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Inviato

Ciao a tutti, mi incuriosice il fatto di sapere in base a che cosa o a quali regole ci si basava per coniare una determinata moneta in un determinato numero di esemplari, determinandone quindi la rarità. (discorso valido sia per le classiche, le medievali e anche del Regno). Grazie a chi potrà fornirmi informazioni.


Inviato

Commemorazioni in altre...talvolta le commemorazioni di eventi speciali portavano ad un esubero della moneta e dunque molto probabilmente le basse tirature erano necessarie.

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Inviato

Le monete destinate alla circolazione sono coniate per necessità economiche. L'offerta di moneta è determinata dalla politica monetaria.


Inviato (modificato)

Bravo Claudio,

ha posto una bella domanda, tutt'altro che banale. E in quanto tale, la risposta può essere molto complessa e articolata.

Non pretendo di fornire alcuna risposta, neppure lontanamente esaustiva, ma vi voglio invitare a riflettere su una questione spesso molto trascurata. Essenzialmente, la moneta è metallo ridotto ad una certa lega, ad un certo peso, e debitamente impresso con dei conii. Quindi, senza metallo non si può coniare moneta. E se teniamo presente che il credito - l'uso cioè di una moneta "fittizia", fatta di cambiali e di altri strumenti per la virtualizzazione della moneta stessa - è di fatto una realtà recente nella storia più che bimillenaria della moneta metallica, capite subito l'importanza di questo punto.

Fondamentale, quindi, per qualsiasi zecca, è l'approvvigionamento di metallo. Nel mondo classico, nel medioevo e nelle età moderna e contemporanea, la disponibilità di metallo ha sempre giocato un ruolo importantissimo.

La scoperta di miniere d'argento a Goslar, nel Tirolo e poi nell'America meridionale hanno segnato delle rivoluzioni nella monetazione mondiale, con un aumento impressionante dei volumi realizzati (non a caso per l'epoca medioevale si usa spesso il termine di money famine proprio per indicare la penuria di moneta - su questo invito caldamente a leggere il saggio di Peter Spufford Money and its use in medieval Europe).

La politica monetaria di un singolo Stato poi aveva un peso importante, ma anche qui non bisogna sottovalutare alcuni aspetti. Quanto un determinato Stato era in grado di imporre una politica monetaria, e quanto invece era costretto a subirla?

Neppure il Ducato di Milano in epoca viscontea e sforzesca, all'apice cioè della sua potenza economica, si poteva ritenere immune da attacchi speculativi che alteravano i corsi delle monete, magari costringendo a svalutazioni o rivalutazioni della moneta, nuove emissioni, o a opportune politiche di pagamento dei metalli preziosi per evitare che questi venissero venduti all'estero e quindi sottratti alla circolazione. Milano doveva sempre stare attenta a come coniava Venezia, o il duca di Savoia, o le zecche svizzere e tedesche.

Quanto poi ai volumi veri e propri, dipendeva da zecca a zecca, di anno in anno. Su questo aspetto, magari, ne parliamo con più calma in un altro momento. Adesso temo di aver confuso abbastanza le idee a tutti. Spero comunque di aver creato qualche spunto di riflessione.

E.

Modificato da eligio
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Inviato

In realtà, ho letto male la domanda e non ho capito che ci si riferiva al periodo pre-repubblicano :blush:


Inviato (modificato)

Vanno separate le monete divisionali (rame, etc.); di quelle se ne coniavano a secondo dei bisogni.

Poi c'erano le monete nel metallo standard (oro e/o argento). Anche di quelle, se c'era abbastanza metallo, ne venivano coniate a sufficienza. Il resto del metallo veniva tenuto a casa sotto forma di candelabri, forchette, collane, ed i qualche banca come lingotti.

Mi sfugge come le autorita potessero evitare che del metallo standard potesse finire all' estero "pagandolo" (in quale valuta ?), ne metallo coniato all' estero poteva essere considerato perso poiche era semplicissimo prendere un 100 Franchi, fonderli, e farne un 20 Dollari.

L'abbandono/adozione di oro e argento come standard quello si dipendeva dalla reperibilita del metallo e da politiche monetarie.

Modificato da ersanto

Inviato

Mi sfugge come le autorita potessero evitare che del metallo standard potesse finire all' estero "pagandolo" (in quale valuta ?), ne metallo coniato all' estero poteva essere considerato perso poiche era semplicissimo prendere un 100 Franchi, fonderli, e farne un 20 Dollari.

Il metallo veniva pagato con moneta sonante. Le autorità fissavano un prezzo che veniva pagato per il metallo portato in zecca, e questo metallo veniva pagato ad esempio con i prodotti della sua coniazione. Naturalmente il quantitativo di argento restituito sotto forma di moneta era inferiore rispetto a quello venduto, perché in mezzo ci sono le spese di coniazione, il diritti di signoraggio, ... Se controlli i prezzi dell'argento o dell'oro nelle varie epoche vedi come esso sia espresso in moneta corrente, e se incroci questo dato con il contenuto intrinseco della moneta fisicamente realizzata ti accorgi della differenza.

