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LA MONETA DI CONTO


Risposte migliori

Spesso nelle nostre letture sul medievale ci imbattiamo nelle monete di conto,argomento a volte un pò trascurato ma in realtà importante perchè dagli atti pubblici, dalle transazioni finanziarie scritte dell'epoca ci arrivano tante notizie e informazioni per meglio definire e circoscrivere le ostiche monete medievali ; tutto è ancora più importante per l'eseguità dei ritrovamenti monetari dell'epoca che non aiutano per una migliore comprensione della lettura e conoscenza della monetazione medievale.

Moneta di conto , cos'è ? Edoardo Martinori la definisce così nel suo Vocabolario Generale della Moneta : " Si dice del valore ammesso come unità ideale nei conteggi e tra commercianti e negli atti pubblici, che non è rappresentato da moneta corrente " ; certamente l'argomento è molto più vasto e complesso.

Carlo Cipolla si spinge oltre in " Money, Prices and Civilazation in the Mediterrean World " e le definisce in un modo che le rende ancora più misteriose : MONETE FANTASME , così le definisce, in realtà monete di conto le abbiamo in varie monetazioni, tanto che sarebbe difficile fare un discorso specifico, ma dovremo rimanere sul generale.

Tanti studiosi affrontano il problema Frederic Lane, Reinhold C. Muller, Peter Spufford che affronta a livello europeo i rapporti di cambio tra le varie monete europeee; affrontando l'argomento in modo sintetico si tratta di entrare nel merito della conoscenza delle varie unità di conto, anche se la prima domanda che uno si pone è perchè usare queste pratiche complicate e un pò strane.

Poi più entriamo nella conoscenza delle stesse in particolare nel tardo medioevo ci sembra anche difficile capire come la gente possa averle accettate e tollerate ; in pratica si tratta di passare da un sistema di un tal denaro a un successivo sistema di altre diverse monete , questo per la sopravvivenza almeno in parte di una certa moneta di conto, anche quando la moneta effettiva terminò di essere prodotta.

In pratica avvenne che anche quando la moneta scomparve si ritenne utile farla sopravvivere ancora come moneta di conto anche per interessi economici e sociali.

In Italia per esempio in molti atti notarili si fa riferimento come moneta di conto effettiva al buon vecchio denaro pavese, in realtà il circolante però del periodo era del lucensis che era la vera moneta usata dalla popolazione in molte aree e gli esempi in tal senso potrebbero essere molteplici.

Quindi la moneta di conto si scinde ed è indipendente dalla reale moneta circolante di un tal area geografica ; la circolazione del denaro si basa sulle vere consuetudini di ogni giorno piuttosto che su leggi e vincoli prefissati.

Grierson a tal proposito ci ricorda giustamente che solo la sopravvivenza di documenti commerciali in gran numero in Italia, ma anche in Europa, ci mostra come le monete dei nostri cassetti facessero parte di un sistema di conto molto più complesso, la cui esistenza non avrebbe mai potuto essere dedotta dalle monete stesse.

Quindi a volte ci sembra di definire un momento storico solo con le nostre conoscenze numismatiche tangibili e fisiche dei nostri tondelli, ma in realtà il quadro se vuole essere completo ed esaustivo non può non tener conto delle monete di conto della stessa epoca.

Probabilmente concluderei , e mi piacerebbe sentire anche qualche altro parere, l'argomento monete di conto ,oltre ad essere certamente complesso e variegato, forse ha ancora molto da dirci, da farci capire e da studiare ancora ed è con i ripostigli e tramite lo studio delle stesse sui documenti ufficiali dell'epoca uno strumento di comprensione basilare della monetazione medievale.

Modificato da dabbene
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Discussione interessante. Questa è la dimostrazione che la "moneta" non si esaurisce nei nostri amati tondelli. In linea generale, comunque, la "moneta di conto" può seguire percorsi diversi, nella misura in cui nasce originariamente come moneta di conto, differendo dalla base monetaria (basti pensare alla libra d'argento) come nella dicotomia lira sterlina/penny.

