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Le monete più attraenti di Alessandro Magno


apollonia

Risposte migliori

Apollonia, ma non è poco il tetra stile copertina del libro del Price (ossia Price 3042) a 600 Euro in conservazione splendida?

Non oso pensare a quello che avrebbe raggiunto in una eventuale asta svizzera....Oppure alla NAC... ^_^ Complimenti comunque per le tue bellissime monete. :)

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Sempre Gorny ma 215, con un tetra di Kyme veramente attraente (lotto 792, prezzo di partenza 400 € che secondo me salirà non poco).

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GRIECHEN
MAKEDONISCHE KÖNIGE
Alexander III. der Große, 336 - 323 v. Chr. Tetradrachme (17,12g). 215 - 200 v. Chr. Mzst. Kyme. Vs.: Kopf des Herakles im Löwenskalp n. r. Rs.: AΛEΞANΔΡOΥ, Zeus mit Zepter u. Adler nach links thronend, l. im Feld Henkeltasse und Monogramm. Price (vgl. 1612ff.); Hersh, in FS Price ­ . vz

apollonia

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Supporter

Apollonia, ma non è poco il tetra stile copertina del libro del Price (ossia Price 3042) a 600 Euro in conservazione splendida?

Non oso pensare a quello che avrebbe raggiunto in una eventuale asta svizzera....Oppure alla NAC... ^_^ Complimenti comunque per le tue bellissime monete. :)

Grazie Andrea.

In effetti un tetra di Tarso con la Nike in volo in quel grado di conservazione dovrebbe avere un prezzo di partenza sui 1000 € come questo della Gorny 215, lotto 785.

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GRIECHEN

MAKEDONISCHE KÖNIGE

Alexander III. der Große, 336 - 323 v. Chr. Tetradrachme (17,16g). ca. 323 - ca. 317 v. Chr. Mzst. Tarsos. Vs.: Kopf des Herakles mit Löwenfell n. r. Rs.: BAΣIΛEΩΣ AΛEΞANΔΡOΥ, Zeus mit Adler thront n. l., davor fliegende Nike mit Kranz, unter dem Thron Monogramm. Price 3042; Müller ­ . Hohes Relief! vz

apollonia

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Nella prossima e-auction proposta da CNG ho trovato 2 pezzi veramente interessanti: una dracma e una tetradramma.

La dracma (zecca di Sardi - lotto 67), mostra nel campo in basso a sinistra del rovescio un'aquila. Non mi sembra un tema molto ricorrente in quella posizione nelle dracme di Alessandro.

Il tetradramma invece (zecca di Magnesia ad Meandrum - lotto 111) ha come particolarità nell'esergo del rovescio una "greca" o come dicono loro un disegno a "meandro", forse dal nome della città...

Vi riporto i tabellini e l'immagine delle due monete:

Dracma (base 90 dollari):

KINGS of MACEDON. Philip III Arrhidaios. 323-317 BC. AR Drachm (16mm, 4.27 g, 12h). In the name and types of Alexander III. Sardes mint. Struck under Menander or Kleitos, circa 322-319/8 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; in left field, TI above eagle standing left. Price 2617. Near EF, underlying luster.

Tetradramma (base 300 ma sta già a 575 dollari):

IONIA, Magnesia ad Maeandrum. Circa 200-196 BC. AR Tetradrachm (26mm, 16.90 g, 1h). In the name and types of Alexander III of Macedon. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; monogram in left field; below throne, head of horse right; maeander pattern in exergue. Price –; CNG 93, lot 381. EF. Very rare.

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La dracma (zecca di Sardi - lotto 67), mostra nel campo in basso a sinistra del rovescio un'aquila. Non mi sembra un tema molto ricorrente in quella posizione nelle dracme di Alessandro.

E’ vero. Nel Price troviamo quattro dramme di Sardi con l’aquila in piedi nel campo a sinistra, due di Alessandro (Price 2615 con TI sotto il trono e Price 2617 con TI nel campo sopra l’aquila) e due di Filippo III Arridèo (Price P93 con TI sotto il trono e P94 con TI nel campo sopra l’aquila).

