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ALFONSO D'ARAGONA - DENARO -


Risposte migliori

Vorrei sottoporvi un denaro per Alfonso V come re d'Aragoma e I per Napoli 1442-1458, primo regnante Aragonese dopo la sconfitta Angioina.

Con Alfonso I d'Aragona finisce un triste periodo per il popolo Napoletano, e nacse un ciclo di pace e prosperità, insieme alla ripresa di una ricca ed espressiva monetazione, alcuni nominali fecero la storia..

Peso: Gr. 0,60

Diam. mm. 15

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Modificato da eracle62
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Grazie Eracle per averci fatto vedere questa moneta.

Sicuramente avrai notato lo stile un po strano della stessa...

Ormai ci hai abituato a sorprese del genere e non vorrei che si trattasse di un falso d'epoca. Non mi è mai capitato di vederne uno, ma non mi sorprenderebbe che si falsificassero anche gli spiccioli.

Per confronto posto i link al nostro catalogo dove si può vedere la differenza di stile.

http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ALFI/4

http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ALFI/5

Cosa riesci a leggere nella legenda?

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Alfonso I per Napoli 1442-1458, primo regnante Aragonese dopo la sconfitta Angioina.

E' affascinante secondo me parlare dell'ingresso di Alfonso nella città di Napoli, andando oltre la singola moneta. Le fonti ufficiali riportano un ingresso trionfale attraverso una delle porte della città (non ricordo se fosse Porta Capuana o Nolana) del nuovo re aragonese, ma ci sono fonti popolari riportate nei miti e nelle leggende della tradizione che parlano di un'entrata un po' meno "gloriosa" :D

Si dice che il futuro Alfonso il Magnanimo risalendo un canale di scolo delle fogne sbucò all'interno di un bagno di una casa nobiliare del centro di Napoli e da lì conquistò la città.

Ovviamente storia e leggenda si intrecciano, ma sicuramente l'ingresso trionfale che ci fu, fu successivo e "creato ad arte".

L'ingresso ufficiale del re è scolpito nell'arco di ingresso del Castel Nuovo (o Maschio Angioino)

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Awards

decisamente particolare la rappresentazione del denaro riportato da Eracle, ricorda quelle di alcune emissioni spagnole.

Concordo che lo stile sia particolarmente crudo e quindi vada in qualche modo approfondito.

Per l'ingresso trionfale di Alfonso I d'Aragona re di Napoli (V invece per gli spagnoli) esiste una cinquina ed anche una bellissima medaglia (una ne è stata venduta recentemenet all'asta Crusafont) proprio con la rappresentazione del re sul carro nell'atto di entrare a Napoli

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Sorbole Eros! Che pezzo affascinante! Uno stile davvero insolito che credo susciterà vivaci confronti fra gli "aragonisti" del forum!

Molto interessante anche lo spunto storico lanciato da Layer. In merito all'ingresso di Alfonso in Napoli, entrambe le versioni sono corrette. Ovvero, ingresso delle truppe attraverso l'acquedotto e trionfo si verificarono entrambi a distanza di tempo. Napoli fu stretta d'assedio dalle truppe aragonesi a partire dall'autunno del 1441. L'armata aragonese si accampò presso Campo Vecchio e il 16 dicembre Alfonso lasciò a guardia il figlio Ferrante per prendere Pozzuoli, Torre del Greco ed Ischia al fine di bloccare i rifornimenti che arrivavano alla città via mare in forza degli accordi tra Renato d'Angiò e la Repubblica di Genova. A Napoli la situazione divenne ben presto insostenibile: un uovo arrivò a costare tre grana e gli abitanti erano costretti a brucare erba come bestie, a vendere moglie e figli, mentre alcuni morivano di fame nelle strade. Qualche bastimento riusciva ancora a penetrare sulle coste sorrentine, finché Alfonso nel gennaio 1442 si acquistò l'aiuto degli ischitani e occupò Pizzofalcone, saccheggiando poi Vico Equense e Sorrento.