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Bene hai fatto, Mario, a proporre l'argomento. A dirti il vero per quanto mi riguarda sempre ostico. E ripassare ogni tanto fa bene. Con tutte le considerazioni da te elencate di alcuni tra i grandi studiosi della numismatica, penso ci sia poco da aggiungere.

Mi sono sempre chiesto quali criteri di scelta siano stati attuati nelle varie aree senza emissioni monetarie per individuare una moneta ideale su cui basare la valuta di tutte le transazioni. D'accordo, voi direte, sono le monete che circolavano nell'area stessa precedentemente e nel tipo con intrinseco migliore. Mi viene in mente in area laziale ad esempio, come da te accennato, il "buon denaro pavese" ormai non più coniato. Tuttavia, capita che, nell'area che più mi interessa, il viterbese, la moneta di conto a metà XIII secolo sia il denaro senese anche se negli scavi archeologici tale moneta appare solo sporadicamente.

Attendiamo considerazioni da qualcuno più ferrato nell'argomento ( e qualcuno c'è, lo sappiamo!)

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Una moneta di conto dei tempi recenti è stato l' ECU.

Lo dice il nome stesso :). Un bel giorno, però, il pound è stato coniato, per l'effettiva circolazione, l'ECU non ha avuto altrettanta fortuna.

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Buona serata

Come hai ben detto, è un argomento tutt'altro che facile; diciamo pure ostico, poichè le monete di conto sono state tante, tanti erano gli stati in epoca medioevale e la moneta di conto adottata da questi cambiava spesso da stato a stato.

Io mi limito ad un solo esempio, molto generico e superficiale.

Credo che la più adottata, almeno in Italia, sia stata la lira, retaggio della libbra, che venne adottata come moneta di conto da tanti stati, fino a quando Venezia, per prima, sotto il dogato di Nicolò Tron (1471 -1473) non la coniò (Lira Tron). Finalmente la lira aveva trovato una fisicità.

A questo punto, per Venezia non era più una moneta "fantasma", ma reale e tanti altri stati si adeguarono. Questo però non risolse affatto i problemi legati alla circolazione monetaria a Venezia, poichè la lira doveva comunque fare i conti con altre monete, quali i ducati, i soldini, ecc. ecc. che circolavano naturalmente e venivano usati per pagare merci e servizi.

Non essendoci monete dal valore fiduciario, ma legate esclusivamente al contenuto intrinseco di oro o argento, il valore di queste era dato dalla fluttuazione del valore di tali metalli; valore che mutava anche repentinamente in funzione della reperibilità dello stesso.

Semplificando molto (non potrei fare altrettanto) si potrebbe dire che queste monete, così dipendenti dal loro intrinseco e dal valore così "ballerino" trovavano nel rapporto fissato nei confronti della lira, un ostacolo che, col tempo, diventava non risolvibile. Alla lunga, col peggioramento del rapporto, potevano essere modificate nel peso o nel titolo, tanto da poter ammortizzare la differenza creatasi, ma solo fino ad un certo punto; oltre il quale si doveva procedere a fissare nuovi parametri, creando nuove monetazioni e ritirando quelle precedenti.

Inutile dire che questi accorgimenti creavano veri terremoti nell'economia, soprattutto quella delle persone più deboli. Allora, come oggi, a smenarci erano sempre i soliti poveri cristi.

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia
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Supporter

Ecco la Lira Tron

Peso medio = gr.6,52

Argento titolo = 0,948

Altra particolarità è che la moneta riporta il ritratto del doge, unico caso conclamato nella monetazione veneziana (unitamente al bagattino coniato sotto lo stesso doge) .

A distanza di pochissimo tempo, ecco che la lira cambia; siamo sotto il dogato di Pietro Mocenigo (1474 - 1476) ed a lui il ritratto non lo mettono sulla moneta!

post-21005-0-47518200-1323241988_thumb.j

Peso medio = gr.6,52

Argento titolo = 0,948

La parità fissata era, per entrambi, pari a 20 soldi e tale resterà fino al dogato di Andrea Gritti (1523 - 1538), ma dal suo successore, Pietro Lando (1539 - 1545), di soldi ce ne volevano 24 per fare una lira.

