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IGNORED

Le monete più attraenti di Alessandro Magno


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Inviato

Volevi dire δωδεκάς 

 

 

apollonia

Si, dodeka (duo kai deka)...

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Inviato (modificato)

Col tempo quest'ultimo sistema divenne prevalente ma vi  fu un periodo di transizione in cui veniva usato alternativamente l'uno o l'altro sistema ed in alcuni casi anche tutti e due contemporaneamente....

Vero, ma ciò non significa che si potesseeo mischiare tra loro, ma semplicemente che un singolo individuo conosceva più di un sistema di numerazione. Conosco i numeri arabi, romani e (+o- :rofl: ) greci, ma non avrebbe senso che io scriva C3 :Greek_Gamma:  per indicare 133 e nessuno tranne me lo capirebbe...

Questo è il testo di un’ epigrafe, conservata  nel Museo di Tebe e risalente agli inizi del I secolo a.C. (precisamente al 90-85 a.C.) in cui  tutte le cifre sono espresse con il sistema alfabetico o ionico con l’eccezione delle somme pari o superiori alle 10.000  dracme, espresse con il sistema attico. Su questa iscrizione si veda M. Calvet - P. Roesch, Les Sarapieia de Tanagra, in Revue archéologique, 1966, 2, pp.297-332 (da questo articolo è tratta l’immagine qui postata).

E’ solo uno degli esempi di commistione, all’interno della stessa cifra,  di numeri  tratti dal sistema di numerazione attico o acrofonico e numeri tratti dal sistema di numerazione ionico o alfabetico…..

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Inviato

Conosco i numeri arabi, romani e (+o- :rofl: ) greci, ma non avrebbe senso che io scriva C3 :Greek_Gamma:  per indicare 133 e nessuno tranne me lo capirebbe...

Non dobbiamo basarci su quello che sappiamo noi OGGI, ma cercare di capire cosa sapevano loro ALLORA.... E' questa l'archeologia, no?

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Inviato

Questo è il testo di un’ epigrafe, conservata  nel Museo di Tebe e risalente agli inizi del I secolo a.C. (precisamente al 90-85 a.C.) in cui 

 

Non dobbiamo basarci su quello che sappiamo noi OGGI, ma cercare di capire cosa sapevano loro ALLORA.... E' questa l'archeologia, no?

 

. Su questa iscrizione si veda M. Calvet - P. Roesch, Les Sarapieia de Tanagra, in Revue archéologique, 1966, 2, pp.297-332 (da questo articolo è tratta l’immagine qui postata).

E’ solo uno degli esempi di commistione, all’interno della stessa cifra,  di numeri  tratti dal sistema di numerazione attico o acrofonico e numeri tratti dal sistema di numerazione ionico o alfabetico…..

Capire e inventare sono due cose ben diverse... tutte le cifre sono espresse con il sistema alfabetico o ionico con l’eccezione delle somme pari o superiori alle 10.000  dracme, espresse con il sistema attico... Che siano insieme nello stesso testo è molto diverso: " Nel III secolo d.C. ci sono stati almeno 50 imperatori diversi...". Ti sarei grato se fornissi la traduzione, non ho voglia di farmela io... e magari un commento dell'autore sui numeri l' presenti...

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Inviato (modificato)

Capire e inventare sono due cose ben diverse... 

Non invento nulla. Ho indicato i riferimenti dell'articolo. Non riesco a caricare il PDF perchè è troppo pesante. L'epigrafe esiste nel mondo della realtà e non solo nella mia fantasia. Si tratta della lista delle spese sostenute per i festeggiamenti in onore di Serapide nella città di Tanagra in Beozia. Gli autori danno atto che c'è una commistione di cifre dei due principali sistemi di numerazione. Di questa epigrafe e di altre testimonianze del genere parlerò in un articolo di prossima pubblicazione.

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Che siano insieme nello stesso testo è molto diverso:

Non stanno insieme nello stesso testo ma all'interno della stessa cifra.

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Inviato (modificato)

Allego comunque una pagina saliente

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Modificato da King John
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Mettiti d'accordo su quello che vuoi dire.

Ho espresso 2 volte lo stesso concetto... = non c'è nulla di strano che due numeri di sistemi numerali differenti siano utilizzati in uno stesso testo (per le motivazioni più varie), assurdo è invece che due (o addirittura 3) sistemi numerali differenti siano usati per costruire un singolo numero (al quale poi possiamo aggiungere un numero variabile di zeri a piacere..)

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Inviato

Allego comunque una pagina saliente

Grazie!

