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Inviato

Tasse, tasse, tasse, ogni giorno ne esce una nuova o ne aumenta un'altra, o cambia nome, sempre tasse sono ; da milanese ho pensato ma come sono stati i nostri avi, per esempio com'erano a tal proposito i Visconti ? Sto leggendo l'istruttivo libro della Prof. Caterina Santoro," La politica finanziaria dei Visconti " Documenti dal 1329 al 1385, Giuffrè Editori, Vol. 1, 1976.

Essa esamina ben 660 documenti che sono riportati nel libro compresi tra il 1329 e il 1385, materiale disperso nei vari archivi di Milano e del territorio ; nell'esame di questi importanti documenti ne esce un ritratto dove la componente finanziaria in quell'epoca era una componente di fondamentale rilievo.

Si delinea un'organizzazione finanziaria precisa e strutturata, con una direttiva politica altrettanto chiara, con il chiaro intento di di tenere presente sia le esigenze del fisco e un equilibrio fisiologico delle classi attive della popolazione.

Non sempre questo riuscirà, ma l'intento c'era : la prima distinzione che salta all'occhio dalla lettura dei documenti è la chiara distinzione tra i beni della dominazione e quindi la finanza pubblica da una parte, e dall'altra il Patrimonio del Signore.

In alcuni atti la distinzione è netta, in altri è più confusa, bisogna però per precisione anche dire che a volte la distinzione tra privato e pubblico a volte favorì una parte, a volte l'altra ; in alcuni casi i beni personali dei Signori furono utilizzati per funzioni di tipo pubblico.

Questa distinzione in atto tra patrimoni privati e pubblici si pone in evidenza per la sua modernità di politica finanziaria, come altrettanto risulta sotto un tentativo di equità di principio il concetto di imposta.

Significativo a tal proposito le norme sulla denuncia scritta dei patrimoni e dei redditi diramate nel 1355 dal Podestà di Brescia per ordine di Bernabò Visconti : in pratica il suddito doveva denunciare per iscritto tutti i beni posseduti,ovunque essi si trovino, con l'indicazione dei loro valori, e precisamente le case, i terreni e tutte le attività mobiliari, come il denaro,le mercanzie, i macchinari, oltre i crediti, i debiti e le obbligazioni contratte.

La presente denuncia come vedete investiva la totalità dei beni mobiliari e immobiliari posseduti ; oggi la chiameremmo PATRIMONIALE, la prima patrimoniale, come vedete non si inventa nulla e tutto ritorna dai Visconti ai giorni nostri.....

1° PARTE - CONTINUA

by DABBENE


Inviato

2° PARTE - CONTINUA

La "Patrimoniale" da Brescia ben presto si estese ai territori milanesi, dove fu colpita in particolare la prospera industria tessile con i numerosi e matricolati mercanti di lana sottile di Milano.

Il gran peso fiscale dell'epoca sotto Bernabò Visconti andò a finire a queste categorie che ovviamente non furono entusiaste ; ci pensò poi il nipote Gian Galeazzo a ridistribuire i pesi e gli oneri sostenendo in modo più evidente la classe capitalistica dell'epoca.

Anche all'epoca sembra di vedere due fazioni politiche in movimento quella di Bernabò più incline a favorire le forze popolari e più deboli e quella di Gian Galeazzo che tende di sostenere le industrie e i mercanti.

Bernabò Visconti seguì una politica antiindustriale , benevolo verso le classi agrarie e burocratiche, impose agli altri una precisa burocrazia con l'obbligo di tenere aggiornato il registro dei contratti e delle negoziazioni, insomma c'era un certo rigore fiscale e burocratico verso le classi mercantili dell'epoca.

Bernabò che viene descritto normalmente come uomo feroce e vizioso,in realtà sembrerebbe sensibile verso le richieste delle classi sociali più deboli e bisognose e forse anche il suo ritratto politico e civico dovrebbe essere rivisitato in funzione di questa documentazione.

Gian Galeazzo invece ,una volta preso il potere rettificò molto, cambiò subito lo strumento dell'estimo, cambiando la ripartizione fiscale fra le varie classi ; ma Gian Galeazzo, come sappiamo, fu molto abile nel costruirsi una buona immagine da avveduto uomo politico e diplomatico, riuscì a dosare con maestria tutti questi cambiamenti in modo che comunque, sia l'equità tributaria che l'uguaglianza non vennero toccate.