Lira che comunque aveva mantenuto sia il peso, sia il titolo originario.

Modificato da 417sonia
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Supporter

La Lira Tron non è voluta entrare nella discussione precedente :angry:

Eccola:

post-21005-0-05845500-1323242120_thumb.j

Saluti

Luciano

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Per rendere il quadro un pò più completo vorrei citare quanto dice la Baldassarri a proposito, perchè è interessante , spero che non mi smentisca :D : "Esiste , cioe' una differenza tra quella che si chiama la moneta di conto legalmente valida o accettata in una data zona ed in un certo periodo e le diverse specie monetarie reali che vi circolavano. La moneta di conto serviva a ridurre a teorica e nominale omogeneità di espressione i diversi valori riscontrati in un sistema monetario, le differenti monete-numerario, le monete reali usate come effettivo mezzo di pagamento in un dato mercato. Talvolta le fonti menzionano chiaramente questo fatto. "

Inoltre è utile anche ricordare che il fatto di adottare o meno una certa moneta per le transazioni può rivelare interessanti strategie adottate o sulle politiche monetarie e sociali usate da una certa zona rispetto ad un'altra.

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Ricordo sempre quanto disse Arslan a proposito del " prossimo collezionismo, del collezionismo del futuro " e mi sembra che possa essere legato magistralmente a quanto detto precedentemente .

Arslan scommette sul fatto che anche il privato in futuro si appassionerà e punterà a studiare sempre più ,oltre le ovvie monete e medaglie, due aspetti che sembrano marginali, ma che marginali abbiamo visto non lo sono affatto, quantomeno per la ricerca, e sono il collezionismo, lui usa proprio questa parola, delle fonti documentarie e da un collezionismo dei ripostigli.

Quindi DOCUMENTI E RIPOSTIGLI saranno questi il futuro del collezionista, della ricerca lo ritengo sicuramente.

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Argomento molto interessante, ma se guardiamo al medioevo non credo sia facile stabilire una moneta di conto. Nei documenti e grida che ho consultato fino ad ora non l'ho mai trovata, la cosa più importante di ogni moneta era sempre il contenuto di fino, credo che il vero riferimento di conto dell'epoca era il metallo (oro o argento) e il marco per l'argento (per determinare il fino e il n.di pezzi da coniare).

Per quanto riguarda la lira non sono d'accordo perchè la Lira Milanese non valeva quanto la Lira Veneta, quindi non avevamo una moneta uguale per tutti.

La parità fissata era, per entrambi, pari a 20 soldi e tale resterà fino al dogato di Andrea Gritti (1523 - 1538), ma dal suo successore, Pietro Lando (1539 - 1545), di soldi ce ne volevano 24 per fare una lira.

La Lira veneta viene già rivalutata sotto il dogado di Leonardo Loredan a 21 soldi purchè di giusto peso (Consiglio dei X, 27/02/1518). In questo periodo si può notare la mancanza del metallo argenteo a Venezia, viene coniato il mezzo ducato e il Consiglio dei X boccia diverse richieste di coniazione di monete.

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Arslan scommette sul fatto che anche il privato in futuro si appassionerà e punterà a studiare sempre più ,oltre le ovvie monete e medaglie, due aspetti che sembrano marginali, ma che marginali abbiamo visto non lo sono affatto, quantomeno per la ricerca, e sono il collezionismo, lui usa proprio questa parola, delle fonti documentarie e da un collezionismo dei ripostigli.<br style="color: rgb(51, 0, 0); font-size: 13px; line-height: 19px; background-color: rgb(250, 251, 252); ">Quindi DOCUMENTI E RIPOSTIGLI saranno questi il futuro del collezionista, della ricerca lo ritengo sicuramente.

Pienamente d'accordo! Di studi ce ne sono ancora molti da fare, anche dove sembra che tutto sia già fatto.

