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Le monete più attraenti di Alessandro Magno


apollonia

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Per completezza d’informazione, il Price riporta quattro esemplari di bronzi 2799 tre dei quali sono contromarcati al rovescio con una testa di leone, e dodici esemplari di bronzi 2800 di cui nove presentano la stessa contromarca al rovescio.

I bronzi con la contromarca come i due qui illustrati (Price 2799 con fiaccola con nastri e Price 2800 con fiaccola semplice) sono quindi più comuni.

post-703-0-49112300-1403889316_thumb.jpg

post-703-0-13726100-1403889345_thumb.jpg

Così il bronzo più raro del ‘poker’ risulta quello acquistato da Andrea e quello che ho intenzione di acquistare io (filleted race torce, not countermarked).

apollonia

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Per completezza d’informazione, il Price riporta quattro esemplari di bronzi 2799 tre dei quali sono contromarcati al rovescio con una testa di leone, e dodici esemplari di bronzi 2800 di cui nove presentano la stessa contromarca al rovescio.

I bronzi con la contromarca come i due qui illustrati (Price 2799 con fiaccola con nastri e Price 2800 con fiaccola semplice) sono quindi più comuni.

Bronzo gorytos 2799 contromarca.jpg

AE gorytos Price 2800 contromarca.jpg



Così il bronzo più raro del ‘poker’ risulta quello acquistato da Andrea e quello che ho intenzione di acquistare io (filleted race torce, not countermarked).

Apollonia

Grazie Apollonia :),ma mi sembra di ricordare di esemplari di P.2800-2799 da te presentanti all'inizio di questa discussione con la contromarca che erano davvero mirabili. Il fatto è che spesso si trovano queste contromarche con la testa di leone, ma spesso sono poco decifrabili.

Il tuo probabile P.2799 mi sembra piuttosto belloccio comunque.I filamenti della fiaccola sono non perfettamente completi ma sono comunque stati ben impressi al momento della coniazione e risultano ben definiti.

Che mi dite invece del colore della patina? E' forse una patina fiume? E' comunque una patina piacevole. :)

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Per completezza d’informazione, il Price riporta quattro esemplari di bronzi 2799 tre dei quali sono contromarcati al rovescio con una testa di leone, e dodici esemplari di bronzi 2800 di cui nove presentano la stessa contromarca al rovescio.

I bronzi con la contromarca come i due qui illustrati (Price 2799 con fiaccola con nastri e Price 2800 con fiaccola semplice) sono quindi più comuni.

Bronzo gorytos 2799 contromarca.jpg

AE gorytos Price 2800 contromarca.jpg

Così il bronzo più raro del ‘poker’ risulta quello acquistato da Andrea e quello che ho intenzione di acquistare io (filleted race torce, not countermarked).

Apollonia

Grazie Apollonia :),ma mi sembra di ricordare di esemplari di P.2800-2799 da te presentanti all'inizio di questa discussione con la contromarca che erano davvero mirabili. Il fatto è che spesso si trovano queste contromarche con la testa di leone, ma spesso sono poco decifrabili.

Il tuo probabile P.2799 mi sembra piuttosto belloccio comunque.I filamenti della fiaccola sono non perfettamente completi ma sono comunque stati ben impressi al momento della coniazione e risultano ben definiti.

Che mi dite invece del colore della patina? E' forse una patina fiume? E' comunque una patina piacevole. :)

Ciao Andrea. Per la verità i gorytos contromarcati a cui ti riferisci sono stati presentati in un'altra discussione, precisamente

http://www.lamoneta....essandro-magno/ (gorytos con fiaccola in esergo contromarcati con testa di leone ai post # 18, 29, 31, 34).

apollonia

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Per completezza d’informazione, il Price riporta quattro esemplari di bronzi 2799 tre dei quali sono contromarcati al rovescio con una testa di leone, e dodici esemplari di bronzi 2800 di cui nove presentano la stessa contromarca al rovescio.

I bronzi con la contromarca come i due qui illustrati (Price 2799 con fiaccola con nastri e Price 2800 con fiaccola semplice) sono quindi più comuni.