La dramma della CNG non è KINGS of MACEDON. Philip III Arrhidaioscome scritto nella didascalia ma ‘KINGS of MACEDON. Alexander III ‘the Great’, cioè dedicata ad Alessandro.

La dramma ‘KINGS of MACEDON. Philip III Arrhidaios’ dedicata al fratellastro del Grande è questa

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Griechische Münzen - Griechisches Mutterland - Königreich Makedonien
PHILIPPOS III. ARRHIDAIOS 323-317. Lydien, Sardeis. Drachme Herakleskopf mit Löwenfell r. Rs: Zeus thront l. mit Adler und Langzepter. Beizeichen Adler. Price P94. Müller 39. 4,29g. Rs. winzige oberflächige Risse.

apollonia

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Il tetradramma invece (zecca di Magnesia ad Meandrum - lotto 111) ha come particolarità nell'esergo del rovescio una "greca" o come dicono loro un disegno a "meandro", forse dal nome della città...

Il meandro è un motivo ornamentale a zig-zag che ricorda il percorso tortuoso del fiume Meandro, oltre ad essere anche la figura di un labirinto a forma lineare.

Il motivo è abbastanza frequente nei tetradrammi di Alessandro della zecca di Magnesia al Meandro, ad es. Price 2008, 2023, 2025, 2048 e 2049.

Questo tetra della CNG, già comparso in aste precedenti, non è pubblicato e presenta una bella testa di cavallo a destra sotto il trono. E’ prevedibile che la sua quotazione in asta arriverà a quattro cifre.

Notare che nel tetra Price 2049 vi sono due teste di cavallo nel campo a sinistra, sotto il monogramma. Purtroppo l’esemplare che posso documentare è ridotto piuttosto male…

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KINGS of MACEDON. Alexander III. 336-323 BC. AR Tetradrachm (29mm, 16.33 gm). Magnesia ad Maeandrum mint. Struck circa 200-196 BC. Head of Herakles right, wearing lion's skin headdress / Zeus seated left, holding eagle and sceptre; monogram over horse's head right in left field; maeander pattern in exergue. Price 2049; Müller -. VF, minor corrosion on reverse. Rare.

apollonia

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Supporter

Comunicazione di servizio

In questa discussione sono stati presentati alcuni tetradrammi di Alessandro con la testa di Helios raffigurata frontalmente sul rovescio come simbolo di controllo, e altri nei quali lo stesso simbolo compare come contromarca.

Queste ed altre monete tra cui uno statere e un tetradramma di Filippo III Arridèo con la stessa caratteristica ‘solare’ sono state raccolte nella discussione

http://www.lamoneta.it/topic/112277-iconografia-di-helios-su-monete-greche/#entry1274476

apollonia

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Salve

Mio recente acquisto questa dramma di Colofone che, facendo i debiti scongiuri, dovrebbe arrivare entro la prossima settimana dalla Germania.

post-703-0-49207600-1380369825_thumb.jpg

MAKEDONISCHES KÖNIGREICH Alexander der Grosse (336 - 323 v.Chr.)

Drachme Kolophon. Av.: Kopf des Herakles mit Löwenmähne. Rv.: thronender Zeus, Adler und Zepter haltend; Beizeichen: B und Monogramm. Price 1827A, sehr schön, 18 mm ; 4,3 g.

La moneta fa parte della serie di quattro dramme coniate a Colofone tra il 310 e il 301 ca. a. C. che presentano lo stesso monogramma sotto il trono ma un diverso simbolo nel campo a sinistra. Esse sono catalogate nel Price come segue:

Price 1827-Müller 273: crescent nel campo a sinistra

Price 1827A-Müller 848: B nel campo a sinistra

Price 1828-Müller 812: FI greca nel campo a sinistra

Price 1829-Müller 643: lunga fiaccola nel campo a sinistra

Nel testo del Price sono riportate le fotografie delle dramme 1827, 1828 e 1829 (Plate CXXVIII) mentre manca quella della nostra moneta.