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Argomento molto interessante, ma se guardiamo al medioevo non credo sia facile stabilire una moneta di conto. Nei documenti e grida che ho consultato fino ad ora non l'ho mai trovata, la cosa più importante di ogni moneta era sempre il contenuto di fino, credo che il vero riferimento di conto dell'epoca era il metallo (oro o argento) e il marco per l'argento (per determinare il fino e il n.di pezzi da coniare).

Per quanto riguarda la lira non sono d'accordo perchè la Lira Milanese non valeva quanto la Lira Veneta, quindi non avevamo una moneta uguale per tutti.

La parità fissata era, per entrambi, pari a 20 soldi e tale resterà fino al dogato di Andrea Gritti (1523 - 1538), ma dal suo successore, Pietro Lando (1539 - 1545), di soldi ce ne volevano 24 per fare una lira.

La Lira veneta viene già rivalutata sotto il dogado di Leonardo Loredan a 21 soldi purchè di giusto peso (Consiglio dei X, 27/02/1518). In questo periodo si può notare la mancanza del metallo argenteo a Venezia, viene coniato il mezzo ducato e il Consiglio dei X boccia diverse richieste di coniazione di monete.

Non ho mica capito... "se guardiamo al medioevo non credo sia facile stabilire una moneta di conto", "Nei documenti e grida che ho consultato fino ad ora non l'ho mai trovata" e poi "Per quanto riguarda la lira non sono d'accordo perchè la Lira Milanese non valeva quanto la Lira Veneta, quindi non avevamo una moneta uguale per tutti." :huh:

Mi sa che ci sia un po di confusione, o sbaglio ?

Riporto un mio vecchio post tratto da un passo del Felloni

Da Carlo Magno alla Rivoluzione francese, il sistema di conto più diffuso nell'Europa occidentale fu quello basato sulla lira da 20 soldi, da 12 denari per soldo. Le tre unità erano legate tra loro da rapporti fissi e l'uso dell'una o dell'altra dipendeva dall'ordine di grandezza dei valori e dall'opportunità di esprimerli nel modo più semplice.

Ad esempio si preferiva dire 2 lire, 1 soldo e 10 denari (abbreviato 2.1.10) anziché parlare di 502 denari.

Quando si parla di lire di conto, dobbiamo sempre tenere presente il mondo delle monete effettive che a quelle lire ideali si confrontavano nelle transazioni e che, in base al ragguaglio voluto dalla legge o praticato dal mercato, si spendevano per un certo prezzo.

Solitamente quando si negoziava in lire senza altra specificazone si alludeva a valori che potevano essere liquidati in qualsiasi moneta effettiva da valutarsi al corso legale.

Tre esempi di situazioni successive del mercato monetario per capire meglio.

Prima situazione in cui coestistono in armonia il denaro effettivo di 0,50 grammi d'argento fino ed un soldo effettivo con 6 grammi; in questo caso non fa differenza parlare di lire (di conto) liquidabili con 240 denari o 20 soldi, perché nel complesso avremmo sempre 120 grammi di fino.

Seconda situazione. Un denaro con 0,40 di fino circola contemporaneamente ad un soldo (in valore legale) di 6 grammi, per cui una lira di conto equivaleva a 96 grammi di fino se saldata in denari, ma 120 grammi se pagata in soldi.

Proprio da questa dsparità nasceva l'esigenza di specificare se l'importo della transazione dovesse intendersi nell'una o nell'altra specie monetaria.

Per riassestare il mercato monetario, il governo poteva intervenire riportando il denaro all'intrinseco primitivo oppure, più verosimilmente (tenuto conto del costo dell'argento sempre in salita), aumentando a 15 denari il valore legale del soldo-moneta; in questa terza situazione, la liquidazione di una lira con 240 denari effettivi o 16 soldi diventava nuovamente indifferente, perché equivaleva a 96 grammi di fino.

I frequenti squilibri del mercato monetario portavano a periodi in cui esistevano parallleli due mercati: uno ufficiale e l'altro libero.

Ad esempio, nel 1292, il fiorino (o genovino) ha un valore legale di 10 soldi, quotazione a cui era stato coniato e a cui doveva spendersi; ma nel mercato libero aveva raggiunto una quotazione di 14,6 soldi! Una bella differenza: 7,134 contro 4,920 grammi d'oro fino per lira...