FINE 2° PARTE - CONTINUA

by DABBENE


Inviato

3° PARTE - CONTINUA

Furono però ammesse diverse esenzioni fiscali, verso Membri della Casata, a familiari e milites,alle famiglie numerose, oggi le chiameremmo detrazioni fiscali; ci furono poi successivamente esenzioni per artigiani e mercanti, ma questo sotto Gian Galeazzo, queste oggi le chiameremmo misure per la crescita e il sosteno industriale.

Non mancarono lasciti ed elargizioni verso gli enti religiosi,che potevano aiutare sia per aiuti morali e pratici e per l'autorevolezza della Chiesa e dei Monasteri .

Ma se abbiamo parlato di entrate ordinarie, ora dovremo parlare di entrate straordinarie e qui nascevano anche ai tempi dei Visconti i problemi, problemi seri.

I Visconti, come sappiamo, erano alle prese con continue guerre con confinanti e nemici, dovevano espandersi e c'erano anche spese di rappresentanza ingenti per la corte ; spesso si ricorse al sistema dei tributi straordinari, spesso furono taglie,ma furono molto richiesti anche sussidi e prestiti.

A chi venivano chiesti ? Alle persone più abbienti : spesso le formule di richiesta erano del tipo, per la difesa dei nostri amati sudditi, per la salvaguardia dello Stato,a causa di impellenti necessità, in via del tutto eccezionale.....

Spesso queste richieste furono frequenti e anche onerose, anche il Clero contribuì con taglie ; quando però gli oneri divennero eccessivi e frequenti, alcune persone si allontanarono e il Signore fu poi costretto per farle tornare a promettere delle esenzioni.

In tutte queste norme ci furono anche multe e pene per chi non osservava l'applicazione, particolare è che veniva applicata una multa a chi faceva raccomandazioni e pesanti erano le multe e le pene per i funzionari disonesti.

Tranne che per l'ultimo paragrafo che è in controtendenza con l'oggi, direi quante similitudini, quante correlazioni, quante anticipazioni con l'oggi quotidiano, ed eravamo alla fine nel 1350 milanese, la Milano dei Visconti !

FINE

By DABBENE

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Inviato

Ciao Dabbene, post veramente interessante e tristemente attuale...

Anche se leggendo la terza parte mi pare di capire che all'epoca qualcosa funzionava meglio di oggi.


Inviato (modificato)

Ciao Dabbene, post veramente interessante e tristemente attuale...

Anche se leggendo la terza parte mi pare di capire che all'epoca qualcosa funzionava meglio di oggi.

Hai ragione direi di si,è comunque interessante,ovviamente ho riassunto i fondamentali, mettere a confronto i due sistemi economico-fiscali ,quello Visconteo e quello attuale, dimostra quanto fosse avanzato quello del 1350 come organizzazione e struttura con però probabilmente i difetti e i problemi che permangono negli apparati burocratico-fiscali da quei tempi fino ai nostri !

Modificato da dabbene

Inviato

I complimenti mi sembrano doverosi, veramente molto interessante anche questo argomento.

Il libro tratta anche il periodo di Giovanni Maria e Filippo Maria?

Grazie


Inviato

I complimenti mi sembrano doverosi, veramente molto interessante anche questo argomento.

Il libro tratta anche il periodo di Giovanni Maria e Filippo Maria?

Grazie

No, il mio si ferma al 1385,doveva essere previsto un secondo volume per il periodo successivo ,ma non so se si è poi realizzato.

Indubbiamente nei vari documenti acclusi ci sono tante chicche, qualcuna poi cercherò di raccontarvela.


Inviato

Qualche annotazione interessante tratta dai numerosi documenti in latino dell'epoca :

1) 30 agosto 1341 - Milano - Il Signore di Milano conferma le esenzioni ai monetari di Como.

Questo dimostra che il lavoro di monetiere all'epoca oltre che ambito aveva delle importanti agevolazioni.

Molti furono i rapporti che risultano esserci nel periodo tra la citta' di Milano e quella di Bologna :

2) 23 settembre 1351 - Bologna - Deliberazione per la coniazione a Bologna di una nuova moneta, il bolognino grosso

3) 19 ottobre 1351 - Bologna - Il comune di Bologna delibera di inviare ambasciatori al Signore di Milano per fargli presenti le necessità della città.

4) 7 marzo 1352 - Viene dato ordine per le monete da coniare a Bologna

Ma anche con Genova i rapporti sono continui e anche di tipo finanziario :

5) 3 luglio 1367 - Genova - Bernabò e Galeazzo II Visconti, concludono la pace con il Comune di Genova che si impegna a pagare fiorini d'oro 300.000 a ciascuno nel termine di 15 anni.

