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Definizione di "moneta archeologica"


bizerba62

Risposte migliori

Se accogliamo la tesi che per "moneta archeologica" intendiamo una moneta contestualizzata in situ e per contesto ci rifacciamo alla definizione riportata da Satrius e cioè alla "situazione o le circostanze in cui un oggetto, o un gruppo di oggetti, è stato rinvenuto" e ancora ad "un insieme di reperti rinvenuti nelle stesse unità stratigrafiche o in loro raggruppamenti (come attività e fasi); su scala più ampia si può anche trattare di materiali (magari di una specie particolare) provenienti dal medesimo sito o regione", mentre per moneta decontestualizzata (sempre attingendo alla fonte citata da Satrius) ci riferiamo ad una moneta "di cui sia andata persa la provenienza geografica o monumentale, come avveniva, per esempio, in molte collezioni raccolte con criteri antiquari nei secoli scorsi", mi pare evidente che sostenere la tesi che una moneta decontestualizzata, seppure incrostata, sia giudicabile come archeologica non sia in realtà un sofisma ma un vero e proprio arbitrio terminologico.

E ciò a prescindere dalle tesi difensive (o accusatorie) che talvolta si sostengono in un giudizio che, come ben sai, non sempre riposano su assunti inoppugnabilmente fondati ma tendono unicamente a portare acqua al proprio mulino anche quando si è in pieno deserto ed acqua non se ne troverebbe neppure scavando pozzi profondissimi. Però ci si prova ugualmente...... perchè, specialmente quando la situazione è disperata (recte: ci si deve arrampicare sugli specchi per sostenere l'accusa o la difesa...) non si sa mai cosa ne possa scaturire.....

Ma qui non dobbiamo difendere o accusare nessuno (per fortuna...) e vorremmo solo cercare di capire se esistono delle definizioni concettuali univoche di moneta archeologica; se poi arriveremo invece a scoprire che per moneta archeologica si deve intendere la moneta in situ però anche la moneta non in situ ma incrostatata e ancora la moneta non in situ non incrostata ma ossidata e magari ancora qualcos'altro....beh allora ci metteremo l'anima in pace e quando qualcuno ci dirà che non c'è nulla di più opinabile del diritto avremo la risposta pronta e replicheremo dicendo che esiste invece qualcosa di ancora più opinabile e cioè il concetto di "moneta archeologica".

Saluti.

M.

Modificato da bizerba62
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Moneta archeologica: moneta contestualizzata in situ...rinvenuta nel sito stesso e studiata in rapporto al contesto....e che, ove non separata da tale contesto (as esempio in esposizione museale...) rimarrebbe esempio di moneta archeologica.

Secondo me non è l'oggetto di per se quello che interessa ma le sue informazioni.

Facciamo un esempio con monete musealizzate come da lei proposto.

Se io trovo in un crollo di una domus romana un aureo di Vitellio, la moneta mi da un elemento cronologico fondamentale, oltre anche ad altre informazioni (deposizione, stratigrafia, tipologia, etc).

Un buon archeologo per prima cosa deve documentare il ritrovamento con fotografie, relazione, inserimento del reperto all'interno della stratigrafia, etc.

Una volta documentato il contesto, l'oggetto può essere slegata da esso, catalogato e archiviato.

Da quel momento, infatti, la moneta non è più necessaria in quanto il record archeologico è stato già stato registrato ed è sempre disponibile per essere studiato.

In un eventuale pubblicazione, infatti, l'archeologo può fare a meno della moneta poichè ha una documentazione esaustiva riguardo tutti gli elementi che la caratterizzavano.

Certo... è auspicabile che questa comunque resti a disposizione dello studioso, però non è più fondamentale.

Se la moneta viene musealizzata, è normale che perde il suo contesto, ma l'importante è che questo venga registrato e reso disponibile a chi intende studiarlo. Lo stesso succede se una moneta presenta ancora delle incrostazioni del paleosuolo dalla quale è stata asportata. Il paleosuolo non è un contesto in quanto tale, ma lo è solo se legato ad altri elementi.

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Ciao Michele...

alla luce di quanto sopra ribadito, e dalle tue ultimissime riflessioni, non vedo cos'altro si potrebbe ancora aggiungere...salvo che:

tu non abbia in serbo un dardo nella faretra,

o Monica non debba spezzare il pane del suo sapere.

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Supporter

caro piakos,

il mio pane è assai scarso ma, come si dice, lo condivido volentieri, anche perchè mi pare che siano state fatte interessanti considerazioni e che ora si tenti di giungere ad una sorta di prima conclusione.

Quando ho letto il primo quesito di bizerba pensavo che volesse proprio fare un distinguo tra moneta di interesse archeologico, e quindi come mi pare sia stato ampiamente spiegato in qualche modo a vario titolo riconducibile ad un contesto storico-archeologico nella sua accezione più ampia (fino all'area geografica o regione), e moneta "archeologica" quale appellativo generico - e probabilmente non del tutto corretto - per moneta chiaramente rinvenuta nel sottosuolo, o nei fondali marini etc... seppur non riconducibile ad un contesto archeologico specifico, eccetto la sua probabile provenienza da suolo italiano preso quindi come contesto più ampio. Perchè ci sono anche questi casi, che come ho già accennato, mi pare comunque difficili definire da collezione o da vecchia acquisizione.

Poi nella prosecuzione della discussione le cose, come sempre accade, si sono complicate ed approfondite.

Allora vorrei tentare con tre post successivi, così spezzo lo scritto e non vi stanco troppo la vista ;), di elencare in sintesi le principali casistiche riscontrate e le possibili definizioni che ne potrebbero emergere in conclusione, rispetto alle quali vi scrivo le mie riflessioni personali.

Ricordo sempre infatti che scrivo a titolo puramente personale, in merito alla mia esperienza ed alle mie conoscenze, e che, come ha già anticipato satrius ed è stato ribadito più volte anche in altre occasioni, "purtroppo l'argomento è molto spinoso e non esistono delle definizioni (soprattutto nette, chiare ed applicabili tout-court, n.d.s.) riconosciute in modo universale".

Al termine però vi chiederei di intervenire, garbatamente come è avvenuto sempre fino ad ora :), e di dire la vostra sia sulle tre casistiche che su gli altri quesiti posti, tenendo conto delle cose già dette circa la cronologia, il significato di contesto, ma direi anche il concetto di fonte archeologica o materiale, che non deve essere considerata come informativa solo in assenza o scarsezza di fonti scritte, e così via.