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Inviato (modificato)

assurdo è invece che due (o addirittura 3) sistemi numerali differenti siano usati per costruire un singolo numero (al quale poi possiamo aggiungere un numero variabile di zeri a piacere..)

Intanto è proprio quello che succede in questa epigrafe... Ho anche altri esempi da fare ma preferisco rimandare all'articolo di cui parlavo sopra (tanto so che qui non riuscirò a convincerti). In questo articolo segnalerò anche delle epigrafi in cui, oltre a cifre tratte dai due principali sistemi di numerazione, figurano anche cifre tratte da qualche sistema di numerazione minore che si erano diffuse un po’ dappertutto.

Riguardo agli zeri che completano i numeri che, secondo me, sono riportati sulle monete bisogna tener presente che grossi numeri andavano riportati in uno spazio molto, molto ristretto per cui bisognava essere sintetici: la cosa era facilitata dal fatto che sia nel linguaggio corrente che nelle notazioni numeriche, le cifre venivano espresse in decine (dekades), centinaia (hekatontades), migliaia (chiliades), decine di migliaia (myriades) e centinaia di migliaia (dekakismyriades). Ad esempio, Platone (Fedro 257) per indicare la cifra di 9.000 anni usa l’espressione “ennea chiliades etōn”, vale a dire “nove migliaia di anni”. Gli zeri non li aggiungo io a piacere ma venivano sottintesi (due zeri se la cifra era espressa in centinaia, tre zeri se la cifra era espressa in migliaia, etc...)

Modificato da King John
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Ho espresso 2 volte lo stesso concetto... =

Hai ragione: solo dopo ho capito cosa volevi dire.

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Coins, please!

 

 

apollonia


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Riprendo dal post # 2874 su Alessandro il Molosso.

 

Dalla Nomos 1 del 5 maggio 2009, lotto 55:

 

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KINGS of EPEIROS. Alexander son of Neoptolemos. 350-330 BC. Stater (Silver, 10.94 g 12), Tarentum (?), circa 332. Head of Zeus Dodonaios to right, wearing oak wreath; below neck, Γ. Rev. ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΥ / ΤΟΥ ΝΕΟΠΤΟΛΕΜΟΥ Thunderbolt. Dewing 1438. PCG III. B, 28. Vlasto, Alexander Group D, 9c (this coin). Ward 460 (this coin). A particularly attractive example, of lovely style and unusually well preserved. Nicely toned, about extremely fine.

 

 

From the collections of the Metropolitan Museum of Art and John Ward, Sotheby & Co., Zurich, 4 April 1973, 380.

Alexander the Molossian was yet another high-born general who came to the aid of the Greeks of Magna Graecia against their native enemies. His greatest legacy was numismatic: gold and silver staters bearing a head of Zeus and a thunderbolt, which were struck on his behalf to pay his troops. They are generally thought to have been minted in Tarentum, and are certainly only found in southern Italy, but HN III ignores them and they tend to be classified under Epirus alone (though they seem not to have circulated there). This piece is one of the finest known examples.

 

 

apollonia


Inviato (modificato)

Prima che la discussione vada avanti volevo fare un ultimo accenno a Mitridate… ma non a Mitridate VI Eupatore, re del Ponto, bensì a Mitridate I il Grande, Callinico, Filelleno e Filoromano,  re di Commagene (salito al trono nel 109 a.C.). Nel sito archeologico dell’antica capitale del suo regno, Arsamela, è conservato questo altorilievo che raffigura Mitridate, che stringe la mano ad Eracle: se Mitridate Eupatore è raffigurato con la leontè di Eracle, Mitridate I di Commagene parla direttamente con Eracle. Insomma, era una prerogativa di tutti i Mitridate relazionarsi a tu per tu con Eracle….

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Modificato da King John
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Inviato

Ecco una moneta di Mitridate I di Commagene.

 

PAPHLAGONIA. SINOPE. I° Periodo di Mitridate di Commagene (II°-I° sec. a.C.). Grande bronzo. AE. 30. Peso gr. 19,11. D/Testa di Athena a d. con elmo crestato e ornato di Pegaso. R/Perseo stante a s. con la testa di Medusa, accanto a lui a d. a terra il corpo di Medusa. AE. Patina scura.

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Inviato

Ritornando ad Alessandro il Molosso guardate che splendore.....