Con successivo atto del 7 luglio 1367 i procuratori dei Signori di Milano prorogarono di altri cinque anni il termine del pagamento, riducendo la rata annuale a fiorini 15.000.

6) 25 gennaio 1373 - Milano - Bernabò Visconti concede al comune di Genova una proroga per il pagamento dei 20.000 fiorini che annualmente devono essergli dati sino alla somma di fiorini 300.000, secondo i patti conclusi il 1 giugno 1372. Not. Giacomino Mondella.

7) 25 gennaio 1378 - Bernabò Visconti , vicario imperiale, libera la città di Genova dal pagamento di 20.000 fiorini d'oro, che annualmente doveva pagargli sino alla somma di 300.000 fiorini, in virtù del convenuto nei capitoli della pace.

Si allude ai patti conclusi il 1 giugno 1372 ; in data 25 gennaio 1373 fu da Bernabò Visconti concessa una proroga al pagamento della somma.

Sembrerebbe di capire che Genova prese per sfinimento i Visconti, che alla fine sembrano rinunciare, mi viene il dubbio che il famoso detto sui genovesi possa partire anche da qui ? Mah !

by Dabbene


Inviato

Ho saputo dove hai reperito questo libro... Si trova proprio tutto da lui! Comunque, cercando su internet, sembra che siano usciti altri 2 volumi ma sono di difficile reperibilità.

Sarei curioso di leggere la parte relativa a Giovanni Maria per vedere se si trova qualcosa relativo a tutte le signorie che si erano create all'epoca.


Inviato

Ho saputo dove hai reperito questo libro... Si trova proprio tutto da lui! Comunque, cercando su internet, sembra che siano usciti altri 2 volumi ma sono di difficile reperibilità.

Sarei curioso di leggere la parte relativa a Giovanni Maria per vedere se si trova qualcosa relativo a tutte le signorie che si erano create all'epoca.

Ci sono gli uomini che amano le monete, le medaglie, lui ama i libri .....ma veramente !


Inviato

Consiglio a chi è interessato all'argomento che poi se ci pensate ha molte correlazioni con l'attualità l'articolo di Patrizia Mainoni " L'oro e argento. Usi della moneta aurea nella lombardia settentrionale del trecento" in " Valori e disvalori simbolici delle monete , i Trenta denari di Giuda " di Lucia Travaini.

Molti pagamenti nella Milano Viscontea degli anni 30-40 del 1300 vengono fatti in fiorini d'oro ; ci fu un rialzo del prezzo dell'argento rispetto a quello dell'oro e molti quantitativi di metallo giallo si diressero verso l'Italia Settentrionale.

L'assegnazione della dote promessa da Galeazzo Visconti a Bianca di Savoia nel 1350 era di 50.000 fiorini , venne espressa in fiorini di Firenze,in quanto quelli viscontei non erano sufficienti a rispondere al circolante richiesto.

La paga dei condottieri che militavano per Bernabò Visconti era sempre calcolata in fiorini d'oro ; in realtà di versamenti in oro sembrano essercene stati pochi e in fiorini milanesi ancora meno ; il fiorino d'oro serviva come riferimento monetario effettivo, la volontà poi è quella anche di utilizzo di monete d'argento , sesini e ambrogini.

C'è anche da dire ,riferito alla Lombardia settentrionale, che la moneta d'oro , reale o nominale, non prevale in campo commerciale,; l'oro è la moneta dello Stato, delle curie, dei Signori, delle tasse , della guerra e degli ufficiali, non lo è per il commercio locale .

Nella pratica degli affari gli oggetti del commercio non erano valutati in oro, anche se di valori rilevanti ; si valutava in oro l'impegno dell'uomo, non il prezzo delle cose.


Inviato

Caro MARIO, la discussione è molto interessante, ammiro la tua determinazione nel leggere il latino, se vuoi continuare negli anni VISCONTEI a casa del giancarlone trovi il secondo volume dal 1385-1412 di 683 pagine edito da Grafiche Colombo nel 1979 e a seguire il terzo dal 1412-1447 edito nel 1983.

UN SALUTONE


Inviato

Caro MARIO, la discussione è molto interessante, ammiro la tua determinazione nel leggere il latino, se vuoi continuare negli anni VISCONTEI a casa del giancarlone trovi il secondo volume dal 1385-1412 di 683 pagine edito da Grafiche Colombo nel 1979 e a seguire il terzo dal 1412-1447 edito nel 1983.