Nell'accampamento di Campo Vecchio Alfonso si era intanto fatto costruire una piccola corte, e continuava a ricevere dai mercanti gli amatissimi libri (ancora manoscritti, la stampa a caratteri mobili era ancora di là da venire). E si dice che fu proprio un compendio delle gesta del generale Belisario di Leonardo Aretino ad ispirargli la mossa decisiva per mettere sotto scacco la città. Il generale bizantino era infatti riuscito quasi mille anni prima ad espugnare Napoli passando dagli acquedotti. Alfonso prese per fame i due fratelli Ferraro, muratori napoletani addetti agli acquedotti che erano usciti dalla città spinti dalla disperazione, e si fece svelare ampiezza e percorso delle strutture sotterranee alla città. Intanto la notizia del tradimento giunse in città, e Renato diede ordine di murare molti condotti e di pattugliare i principali pozzi. Il giorno del Corpus Domini (31 maggio 1442), per spegnere le voci ricorrenti di un attacco imminente, Renato diede ordine di rafforzare la sorveglianza e di controllare i condotti dell'acquedotto. Un soldato a nome Sacchitello trovò i muri sfondati e i cancelli spalancati ma rassicurò l'angioino che tutto era a posto per poi correre all'accampamento aragonese e consegnarsi al futuro vincitore.

Rafforzato nel suo proposito, il re aragonese ricorse ad uno stratagemma degno di Machiavelli per convincere i suoi uomini a tentare l'impresa. Raccontò loro che gli era apparsa in sogno la Vergine Maria istruendolo sui mezzi con cui trionfare sul nemico. Alla mezzanotte del 2 giugno radunò quindi 200 soldati scelti, particolarmente giovani e agili, mettendoli sotto la guida di tre Mastri dell'Acqua disertori e al comando dei duci Pietro Martinez, Giovanni Carafa e Mazzeo di Gennaro. Dopo essersi liberati dell'artiglieria più pesante lungo il percorso, i duecento pervennero infine, armati solo di balestre e chiaverine, ad un pozzo sito presso la vecchia porta di Santa Sofia. Qui salirono soli quaranta uomini e probabilmente sbucarono in un'abitazione privata, perché furono sorpresi da due donne, tale Ciccarella con sua figlia Elena (i nomi risultano da cedole della tesoreria aragonese, in quanto le due donne furono poi lautamente ricompensate con panni pregiati e vitalizi da Alfonso) che dapprima cominciarono a gridare, ma poi si volsero a più miti consigli con le lusinghe dei giovani soldati.

Pare che i quaranta soldati si trattennero a lungo con queste signore, perché la mattina seguente Alfonso, giunto con le armate alla porta di Santa Sofia, la trovò ancora chiusa e credette che i suoi uomini fossero stati ammazzati. Ma l'attesa fu di breve durata, perché i quaranta soldati erano intanto stati scoperti da un cittadino a nome Leone mentre si intrattenevano con Ciccarella e sua figlia. Sparsa la voce dell'invasione, ai pochi soldati non restò altra scelta che prendere le armi e combattere, cercando di guadagnare le vicine mura. Renato si era intanto portato sul ponte della Maddalena, credendo che gli aragonesi fossero fuggiti verso il mare a prendere rifornimenti da navi catalane, e questo rese particolarmente agevole la presa del torrione sopra la porta di Santa Sofia. dove la città fu finalmente aperta al resto delle truppe aragonesi. A porta San Gennaro Alfonso si scontrò con i genovesi, mentre le monache del vicino convento di Donna Regina gettavano funi per agevolare la scalata delle mura ai soldati aragonesi, tanto era il desiderio di una fine del lungo assedio.

Intanto "le bon roi René", ben più abile con la spada del rivale Alfonso, si era buttato nella mischia come un leone e fu difficile convincerlo a ricoverarsi dentro Castelnuovo, dove il resto delle truppe angioine si era ritirata: i napoletani esausti avevano abbandonato gli angioini. Il saccheggio della città durò quattro ore, alla scadenza delle quali Alfonso vietò per bando le ruberie, facendo impiccare coloro che disobbedivano. Alla fine della giornata gli angioini restavano ancora padroni di S. Elmo, di Castelnuovo e di Castel Capuano.

Il giorno seguente Alfonso si portò alla chiesa del Carmine per ammirare il crocifisso che, secondo la leggenda, aveva chinato il capo al colpo di bombarda di don Pietro d'Aragona; fece salire Inigo d'Avalos su una scala per verificare se il collo era rotto e, avuta risposta negativa, si inginocchiò in lacrime a pregare. Volle sapere dal priore Gregorio Pignatelli il luogo di inumazione di Corradino di Svevia per rendere omaggio a quel "degno Signore". Il 4 giugno ricevette omaggio formale e giuramento dai seggi di Montagna e di Portanuova.