L'aumento del prezzo del metallo poteva rendere conveniente o meno una determinata emissione, e di riflesso influenzare le politiche monetarie e i volumi della produzione. Qui (http://www.sibrium.org/Materiali/UnaMonetaPerArquata.pdf), alle slide 9-10, trovi un paio di esempi sui conti che devono essere fatti. Implicitamente, riesci a ricavarti il prezzo di un marco di argento, che come vedi è espresso in scudi da 108 grossi, che rappresenta la moneta teorica del Monferrato.

Noterai poi come anche il rame abbia un costo, quindi anche le emissioni potenzialmente fiduciarie in realtà incidano pesantemente sulle spese di zecca.

Quindi, se una zecca poteva pagare il metallo meglio di un'altra, va da sé che questo metallo tenderebbe a convergere verso quella zecca che consentirebe i maggiori guadagni, lasciando l'altra in una situazione di penuria che avrebbe impedito le emissioni.

Tieni inoltre presente che fondere monete non era un'operazione immediata. Due zecche in teoria non si potevano fondere le monete a vicenda, in una corsa alla svalutazione (anche se ci sono episodi), perché i privilegi imperiali di concessione del diritto di zecca lo impedivano. Ciò non toglie ovviamente che questo fu fatto sovente, ma per lo più la fusione avveniva ritirando vecchie monete bandite, o partendo da metallo sotto altra forma.

E.


Inviato

Ah, ma se stai parli di due zecche che battono moneta per lo stesso territorio, allora hai pienamente ragione. E' chiaro che quella che ha il signoraggio minore attira piu metallo.

Ma per quanto riguarda stati sovrani, non e' possibile ne' pagare il metallo in altra forma monetaria, che consisterebbe nel metallo stesso, ne applicare signoraggi inferiori, visto che le monete non avrebbero corso legale nell' altro territorio. Poi anche i signoraggi erano piu o meno gli stessi (qualche percento) dovendo coprire i costi e non potendo aumentare piu di tanto.

In sostanza i flussi e deflussi monetari fra i vari stati erano causati da squilibri commerciali e da li' si svilupparono tutte le politiche economiche mercantilistiche, con dazi ed altre forme di controllo sui traffici.


Inviato

Grazie per le celeri risposte che mi avete dato, ma la cosa che mi chiedevo è il perchè una moneta romana ad esempio un denario con un rovescio x veniva coniata in 1.000 esemplari ed un altro denario sempre dello stesso imperatore, con un rovescio y, veniva coniato in 20.000

esemplari ? Vale quindi anche per le medievali e perchè no anche per le moderne.


Inviato

Grazie per le celeri risposte che mi avete dato, ma la cosa che mi chiedevo è il perchè una moneta romana ad esempio un denario con un rovescio x veniva coniata in 1.000 esemplari ed un altro denario sempre dello stesso imperatore, con un rovescio y, veniva coniato in 20.000

esemplari ? Vale quindi anche per le medievali e perchè no anche per le moderne.

Azzarderei gusto personale dell' imperatore ? Anche VE3 fece coniare le aquile araldiche per alcuni anni, mentre si preparavano soggetti piu di suo gusto.

Ma e' solo la mia suppposizione


Inviato

Grazie per le celeri risposte che mi avete dato, ma la cosa che mi chiedevo è il perchè una moneta romana ad esempio un denario con un rovescio x veniva coniata in 1.000 esemplari ed un altro denario sempre dello stesso imperatore, con un rovescio y, veniva coniato in 20.000

esemplari ? Vale quindi anche per le medievali e perchè no anche per le moderne.

Sempre per supposizioni, visto che non si sa il numero esatto di monete coniate.

C'è un momento nel quale lo stato ha bisogno di moneta? Bene, è un periodo tutto sommato prospero, coniamo un bel SPQR OPTIMO PRINCIPI e facciamo vedere al popolo la generosità e la bontà dell'Imperatore disegnando su essa Cerere.

Improvvisamente entriamo in guerra con la Dacia, li sconfiggiamo! Vittoria! Bene, manteniamo la legenda ma inseriamo un bel cavaliere romano che infilza un guerriero della Dacia, però aspetta! Coniamo un bel po' di monete per rendere omaggio a questa vittoria in tutto l'Impero!

Sì ok, c'ho fatto la storiella, però perché non può essere?

Ovviamente facevo riferimento al Traiano e al suo principato. ;)

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Inviato

Be' potrebbe anche essere una storiella, però riflettendoci si potrebbe avvicinare alla realtà!


Inviato

Qualcuno di voi conosce altre notizie storiche sull'argomento ?


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