Passo a postare il resto...allora

Saluti a tutt* MB

Modificato da monbalda
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Supporter

Ecco qua la prima tipologia casistica:

1) Monete con evidente provenienza da scavo (terra fresca, ossidazioni attive etc..) di cui sia possibile conoscere il contesto di provenienza, atteso che per contesto in senso archeologico si intende il deposito antico di immobilizzazione (terreno, mare, murature: sì, ed esiste anche una disciplina sempre con rivista nazionale che si chiama "archeologia dell'architettura" ;)), o il sito/luogo di rinvenimento, o anche in senso più ampio l’area topografica/geografica di ritrovamento (vedi citazione di Manacorda dal “Dizionario di archeologia” nel post di satrius, n. 49:
).
Del resto se ricordate come Isidoro Falchi ha cominciato le sue ricerche per localizzare con successo l'antica Vetulonia...

In questi casi ci possono essere diverse valutazioni da fare in merito alla gradualità ovvero alla certezza di riconduzione a tali contesti in base al tipo di evidenza che si ha a disposizione, cioè notizie dirette (vera e propria documentazione archeologica, indicazioni scritte nel cartellino stesso, o in quadernetti di memorie o il altra documentazione cartacea o fotografica), o indirette (tipologia monetale, sop. in merito alle sue caratteristiche di produzione e di circolazione se note e limitate spazialmente). In tali casi direi che la cronologia e la rarità etc…non sono termini di discrimine, fatte salve le eventuali indicazioni di legge in merito (più antiche di 50 anni, valore di civiltà etc..).

Queste le definirei senz’altro monete di interesse archeologico. Ma aspetto anche le vostre considerazioni in merito.

MB
Modificato da monbalda
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Supporter

La seconda...

2) Monete con evidente provenienza da scavo, sterri o
similia
(terra fresca, ossidazioni attive etc..), di cui non sia possibile conoscere il contesto di provenienza, come summenzionato.

In questi casi, che non si possono comunque definire come esemplari da collezione o da ritrovamento in un mobile antico di famiglia (!), ma senz’altro ritrovati nel sottosuolo, su fondali marini etc.. e presumibilmente rinvenuti in tempi recenti, o comunque posteriori all’entrata in vigore delle normative che sappiamo, in merito alla presunta “archeologicità” possono entrare in gioco varie considerazioni.

Tali valutazioni possono in questo caso prendere in considerazione la cronologia e la tipologia della moneta per vedere se da riferirsi come contesto in termini più generali al territorio della nostra nazione o ampie porzioni di essa (mi immagino monete etrusche, magno-greche etc…numerose serie medievali e dell’età moderna; senz’altro molto più problematico e difficile da dimostrare per le romane imperiali, e per le italiane post-unitarie), o comunque all’italicità del ritrovamento, e quindi in base alla culturalità o meno del bene, alla possibile infrazione della legge in materia di ricerca non autorizzata nel sottosuolo, fondali marini etc…, o di mancata notifica del ritrovamento fortuito.

Ricordo che : “Un bene deve qualificarsi come culturale, ove si tratti di cose ritrovate nel sottosuolo o sui fondi marini, poiché a tali cose compete la qualificazione di beni culturali appartenenti allo Stato indipendentemente dalla dichiarazione di cui all'art. 13 del D. Lgs. n. 42 – 2004. Si desume dalla disciplina di settore l'esistenza di una presunzione di "culturalità" di tali beni, la quale peraltro assume carattere provvisorio, in quanto le cose ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini che appartengono allo Stato sono sottoposte al regime indicato fino a quando non sia effettuata la verifica di effettiva "culturalità" di cui al secondo comma dell'art. 12 del medesimo decreto, il cui esito positivo determina la definitiva sottoposizione alla disciplina dei beni culturali”.

Queste piuttosto che "archeologiche" tout court le definirei monete storiche da ritrovamento illegale, o fortuito ma non notificato secondo la legge, la cui provenienza archeologica può essere supposta solo in alcuni casi e difronte a certe evidenze senz'altro indirette. La mancanza di collegamento certo con il contesto specifico di ritrovamento ne può inficiare o limitare l’interesse, ovvero la rilevanza archeologica, ma ovviamente non quello storico-culturale.

Il fatto che non se possa conoscere il contesto di ritrovamento, perchè estrapolate da esso senza adeguata documentazione e/o segnalazione può essere evidenziato quale danneggiamento del potenziale informativo storico-archeologico del presunto reperto monetale.

Di nuovo un saluto. MB
Modificato da monbalda
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Supporter

...la terza ed ultima

3) Monete senza alcuna possibile indicazione di provenienza da scavo o ritrovamento sottosuolo, nei fondali marini etc.. recente, ben pulite e magari patinate, seppure senza adeguata documentazione circa la provenienza e/o l’acquisizione, ovvero senza documentazione alcuna salvo magari il cartellino descrittivo del collezionista o attuale detentore.

In questi casi la cronologia, la tipologia ed anche il tipo di conservazione (leggi tipologia di patine acquisite etc..) possono contribuire alla definizione di certe cose. Si dovrebbe escludere con una certa facilità la presumibile archeologicità di monete che ancora oggi si possono rinvenire con frequenza nelle scatole o nei vecchi mobili delle case e che magari abbiano una antica patina da medagliere. Per quanto attiene la mia esperienza le monete più antiche che ho visto nascoste nel doppio-fondo del cassetto di un mobile antico erano del XVIII secolo; una situazione analoga l’ho riscontrata per monete in vecchie scatole etc… mai più antiche, dalla fine XVII-inizi XVIII secolo in poi.

Nel caso di monete ancora più antiche (dal tardo rinascimento a ritroso) il discorso si fa senz’altro più complesso e da valutare di caso in caso; ma rimane senz’altro assai difficile comprovarne l’archeologicità, ed ancor più la loro rilevanza alla conoscenza dei contesti in cui un tempo probabilmente sono state immobilizzate, se non di fronte ad esemplari particolari/eccezionali.
Anche qui è diverso il discorso per quanto attiene la culturalità o la rilevanza numismatica.

