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Inviato

Oggi su Repubblica si parlava di liberalizzazioni e c'era anche il tema :''Mercato dell'arte'',posto a raffronto con la legislazione inglese presa come paragone a 100%,l'Italia si fermava a 49 %.Che sia la volta buona che le Sovrintendenze svuotano i loro magazzini da un pò di ciarpame?


Inviato

Ciao.

"Oggi su Repubblica si parlava di liberalizzazioni e c'era anche il tema :''Mercato dell'arte'',posto a raffronto con la legislazione inglese presa come paragone a 100%,l'Italia si fermava a 49 %.Che sia la volta buona che le Sovrintendenze svuotano i loro magazzini da un pò di ciarpame?"

Non credo. Attualmente i beni delle Soprintendenze appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato, "ciarpame" compreso.

Dovrebbe prima cambiare la legge sulla natura dei beni archeologici, di interesse archeologico, artistico ecc.

Saluti.

Michele


Inviato

Appunto,la legge deve cambiare con decreto del CDM che poi viene convertito in legge insieme a tanti altri cambiamenti,insomma fare in un mese ciò che non è stato fatto in vent'anni.


Inviato

Non la vedrei, propriamente, come una "liberalizzazione", nel senso utilizzato per regolare altri settori economici del Paese.

Probabilmente impostandola come una misura utile per fare "cassa", in un momento come questo qualche chances potrebbe anche averla.......ma la vedo molto in salita......c'è una mentalità secolare da scardinare......

Non credo comunque che sia attualmente fra gli argomenti riportati nell'Agenda del Governo.

M.


Inviato

beh allora presentiamola come un modo di fare cassa o di finanziare i servizi delle sovrintendenze,se per affrontare l'emergenza carceri hanno deviato i 57 milioni dell'8 per mille che dovevano servire a salvaguardare i bene archeologici significa che siamo alla frutta,anzi al torsolo e quindi qualcosa deve cambiare,è indubbio che se vuoi chiedere ai privati risorse per il patrimonio artistico qualcosa devi dargli.Il privato finanzia uno scavo?gli si potrebbe dare tutto il materiale monotono e ripetitivo da vendere all'asta al miglior offerente,lo stato si terrebbe solo ciò che è unico o di alto valore artistico,nella situazione attuale molto spesso i beni archeologici vengono distrutti,se avessero un valore economico la storia sarebbe diversa.


Inviato

Ciao.

Perfettamente d'accordo. L'argomento è stata trattato già altre volte e sulle Tue conclusioni si è sempre registrata un'ampia condivision qui sul Forum.

Credo però che sulla materia si riscontrino resistenze anche maggiori di quelle esercitate recentemente dalla corporazione dei taxisti... :unknw:

m.


Inviato

Il privato finanzia uno scavo?gli si potrebbe dare tutto il materiale monotono e ripetitivo da vendere all'asta al miglior offerente,lo stato si terrebbe solo ciò che è unico o di alto valore artistico

Piccolo problema: ciò che proviene da uno scavo e non è "unico o di alto valore artistico", nella maggior parte dei casi ha due caratteristiche:

1) ha valore commerciale zero o prossimo a zero (ovvero, rientra perfettamente nella definizione di "ciarpame": visto mai che faccia hanno la maggior parte delle monete da scavo, anche dopo il restauro? impresentabili...)

2) al contrario, può avere, e generalmente ha, il massimo valore storico e archeologico (per fare un esempio, se togli da un ripostiglio tutte le monete fruste e logore, in pratica hai eliminato tutti i dati sulla circolazione monetaria di lungo periodo...)

Temo che ipotizzare una "svendita" dei prodotti di scavo sarebbe inaccettabile dal punto di vista dei ricercatori e poco produttivo nel senso di "fare cassa". Altro discorso è prevedere una partecipazione dei finanziatori agli utili derivanti dalla valorizzazione dei risultati della ricerca (mostre, pubblicazioni, ritorno d'immagine e quant'altro); non alla proprietà dei beni ritrovati, cosa che richiederebbe di rivoltare tutta la legislazione sulla tutela consolidatasi negli ultimi cento anni e più. Altro discorso ancora sarebbe pensare di mettere mano a tutto il materiale di medio (ma anche alto) profilo, purché ripetitivo e decontestualizzato, che si trova nei famosi "magazzini dei musei". Questo, una volta debitamente schedato e con opportuni obblighi di tracciabilità, potrebbe a mio parere essere tranquillamente immesso sul mercato. Ma siamo sicuri che l'operazione avrebbe senso da un punto di vista commerciale? E se lo avesse, siamo sicuri che tutte le componenti del "mondo della numismatica" ne sarebbero contente?

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Inviato

personalmente ritengo che dovremo svendere a breve anche pezzi pregiati del nostro patrimonio per farli sopravvivere.il Colosseo o le rovine di Pompei li preferisco proprietà della banca di stato cinese piuttosto che vederli cadere a pezzi


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