Esemplari delle prime tre dramme sono passati nelle aste, mentre non ne ho trovato uno della 1827A.

Questo per dire che non si tratta di una dramma facile a trovarsi e questo aspetto compensa in un certo senso il grado di conservazione non elevato della moneta, che presenta tra l’altro sul rovescio una macchia centrale e una sotto lo scettro. D’altra parte, la moneta mi è costata meno di 77 € compresa la spedizione e quindi il rapporto qualità/prezzo è senza dubbio buono.

apollonia

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Supporter

Nel testo del Price sono riportate le fotografie delle dramme 1827, 1828 e 1829 (Plate CXXVIII) mentre manca quella della nostra moneta.

Esemplari delle prime tre dramme sono passati nelle aste...

e li posto qui e a seguire.

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KINGS of MACEDON. Antigonos I Monophthalmos. As Strategos of Asia, 320-306/5 BC, or king, 306/5-301 BC. AR Drachm (17mm, 4.16 g, 11h). In the name and types of Alexander III. Kolophon mint. Struck circa 310-301 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; in left field, crescent leftward; below throne, monogram below strut. Price 1827. Near EF, lightly toned.

apollonia

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KINGS of MACEDON. Antigonos I Monophthalmos. As Strategos of Asia, 320-306/5 BC, or king, 306/5-301 BC. AR Drachm (18mm, 4.28 g, 12h). In the name and types of Alexander III. Kolophon mint. Struck circa 310-301 BC. Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aetophoros seated left; Φ in left field, monogram below throne. Price 1828. EF, toned, a few faint scratches on the reverse.

apollonia

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KINGS of MACEDON. Antigonos I Monophthalmos. As Strategos of Asia, 320-306/5 BC, or king, 306/5-301 BC. AR Drachm (17mm, 4.45 g, 11h). In the name and types of Alexander III. Kolophon mint. Struck circa 310-301 BC. Head of Herakles right, wearing lionskin / Zeus Aetophoros seated left; torch in left field, monogram below throne. Price 1829. Near VF, toned.

apollonia

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Salve, anche se alla pagina 88 di questa discussione l'amico Silvio ha già postato delle foto del cosiddetto Sarcofago di Alessandro conservato al museo archeologico di Istanbul, io ora ve ne mostrerò altre che mostrano in dettaglio Alessandro Magno che combatte con fierezza contro i Persiani. Cominciamo da questa foto che riproduce un intero lato del Sarcofago: Alessandro è il primo cavaliere a sinistra.

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Modificato da King John
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Salve, anche se alla pagina 88 di questa discussione l'amico Silvio ha già postato delle foto del cosiddetto Sarcofago di Alessandro conservato al museo archeologico di Istanbul, io ora ve ne mostrerò altre che mostrano in dettaglio Alessandro Magno che combatte con fierezza contro i Parti. Cominciamo da questa foto che riproduce un intero lato del Sarcofago: Alessandro è il primo cavaliere a sinistra.

Avevo già aggiunto il commento che segue al post # 1312

Post # 1305

Il pannello principale raffigura la battaglia di Isso nel 333 a. C. per la supremazia dell'Asia Minore, nella quale Alessandro, nonostante il suo esercito fosse in inferiorità numerica, sconfisse i Persiani di Dario III. Qui Alessandro cavalca un cavallo che s’impenna e sta caricando un Persiano rannicchiato per la paura mentre ne calpesta un altro. Le scene di guerra si susseguono e si può leggere l'agonia sul volto di un Persiano morente, uno dei tanti sparsi sul terreno, mentre l'esercito di Alessandro mostra una grande determinazione.

apollonia

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Avevo già aggiunto il commento che segue al post # 1312

Post # 1305

Il pannello principale raffigura la battaglia di Isso nel 333 a. C. per la supremazia dell'Asia Minore, nella quale Alessandro, nonostante il suo esercito fosse in inferiorità numerica, sconfisse i Persiani di Dario III. Qui Alessandro cavalca un cavallo che s’impenna e sta caricando un Persiano rannicchiato per la paura mentre ne calpesta un altro. Le scene di guerra si susseguono e si può leggere l'agonia sul volto di un Persiano morente, uno dei tanti sparsi sul terreno, mentre l'esercito di Alessandro mostra una grande determinazione.

apollonia

Giusto!