Detto questo, in pratica, tranne numismaticasicula nessuno ha risposto alle mie domande del post 44, ed invece mi piacerebbe sapere in base alle vostre conoscenze della materia e valutazione come rispondereste.

Se poi presi dal
furor calami
voleste dirmi anche se secondo voi se possono essere considerate monete di interesse archeologico le due appena sequestrate a New York (Nomos cabinet W.), oppure solo di interesse storico-culturale e di rilevanza numismatica, sarebbe cosa utile ed ulteriormente gradita.

I miei cordiali saluti MB
Modificato da monbalda
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Domanda.....ma provenienza archeologica e interesse archeologico coincidono? O la prima non sottintende implicitamente tout court il secondo?

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Domanda.....ma provenienza archeologica e interesse archeologico coincidono? O la prima non sottintende implicitamente tout court il secondo?

Un qualsiasi oggetto ha interesse archeologico se il contesto da cui proviene è tale. Se non si tratta di ambiente archeologico, allora anche l'oggetto (in questo caso la moneta) non può esserlo.

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Tento di accedere a qualche sintesi.

L'attuale contesto amministrativo,legislativo, inquisitorio e giudiziale dovrebbe essere impostato su regole certe. L'interpretazione e la retorica tecnica sono sempre in agguato...ma in un contesto ben definitosi, ci si potrebbe giocare la partita (accusa/difesa) più o meno alla pari.

Sappiamo che così non è.

Per cui è possibile tutto...ove l'accusa e/o la difesa fossero condotte con valetudine e tecnica brillante.

Come sappiamo la CTU può essere determinante o, comunque tecnicamente pregnante per entrambe le parti.

Al punto che ci si affida più spesso, ove l'inquisito sia persona incensurata e dalla vita esemplare, alla possibile buona valutazione del P.M., per evitare un insidioso giudizio.

A questi si sottopone ampio e conferente scritto difensivo con allegata documentazione che (fattura più...cartellino in meno) ove dovesse coprire la totale o quasi totale entità del compendio sequestrato...dovrebbe condurre a probabile archiviazione.

Se qualcosa in questa prima fase va per storto...la CTU pesa...in quanto il Consulente nominato dal Giudice potrebbe dire:

La moneta antica ha dei sedimenti sui campi?

Poffarre! Sono paleosuoli!

La moneta è stata decontestualizzata recentemente, quel tipo di patina è quella di Boscoreale III, cioè quella che caratterizza monete depredate nei recenti anni 1980.

Quell'altro tipo di patina (peraltro fresca) proviene da paleosuolo vulcanico ed il colore indubbiamente rimanda a Gabii...dove recentemente sono stati osservati dei metaldetectoristi in attività...

Quell'altra patina ancora, rimanda invece a recenti ritrovamente nel territorio dell'antica Veio...doce recentissimamente sono state osservate buche e sondaggi clandestini...nonchè antiche sepolture malamente depredate.

A riprova ecco le foto delle patine di Gabii e quelle di Veio...dalle nette caratteristiche...peraltro l'esame dei sedimenti sicuramente presenti tra i cristalli della patina potrà confermare la provenienza se non anche il tempo di esumazione...in virtù dei processo ossidativi in atto dopo il dissotterramento.

Tuona dal fondo il CTP (consulente di parte) prof. Sabbionacci:

egregio e chiarissimo Collega...mi duole dove osservare che sei preda di palese errore. E' di palmare evidenza che confondi le patine dell'uno con quelle dell'altra...i processi ossidativi sono in sonno...come testimoniano gli inneschi di cancro del bronzo oramai fermi. Tale evidenza la dice lunga sulla Tua confusione sul punto. Peraltro il proprietario delle monete, illustre Dott.Passionetta, non ha mai frequentato MDetectoristi...e, tanto meno, predatori di contesti archeologici...e la Pubblica Accusa non può provare il contrario...perchè è appunto impossibile...per non essere il mercimonio mai avvenuto.

Se il CTU resta convinto, anzi a maggior ragione, delle proprie tesi:

le monete con ossidi e sedimenti metteranno comunque in dubbio la buona fede del collezionista...anche se, effettivamente gli inneschi di cancro fossero fermi, a testimoniare una esumazione delle monete...ormai datata, o almeno, non recente.

Ove, per converso, la moneta con possibili paleosuoli fosse una o max. un paio...in un contesto di altri nummi ben puliti e con patine ferme...tutte o quasi coperte da documentezione specifica o, comunque, credibile...si potrà sostenere...

riprende la relazione del prof. Sabbionacci:

che la pulizia non avvenne perchè avrebbe molto probabilmente deturpato definitvamente la/le moneta/e...in virtù di concrezioni compenetrate nella patina. Peraltro si potrebbe sostenere, dall'esame delle concrezioni, che le caratteristiche non presentano freschezza e non sono riconducibili a contesti precisi.

Ergo i sedimenti pur terrosi (peraltro evidenti in pochissime monete rispetto all'entità del compendio sequestrato) non differenzierebbero la moneta, da altra completamente pulita, ai fini del decidere che sia collezionabile.

(Continua...)

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Quoto Flavius...nel presentare i mei vivi complimenti a Monbalda per aver voluto condividere con noi i suoi dati.

Sono dati preziosi...che in massima parte condivido, nelle varie sfumature, per come sono stati rappresentati.

A mio modestissimo avviso...l'incertezza del diritto nel campo specifico che ci occupa è prevalente.

Per cui o si ha, o non si ha, la documentazione probante per le monete presenti in una collezione. O si è o non si è riconosciuti come persone per bene ( a semplificare...) oltre all'essere incensurati.

Vi sono o non vi sono recidive e/o frequentazioni discutibili ben provate.

Ecc.

Caro Michele,

arrivare a supplire con definizoni pur brillanti alle carenze o alla confusione normativa...specificamente nell'ambito penale...non quaglia ( a mio medestissimo avviso).

Fuori dal contesto archeologico/tecnico..ampiamente sopra descritto e definito, che non andrei a complicare ;), ogni moneta può o non può essere quello che vi pare...sulla scorta della capacità di volgere al meglio fatti, circostanze e punti di forza.

Dipende da una serie di variabili...non ultima la volontà e la capacità (intesa nel senso più ampio. -_- )..di resistere, al meglio, alle accuse...probabilmente infondate, salvo eccezioni.