Bronzo gorytos 2799 contromarca.jpg

AE gorytos Price 2800 contromarca.jpg

Così il bronzo più raro del ‘poker’ risulta quello acquistato da Andrea e quello che ho intenzione di acquistare io (filleted race torce, not countermarked).

Apollonia

Grazie Apollonia :),ma mi sembra di ricordare di esemplari di P.2800-2799 da te presentanti all'inizio di questa discussione con la contromarca che erano davvero mirabili. Il fatto è che spesso si trovano queste contromarche con la testa di leone, ma spesso sono poco decifrabili.

Il tuo probabile P.2799 mi sembra piuttosto belloccio comunque.I filamenti della fiaccola sono non perfettamente completi ma sono comunque stati ben impressi al momento della coniazione e risultano ben definiti.

Che mi dite invece del colore della patina? E' forse una patina fiume? E' comunque una patina piacevole. :)

ciao Andrea, personalmente non la riterrei una vera "patina" quella definita fiume o tevere (river patina). In realtà ho indicato tra virgolette patina, in quanto più che una vera e propria patina (che normalmente si forma in base alla giacenza nel suolo, una sorta di mineralizzazione del bronzo) è un fenomeno meccanico dell'acqua che modifica la superficie della moneta. Spesso vedo monete spatinate o prive di patina che vengono definite "patina fiume", in realtà la "patina fiume" è altra.

Il bronzo sopra, non la considererei "patina fiume".

skuby

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Mi sembra che la patina Tevere si riferisca a una moneta priva di patina perché è rimasta per tutto il tempo in un ambiente di acqua fresca e in assenza di ossigeno (generalmente il fondo di un fiume) prima del ritrovamento. La stessa cosa può verificarsi anche nel sottosuolo in determinate condizioni ambientali. La vera patina Tevere si sviluppa di preferenza su monete di ottone la cui superficie diventa leggermente butterata e non va confusa con quella che si vede su monete trovate con una patina che poi è stata tolta, cioè spatinate.

La patina deserto è dovuta invece alla deposizione di granelli microscopici di sabbia o di terreno sabbioso su una parte o su tutta la superficie della moneta che assume un colore beige. Questa incrostazione può essere correlata alla patina se il processo di cementazione che la fissa alla superficie è connesso al processo di formazione della patina.

La patina normale di colore marrone su una moneta di rame o di bronzo può essere dovuta a uno strato sottilissimo di ossidi di rame di color rosso (Cu2O) e nero (CuO) formati per azione dell’ossigeno sul rame oppure a una miscela spessa di patina verde di sali di rame (carbonato basico, acetato) e rossa di ossido rameoso.

apollonia

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Mi sembra che la patina Tevere si riferisca a una moneta priva di patina perché è rimasta per tutto il tempo in un ambiente di acqua fresca e in assenza di ossigeno (generalmente il fondo di un fiume) prima del ritrovamento. La stessa cosa può verificarsi anche nel sottosuolo in determinate condizioni ambientali. La vera patina Tevere si sviluppa di preferenza su monete di ottone la cui superficie diventa leggermente butterata e non va confusa con quella che si vede su monete trovate con una patina che poi è stata tolta, cioè spatinate.

La patina deserto è dovuta invece alla deposizione di granelli microscopici di sabbia o di terreno sabbioso su una parte o su tutta la superficie della moneta che assume un colore beige. Questa incrostazione può essere correlata alla patina se il processo di cementazione che la fissa alla superficie è connesso al processo di formazione della patina.

La patina normale di colore marrone su una moneta di rame o di bronzo può essere dovuta a uno strato sottilissimo di ossidi di rame di color rosso (Cu2O) e nero (CuO) formati per azione dell’ossigeno sul rame oppure a una miscela spessa di patina verde di sali di rame
(carbonato basico, acetato) e rossa di ossido rameoso.

Apollonia









Potremmo quindi dire che si tratta di una patina deserto nel caso in questione?

p.s. Mi sono andato a rivedere gli splendidi bronzi BASILEOS con fiaccola e contromarca della discussione su "la mia prima moneta di Alessandro Magno". Grazie Apollonia :)

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Mi sembra che la patina Tevere si riferisca a una moneta priva di patina perché è rimasta per tutto il tempo in un ambiente di acqua fresca e in assenza di ossigeno (generalmente il fondo di un fiume) prima del ritrovamento. La stessa cosa può verificarsi anche nel sottosuolo in determinate condizioni ambientali. La vera patina Tevere si sviluppa di preferenza su monete di ottone la cui superficie diventa leggermente butterata e non va confusa con quella che si vede su monete trovate con una patina che poi è stata tolta, cioè spatinate.