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Non c’entra molto con Alessandro Magno ma muoio dalla voglia di mostrarvi un altro reperto interessantissimo esposto al Museo Archeologico di Istanbul. Nella figura che allego vi è la ricostruzione grafica della Costantinopoli imperiale vista a volo d'uccello da oriente verso occidente. Sulla destra è visibile il Corno d’oro, un estuario preistorico invaso dal mare. Per difendere meglio la città da attacchi dal mare il Corno d’oro era chiuso con un’enorme catena che impediva alle navi nemiche di accedervi. Nella ricostruzione allegata di Costantinopoli, la grande catena che chiudeva il Corno d'oro è visibile in basso a destra. Ebbene, nel Museo di Istanbul sono conservati i resti di questa grande catena (seconda foto allegata): assolutamente interessante!

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Modificato da King John
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Supporter

Salve a tutti

Prima di rientrare nel tema della discussione che riguarda le monete di Alessandro Magno, volevo prendere lo spunto dalla digressione sul sarcofago del museo di Istanbul per sottolineare alcuni aspetti del carattere del Macedone che ebbero un ruolo determinante nelle sue imprese.

Come ho già avuto modo di commentare, nelle scene di guerra del pannello principale si nota una grande determinazione nei macedoni trasmessa dal loro comandante che non si tirava certo indietro nelle battaglie ma era sempre in prima linea, a spronare eroicamente i suoi soldati moltiplicandone le forze. Così si spiega nella circostanza la sconfitta dei Persiani che erano in netta superiorità numerica rispetto al nemico.

Sul pannello opposto l’atmosfera è totalmente diversa, direi da ‘quiete dopo la tempesta’: le scene di caccia di Greci e Persiani assieme rivelano la riconciliazione tra i due popoli. Secondo una ricostruzione sarebbe un macedone, Demetrio Poliorcete, ad accorrere in difesa di un re persiano attaccato da un leone. Atmosfera che rivela un Alessandro conquistatore rispettoso degli dei e delle tradizioni dei popoli conquistati, con i quali ha sempre cercato integrazione e non contrapposizione.

Il fascino di Alessandro stava anche nel non porsi mai su un piano superiore a quello degli altri, verso i quali mostrava profondo rispetto e generosità. A tale proposito mi piace ricordare un episodio significativo che vede protagonisti con Alessandro Efestione, il suo amico più stretto e che secondo alcuni studiosi sarebbe la seconda figura più prominente in entrambe le scene del sarcofago, e la regina Sisigambi, madre di Dario.

Affranta e piangente, la vecchia regina si trovava come prigioniera nella sua tenda con Statira, la bellissima moglie di Dario che era in attesa di un bambino, e gli altri figli, quando fu avvertita che il giovane re, da lei non ancora incontrato, sarebbe andato a farle visita. Quando vide entrare due giovani egualmente vestiti da guerrieri, la regina madre si gettò ai piedi del più alto dei due in atto d’adorazione, chiamandolo Alessandro. Quello, però, si trasse indietro esclamando: “No, non sono io il re!” Era infatti Efestione, che superava in altezza Alessandro. La vecchia regina impallidì d’angoscia: un simile errore, in Persia, poteva costare la vita, ma Alessandro le tese la mano e disse sorridendo: “Non aver paura, Madre, non hai sbagliato, anche Efestione è un Alessandro!”