Se invece le definizioni che cerchiamo ... le fornisse il legislatore, possibilmente in un contesto che potesse rappresentare istanze legittime e opportune, avremmo tutti le idee più chiare su molte cose...con generale giovamento.

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Ho una sola perplessità: le cosiddette "ossidazioni attive" che credo si riferiscano ai vari "cancri" del bronzo" ,per quel poco che so di monete e processi ossidativi relativi, possono rimanere " in sonno", per decenni o secoli e riattivarsi se e quando le condizioni ambientali di conservazione lo permettono....per cui, come fa ad essere considerata una discriminante valida in un contesto legale, se qualsiasi metallurgo può demolire l'argomentazione in cinque minuti?

O non sono queste le ossidazioni che ho inteso io? Qualcuno mi potrebbe chiarire la questione?

Idem per la presenza o no di paleosuoli : la triste usanza di strapulire le monete , ha avuto due picchi: uno alla metà dell'ottocento e uno ai giorni nostri. Nell'intervallo, le incrostaioni e i paleosuoli adesi venivano lasciati come tali e in loco...sono queste prove solide di illecita provenienza?

E, relativamente alla menzionata " freschezza" di tali patine e paleosuoli , non credo che un paleosuolo adeso ad una moneta escavata di recente ( post 1909 e/o 1939) e trattata con conservativi,inibitori e cere, presenti differenze di attività o freschezza ( che poi andrebbe definita univocamente anche questa caratteristica e cosa si intende) di una moneta escavata nel 1750 e lasciata a riposare in un monetiere senza aver subito una pulizia aggressiva, che non era caratteristica all'epoca, e senza essere stata sottoposta a bagni stabilizzanti o trattamenti con cere e inibitori, in virtù del fatto di possedere una bella patina solida e a smalto , che non necessita di interventi.

Mi sembrano argomentazioni di lana caprina e poco sostenibili, tecnicamente ,in sede processuale.....dove è pur vero che la tecnica cede troppo spesso lo scettro della validità all'interpretazione pura...Dimenticavo : e invece per quanto riguarda le monete di fiume o di torba? ovvero quelle conservate in ambienti anaerobici o così dinamici da impedire sedimentazioni e formazione di patine?

Come vengono collocate e interpretate?

Modificato da numizmo
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Ottimi gli spunti emersi fino ad ora; un grazie sincero a monbalba e piakos per le ottime e chiare sintesi.

Come numizmo però anche io sono piuttosto perplesso e scettico sulla valenza delle suddette considerazioni basate su un semplice esame visivo delle monete.

Certo che se la collezione sequestrata è composta da monete molto simili tra loro per conservazione, patina, periodo storico e concrezioni nonchè prive di alcuna documentazione, è possibile supporre (sempre usando la dovuta incertezza) l'illecita provenienza.

Diverso è se la collezione si mostra variegata (ad esempio bronzi con ogni tipo di patina) ed in gran parte documentata.

A mio avviso diventa impossibile anche solo presupporre la provenienza illecita anche solo del singolo esemplare.

Come ha già scritto numizmo, il cancro può spuntare fuori in qualsiasi momento semplicemente passando da un collezionista di Milano ad uno di Genova che, ad esempio, abita in una zona molto umida e calda (buone condizioni di innesco di corrosioni) oppure nel caso in cui una moneta subisca un restauro migliorativo che va ad alterare l'equilibrio chimico creatosi all'interno della patina. Questo i restauratori che operano per i nostri musei lo sanno molto bene.

In secondo luogo non è impossibile trovare sulle aste monete vendute con dicitura "moneta intonsa" dove la patina si presenta molto naturale e completata da gradevoli concrezioni che ne aumentano il valore commerciale. Un collezionista con buon potere economico potrebbe collezionare solo sesterzi di quel tipo pensando di essere al sicuro avendo la documentazione di lecita provenienza ma.... sulla base di quanto scritto da Monbalba, il perito tecnico incaricato dallo Stato come giudicherebbe l'intera collezione ?

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Supporter

carissim*,

come vedete queste sono le difficoltà di tentare di parlare in modo "generico" di certe cose. E per questo avevo cercato di far capire come certe valutazioni possano variare da caso a caso, usando anche numerose parentesi, "ovvero" e "cioè", o non entrando troppo in merito a determinati dettagli. Per ciò tenterò di spiegare, purtroppo in termini sempre un poco generali alcune cose, e sempre secondo la mia limitata esperienza, ma poi mi vorrei fermare qui, perchè andare oltre in tale direzione temo che possa perdere senso, o aumentare la confusione invece di dissipare qualche nebbia. Vedo invece che certi miei quesiti rimangono tali...

In ogni modo, se leggete bene, anzitutto nei primi due casi - quelli in cui è possibile o più probabile ipotizzare la provenienza archeologica etcc. - io non ho mai parlato in modo esclusivo di ossidazioni, ma anche del sedimento*, evidentemente intendendo in una certa quantità e di certa qualità. Ed anche quando si fanno certe valutazioni sul tipo di patinatura o meno le si raffrontano anche con altre osservazioni circa la presenza delle prime due cose, il tipo di conservazione della moneta, il confronto con le altre della stessa raccolta, e così via. Tra l'altro la questione di un certo genere di patina l'avevo espressa come possibile eventuale elemento positivo riferibile anche alla non archeologicità (posti tutti i problemi aggiuntivi delle false patinature antiche e di certi restauri in voga in tempi recenti, o la possibile valutazione della derivazione di un certo numero di pezzi da un ripostiglio originale) ricordando però che non stiamo parlando solo di bronzi antichi, ma in termini assai più ampi.

Quindi: se parlo di sedimento o terreno sulla moneta è ovvio che non parlo dei granuli che possono essere rimasti attaccati alla moneta insieme ad una certa patinatura o ceratura del pezzo, magari tra i rilievi del conio, per una cattiva o non troppo invasiva pulizia avvenuta molto tempo prima, ma parlo di sedimento ancora abbastanza abbondantemente distribuito sul tondello (come ad esempio si potrebbe vedere su certe monete in vendita nel noto sito), e che alla verifica, cioè alla rottura delle micro-zolle di cui è composto e visione sotto lentino contafili o microscopio riveli ancora una certa umidità e/o tracce di piccoli apparati radicali freschi, etc... Probabilmente la mia esperienza è limitata, ma nelle collezioni pubbliche e private che mi è capitato di analizzare non ho mai visto inseriti nei cassetti o nei raccoglitori monete in certe condizioni. Non so voi...