La patina deserto è dovuta invece alla deposizione di granelli microscopici di sabbia o di terreno sabbioso su una parte o su tutta la superficie della moneta che assume un colore beige. Questa incrostazione può essere correlata alla patina se il processo di cementazione che la fissa alla superficie è connesso al processo di formazione della patina.

La patina normale di colore marrone su una moneta di rame o di bronzo può essere dovuta a uno strato sottilissimo di ossidi di rame di color rosso (Cu2O) e nero (CuO) formati per azione dell’ossigeno sul rame oppure a una miscela spessa di patina verde di sali di rame (carbonato basico, acetato) e rossa di ossido rameoso.

Apollonia

Potremmo quindi dire che si tratta di una patina deserto nel caso in questione?

p.s. Mi sono andato a rivedere gli splendidi bronzi BASILEOS con fiaccola e contromarca della discussione su "la mia prima moneta di Alessandro Magno". Grazie Apollonia :)

Sinceramente non saprei. Dalla foto quella zona giallina centrale del rovescio potrebbe essere dovuta a incrostazioni. Anche sul diritto si notano zone di questo colore. Il volto di Eracle è leggermente butterato (pitted) e questo potrebbe essere dovuto a pulizia/spatinatura della moneta. Il seller non dice nulla in merito. Sentiamo cosa ne pensa sku.

apollonia

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Stasera potrò prendere visione del tetra Price P205 illustrato al post #1812 con il volto di Elio di fronte come simbolo sul rovescio.

Come premessa, qualche notizia sul dio del Sole.