La descrizione dell’episodio è tratta da Alessandro il Grande, Giunti Ed. 2006, libro che ho preso a prestito dalla biblioteca del mio nipotino Alessandro.

apollonia

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Sul pannello opposto l’atmosfera è totalmente diversa, direi da ‘quiete dopo la tempesta’: le scene di caccia di Greci e Persiani assieme rivelano la riconciliazione tra i due popoli. Secondo una ricostruzione sarebbe un macedone, Demetrio Poliorcete, ad accorrere in difesa di un re persiano attaccato da un leone. Atmosfera che rivela un Alessandro conquistatore rispettoso degli dei e delle tradizioni dei popoli conquistati, con i quali ha sempre cercato integrazione e non contrapposizione.

Ecco il pannello di cui parla Apollonia

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Awards

.

.......Come ho già avuto modo di commentare, nelle scene di guerra del pannello principale si nota una grande determinazione nei macedoni trasmessa dal loro comandante che non si tirava certo indietro nelle battaglie ma era sempre in prima linea, a spronare eroicamente i suoi soldati moltiplicandone le forze. Così si spiega nella circostanza la sconfitta dei Persiani che erano in netta superiorità numerica rispetto al nemico.

Apollonia

Come ben detto da Apollonia, la presenza di Alessandro in prima linea, era fondamentale, anche per capire bene la tattica militare migliore da utilizzare.

E' questo che gli permise ad esempio di vincere la battaglia di Gaugamela, di cui oggi, ricorre l'anniversario (1° Ottobre 331a.C.).

Riporto brevemente quel che accadde a Gaugamela, dove le forze persiane erano quasi 5 volte superiori.

La battaglia

Dario aveva reclutato la migliore cavalleria dalle sue satrapie e dagli alleati delle tribù scite. Egli schierò dei carri da guerra sciti e per favorire i loro movimenti aveva fatto preparare il terreno davanti alle sue truppe (vennero rimossi arbusti e cespugli). Inoltre aveva nel suo esercito anche 15 elefanti da guerra indiani supportati da carri da guerra (anche se sembra che questi non abbiano avuto alcun ruolo nella battaglia).

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Schieramento iniziale e primi movimenti

Dario si schierò nel mezzo del suo esercito circondato dalle migliori truppe, com'era tradizione dei Re Persiani. Alla sua destra stavano i cavalieri Carii, i Mercenari Greci e le Guardie Persiane a Cavallo. Tra il centro e l'ala destra dello schieramento sistemò le Guardie Persiane a Piedi (conosciuti come Immortali), la Cavalleria Indiana e gli arcieri Mardiani.

La cavalleria era schierata su tutte e due le ali. Besso comandava l'ala sinistra, in cui vi erano i cavalieri Battriani, Daha, Aracrosiani, Persiani, Susi, Cadusi e Sciti. I carri furono posizionati davanti a questi con un piccolo gruppo di Battriani.

Mazeo comandava l'ala destra, composta dai cavalieri Siri, Medi, Mesopotamici, Parti, Saci, Tapuri, Ircani, Albani, Sacesini, Cappadoci e Armeni. I Cappadoci e gli Armeni erano schierati davanti alle altre unità di cavalleria e condussero l'attacco. Ai cavalieri Albani e Sacesini fu dato l'ordine di allargarsi per colpire il fianco sinistro dei Macedoni.

Lo schieramento macedone era formato da due parti: la destra dell'esercito sotto il comando diretto di Alessandro e la sinistra affidata a Parmenione. Alessandro combatté con i suoi cavalieri scelti, accompagnato dai Peoni e dalla cavalleria leggera macedone. La cavalleria mercenaria fu divisa in due gruppi, con i veterani disposti sul fianco destro e gli altri davanti agli Agriani ed agli arcieri macedoni, i quali erano situati a fianco della falange.

Parmenione era posizionato sulla sinistra con i Tessali, i mercenari Greci e le unità di cavalleria Tracia. Furono messi in quella posizione con l'ordine di compiere una manovra di contenimento mentre Alessandro avrebbe assestato il colpo decisivo dalla destra.