Le torbe, pur formatesi in condizione anaerobica, sono acide (ph da 5 a 3,5) ed ancora impregnate di acqua e un tondello realizzato sop. con del rame in lega ne uscirebbe con ossidazioni e corrosioni spesso non facili anche per il restauratore esperto; tra l'altro da quanto mi risulta le torbe vere e proprie alle nostre latitudini si trovano ad elevata profondità, mentre per sedimenti torbiferi di antiche canalizzazioni o paludi bonificate, sop. presso le vecchie sponde questa può diminuire ed essere intercettata anche da un certo tipo di escavazioni. Pur in assenza di acqua anche i dark earth per il loro elevato tenore di acidità e per l'umidità spesso diffusa restituiscono metalli piuttosto mal ridotti (questi sedimenti se scavati a mani nude per qualche giorno "mangiano" la pelle, che comincia a screpolarsi...provare per credere ;)). Sicuramente diverso il discorso dei fiumi.

Per ossidazioni attive ovviamente non va inteso solo il cancro del bronzo, che tra l'altro su diverse serie antiche o medievali - spesso imputate - in argento non si rileva nemmeno. Ci sono oltre a questo, ad esempio, anche malachiti e cupriti superficiali, o altre, che soprattutto se piuttosto estese sul tondello non possono essere ignorate. Anche perchè queste a differenza del cancro del bronzo se la moneta è stata ben pulita ed il tondello non ha micro-forature che ne permettano la penetrazione a certe profondità dalle quali magari non sono state tolte fino in fondo, una volta rimosse non si dovrebbero riformare facilmente nel passaggio da un monetiere all'altro. Poi qui entra in gioco ancora la tipologia di moneta (se è in argento, ad esempio, potrebbe essere da contatto con altro materiale ferroso o in lega di rame in ambiente molto umido), il suo stato generale di conservazione (consunzione, micro-forature del tondello, tipologia della patina), lo stato delle altre dove è stata trovata, la sua posizione nel luogo di conservazione, e così via. Oltre il fatto che se si hanno dubbi di rilievo in merito e ne vale veramente la pena (probabilmente non se si hanno piccoli punti di ossido rameoso o rameico solo su un paio di monete belle pulite in una collezione di centinaia senza "problemi"...), si possono avere consulenze con restauratori specializzati nel settore dei metalli "archeologici".

Ricordo infine che stavamo argomentando di monete con ogni probabilità senza legale documentazione di provenienza e acquisizione.

Ma ripeto parlare di queste cose così in generale ha senso fino ad un certo punto. E tenete in considerazione anche che non si valuta mai un solo elemento, ma una serie di tracce o evidenze che si possono mettere in relazione per esprimere il proprio parere professionale in coscienza, esattamente come il medico analizzando determinati sintomi giunge ad una diagnosi. E' possibile anche che una volta consegnata la prima schedatura con la relazione di accompagnamento contenente il commento analitico e le risposta ai quesiti di legge formulati al momento dell'incarico, al consulente si richiedano chiarimenti e specifiche nel caso di affermazioni poco chiare o non convincenti in base ai quesiti posti per legge.

E che come ha detto il buon piakos, anche una volta che un consulente ed un perito ha formulato la propria "diagnosi" sui pezzi esaminati, alla fine chi di dovere andrà a guardare gli elementi certi e documentati in mano, quelli ipotizzabili con un certo grado di certezza o ragionevolezza e quelli che invece hanno pezze di appoggio più labili, cercando di capire anche in questo caso - per così dire - l'intero contesto. Coglierei per ciò il senso delle sue ottime conclusioni.

Spero di essere stata chiara

un cordiale saluto MB

* Parlo di terreno o sedimento e non di paleosuoli per correttezza, perchè questi ultimi pedologicamente hanno caratteristiche particolari: il termine per ciò non ha significato generale di "terreno antico", ma anche altro e ben specifico http://it.wikipedia.org/wiki/Paleosuolo .

** Per i non addetti ai lavori ecco cosa sono i "dark earths" in archeologia, letteralmente "terreni scuri" spesso formatisi sui livelli di abbandono tardo-romani, tipici di frequente delle fasi tardo-antiche e alto-medievali: http://en.wikipedia....wiki/Dark_earth ; http://findarticles....7/ai_n29013739/ ; parzialmente diversi per formazione e sop. per significato storico sono quelli amazzonici, che trovate sul web sotto le voci di "terra preta" etc...

P.S. Vedo che è cominciato il black-out di wikipedia per protesta contro SOPA-PIPA e quindi oggi e penso anche domani questi contenuti non so quanto saranno raggiungibili...

Modificato da monbalda
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Supporter

......

Per cui e ad esempio ci potremmo chiedere: la moneta decontestualizzata ma incrostata da paleosuoli...è moneta archeologica?

In senso tecnico...non lo è...in quanto il contesto di studio archeologico non c'è più.

Il contesto di scavo è ormai perduto, comunque separato da quello storico che permane nell'oggetto monetale.

Ma se io fossi un P.M. e dovessi vincere la causa, cioè convincere il giudicante...potrei dare luogo ad un sofisma...sostenendo che:

la moneta ancora unita al ventre della terra in ragione dei paleosuoli che la ricoprono in buona parte (anche se poi fossero in minima parte...) non è un nummo da collezione commerciabile ma...evidentemente una moneta archeologica sotratta inopinatamente e rovinosamente al contesto dove giaceva.

Cercherei peraltro di portare adesioni alla mia tesi...puntando anche sul CTU.

Ci troveremmo di fronte in tale caso, od in altri, a monete che evidentemente sarebbero archeologiche pur se orfane del contesto...così come la vedova cre de di segnalare ancora il proprio status di coniuge mostrando il lutto nuziale e la fede al fatidico dito.

.............

A questo proposito, che dire di quelle monete 'da pulire', vendute e rivendute in quantita' ogni settimana, e che in realta', come ben si sa, sono per la grandissima parte monete da tempo accuratamente vagliate, con esclusione di ogni moneta del benche' minimo interesse, e quindi abilmente 'sporcate' per renderle piu' appetibili (pare sia molto semplice, basta un po' di terra polverosa e tuorlo d'uovo..)