UN SALUTONE

Grazie,attento che potrei anche approfittarne....,lo studio dei documenti insieme allo studio dei ripostigli è il presente e il futuro dello studio numismatico,almeno è quello che penso

Cari saluti,


Inviato

Ciao Giancarlone io sarei interessato al secondo volume, non sai dove è possibile reperirlo? Grazie


Supporter
Inviato

Buona serata

informazioni interessantissime.

Grazie Mario

luciano


Inviato

Caro Mario, la prossima domenica che sei in Armorari li posso portare, o più avanti, fammi sapere.

A GAFF977 purtroppo non saprei dove reperirli, io li ho da una quindicina di anni, certo che non sarà facile trovarli, la mia edizione è numerata e in totale hanno stampato solo 500 esemplari.

saluti giancarlone


Inviato

Caro Mario, la prossima domenica che sei in Armorari li posso portare, o più avanti, fammi sapere.

A GAFF977 purtroppo non saprei dove reperirli, io li ho da una quindicina di anni, certo che non sarà facile trovarli, la mia edizione è numerata e in totale hanno stampato solo 500 esemplari.

saluti giancarlone

Io l'8 gennaio domenica ci sono,se sei disponibile Giancarlo,grazie,

auguri,

Mario


  • 2 settimane dopo...
Inviato

Col Vol. II di Caterina Santoro " Lo politica finanziaria dei Visconti " viene considerato il periodo che va dal 1385 al 1412.

Abbiamo i fatti collegati con la fine di Bernabò e tutto quello che riguarda l'inizio dell'era di Gian Galeazzo ; Bernabò morì pare avvelenato, dopo che fu catturato e come capita spesso nella storia il nuovo Signore per ingraziarsi il popolo permise i saccheggi dei palazzi delle fortezze di Bernabò con lo spoglio di tutte le riccheze dello stesso ,ori, argenti,700.000 fiorini d'oro, venne saccheggiata la gabella del sale e i registri degli atti degli atti dei dazi e delle imposte.

Gian Galeazzo per consolidare poi la sua posizione con tutti i territori che già aveva fece sposare la sua primogenita Valentina col fratello di Carlo VI re di Francia.

Quindi forza, ma anche grandi arti diplomatiche che si videro anche nella liquidazione dei figli di Bernabò con terre e redditi.

Gian Galeazzo si espande su Verona e Vicenza, si accorda con trattative per avere Siena, strategica in Toscana.

E' un periodo in cui si possono acquistare le città, morto Jacopo d'Appiano, signore di Pisa, il 19 febbraio 1399 si accorda col figlio Gherardo e col pagamento di 200.000 fiorini d'oro acquista la città di Pisa.

Quindi Pisa costa 200.000 fiorini d'oro, il regalo di matrimonio della figlia 700.000, più regalie varie, questo è un parametro dei valori dell'epoca.

Bologna fu conquistata invece colla forza, Gian Galeazzo era diventato strategico anche in centro Italia, non ebbe il coraggio di andare avanti con la temuta nemica Firenze, le finanze non gli permettevano uno sforzo militare così grosso e lungo, quindi come si vede anche nelle conquiste tutto dipendeva dalle finanze possedute o messe a disposizione.

DOCUMENTI :

5 agosto 1385 : Il Signore di Milano scrive al podestà e al Consiglio di Cremona di fargli avere lo stipendio ordinario di 2.000 fiorini mensili che gli spettavano

15 ottobre 1385 : Il Signore di Milano manda al podestà di Milano perchè faccia registrare il decreto relativo ai beni degli omicidi, i quali vanno assegnati alla sua Camera.

21 novembre 1385 : Il Signore di Milano scrive agli Anziani di Reggio rimproverandoli per la renitenza della città a pagare un contributo necessario e già ridotto.

28 maggio 1387 : Il Signore di Milano scrive al Comune di Voghera di mandare subito al suo tesoriere la somma che gli è dovuta.

3 aprile 1388 : Il Signore di Milano nomina Luchino de Ligurni suo ufficiale generale per la descrizione e appropriazione dei beni di tutti i ribelli o di chiunque altro spettanti alla sua Camera ed esistenti in qualunque città del suo dominio.

8 luglio 1388 : Il Signore di Milano manda al Comune di Milano un decreto relativo all'alienazione dei beni immobiliari dei debitori della Camera signorile, con l'ordine di pubblicarlo.

Come vedete c'è una politica decisa di atti e decreti, decisamente precisa e chiara ; si denota però qualche difficoltà nel farsi pagare il dovuto con relative concessioni di dilazioni nel tempo e sconti successivi, il che denota alla fine una certa saggezza e un certo pragmatismo Amministrativo.