ELIO: nella mitologia greca era la personificazione del Sole, come corpo celeste e datore di luce, più tardi confuso con Apollo; era figlio del titano Iperione (la più antica personificazione del Sole) e di Teia, fratello di Selene (la Luna) e di Eos (l'Aurora). Nel mito fu il dio "che cammina al disopra" di tutte le cose. Risvegliato dal canto del gallo, che gli è sacro, e preceduto dall'Aurora, egli guida ogni giorno la sua quadriga attraverso la volta celeste, dallo splendido palazzo che sorge a oriente, nella Colchide, fino a un palazzo egualmente splendido nell'estremo occidente, dove scioglie i cavalli e li lascia pascolare nelle Isole dei Beati. Poi torna a oriente percorrendo il fiume Oceano che scorre attorno al mondo, carica cocchio e cavalli su una nave dorata costruita da Efesto e dorme tutta la notte in una comoda cabina. Una sola volta Elio mutò il suo corso, allorché Atreo, su consiglio di Zeus, propose al fratello Tieste di cedergli il trono di Micene, posto che il sole muti il suo corso. Tieste acconsentì ad abdicare se un simile prodigio si fosse verificato. Al che Zeus sovvertì le leggi della natura, ed Elio, giunto a metà del suo viaggio nel cielo, fermò il cocchio e voltò i cavalli verso l'alba e quella sera, per la prima e per l'ultima volta, il sole tramontò a oriente. Così Atreo regnò definitivamente sulla città.
Dall'immagine primitiva con la quale si paragonò il Sole a una ruota fiammeggiante che si volge per il cielo, si passò ben presto a quella del carro che percorre il cielo, tirato da focosi cavalli splendidi, lucenti, spiranti fuoco, e chiamati Piroide, Eoo, Etone e Flegone. Omero non sa nulla ancora del cocchio né dei destrieri infuocati.
Elio ebbe come moglie Perseide, una delle figlie di Oceano e di Teti, da cui nacquero vari figli: la maga Circe, Eete, che regnò nella Colchide, dove Elio aveva il suo aureo palazzo, e Pasifae, che fu moglie di Minosse, e un figlio, Perse, il quale spodestò il fratello Eete, e fu ucciso dalla propria nipote, Medea. Inoltre, Elio si unì a varie altre donne: la ninfa Rodo, dalla quale ebbe sette figli, gli Eliadi; Climene, una delle sorelle di sua moglie Perseide, la quale gli diede Fetonte e cinque figlie, anch'esse chiamate le Eliadi; Leucotoe, figlia d'Orcamo e d'Eurinome. Figli di Elio erano considerati
Augia, che fu re dell'Elide, e soprattutto Fetonte ("il brillante"), che presso Omero è solo un attributo del dio e più tardi divenne persona. Nel mito di Fetonte, ampiamente esposto da Ovidio (Metamorfosi, I, II), Elio cedette alle insistenze del suo figliolo che da tempo gli chiedeva di poter guidare il cocchio del Sole. Fetonte voleva dar prova della sua abilità alle sorelle; e sua madre Climene lo incoraggiò all'impresa. Ma poiché gli mancava la forza necessaria per controllare lo slancio dei bianchi cavalli che le sue sorelle avevano aggiogato al carro, si lasciò trascinare dapprima così alto nel cielo che tutti i mortali rabbrividivano per il freddo, e poi così vicino alla terra da inaridire i campi. Zeus, in un impeto di collera, lo annientò con la folgore e Fetonte precipitò nell'Eridano (Po).
Nel mito, Elio si presenta anche come pastore. Infatti nell'isola di Trinacria, poi identificata con la Sicilia, aveva sette mandrie di giovenche e sette greggi di pecore, ciascuna formata da cinquanta capi, il cui numero non aumentava né diminuiva mai, custodite da due ninfe Fetusa, ("la splendente"), e Lampezia, ("la brillante"), figlie di Elio e di Neera. Si spiegò questo armento come l'immagine dell'anno primitivo di trecentocinquanta giorni e altrettante notti, divisi in cinquanta settimane. Altri ritenne che l'armento bianco-rosato del Sole fosse l'immagine delle nuvole che accompagnano il Sole quando sorge e quando tramonta. Più tardi Elio fu identificato con Apollo, che pure ci è presentato come pastore.
Elio tutto vede e dappertutto penetra, ma non è un acuto osservatore e non si accorse nemmeno che i compagni di Odisseo rubavano il bestiame a lui sacro. Questi buoi del Sole, che furono mangiati dai compagni di Odisseo, erano animali d'un candore immacolato, dalle corna dorate, ed erano custodite dalle figlie del Sole, le Eliadi. Anche il gigante Alcioneo rubò due volte i sacri bovini di Elio, da Erizia e dalla cittadella di Corinto. Gli Argonauti, invece, veleggiando lungo le coste orientali della Sicilia, videro i bianchi greggi di Elio pascolare presso la riva, ma resistettero alla tentazione di rubare qualche capo.
Eracle, mentre attraversava il deserto africano, incoccò una freccia nell'arco e la scagliò contro Elio, perché non riusciva a lavorare con tale calura. Si scusò poi col dio e subito allentò l'arco. Per non essere da meno in fatto di cortesia, Elio imprestò a Eracle la sua nave d'oro, perché in essa navigasse per raggiungere le mandrie di Gerione nell'isola di Erizia.
Rodi è il suo dominio. Accadde che, mentre Zeus assegnava isole e città ai vari dèi, si scordasse di Elio. Accertatosi della sua dimenticanza, pensò di ricominciare tutto daccapo; ma Elio, con cortesia, gli disse che si sarebbe accontentato dell'isola di Rodi appena emersa dal mare, e ne prese possesso. Colà generò nella ninfa Rodo sette figli e una figlia, Elettriona, che morì vergine e fu onorata come semidea. Zeus aggiunse ai possedimenti di Elio anche l'isola di Sicilia, che fu scagliata in mare durante la battaglia con i Giganti. Quando Poseidone vantò pretese su Corinto, la città di Elio, ottenne soltanto l'Istmo, mentre Elio fu ricompensato con l'acropoli della città.
Egli è concepito come rivelatore e punitore delle colpe degli uomini e degli dèi, e perciò si usa invocarlo con Zeus nei giuramenti e nelle testimonianze. Omero racconta che Elio informò Efesto del convegno amoroso di Ares con Afrodite, e questa, per vendicarsi dell'azione delatoria del dio, aveva ispirato a tutti i figli di Elio amori abominevoli (esempio tipico quello di Pasifae per il toro). nell'inno omerico a Demetra Elio rivela alla dea da chi e come le fu rapita la figlia Persefone; più tardi per opera degli Orfici Elio divenne la fonte della sapienza e il dispensatore della prosperità e di ogni vita. Elio da Euripide in poi fu tenuto lo stesso che Apollo, cioè il dio onniveggente della vaticinazione: dal che derivò anche il soprannome di Febo.
Il dio Sole ebbe il suo culto nell'isola di Rodi, dove in suo onore si celebravano annualmente grandi feste di cui facevano parte gare ginniche e musicali. A Rodi, all'ingresso del porto, s'innalzava il "Colosso di Rodi", una statua colossale di bronzo di Elio, una delle sette meraviglie del mondo. Gli erano sacri il gallo, il nunzio del giorno, gli animali di colore bianco e rosso, e in specie il cavallo. Elio fu nume supremo a Corinto; il suo culto, considerato da alcuni di origine eolica, decadde in seguito all'immigrazione dorica. Ebbe culto anche nell'Elide, ad Argo.