Modificato da perporius
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Supporter

Vabbe', io ho tentato di spiegare e far capire certe cose, ma se non si leggono con attenzione i post (ammetto lunghi...ma si parlava anche di certe altre evidenze oltre il terreno...) e si ritiene che ad un'analisi diretta dei pezzi certe cose non si vedano, o che non si sappiano riconoscere (terra ed uovo su un tondello prima pulito, o quasi... <_< ), va bene così...e allora tutti possono stare tutti più tranquilli.

Per il momento mi arrendo.

Saluti e alla prossima MB

P.S. Pensavo di non portare un anello al naso, ma ora, via via, mi state facendo sorgere dei dubbi :o :D

Modificato da monbalda
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Ma a questo punto rivolgo a voi un primo quesito, rispondendo al quale forse le cose possono essere più chiare: se un giudice vi chiedesse di pronunciarvi e di dire se secondo voi un gruzzoletto di monete di inizi XIX secolo, attaccate tra loro per l'ossidazione ancora attiva e con la terra relativamente umida intorno è di "provenienza archeologica" ovvero "da ritrovamento recente dal sottosuolo", cosa rispondereste? E per qualche denaro medievale ancora bello terroso e da pulire, che per tipologia non può provenire che da una ristretta e ben conosciuta area ? Ovviamente per facilità di ragionamento non stiamo parlando della presunta "italicità" etc...

Visto che ormai si sono assorbiti i segni delle bacchettate precedenti ;) mi cimento in una risposta a monbalda: se (1) assumiamo che le caratteristiche sopra citate, da sole o in concorso con altre circostanze (quale l'assenza della documentazione di provenienza, il possesso di un MD eccetera) sono sufficienti a definire con ragionevole certezza la provenienza delle monete "da ritrovamento recente dal sottosuolo" ("da scavo"), allora (2) queste sono senza alcun dubbio "di provenienza archeologica", il che equivale in tutto e per tutto a dire che sono di provenienza illecita, in quanto di esclusiva proprietà statale, e quindi (3) vanno sequestrate e il possessore perseguito se del caso.

Questo almeno, se l'ho ricostruito correttamente, è il processo logico che dovrebbe essere alla base di tutte le recenti interpretazioni "giudiziarie" della normativa, che ha portato al sequestro delle collezioni in quanto si è data per accertata la (1) e al successivo dissequestro quando la (1) si è invece rivelata infondata o non dimostrabile. A me pare che agli inquirenti interessi poco o nulla, in sede giudiziaria, il valore storico/archeologico delle monete; interessa se qualcuno si è o meno appropriato di un bene di proprietà dello stato, e relativamente a questo, che la moneta abbia 100 o 2500 anni è del tutto irrilevante.

Ringrazio comunque tutti i partecipanti a questa illuminante discussione e soprattutto monbalda per avermi assegnato i compiti a casa per i prossimi sei mesi :P

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Buona sera a tutti.

Innanzitutto ringrazio anch'io monbalda per la pazienza e per la chiarezza con cui ha esposto il Suo pensiero e vorrei anche sottolineare come sia, allo stato, l'unico rappresentante del mondo accademico che si sia esposta qui sul forum in un argomento così delicato, mettendoci la propria "faccia" (visto che, penso, sappiamo tutti chi si "celi" detro il nick "monbalda".. :hi: )...

Vorrei, con questo intervento, precisare definitivamente la mia posizione in ordine alla definizione di "moneta archeologica" e valutare in seguito se possa avere un qualche pregio o mi debba rassegnare a tornare a bordo della nave usando la "biscaggina" o "biscaglina" (espressione molto di moda in questi giorni..... :mega_shok: )...come avrebbe dovuto fare qualcun'altro.......

Si è detto che la funzione della moneta “archeologica” è essenzialmente quella di rappresentare un elemento “documentale”, unitamente o anche disgiuntamente ad altri elementi che concorrono a datare o a circostanziare il sito nel quale essa giace e viene rinvenuta (lascio volutamente da parte i casi in cui è la moneta stessa, per sue caratteristiche peculiari, ad assumere rilevanza in se).

Esaurita tale sua funzione, salvo che la moneta non meriti la musealizzazione per qualche motivo, essa diviene sostanzialmente un bene antiquario.

Spero di aver capito bene fino a questo punto, perchè, se invece avessi frainteso o omesso qualcosa, ciò inficerebbe tutto il restante ragionamento.

Do per ritrascritte, per motivi di “economia forumistica”, le tre ipotesi che avanzava Monbalda, che debbono intendersi qui richiamate e proverei a ragionarci sopra.

Abbiamo già detto (e giustamente monbalda neppure richiama questa ipotesi) che la moneta rinvenuta in situ sia sempre archeologica, giuste le premesse “disciplinari” sulle quali abbiamo tutti convenuto.

Lascerei altresì da parte, in quanto assimilabile al caso della moneta rinvenuta in situ, il caso in cui, rispetto ad una moneta decontestualizzata, sia comunque possibile risalire con certezza al contesto di provenienza grazie ad elementi che la moneta porta con sè (concrezioni, patine ecc.).

Anche in questo caso infatti, se mi passate l'analogia giuridica, siamo di fronte ad una sorta di “flagranza differita” rispetto al rinvenimento avvenuto in situ, che possiamo considerare “in flagranza”.

Le altre ipotesi che Monbalda propone, mi lasciano invece (e innanzitutto) un dubbio preliminare circa il significato di “deposito antico di immobilizzazione” e cioè se esso, ai fini archeologici, ebba essere inteso in un'accezione anche molto generica.

Faccio un esempio per tentare di spiegarmi meglio:

una moneta, fortemente corrosa dalla salsedine e sulla cui superficie si rilevino cristalli di cloruro di sodio, potrebbe certamente essere ricondotta, come provenienza, al fondale marino (come “contesto antico di immobilizzazione”)....in questo caso, posto che il riferimento alla provenienza è assolutamente generico, qual'è il vantaggio scientifico che ne trae l'archeologo (avendo in mente la nozione di base secondo cui per l'archeologo la moneta è un documento che si utilizza per datare il sito di giacitura)?

Analoga osservazione mi sentirei di formulare nei casi in cui la moneta, pur recando elementi che possono far ritenere la sua pregressa giacitura in terreni, poniamo, argillosi, non possa obbiettivamente essere ricondotta con certezza al sito di provenienza.