Solo dopo molti mesi, avendo definitivamente scacciato gli angioini da Napoli e da altre parti del Regno, dall'Abruzzo fino alle estreme propaggini del Gargano (ultima a cadere fu Manfredonia, oltre ai castelli di Napoli che furono formalmente resi il giorno di Natale del 1442), Alfonso si portò ad Aversa per preparare un grande spettacolo trionfale. Il 26 febbraio 1443, a partire dalle ore 15, Alfonso celebrò il suo trionfo nella Capitale, con un grandioso spettacolo, che mi piacerebbe con voi rievocare, se vorrete ancora starmi a sentire...

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Grazie Eracle per averci fatto vedere questa moneta.

Sicuramente avrai notato lo stile un po strano della stessa...

Ormai ci hai abituato a sorprese del genere e non vorrei che si trattasse di un falso d'epoca. Non mi è mai capitato di vederne uno, ma non mi sorprenderebbe che si falsificassero anche gli spiccioli.

Per confronto posto i link al nostro catalogo dove si può vedere la differenza di stile.

http://numismatica-i...moneta/W-ALFI/4

http://numismatica-i...moneta/W-ALFI/5

Cosa riesci a leggere nella legenda?

Ciao Davide, io la mia idea me la sono fatta, mi piacerebbe sentire anche la vostra, certo peso e diametro ci sono, ma quel busto del sovrano..

La leggenda e di difficile lettura come d'altronde quasi tutti questi denari che ho potuto recuperare fra le varie immagini disponibili, come ben sai entra in gioco l'interpretazione, l'esperienza, e la visione diretta del tondello.

a parer mio due ipotesi, o una nuova tipologia, o un bel falso..

I contributi storico artistici, hanno sicuramente aumentato il velo di mistero che aleggia su questo simpatico tondello..

Caro Giuseppe un grande contributo come sempre, sarebbe bello far rivivere certi episodi storici, noi per il momento ci limiteremo nel ricordarli attraverso questi magnifici nominali..

Dimenticavo io lo classificherei come 1° tipo CN n°252; PR n°10 ; D'andrea Andreani n°27

Modificato da eracle62
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Ho esaminato più dettagliatamente il tondello, sul dritto si intravedono le prime lettere di ALF...... e sul rovescio SI con un crescente molto interessante e poi C e nella parte finale della leggenda una T finale.

Di conseguenza la classificazione che avevo fatto, rispecchierebbe quello riportato sul tondello, rimarrebbe aperta la questione relativa all'interpretazione figurativa del regnante...

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Ti ringrazio Eros per la lettura fornita. Di sicuro è esatta la tua catalogazione, ma io resto dubbioso sull'originalità della moneta. Ha uno stile troppo "elementare", in particolare il ritratto del sovrano, sembra quasi disegnato dalla mano di un bambino... troppo diverso da quello degli altri denari. Io pendo per il falso d'epoca, il che renderebbe il tondello sicuramente più interessante.

Come hai fatto notare peso e diametro ci sono... ma se si trattasse di un falso dell'epoca vorrebbe dire che, anche se si trattava del nominale più basso all'epoca in circolazione, qualcuno cmq ne traeva vantaggio a falsificarlo.

Questo denaro nasceva da una lega con un bassissimo contenuto d'argento. La libbra di zecca di 12 once per produrlo era composta da 11 once e 3 sterlini di rame e da 17 sterlini di argento e con questo rapporto aveva un cambio di 3 per un tornese e di 60 per un carlino (denarioli vel obuli ad rationem de tribus pro quolibet tornense, et de sexaginta proi quolibet carleno recipiantur et expendantur). Successivamentela lega fu ridotta a soli 12 sterlini d'argento e once 11 e 8 sterlini di rame e questa riduzione comportò il dimezzamento del valore del denaro che veniva quindi scambiato 6 per un tornese e 120 per un carlino.

In base a questi dati potremmo ipotizzare che all'epoca, nonostante oggi possa sembrare strano, a qualcuno convenisse fare questo falso. Infatti il contenuto basso di fino, difficilmente riscontrabile oggettivamente nel tondello, poteva invogliare qualcuno a falsificare il denaro abbassandone ulteriormente il contenuto d'argento (in questo caso imitando quello che spesso si faceva in maniera fraudolenta in zecca :P) oppure a coniarlo in puro rame (ed in questo caso anticipando i tempi :P).