Tra il centro e l'ala destra della formazione c'erano dei mercenari Cretesi. Dietro di loro c'era un gruppo di cavalieri Tessali comandati da Filippo e di mercenari Achei. Alla loro destra c'era un'altra parte della cavalleria Greca alleata. Da lì si muoveva la falange che era disposta su una linea doppia. Poiché il rapporto numerico fra le cavallerie era di 5 ad 1 e la linea formata dai Persiani superava di oltre un miglio quella della falange, sembrava inevitabile che i Macedoni sarebbero stati presi sui fianchi dai Persiani. La seconda linea aveva proprio l'ordine di combattere contro qualsiasi unità nemica che si fosse affiancata a loro. Questa seconda linea consisteva prevalentemente di mercenari.

Alessandro adottò una strategia molto particolare che è stata imitata pochissime volte nella storia. Il suo piano era di attirare la maggior parte possibile della cavalleria persiana sui fianchi allo scopo di creare un vuoto tra le linee nemiche, attraverso il quale poteva essere lanciato un attacco decisivo al centro contro Dario. Ciò richiedeva un tempismo ed una capacità di manovra a dir poco perfetti, ed avrebbe funzionato solo se il Gran Re avesse attaccato per primo. I Macedoni avanzarono con le ali scaglionate, disposte a formare angoli di 45° all'indietro, per indurre la cavalleria persiana ad attaccare. Allo stesso tempo, lentamente, si muovevano verso destra. Alessandro spinse l'esercito persiano ad attaccare (poiché sarebbero presto usciti dal terreno preparato per lo scontro) anche se Dario non voleva essere il primo a farlo, avendo visto cosa era accaduto ad Isso contro una formazione simile. Alla fine Dario fu costretto ed attaccò.

Dario lanciò i suoi carri, alcuni dei quali furono intercettati dagli Agriani. Pare che l'esercito macedone fosse stato addestrato ad una nuova tattica per contrastare il devastante attacco dei carri nel caso in cui fossero riusciti a penetrare nei loro ranghi. Le prime linee avrebbero dovuto spostarsi lateralmente aprendo un vuoto. Il cavallo nemico si sarebbe rifiutato di schiantarsi contro le lance delle schiere più avanzate e sarebbe entrato nella trappola, dove le lance delle seconde linee lo avrebbero fermato. Così i cocchieri sarebbero stati uccisi con facilità.[7] Di fatto i Macedoni riuscirono a fermare l'attacco dei carri.

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Movimenti decisivi di Alessandro e attacco finale

Mentre i Persiani insistevano con l'attacco ai fianchi dei Macedoni, Alessandro lentamente scivolava nella loro retroguardia. I Persiani lo seguirono in questa manovra finché, finalmente, un vuoto si aprì tra l'ala sinistra di Besso e Dario, al centro, proprio quando il re macedone aveva gettato nella mischia le sue ultime riserve a cavallo. Alessandro diede ordine alla sua cavalleria personale di disimpegnarsi e di prepararsi per l'attacco decisivo contro i Persiani. Continuando a marciare dispose le sue unità come a formare un'enorme freccia, la cui punta era egli stesso. Dietro di se aveva la sua cavalleria personale e tutti i battaglioni della falange che riuscì a sottrarre alla battaglia. Ancora più dietro erano schierate delle truppe ausiliarie leggere.

Questa "grande freccia" attaccò al centro i Persiani, proprio dove erano più sguarniti, mettendo fuori gioco la guardia reale di Dario ed i mercenari Greci. Besso, sulla sinistra, si trovò separato da Dario e, temendo di essere attaccato anche lui da quella formazione nemica, cominciò a ritirare le sue truppe. Anche Dario rischiava di restare isolato. A questo punto le varie fonti differiscono su cosa accadde. Secondo l'opinione più diffusa Dario si ritirò ed il resto dell'esercito lo seguì. Ma l'unica fonte contemporanea a noi nota, un diario astronomico babilonese scritto nei giorni della battaglia, dice:

Il ventiquattresimo [giorno del mese lunare], nel mattino, il re del mondo [cioè, Alessandro] [ha instaurato il suo] ordine [lacuna]. Opposti l'uno all'altro, combatterono ed una pesante sconfitta delle truppe [del re fu inflitta da lui]. Il re [cioè, Dario], le sue truppe lo hanno abbandonato ed alle loro città [sono tornate]. Sono fuggite nella terra del Guti.