Neppure in questo caso mi pare infatti possa essere appagante per lo studioso (e proficuo per la scienza...) concludere che la moneta sia “archeologica” in quanto, ancorchè non si possa stabilire con esattezza da dove essa provenga, si può tuttavia sicuramente affermare che il suo “deposito antico di immobilizzazione” sia da identificarsi in un sottosuolo argilloso.

Mi parre che siamo ben lontani, in questi due ultimi esempi, dall'intercettare quella nozione di “moneta archeologica”, ovvero di documento di ausilio per la datazione del sito di giacitura, sul quale abbiamo finora concordato.

Mi sembra che sostenere l'archeologicità della moneta in questi ultimi due casi comporti una forzatura della definizione a cui finora abbiamo aderito, trovandoci costretti a questo punto ad equiparare il concetto di moneta archeologica non già all'accezione che abbiamo appena ricordato ma più realisticamente al significato, tout court, di “moneta che proviene dal sottosuolo o dal fondale”, a prescindere quindi dalla funzione “documentaria”, ritenuta la caratteristica essenziale di detta moneta e restando del tutto indifferente che essa possa essere ricollegata ad un sito di giacitura, bastando invece che emergano elementi sufficienti tali da poter sostenere che il suo “contesto antico di immobilizzazione” sia riconducibile ad un fondale marino (qualunque) o ad un sottosuolo (qualunque).

La nozione di moneta archeologica non sarebbe dunque più quella che abbiamo a suo tempo delineato di moneta “strumento” per la datazione del sito di rinvenimento ma quella, molto meno scientifica (ma certamente più "romantica"), di “moneta che giacque un tempo o nel sottosuolo o nel fondale marino”.

Per concludere il mio pensiero: mi trovo pienamente d'accordo nel ritenere “archeologica” la moneta rinvenuta in situ o, sebbene non in situ, che possa essere inoppugnabilmente e scientificamente ricondotta ad un sito di provenienza e ciò in quanto essa potrà essere validamente impiegata per lo studio del sito; mi trovo invece in disaccordo nel momento in cui, data la premessa concettuale secondo cui la moneta archeologica esaurisce il suo ruolo nello svolgere una funzione di sussidio dello studioso per la datazione e lo studio del sito di giacitura (escludo ancora una volta, a scanso di equivoci, il caso in cui la moneta assuma invece rilevanza in sé per sue peculiari caratterstiche), si definisca archeologica o di interesse archeologico una moneta, ormai decontestualizzata, di cui non è possibile, con attendibile e scientifica metodologia, risalire al sito di giacitura ma solo ipotizzarne una generica provenienza dal fondale marino o dal sottosuolo.

Vorrei solo far notare, anche qui a scanso di equivoci, che in questo post stiamo dibattendo la nozione di moneta archeologica....non vogliamo assolutamente escludere che le conclusioni di una provenienza, pur generica, dai fondali marini o dal sottosuolo, possano avere rilevanza giuridica sotto altri profili.

Cerchiamo, al momento, di rimanere sul tema della archeologicità della moneta.

"Ma a questo punto rivolgo a voi un primo quesito, rispondendo al quale forse le cose possono essere più chiare: se un giudice vi chiedesse di pronunciarvi e di dire se secondo voi un gruzzoletto di monete di inizi XIX secolo, attaccate tra loro per l'ossidazione ancora attiva e con la terra relativamente umida intorno è di "provenienza archeologica" ovvero "da ritrovamento recente dal sottosuolo", cosa rispondereste?"

Dopo che ho esplicitato il mio pensiero, adesso provo a rispondere al quesito che hai posto nel Tuo intervento nr. 44.

Se il rinvenimento del gruzzolo di monete del XIX secolo fosse avvenuto in situ (ma da come hai posto la domanda direi che non è questo il caso), la risposta sarebbe che, pur trattandosi di materiale di provenienza latu sensu “archeologica” (dove però Tu studiosa, per “archeologica” intendi riferirTi a materiale potenzialmente utilizzabile per studiare e datare il sito di giacitura mente il giudice, probabilmente, intenderà il termine “archeologico” molto più banalmente e tout court come materiale ritrovato nel sottosuolo...) esso non riveste alcun interesse per lo studioso di archeologia in quanto la datazione del sito grazie alle monete rinvenute, non è di alcun ausilio all'archeologia in quanto nulla dice di nuovo rispetto alle conoscenze già acquisite.

Se invece il rinvenimento non fosse avvenuto in situ (ma fosse stato invece ritrovato, poniamo, a casa di qualcuno..) e non fosse scientificamente possibile ricollegare il gruzzoletto ad un sito di giacitura, per quanto ho appena scritto risponderei che la provenienza archeologica non è documentabile scientificamente mentre è indubbia la provenienza dal sottosuolo.

In entrambi i casi, riterrei opportuno sottolineare al giudice che il ritrovamento, nonostante provenga dal sottosuolo, non riveste alcun interesse archeologico, storico e/o numismatico (faccio naturalmente l'ipotesi in cui il gruzzolo sia composto da comuni monete del XIX secolo...).

Grazie e saluti.

Michele

Modificato da bizerba62
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Ringrazio tutti e Monbalda in particolare (a cui chiedo di non scoraggiarsi perchè non sempre è facile rispondere a domande complesse, come riesce a fare Bizerba 62) per l'interessante discussione.

Arka

Modificato da Arka
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Io cercherei di andare ancora una volta al concreto.

Monbalda ha raccolto cortesemente un invito.

Ha dato risposte tecniche preziose e brillanti.

A mio medesto avviso tale disponibilità è rimarchevole.

Auspico che condivida ancora e spesso il suo pane in questo lugo.

L'nterventodi Perporius voleva probabilmente solo aggiungere un dato che è nella corrente esperienza degli appassionati. Chi tecnico professionale non è non può voler offendere alcuno.

Le fattispecie che finiscono sotto la lente di un'indagine o di un giudizio sono quasi sempre diverse, se non altro in alcuni particolari.

Una moneta non archeologica può diventarlo...una che lo sembra potrebbe non esserlo. Le variabili che incidono, come Michele sa, sono molteplici.

Resto dell'avviso che le norme e le istruzioni per l'uso dovrebbero essere date a monte.