A Roma si trovano tracce di un culto del dio Sole: era certo venerato presso i Sabini. L'antico santuario di Sol a Roma sul Quirinale era attiguo al tempio di Quirino, divinità di origine sabina. Augusto consacrò al dio Sol il 9 di agosto, giorno della battaglia di Farsalo. Nel circo gli era sacro l'obelisco, e vi aveva un tempio; era pure il protettore dei giochi del circo e dello spazio loro riservato, come guidatore della quadriga del cielo.

apollonia

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La ‘radiate Helios head’ è un simbolo frequente sul rovescio dei tetradrammi di Filippo II di Macedonia, raffigurato a volte sotto le zampe anteriori, a volte sotto la pancia del cavallo. Georges Le Rider dedica ben quattro tavole agli argenti con questo simbolo con più di cento esemplari coniati a Pella nei periodi c. 354/3-c.349/8 a. C. e c. 348/7-c.343/2 a. C. Invece sui tetradrammi dei figli di Filippo II, Alessandro Magno e Filippo III Arrideo, questo simbolo compare sporadicamente tant’è vero che il Price riporta solo quattro esemplari della zecca di Babilonia, due per Alessandro (3697-8: BASILEUS ALEXANDROY sul rovescio) coniati nel 323-320 a. C., quindi subito dopo la sua morte, e due per il fratellastro (P205-6: BASILEUS FILIPPOY sul rovescio) coniati nel 323-317 a. C., quando fu proclamato re col nome di Filippo III a condizione che dovesse riconoscere come socio di regno il figlio della vedova di Alessandro, la persiana Rossane, qualora avesse partorito un maschio.

E dire che Eracle, raffigurato sul diritto dei tetradrammi con il trofeo della sua prima fatica, la pelle del leone di Nemea, è stato in buoni rapporti con Elio che aveva avuto modo di incontrare in occasione della sua decima fatica, quando doveva catturare i leggendari buoi rossi di Gerione i cui possedimenti erano posti agli estremi confini della Terra allora conosciuta. Eracle attraversò il deserto africano, separò i due monti Abila e Calipe, in Europa e in Libia, e vi piantò due colonne note come le “Colonne d’Ercole” (il moderno Stretto di Gibilterra). Infastidito dall’eccessiva calura del deserto africano, Eracle incoccò una freccia nell’arco e la scagliò contro Elio, ma poi si scusò e subito allentò l’arco. Per non essere da meno in fatto di cortesia, Elio imprestò a Eracle il suo battello d’oro a forma di coppa per raggiungere le mandrie di Gerione nell’isola di Erizia.

