (vedi allegato).

Trattandosi di una delle monete storicamente definite "universali" e per questo largamente falsificata, è verosimile che fosse ben accetta anche a Roma, ed il cambio alla pari con uno scudo, date le caratteristiche delle due monete, ci può stare :rolleyes: .

Ciao, RCAMIL :bandit:

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Inviato (modificato)

Nella ricorrenza dell' incoronazione dei Papi era uso distribuire un mezzo Paolo di elemosina a chi si presentava nel cosiddetto cortilone del Belvedere in Vaticano ecco cosa srive il Belli per l'occasione.

Er grosso dell'incoronazzione

Dunque lo vòi sentì si percheè tosso?

Perchè d'avanti all'arba inzin'a mone

sò stato a Bervedè lì de piantone

ignud' e crudo e co la guazza addosso.

Eppoi quann'è stat'ora da dà er grosso

ciannouperto un spirajo de portone

pe infilace uno a uno ar cortilone

come se fa al'agnelli er zegno rosso.

Ladri futtuti! a me mezzo grossetto

m'hanno dato allo sbocco der cortile

a quache donna poi fino a un papetto

E ar vortaà li cartocci in ner bacile

se tienevano er fonno immano stretto

rubbanno un quartirolo ogni barile.

Roma 7 gennaio 1832

Alle donne veniva dato un elargizione maggiore non si sà se per favori fatti o da fare,

I distributori, nel vuotare il rotolino nel bacile, tenevano stretto in mano il fondo in modo che vi rimanesse qualche moneta che s'intascavano mettendo via la carta

Chissà perchè leggendo questo sonetto mi sono venute in mente le file che i collezzionisti fanno per avere le divisionali del Vaticano e anche in questo caso

mi sa che qualche moneta rimane in mano attaccata ai distributori.

Non è cambiato nulla. :( :P :lol:

Modificato da azzogsal

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