Altrimenti l'iniquità e la relatività prevalgono, laddove si possa essere o meno capaci di dimostrare qualcosa...tra le pieghe.

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Supporter

Caro piakos,

non temere non sono affatto offesa ma, come forse ha ben inteso arka, un poco scoraggiata sì, anche se - purtroppo per voi - solo momentaneamente: forse avrò l'anello al naso, ma sono "tosta" ;).

Al di là questo, vorrei però che si capisse che se parliamo di "moneta archeologica" ovvero di moneta e archeologia bisognerebbe cercare di conoscere bene entrambi i termini della questione, e da come stava evolvendo la discussione, mi pareva che mancassero alcune nozioni ed aggiornamenti - anche importanti - sul secondo. Ed invece trattando di questioni legali, ma anche di gestione e tutela del nostro patrimonio archeologico e numismatico certe lacune andrebbero colmate il più possibile.

Probabilmente, poi, voi sarete anche più abituati di me a scrivere in questa sezione, gli interventi in alcuni topic della quale per me sono di massima delicatezza, e dei quali io mi sento molta responsabilità sia in quanto "tecnico" addetto ai lavori, sia perché capisco da un lato le difficoltà di chi vive il collezionismo di monete come privato cittadino, e con vera passione, ma dall'altro conosco anche i numerosi problemi che devono affrontare le pubbliche istituzioni per la tutela e la valorizzazione del nostro immenso patrimonio, numismatico ed archeologico. Per non parlare dei quesiti e delle attuali "sfide" ai quali dovrebbe rispondere attualmente la ricerca nei diversi settori dei Beni Culturali in un Paese come il nostro.

Comunque stasera sono di corsa, ma anche in generale nei prossimi giorni non vorrei aggiungere altro a questa specifica discussione, se non in merito agli ultimi post di paleologo e di bizerba, perché visto che hanno cortesemente risposto ad alcuni miei quesiti, mi parrebbe quantomeno doveroso intervenire in merito.

Un cordiale saluto a tutt* MB

Modificato da monbalda
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"Io cercherei di andare ancora una volta al concreto."

Mi pare che si stia facendo il possibile per mantenere la discussione sui binari della concretezza....compatibilmente con l'argomento e con il luogo nel quale la discussione si svolge.

Se dipendesse da me, a questo punto andrei volentieri ad esaminare casi pratici (tanto per essere ancor più concreti...) ma mi rendo conto che questa non è la sede per farlo.

"Una moneta non archeologica può diventarlo...una che lo sembra potrebbe non esserlo. Le variabili che incidono, come Michele sa, sono molteplici".

Tutto dipende da come si interpreta la nozione di "moneta archeologica"; se le si da il significato "tecnico-scientifico" che abbiamo visto esserle proprio e che finora è stato largamente condiviso, è probabile che la "variabili" non siano poi così numerose.

Viceversa, se anzichè in termini "tecnico-scientifici" vogliamo interpretare la nozione utilizzando criteri "sofistici", allora sono d'accordo con Te...certamente le "variabili" protranno essere innumerevoli.

"Comunque stasera sono di corsa, ma anche in generale nei prossimi giorni non vorrei aggiungere altro a questa specifica discussione, se non in merito agli ultimi post di paleologo e di bizerba, perchè visto che hanno cortesemente risposto ad alcuni miei quesiti, mi parebbe quantomeno doveroso intervenire in merito."

Grazie monbalda.

Saluti.

Michele

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Supporter

Scusate se non ho ancora risposto: sto preparando un paio di post sforzandomi di dare le "corrette" coordinate e di non essere troppo prolissa...anche perché Michele in realtà nel su penultimo post ha tirato in ballo diverse questioni, tra cui il significato delle monete nei/ per i contesti archeologici (che, lo anticipo già qui non può essere solo quello della datazione, o della cronologia più in generale...), e - se vogliamo - anche quello del contributo dei ritrovamenti in contesto al fine di una migliore comprensione dei fenomeni monetari, dalla ricostruzione crono-tipologica agli usi etc....

E come abbiamo visto di recente hanno dedicato un intero workshop internazionale di più giorni proprio a questi temi ... ;).

Abbiate ancora pazienza qualche giorno. Nel frattempo se Satrius o altri volessero intervenire, soprattutto sulle ultime considerazioni di bizerba (post 69) ...ovviamente per me ben venga.

Saluti e tutt* e a presto MB

Modificato da monbalda
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Abbiate ancora pazienza qualche giorno. Nel frattempo se Satrius o altri volessero intervenire, soprattutto sulle ultime considerazioni di bizerba (post 69) ...ovviamente per me ben venga.

Raccolgo il gentile invito di monalba e pongo qualche punto proprio sul post 69 di bizerba.

Nonostante mi trovi d'accordo con molte cose vorrei sollevare qualche riflessione.

1. Siamo sicuri che un fondale marino oppure un terreno argilloso non siano un contesto? Allo stesso modo, siamo sicuri che una moneta con cristalli di sale oppure residui di terreno argilloso non provengano obbligatoriamente da un proprio contesto?

2. E' vero che una moneta sporca d'argilla fuori dal suo contesto ha perso tutte le sue informazioni, ma questa non è un pò una scusa? Il collezionista non dovrebbe avere un senso di responsabilità verso ciò che colleziona?

3. Secondo me la riflessione da fare è la seguente: abbiamo diversi tipi di contesto, e ogni moneta ne proviene da uno specifico. Dubito che esistano esempi di musealizzazione già nell'atto della produzione, per cui io potrei anche affermare che tutte le monete vengano da una determinata circostanza deposizionale. Possiamo anche dire che le monete presenti in una antica collezione non hanno più un contesto in quanto la loro documentazione è andata persa, ma sicuramente avranno avuto molte altre cose da dirci se al momento della loro raccolta fosse stata fatta una adeguata documentazione.

So che a molti non piacerà ma a mio avviso la conclusione estrema (e sottolineo estrema) del discorso è che se tutte le monete vengono da un contesto, tutte le monete sono archeologiche.

Se il dato archeologico è perso non è certo colpa della moneta ma della mano dell'uomo che non ha dato la giusta importanza a questo elemento.

ps. a mio avviso il workshop di numismatica di Roma è stato particolarmente importante proprio per aver ribadito ancora una volta che le monete non servono solo a datare (e sono d'accordo) ma soprattutto per interpretare l'intero sistema.

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