Trattandosi di uno spicciolo, sicuramente non era soggetto a scrupolosi controlli da parte di chi lo riceveva ed il gioco era fatto. In altre zone sono noti poi i casi in cui alcuni spiccioli, anche se riconosciuti come falsi, continuavano a circolare e venivano accettati nelle piccole transazioni...

Che altro aggiungere... si tratta ovviamente di ipotesi e come tali vanno considerate. Magari poi quella sera l'incisore del conio aveva alzato troppo il gomito e noi qui ora dopo più di 500 anni stiamo a discuterne :D.

Quello che invece mi ha fatto piacere di leggere in questa discussione è la storia che si cela dietro le monete e che spesso non viene raccontata. Questa volta è stato fatto (magari mi auguro anche che continui), ed è stato fatto su un post di uno spicciolo dell'epoca, moneta del popolo, solitamente trascurate dai più.

Rubo una frase fatta dall'utente corsodinazione in un post nella sezione medievale:

"immaginate se questa moneta fosse un CD. Messa in un lettore ne avrebbe di cose da raccontare"

Ora la moneta chiaramente non può parlarci, ma può farlo attraverso noi ed in questo ringrazio Layer1986 per aver dato l'input e junomoneta per aver continuato.

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Cavolo Eros....l'ho visto solo ora........ma da dove l'hai fatto saltar fuori :shok:

Non è che ti sei fatto una zecca per conto tuo ? :blum: :blum: Scherzo.

Non sono espertissimo sui falsi d'epoca ma faccio i complimenti a te per il tondello e a Davide per quanto ha sopra esposto....

L'unica osservazione che vorrei fare e questa:

se vedi una S al rovescio non può essere un P.R. 10 - Corpus 252 in quanto al rovescio c'è la descrizione > CICILIE CITRA VLTR

ricontrolla che non sia una C

Ciao

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Caro Pietro ti ringrazio per l'interesse che ha suscitato in te questa piccola chicca, mi piacerebbe molto approntare un laboratorio/officina monetaria, magari battendo una nostra moneta del forum...o qualche medaglia.. :rolleyes:

Per quanto concerne la leggenda posta sul rovescio del N°252 del CNI il testo riporta quanto segue - SICILIE : CITRA . VLTR

Ovviamente qualche lettera potrebbe esser stata omessa, o sbagliata ma la tipologia a cui si riferisce il tondello a mio modesto parere è questa, e comunque il rovescio della 252 del Corpus inizia con SICILIE....

Forse ti confondi Con la n° 262 del Corpus che riporta al rovescio la scritta CICILIE .CITRA . ULTRA

Altrimenti alla n° 258 CICILIE. CITR. ULTR

Ciao Eros

Modificato da eracle62
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Ho avuto modo nel corso degli anni, di vedere moltissimi denari di Alfonso. Le differenze che noto sono, oltre alla testa diversissima ed elementare, il rovescio è molto sfuggente rispetto agli originali, che sono più ricchi e molto più curati nei particolari. Propendo anche io per un falso dell'epoca.

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Ciao Eracle, potresti cortesemente postare delle immagini con luci ed ombre differenti da quella postata inizialmente? Sono d'accordo anch'io con gli altri che si tratta di un falso d'epoca. Lo stile è inusuale rispetto a quello già noto dei denari coevi, inoltre, lo stemma si presenta con linee e rigature non conformi.

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Caro Pietro ti ringrazio per l'interesse che ha suscitato in te questa piccola chicca, mi piacerebbe molto approntare un laboratorio/officina monetaria, magari battendo una nostra moneta del forum...o qualche medaglia.. :rolleyes:

Per quanto concerne la leggenda posta sul rovescio del N°252 del CNI il testo riporta quanto segue - SICILIE : CITRA . VLTR

Ovviamente qualche lettera potrebbe esser stata omessa, o sbagliata ma la tipologia a cui si riferisce il tondello a mio modesto parere è questa, e comunque il rovescio della 252 del Corpus inizia con SICILIE....

Forse ti confondi Con la n° 262 del Corpus che riporta al rovescio la scritta CICILIE .CITRA . ULTRA

Altrimenti alla n° 258 CICILIE. CITR. ULTR

Ciao Eros

Ciao Eros, hai ragione.....sono stato superficiale, devo stare più attento, la prossima volta che consulto il P.R. devo anche controllare il Corpus, come sicuramente avrai verificato (e soprattutto notato) tu. :angry:

Alla numero 10 c'è CICILIE (forse c'è stato un refuso), :lazy:

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