Diodoro concorda con questa versione confermandone la validità: sembrerebbe il resoconto più verosimile della battaglia. A quel punto, comunque, Alessandro non poté inseguire Dario poiché ricevette una disperata richiesta d'aiuto da Parmenione (un evento che sarebbe stato usato in seguito da Callistene ed altri per screditare Parmenione).

Mentre i Macedoni cercavano di tamponare l'offensiva sul fianco sinistro, un varco si aprì anche nelle loro linee tra l'ala sinistra ed il centro. Le unità di cavalleria persiane ed indiane, posizionate al centro con Dario, vi irruppero. Invece di attaccare la falange di Parmenione da dietro questi proseguirono verso l'accampamento macedone per fare razzie. Tornando indietro si scontrarono con la cavalleria personale di Alessandro, cosa che provocò la morte di oltre 60 cavalieri macedoni.

Dopo che Dario, al centro, si ritirò dalla battaglia, anche Mazeo cominciò a ritirare le sue forze come già stava facendo Besso. Però, a differenza di quest'ultimo, Mazeo e le sue truppe si divisero e mentre fuggivano subirono la carica dei Tessali e di altre unità di cavalleria macedone. Mazeo si ritirò finalmente a Babilonia dove successivamente si arrese agli invasori.

Dopo la battaglia Parmenione circondò la carovana reale persiana mentre Alessandro e la sua guardia personale inseguirono Dario nella speranza di catturarlo. Come ad Isso, dopo la battaglia, i Macedoni si appropriarono di un cospicuo bottino, depredando circa 4.000 talenti, come pure il carro e l'arco personali di Dario. Anche gli elefanti da guerra furono catturati.

Dario riuscì a fuggire dalla battaglia con un piccolo nucleo delle sue forze ancora intatte. Besso ed i cavalieri battriani riuscirono a riunirsi a lui come pure alcuni sopravvissuti della guardia reale e 2.000 mercenari greci. Alla fine della battaglia i Macedoni contarono tra le proprie fila più di 1.200 tra morti e feriti; le perdite tra i Persiani furono di circa 53.000 uomini.

Conseguenze

A questo punto l'Impero Persiano era diviso in due parti: una orientale ed una occidentale. Alessandro avrebbe continuato a proclamarsi Gran Re. Gli elefanti da guerra furono condotti in Macedonia nel tentativo di essere addestrati ma nessuno conosceva i metodi di addestramento, perciò furono ricondotti in Persia e lì vennero liberati.

Dario nel corso della sua fuga radunò ciò che era rimasto dei suoi uomini. Progettò di dirigersi ancora più ad Est e di formare un nuovo esercito per affrontare nuovamente Alessandro, mentre quest'ultimo ed i suoi soldati si dirigevano verso Babilonia. Allo stesso tempo spedì lettere alle sue satrapie orientali chiedendo loro di restargli fedeli.

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Ma la vera forza in più dell'esercito macedone erano sicuramente la falange, migliorata da papà Filippo e sul tipo di quella tebana e la formidabile cavalleria, di cui lo stesso Alessandro faceva parte (la "punta" come definita nel libro di Valerio Massimo Manfredi) sin dai tempi delle sue prime battaglie insieme a papà Filippo, vedi battaglia di Cheronea). In questo gioco di guerra falange e cavalleria fungevano rispettivamente da "incudine" e "martello".