Da notare che la raffigurazione del volto di Elio su tetradrammi di Babilonia è frontale e uno può riconoscere il volto del dio del Sole, mentre su quelli di Pella (Filippo II) è stilizzata, praticamente una sfera raggiata. Vedi ad es.

http://www.lamoneta.it/topic/112740-le-monete-piu-attraenti-di-filippo-ii-di-macedonia/

http://www.lamoneta.it/topic/112277-iconografia-di-helios-su-monete-greche/?hl=helios

Dopo pranzo posterò il mio tetra P205.

apollonia

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Ripresento la foto della moneta come da catalogo d'asta già messa al post # 1812 con quella di un'altra asta con lo sfregio sulla guancia di Eracle (post # 1796) alla quale avevo deciso di rinunciare.

post-703-0-92220600-1404225506_thumb.jpg

Questa è la mia scansione

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apollonia

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Supporter

Questa è la foto della moneta uscita dalla Summer Auction 2013 della Rauch.

post-703-0-22564900-1404225948_thumb.jpg

GRIECHISCHE MÜNZEN - MACEDONIA
Könige von Makedonien Philippos III. (323-317)
(D) Tetradrachme (17,25g), "Babylon" (Mesopotamia), ca. 323-317 v.Chr. Herakleskopf / Zeus Aëtophoros.
Price P205, Müller P117. Im Rv. kleine Stelle leicht berieben.
s.sch.-vzgl.

Diametro 25-27 mm, peso 17,24 g in perfetto accordo con quello in didascalia.

apollonia

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Buona sera a tutti amici del forum,

posto questa monetina in argento 0.70g e 9mm di diametro (obolo) che mi sembra possa essere attribuita al periodo di Alessandro Magno. Non mi occupo di questa tipologia di monete e pertanto mi piacerebbe ricevere qualche informazione in tal senso come il periodo di coniazione e la zecca. Al dritto credo sia raffigurato ercole con la pelle di leone mentre al rovescio zeus seduto a sx che tiene scettro (peccato che la testa è parzialmente tagliata).

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Modificato da antonio bernardo
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:whome:

Buonasera Antonio per le identificazioni, sarebbe meglio postare nella sezione di prof.

Grazie

Skuby

Modificato da skubydu
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Ripresento la foto della moneta come da catalogo d'asta già messa al post # 1812 con quella di un'altra asta con lo sfregio sulla guancia di Eracle (post # 1796) alla quale avevo deciso di rinunciare.

Hai fatto sicuramente un'ottima scelta ;) complimenti per l'acquisto.

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Awards

Supporter

Grazie Matteo.

Non siamo al top della qualità come in questi due esemplari ma la moneta è gradevole.

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post-703-0-00519900-1404309877_thumb.jpg

apollonia

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Questa è la foto della moneta uscita dalla Summer Auction 2013 della Rauch.

Tetra P205 Elio Rauch mio.jpg


GRIECHISCHE MÜNZEN - MACEDONIA
Könige von Makedonien Philippos III. (323-317)
(D) Tetradrachme (17,25g), "Babylon" (Mesopotamia), ca. 323-317 v.Chr. Herakleskopf / Zeus Aëtophoros. Price P205, Müller P117. Im Rv. kleine Stelle leicht berieben.
s.sch.-vzgl.

Diametro 25-27 mm, peso 17,24 g in perfetto accordo con quello in didascalia.



Apollonia



La moneta è davvero bella Apollonia. Devo dire che sicuramente hai fatto bene ad aspettare, perché questa della Rauch mi è sembrata qualitativamente superiore.
Tornando al mito di Helios e del dio Sole in generale, ho trovato qualcosa sul "Sol Invictus" il momento in cui, la devozione per il dio solare raggiunse nell'antichità probabilmente il massimo dei suoi fedeli ed esattamente durante l'Impero Romano, quando Helios e il dio Mitra si riunirono in un unica divinità. Gli imperatori lo videro infatti come un elemento di grande coesione all'interno dell'Impero e a questo si rivolsero nei momenti di crisi più grave, come fece Aureliano, l'Imperatore-soldato. Particolare interessante della festa del "Sol Invictus" è il fatto che la sua festa si celebrasse proprio nel giorno più sacro per il Cristianesimo, il 25 dicembre.
Ecco quello che ho trovato su Wikipedia:

Sol Invictus ("Sole invitto") o, per esteso, Deus Sol Invictus ("Dio Sole invitto") era un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardo Impero romano: Helios, El-Gabal, Mitra che finirono per essere assimilate, nel periodo della dinastia dei Severi, all'interno di un monoteismo "solare".