 

Classical Numismatic Group > Triton XIX Auction date: 5 January 2016 Lot number: 110

Price realized: 95,000 USD   (Approx. 87,951 EUR)   Note: Prices do not include buyer's fees.   Lot description:


KINGS of EPEIROS. Alexander. 350-330 BC. AV Stater (17mm, 8.53 g, 2h). Tarentum mint. Struck circa 334-332 BC. Bearded head of Zeus Dodonaios right, wearing wreath of oak leaves / AΛEΞANΔPO[Y] [T]OY NEOΠTOΛEMO[Y], horizontal thunderbolt; above, spearhead right. Vlasto, Alexander, Group C, Type 4; R. R. Holloway, "Alexander the Molossian and the Attic Standard in Magna Graecia," in La circulazione della moneta ateniese in sicilia e in magna grecia. Atti del I convegno del centro internazionale di studi numismatici, Napoli 5-8 Aprile 1967 (Rome, 1969), pl. XI, 7 = Vlasto, Or, pl. IE, 16 = ACGC 686 = Traité IV 329 = BMC 1; Hunterian 1. Good VF, light marks in fields, a few edge bumps. Extremely rare, one of four known, and the only piece not in a public collection. 


Ex J. William Middendorf II Collection (Christie's New York, 30 November 1990), lot 42; Classical Numismatic Auctions 1 (1 May 1987), lot 46.

This coin is the only genuine stater of Alexander the Molossian to have been offered for sale over the past 75 years; the Leu 52 piece was withdrawn as a modern forgery.

Alexander the Molossian, in 334 BC, was invited by Tarentum to defend the city against the Samnites, Brettii, and Lucani of central Italy. While Alexander accepted their appeal, the true purpose for his intervention was to extend his dominion in the West just as his namesake, the king of Macedon, was establishing a great empire in the East. After initial successes, his career was abruptly terminated in 330 BC beneath the walls of Pandosia where he perished in battle against the Bruttians, much to the relief of the Tarentine Republic. Alexander honored Zeus of Dodona, the central deity of the Molossians, on his coins. The sanctuary of Zeus Naïos at Dodona was reputed to be the oldest Greek oracle, and was known to Homer. 

Estimate: 100000 USD

 

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Inviato

Rara ed interessante opera, sopratutto da trovarsi in originale da estratto.

Se servisse qualche info, l ho in biblioteca...

Skuby


Inviato

Rara ed interessante opera, sopratutto da trovarsi in originale da estratto.

Se servisse qualche info, l ho in biblioteca...

Skuby

Sul link che ho postato si può visionare tutta... basta iscriversi: è completamente gratis. E anche tutto il resto della Numismatic Chronicle...

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Un’altra emissione in oro di Alessandro il Molosso è questa emilitra - 1/12 di statere

 

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CALABRIA, Tarentum. Alexander the Molossian. King of Epeiros, 350-330 BC. AV Hemilitra – Twelfth Stater (8mm, 0.65 g, 10h). Struck circa 333-331/0 BC. Radiate head of Helios facing slightly left / Thunderbolt; AΛ/EΞ in two lines, above and below. Vlasto, Alexander, Type 6A, pl.ix, 10 (same dies); cf. Fischer-Bossert G3; Vlasto 1864–5; cf. HN Italy 906. Near EF.

CNG 100, Lot: 2. Estimate $3000. Sold for $2750
From the collection of Dr. Lawrence A. Adams, purchased from Superior, March 1994. Ex George & Robert Stevenson Collection (Classical Numismatic Group XXVI, 11 June 1993), lot 7.

 

Anche suo cognato Filippo II di Macedonia ha coniato questa frazione di statere, ma non Alessandro Magno che, se ben ricordo, si è fermato all’ottavo di statere. In compenso Alessandro ha coniato i distateri mentre papà Filippo si era fermato al ‘mono’.

 

 

apollonia


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Inviato

Una frazione d’argento è questo diobolo, con il rovescio simile a quello dello statere dello stesso metallo.

 

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CALABRIA, Tarentum. Alexander the Molossian. King of Epeiros, 350-330 BC. AR Diobol (1.23 g, 12h). Struck circa 333-331/0 BC. Radiate head of Helios facing slightly left / ALEXANDRO [T]OU NEOPTOL[EMOU], thunderbolt. Vlasto, Alexander, type 8; Vlasto 1873-1874; Jameson 1123. EF, toned. Very rare, and exceptional for issue.

Sale: Triton X, 8 January 2007, Lot: 29. Estimate $1500. Sold For $3500. 

From the David Herman Collection.

This issue was struck by Alexander during his expedition to aid the Tarentines against the Samnites, Brettii, and Lucani.

 

 

apollonia


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E ora due splendidi stateri d'oro di Taranto in relazione con Alessandro il Molosso.