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Inviato

Sembrerebbe di capire che Genova prese per sfinimento i Visconti, che alla fine sembrano rinunciare, mi viene il dubbio che il famoso detto sui genovesi possa partire anche da qui ? Mah !

by Dabbene

non so dirti se la famigerata nomea dei genovesi venga da qui.. anche perché assai affine a quella di noi Lucchesi.

Fatto sta che il buon Brenno con il suo "vae victis" sancisce quello che è davvero l'ineluttabile destino di chi "perde".

Chi perde paga.. e soprattutto paga tanto

Poi, si sa, le mutandi condizioni economiche (soprattutto di debito) sono anche il frutto di equilibri politici che solo i più lungimiranti statisti (di tutte le epoche) sanno prevedere e gestire.


Inviato (modificato)

Questi libri di Caterina Santoro sono effettivamente fantastici perchè riportando in latino i documenti dell'epoca e ci danno uno spaccato di grande vicinanza alla realtà dell'epoca.

Ne riporterò ancora qualcuno , l'ultimo sarà sbalorditivo per la vicinanza che ci può essere coi giorni nostri, oltretutto molto difficili.

5 novembre 1396 : Gian Galezzo Visconti acquista da Nicolò de Diversis il castello di San Colombano e altri beni annessi per 26.000 fiorini ( così sappiamo cosa costava un castello e possedimenti all'epoca )

10 novembre 1396 : Gian Galeazzo Visconti vende, a mezzo del suo procuratore Francesco Barbavera a Nicolò de Diversis il castello e il luogo di Pandino per il prezzo di fiorini 26.000. Not. Catelano de Christianis ( allora qui siamo in presenza di una permuta a dir poco sospetta, se vogliamo entrare nel merito, con uno scambio alla pari per valore e quindi senza plusvalenza, da controllo sicuramente !)

Chissà quanto guadagnavano all' epoca di provvigione i procuratori o i procacciatori di affari ?

3 aprile 1397 : Il Duca di Milano scrive al Comune di Milano di far pagare a tutti le taglie di recente imposte in base all'estimo dei XXXVI cittadini, nonostante le riserve fatte da alcune persone ( qui sembra che abbiano qualche problema a riscuotere già a quei tempi ).

23 febbraio 1398 : Il Duca di Milano manda al podestà e al Vicario di Provvisione un decreto con il quale proibisce che si esportino dalle terre del suo dominio le monete vecchie o d'argento ( questo è molto interessante dal punto di vista monetario e di circolante )

25 ottobre 1399 : Il Duca di Milano proibisce rigorosamente le monete false, che si erano sparse in quantità a Verona, Vicenza, Feltre e Belluno. ( chissà quanti falsi d'epoca ci sono ancora anche adesso ! )

24 giugno 1409 : Il Duca Di Milano scrive al Vicario e ai XII di Provvisione di Milano di far pubblicare una grida con l'imposizione di una tassa sulla stima delle abitazioni e l'altra di 8 soldi per ogni migliaio di fiorini d'estimo, come da loro proposto )

Questa è decisamente il documento più attuale, non notate un parallelismo impressionante coi nostri tempi ?

C'è niente da fare nulla si crea e nulla si distrugge, i Visconti avevano inventato la Patrimoniale, per essere più precisi diciamo che avevano inventato l'attuale IMU ! ;)

Modificato da dabbene

Inviato
5 novembre 1396 : Gian Galezzo Visconti acquista da Nicolò de Diversis il castello di San Colombano e altri beni annessi per 26.000 fiorini ( così sappiamo cosa costava un castello e possedimenti all'epoca )

Successivamente è in possesso del Giovanni da Vignate, Signore di Lodi e Piacenza

10 novembre 1396 : Gian Galeazzo Visconti vende, a mezzo del suo procuratore Francesco Barbavera a Nicolò de Diversis il castello e il luogo di Pandino per il prezzo di fiorini 26.000. Not. Catelano de Christianis

Successivamente è in possesso di Giorgio Benzoni, Signore di Crema e Pandino

( chissà quanti falsi d'epoca ci sono ancora anche adesso ! )

In effetti il collezionista che legge le grida dell'epoca gli dovrebbe venire il dubbio se collezionarle o meno...

Sto leggendo (o meglio sto cercando di interpretare) il manoscritto 90 della Trivulziana, e, credo che la classificazione odierna delle monete della dinastia Visconti e delle Signorie Lombarde create in quell'epoca sia un tantino errata...


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