Il culto del Sol Invictus ha origine in oriente. Ad esempio le celebrazioni del rito della nascita del Sole in Siria ed Egitto erano di grande solennità e prevedevano che i celebranti ritiratisi in appositi santuari ne uscissero a mezzanotte, annunciando che la Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato come un infante. In particolare, è l'apologeta cristiano Epifanio di Salamina [4] a segnalare che in alcune città d'Arabia e d'Egitto i pagani celebravano una festa dedicata al trionfo della luce sulle tenebre, e incentrata sulla nascita del dio Aîon, generato dalla vergine Kore, con un evidentissimo rimando alla dottrina dell'eterno ritorno: si noti che nella tradizione cosmologica greca "Aîon" era uno degli aspetti del Tempo, inteso nella sua valenza di eterno presente; in greco, inoltre, "kore" è la parola che designa genericamente la "fanciulla" ossia il femminile nelle sue infinite potenzialità, e Kore è anche il nome con cui è nota la figura mitologica di Persefone. La testimonianza di Epifanio è confermata anche da Cosma di Gerusalemme[5], che ancora nel sec. VII d.C. menziona la celebrazione di analoghe cerimonie nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

Il culto acquisì importanza a Roma per la prima volta con l'imperatore Eliogabalo (sebbene vi siano emissioni monetali antecedenti del Sole, almeno dell'epoca di Caracalla), che tentò prematuramente di imporre il culto di Elagabalus Sol Invictus, il Dio-Bolide solare della sua città natia, Emesa, in Siria. Eliogabalo fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino[7]. Con la morte violenta dell'imperatore nel 222 questo culto cessò di essere coltivato a Roma, anche se molti imperatori continuarono ad essere ritratti sulle monete con l'iconografia della corona radiata solare per quasi un secolo.
Il Sol Invictus, inoltre, compare come divinità subordinata associata al culto di Mitra. Il termine Invictus compare anche riferito a Mitra stesso e al dio Marte nelle iscrizioni private dei dedicanti e dei devoti.

Nel 272 Aureliano sconfisse la principale nemica dell'impero (riunificandolo), la Regina Zenobia del Regno di Palmira, grazie all'aiuto provvidenziale della città stato di Emesa (arrivato nel momento in cui le milizie romane si stavano sbandando). L'imperatore stesso dichiarò di aver avuto la visione del dio Sole di Emesa, che interveniva per rincuorare le truppe in difficoltà nel corso della battaglia decisiva[8].

In seguito, nel 274, Aureliano trasferì a Roma i sacerdoti del dio Sol Invictus e ufficializzò il culto solare di Emesa, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti). Comunque, al di là dei motivi di gratitudine personale, l'adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell'impero. Anche molte divinità greco-romane, come Giove e Apollo, erano identificate con il sole. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole.

Sebbene il Sol Invictus di Aureliano non sia ufficialmente identificato con Mitra, richiama molte caratteristiche del mitraismo, compresa l'iconografia del dio rappresentato come un giovane senza barba.

Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus verso la fine del 274[9], ipoteticamente il 25 dicembre, una festa chiamata Dies Natalis Solis Invicti, "Giorno di nascita del Sole Invitto", facendo del dio-sole la principale divinità del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.

La celebrazione del Sole Invitto proprio il 25 dicembre è testimoniata nel Cronografo del 354 insieme alla testimonianza del Natale cristiano. La prima testimonianza della celebrazione del Natale cristiano successiva al Cronografo del 354 risale al 380 grazie ai sermoni di san Gregorio di Nissa. La festa del Natale di Cristo, infatti, non è riportata nei più antichi calendari delle festività cristiane e anche in seguito veniva celebrata in date estremamente differenti tra loro. Durante il regno di Licinio la celebrazione del Sol Invictus si svolse il 19 dicembre, data forse più prossima al solstizio astronomico nel calendario allora in vigore.[10][11].La festa, inoltre, del Sole Invitto era celebrata anche in altre date.