 

Greek Coins 
Calabria, Tarentum
Stater circa 333-331/0, AV 8.54 g. TA[PA] Diademed and veiled female head (Hera) r.; below chin, dolphin and below neck truncation, ΣΙ. Rev. Naked raider on horseback r., hurling spear and holding shield and two more spears; in upper field r., thunderbolt and below horse, [ΑΠΟΛ]. Vlasto G 10 (these dies). SNG France 1773 (these dies). McClean 595 and pl. 23, 17 (these dies). Fischer-Bossert G1. Historia Numorum Italy 905.
Extremely rare, the finest of very few specimens known. A magnificent coin work of a
skilled die-engraver. Struck in high relief, extremely fine / good extremely fine
Assigning dates to Greek gold coins is often difficult, but this issue of Taras seems to have been struck during Alexander the Molossian’s expedition to southern Italy, when in 334 he answered the plea of the Tarentines for aid against their non-Greek neighbours, the Lucanians and the Messapii. It was not the first (nor the last) time the Tarentines would seek help from other Greeks, for a decade earlier the Spartan king Archidamus had come to their aid against the same enemies, only to be killed in the effort.
Alexander was a brother of Olympias, the mother of Alexander the Great, as well as a brother-in-law of the more famous Alexander. With Macedonian help, he had been made king of the Molossians, the strongest of the Epeirot tribes; but in light of what his brother-in-law was achieving in the East, it seems this lesser Alexander entertained ambitions of conquering the West, which raised alarm among the Tarentines. 
Livy tells us that during the expedition, Alexander was victorious in a pitched battle against the Lucanians and the Samnites while he was marching up from Paestum. After that battle he made a treaty with the Romans (Rome and Italy viii.17.10), who had their own troubles with the Samnites; the nature of that alliance, however, is not known since Alexander was killed by a Lucanian in 330, before it could be enacted.
Estimate: 45000 CHF

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Inviato

A remarkable selection of Greek Coins 
Calabria, Tarentum
Stater circa 333-331/0, AV 8.52 g. TAPA Veiled and diademed head of Hera r., wearing earring and necklace; below chin, dolphin swimming downwards. Behind neck, [E]. Rev. TAPANTINΩN Young Taras standing r., raising hands in supplication to Poseidon seated l., leaning forward and holding trident; in field r., star / T. Below stool, diphros and K. Vlasto 1 (these dies). de Luynes 241 (these dies). AMB 89 (these dies). Kraay-Himer pl. X, 315 (this reverse die). SNG France 1777 (these dies). Jenkins Essays Thompson, pl. 10, 13 and 19 (these dies). Fischer-Bossert G5. Historia Numorum Italy 901 (these dies) 
Extremely rare and one of the most desirable Greek issues in gold. A reverse composition 
of great beauty and superb style, minor marks otherwise good very fine
Of all the coins of Tarentum, this gold stater perhaps elicits the greatest praise for the skill and ingenuity of the engraver. The composition is masterful, and one can only imagine how this would have looked on the grand scale of a statuary group. Beyond the composition, we may revel in the quality of the engraving, which breathes life into a scene that otherwise might appear stiff and formal. The artist treats us to nothing less than an impassioned plea of young Taras to a towering, but caring figure of Poseidon, who considers the proposal. A coin type of such a highly personal nature demands a tie to history. Various opinions have been offered, which help to narrow the possibilities down to the period 342 to 330 B.C. The two events in this era that could have prompted this coinage are interventions in Southern Italy on behalf of the Tarentines by Archidamus of Sparta in 342 and Alexander the Molossian, whose more enduring (but no less disastrous) campaign began in 334. Robinson prefers the former, interpreting the scene as an allusion to the plea of Taras to its mother city Sparta. Other scholars prefer the latter, associating the coinage with Alexander, especially since the thunderbolt symbol is prominent. Robinson argues that the thunderbolt need not be taken as a certain allusion to Alexander, as it is a common symbol, and that the type is more appropriate to the relationship between colony and mother city. Though the obverse generally is not the focal point of this coinage, it is worth noting that the beautiful female head – usually described as Persephone – may actually be Hera. In particular, her stephane is decorated with palmettes in a manner identical to that worn by Hera on the staters of Elis. Also of interest is the fact that the inscription TAPA before her face has generally been missed by researchers: Robinson only hinted at what appeared to be portions of the inscription on the Gulbenkian example, though we are fortunate that Rutter, in his recent Historia Numorum Italy, includes it in his description of the type.
Estimate: 35000 CHF

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Inviato (modificato)

Ecco come Livio (Ab Urbe condita, VIII, 24) narra la morte di Alessandro il Molosso presso Pandosia (Lucania):

 