Riporto anche qui in breve alcune caratteristiche della Falange Macedone:

La falange tebana fu perfezionata da Filippo II di Macedonia. Egli portò il numero dei soldati del corpo principale (pezeteri) a 16.384 e innovò radicalmente l'equipaggiamento. Il simbolo della falange macedone era la sarissa, una lancia lunga 5-6 metri ma che in alcune varianti poteva raggiungerne anche 9. In marcia e durante l'attacco le file erano distanti 1 m l'una dall'altra, mentre solo 0,5 m nelle fasi difensive. Quando i falangiti combattevano, le file direttamente dietro quella in prima linea potevano abbassare le loro lance creando una fitta foresta di picche impenetrabile, ancora più letale di quella oplitica, mentre gli ordini inferiori mantenevano le sarisse alzate (potendo anche oscurare eventuali movimenti di truppe alle loro spalle). La sarissa era molto lunga e per questo necessitava di essere impugnata con entrambe le mani, il che però impediva di portare uno scudo troppo grande. Ogni soldato venne perciò dotato di un piccolo scudo (pelta) legato all'avambraccio che copriva parte del suo corpo e metà del corpo del compagno alla sua destra. Ogni soldato così faceva forte affidamento sul compagno per proteggersi e l'ordine compatto diventava ancora più imprescindibile.

Con la falange macedone, il problema del fianco sinistro vulnerabile si ripresentò aumentato notevolmente, proprio per questo motivo: utilizzando lo scudo per coprire il più possibile il torso del soldato alla propria destra, non potendo usarlo con destrezza essendo il braccio sinistro impegnato a reggere la sarissa, lo "spostamento" lento e inesorabile di una falange verso destra in un campo di battaglia ne risultava accentuato e il fianco sinistro ancora più esposto. Solitamente generali come Alessandro Magno, figlio di Filippo, o i suoi successori arginarono il problema ponendo delle truppe scelte d'élite, gli Ipaspisti, scelti fra i migliori soldati e posizionati direttamente alla sinistra della falange dove combattevano secondo un ordine oplitico oppure brandendo spade per il corpo a corpo. Contemporaneamente fanteria leggera formava ulteriori ali a supporto della falange.

La vera forza della falange macedone in ogni caso non era data dalla falange stessa in una lotta per pressione come in quella oplitica, ma dall'utilizzo della stessa come "incudine" su cui stallare il nemico, che veniva poi colpito con violenza alle spalle da un "martello". Questo era composto dalla cavalleria, la cui punta di diamante era composta dai Compagni o "eteri", nobili macedoni che formavano l'élite delle truppe a cavallo alessandrine, col compito di distruggere la cavalleria nemica e poi caricare alle spalle la fanteria. La tattica che ne conseguiva era difatti definita come quella dell' incudine e del martello.

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Supporter

Faccio rientrare la discussione nella sua naturale tematica monetale prendendo lo spunto da questo trafiletto di Andrea al post # 1317:

Ho preferito puntare su questa dracma Price 2090 invece di quella posta a prezzo di poco superiore un lotto indietro.

Era stranamente "oscura" e non corrispondeva minimamente all'immagine del Price 2090 trovata sia sul testo del Price che su quelle presenti su Wildwinds e Coinarchives.

Questa è l'immagine dell'altra Price 2090, andata via a 180 Euro più diritti ma su cui, stilisticamente, non ho trovato alcuna corrispondenza con la Price 2090.

Forse non è una Price 2090? Guardate la grande differenza al dritto con il volto di Eracle (capelli, espressione del volto) e con il copricapo Nemo. Al rovescio poi Zeus è rappresentato in modo completamente differente in toto.

post-703-0-34179800-1380656896_thumb.jpg

La dramma coniata nella zecca di Mileto nel 325-323 a. C. e catalogata Price 2090, Müller 763 si trova in numerosi esemplari che possono differire per la posizione delle gambe di Zeus e anche per qualche caratteristica del trono sul quale è seduto. Nelle dramme postate da Andrea (post # 1316 e 1317) nelle quali le gambe di Zeus sono parallele ma non allineate, i troni sono palesemente differenti. E diverso è pure il trono in questo terzo esemplare in cui le gambe di Zeus sono incrociate.

A seguire posterò altri esemplari di questa dramma Price 2090, Müller 763 passati nelle aste.

apollonia

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