Anche l'imperatore Costantino sarebbe stato un cultore del Dio Sole, in qualità di Pontifex Maximus dei romani. Egli, infatti, raffigurò il Sol Invictus sulla sua monetazione ufficiale, con l'iscrizione SOLI INVICTO COMITI, "Al compagno Sole Invitto", definendo quindi il dio come un compagno dell'imperatore.[13]
Con un decreto del 7 marzo 321 Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, Dies Solis) doveva essere dedicato al riposo.Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 l'imperatore ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita di Sol Invictus. Il "Natale Invitto" divenne il "Natale" Cristiano (v. sotto, Sol Invictus ed il Cristianesimo).[14]
Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cattolica, come riferito da Giovanni Crisostomo nel 390.




post-4998-0-92371400-1404557081_thumb.jp

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Sinceramente non saprei. Dalla foto quella zona giallina centrale del rovescio potrebbe essere dovuta a incrostazioni. Anche sul diritto si notano zone di questo colore. Il volto di Eracle è leggermente butterato (pitted) e questo potrebbe essere dovuto a pulizia/spatinatura della moneta. Il seller non dice nulla in merito. Sentiamo cosa ne pensa sku.

apollonia

Mi scuso se rispondo solo ora.

Le concrezioni andrebbero valutate bene dal vivo, o con immagine in alta definizione. In generale mi fanno un po pensare. Potrebbe essere una moneta spatinata e poi applicate successivamente.

Se la porti a casa, caro Apollonia, facci sapere ...

ciao

skuby

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Supporter

Su questo bronzo di Seleuco I c'è di tutto: patina marrone e verde scuro e qualche deposito.

post-703-0-66715400-1404983859_thumb.jpg

SELEUKID KINGS of SYRIA. Seleukos I Nikator. 312-281 BC. Æ 20mm (7.69 g, 8h). Antioch mint. Struck circa 285-281 BC. Winged head of Medusa right / Bull butting right;X in exergue. SC 21.2b. Good VF, brown and dark green surfaces, a few minor deposits on reverse.

apollonia

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Supporter

Un interessante esempio di imitazione celtica in buono stile di un bronzo che combina il diritto dei classici bronzi di Filippo II e il rovescio di quelli di Alessandro Magno. In effetti vi sono anche dei bronzi di Alessandro con Apollo (o un giovane) sul diritto, ma sul rovescio troviamo raffigurati un cavallo o un cavaliere a cavallo, non le armi di Eracle.

post-703-0-79840800-1405158463_thumb.jpg

3rd century BC. Ae (6.07 grams, 18.03 mm). Diademed head of Apollo right, as on bronze units of Philip II / Bow in case and club, with blundered legend between them in the style of bronze Alexander the Great units.

apollonia

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Supporter

Sorry, partito per sbaglio.

Un interessante esempio di imitazione celtica in buono stile di un bronzo che combina il diritto dei classici bronzi di Filippo II e il rovescio di quelli di Alessandro Magno. In effetti vi sono anche dei bronzi di Alessandro con Apollo (o un giovane) sul diritto, ma sul rovescio troviamo raffigurati un cavallo o un cavaliere a cavallo, non le armi di Eracle.

post-703-0-79840800-1405158463_thumb.jpg

3rd century BC. Ae (6.07 grams, 18.03 mm). Diademed head of Apollo right, as on bronze units of Philip II / Bow in case and club, with blundered legend between them in the style of bronze Alexander the Great units.

apollonia

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  • 2 settimane dopo...
Supporter

Ciao scacchi

Con questo rarissimo decadramma-elefante di tipo E/A stai volando a quota stratosferica!

Al post # 13 della discussione http://www.lamoneta.it/topic/81893-iconografia-di-alessandro-magno-sulle-monete/?hl=%2Biconografia+%2Balessandro+%2Bmagno+%2Bsulle+%2Bmonete

trovi la stessa moneta con la didascalia che riporto sotto.

D/ Alessandro Magno su Bucefalo a destra, nell’atto di colpire con la sarissa il conduttore dell’elefante (mahout) e il suo padrone seduti su un elefante indiano a destra; i due guardano indietro e il padrone, rivolto verso Alessandro, afferra l’estremità della sarissa di questi con la destra; il conduttore brandisce una lancia nella destra sopra il capo e tiene nella sinistra altre due lance. Sopra un po’ a sinistra il simbolo rappresentato da una chi greca maiuscola.

R/ Alessandro in piedi a destra, in veste militare, tiene un fulmine nella destra e una sarissa nella sinistra. La Nike gli vola sopra a destra per incoronarlo; nel campo in basso a sinistra un monogramma AB (qui oscurato).

apollonia

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