Si tramanda che in quello stesso anno venne fondata in Egitto la città di Alessandria e che il re dell'Epiro Alessandro, assassinato da un esule lucano, con la sua fine confermò un oracolo di Giove a Dodona. Essendo stato chiamato in Italia dai Tarentini, l'oracolo lo aveva avvertito di guardarsi dall'acqua Acherusia e dalla città di Pandosia, perchè là il destino aveva fissato per lui il termine della vita. Perciò era passato rapidamente in Italia, in modo tale da trovarsi quanto più lontano possibile dalla città di Pandosia e dal fiume Acheronte, che, scendendo dalla Molosside negli stagni Infernali, sfociava nel golfo di Tesprotide. Ma, come sovente succede, l'uomo cercando di evitare il proprio destino finisce per coglierlo in pieno: dopo aver ripetutamente sconfitto le legioni dei Bruzzi e dei Lucani, Alessandro strappò ai Lucani la colonia tarentina di Eraclea, conquistò Siponto degli Apuli, Cosenza e Terina dei Bruzzi e ancora altre città dei Messapi e dei Lucani, e inviò in Epiro trecento illustri famiglie da tenere in ostaggio. Dopo tutto questo, si accampò non lontano dalla città di Pandosia (che si trovava presso i confini con la Lucania e il Bruzzio), su tre colline poste a breve distanza le une dalle altre, dalle quali era possibile effettuare incursioni in ogni punto del territorio nemico. Aveva intorno a sè circa duecento esuli lucani che egli considerava affidabili, ma che, com'è in genere l'attitudine di quel popolo, erano pronti a cambiare fede col cambiare della fortuna. Siccome le piogge incessanti avevano inondato tutte le campagne e diviso in tre tronconi l'esercito, togliendo la possibilità dell'assistenza reciproca, le due guarnigioni dove non c'era il re furono sopraffatte da un improvviso attacco dei nemici. Questi, dopo averle fatte a pezzi, si concentrarono esclusivamente sull'assedio della guarnigione in cui era Alessandro. Gli esuli lucani inviarono messaggeri ai loro conterranei, promettendo che, se avessero ottenuto la garanzia di poter rientrare incolumi, avrebbero consegnato nelle loro mani il re, vivo o morto. Ma Alessandro stesso, con un gesto audace e valoroso, si aprì la strada tra i nemici con un plotone di uomini scelti e uccise il comandante dei Lucani in duello. Quindi, raccolti i suoi che si erano dispersi nel corso della fuga, arrivò a un fiume, dove le recenti rovine di un ponte, spazzato via dalla violenza delle acque, indicavano la strada da seguire. Mentre i suoi uomini stavano attraversando il fiume in un guado malsicuro, un soldato spossato dalla fatica e dalla paura, maledicendo il sinistro nome del fiume, gridò: 'A ragione ti chiamano Acheronte!'. Non appena il re udì questa frase, subito ricordò il suo destino e si fermò, incerto se affrontare il guado o meno. Allora Sotimo, uno dei giovani nobili al suo seguito, chiedendogli perchè indugiasse in un momento di così grande pericolo, gli indicò i Lucani che stavano cercando di tendergli un agguato. Quando il re li vide sopraggiungere a breve distanza in gruppo compatto, sguainò la spada e spinse il cavallo nel mezzo della corrente. Era già quasi arrivato sulla terraferma quando un esule lucano lo trafisse con un giavellotto. Alessandro crollò a terra con il giavellotto conficcato nel corpo esanime e la corrente lo trascinò in mezzo ai posti di guardia dei nemici, dove fu orrendamente mutilato. Dopo averlo tagliato a metà, ne mandarono una parte a Cosenza e tennero l'altra per ludibrio. Mentre la utilizzavano come bersaglio lanciando da lontano pietre e giavellotti, una donna da sola, mescolatasi alla folla che stava infierendo oltre il limite di ogni rabbia umana, li pregò di fermarsi per un attimo e in preda alle lacrime disse che suo marito e i suoi figli erano prigionieri in mano del nemico, e che col corpo del re, benchè sconciato, sperava di poterli riscattare. Questo pose fine alle mutilazioni. Ciò che restava del cadavere venne sepolto a Cosenza: soltanto quella donna se ne curò. Le ossa vennero inviate al nemico a Metaponto, e di lì furono trasportate via mare in Epiro alla moglie Cleopatra e alla sorella Olimpiade, rispettivamente madre e sorella di Alessandro Magno. Questa fu la triste fine di Alessandro dell'Epiro. Basti averne riferito in breve: pur avendogli la sorte impedito di scontrarsi con i Romani, egli combattè delle guerre in Italia.

Modificato da King John
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