Nel periodo preso in esame in questa discussione e per tutto il XIV secolo, il mercato legale e quello libero tornano a coincidere a livello di 25 soldi per fiorino.

Nel 1341: come da protocolli di Giorgio Camogli, 40 fiorini erano 50 lire di Genova.
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Per quanto riguarda la lira non sono d'accordo perchè la Lira Milanese non valeva quanto la Lira Veneta, quindi non avevamo una moneta uguale per tutti.

La parità fissata era, per entrambi, pari a 20 soldi e tale resterà fino al dogato di Andrea Gritti (1523 - 1538), ma dal suo successore, Pietro Lando (1539 - 1545), di soldi ce ne volevano 24 per fare una lira.

Buona serata gaff977,

temo di essermi espresso male, ma non ho mai inteso dire che la Lira Veneziana venne copiata da altri stati , ne che la Lira Milanese fosse uguale alla Veneziana; ho inteso dire che altri stati hanno coniato la Lira, facendone una moneta reale, ma ciascun stato l'ha fatto salvaguardando la metrica di riferimento ed in rapporto alle valute che già erano la utilizzate.

Il nome era lo stesso, non il peso e/o l'intrinseco. E' lo stesso che è accaduto con il Marco, quello di Colonia era solo uno dei tanti che correvano, seppur in posizione preminente. Quello che era in uso a Venezia, ad esempio, era di ca. 5 gr. più pesante di quello di Colonia.

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia
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La Lira veneta viene già rivalutata sotto il dogado di Leonardo Loredan a 21 soldi purchè di giusto peso (Consiglio dei X, 27/02/1518). In questo periodo si può notare la mancanza del metallo argenteo a Venezia, viene coniato il mezzo ducato e il Consiglio dei X boccia diverse richieste di coniazione di monete.

e qui la colpa è mia, pur avendo premesso che non avevo intenzione di scrivere più di tanto sui cambi tra monete (volevo semplificare), ma solo dare un paio di informazioni sulle prime Lire coniate, mi sono fidato di quello che scrive il Gamberini in proposito; ma si sa, nessuno è infallibile ;)

Per Leonardo Loredan riporta che la Lira era pari a 20 soldi, ma sono certo che tu hai avuto modo di riportare informazioni più corrette tratte da testi più completi.

Saluti

Luciano

Modificato da 417sonia
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Forse vogliamo tutti dire la stessa cosa ma non ci siamo capiti...

X Fra Casellame:

Sei stato chiarissimo nel tuo post, la mia affermazione era dovuta al fatto di aver preso in considerazione la tua seconda situazione, e se leggi il mio post ho affermato che il vero riferimento era il metallo e il suo contenuto di fino.

Per quel che riguarda la Lira formata da 20 soldi e 240 denari giustamente affermi che era un sistema di conto ma non una moneta di conto.

Se consulti le grida milanesi del 1514 una lira veneta (mocenigo o tron) veniva scambiata per 15 soldi di Milano, come dice correttamente 417Sonia:

ho inteso dire che altri stati hanno coniato la Lira, facendone una moneta reale, ma ciascun stato l'ha fatto salvaguardando la metrica di riferimento ed in rapporto alle valute che già erano la utilizzate.

L'errore è stato mio che sono passato dalla moneta di conto alla moneta reale e di conseguenza sono uscito dall'argomento, anche se è sempre un piacere discutere e scriversi con Voi.

X 417Sonia

Come riferimento uso il Papadopoli.

Lo so che sei uno tra i migliori sulla monetazione veneziana, mi sembrava strano infatti un tuo errore.

Spero di incontrarVi al convegno di Milano a Marzo, quattro chiacchere su questi argomenti mi entusiasmano sempre.

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Forse vogliamo tutti dire la stessa cosa ma non ci siamo capiti...

X Fra Casellame:

Sei stato chiarissimo nel tuo post, la mia affermazione era dovuta al fatto di aver preso in considerazione la tua seconda situazione, e se leggi il mio post ho affermato che il vero riferimento era il metallo e il suo contenuto di fino.

Per quel che riguarda la Lira formata da 20 soldi e 240 denari giustamente affermi che era un sistema di conto ma non una moneta di conto.

A questo punto sono veramente :huh: perché non capisco cosa TU intenda per moneta di conto...

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X 417Sonia

Come riferimento uso il Papadopoli.

Lo so che sei uno tra i migliori sulla monetazione veneziana, mi sembrava strano infatti un tuo errore.

Spero di incontrarVi al convegno di Milano a Marzo, quattro chiacchere su questi argomenti mi entusiasmano sempre.

Buon pomeriggio

Anch'io uso il Papadopoli, ma mancandomi i primi due volumi, leggo quelli scaricati da Incuso (Santo subito) e - ti giuro - ci perdo la vista ogni volta, oltre ad incazz......andando su e ciù col cursore per trovare il periodo storico o le monete che mi interessano. :angry:

Di conseguenza, se posso e se la ricerca non è troppo impegnativa, uso altri volumi dei quali riesco a sfogliare le pagine.... :D molto più piacevole, almeno per me.

A Marzo si DEVE organizzare qualche cosa...ci si organizzerà per tempo!!

Saluti

Luciano

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Non preoccupatevi troppo di non aver le idee chiare sulla moneta di conto, è una cosa abbastanza normale. Io per esempio mi occupo di questo problema da decenni (da quando venni a sapere che a Venezia c'erano fino a nove 'valute' diverse, nel basso medioevo (lira di denari, lira di grossi, lira a grossi, lira di grossi manca, lira di grossi complida, lira di grossi a oro, lira di grossi a monete; e qualcun' altra che al momento non mi viene); credevo quindi di aver le idee chiarissime, poi però mi sono reso conto di non riuscire a convincere quasi nessuno (esagero un po', i miei allievi li ho convinti…dicono), per cui tanto chiare non devo averle neanch'io. Non posso certo riportare qui la mia opinione, non ci sarebbe lo spazio, però mi permetto di suggerirvi ulteriori letture, purtroppo in parte in inglese, che assieme ai testi di Cipolla da voi già ricordati per me sono state una specie di folgorazione sulla via di Damasco, soprattutto per la chiarezza:

F.C. Lane, Le vecchie monete di conto veneziane ed il ritorno all'oro “Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, CXVII, pp. 49-78 (contributo riedito in Studies in Venetian Social and Economic History, Kohl B. G., Mueller R. C. (edd.), London 1987, n.XI).

Lane F.C., Mueller R.C. 1985, Money and Banking in medieval and renaissance Venice, Baltimore, soprattutto pp. 7-13 e tutti i passi registrati nell'indice sotto 'Money of account

Se poi, dopo esservi chiariti le idee, volete di nuovo oscurarvele, allora potete leggere anche il mio: Una storia senza fine: le monete di conto in Italia durante l'Alto medioevo, “Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica”, 54 (2008), pp. 47-85, dove cerco di spiegare, senza esservi un gran che riuscito, temo, l'origine delle mie convinzioni su questo argomento.

Una cosa però ho capito, e riguarda il motivo per cui molti negano l'esistenza delle monete di conto, imaginarie o fantasma (a mio avviso erroneamente), cioè l'idea che queste ultime per essere tali debbano essere svincolate dal contenuto metallico delle monete effettive. Questo semplicemente non è vero (a parte alcuni rarissimi casi di valute basate su un certo paniere di beni agricoli o di prestazioni, valute di cui finora credo di aver fatto cenno solo io): anche le monete di conto hanno in ogni momento della loro vita un rapporto con una certa quantità di metallo prezioso (oro od argento), soltanto che questo rapporto è variabile, per cui in prospettiva risultano dotate, come dire, di vita propria. In questo senso la lira di età moderna, il cui rapporto variabile con le varie monete effettive (e con il loro intrinseco) era ufficialmente fissato dalle 'gride' che che si succedevano con frequenza assai ravvicinata, è sicuramente una valuta di conto, non vedo proprio in quale altro modo possa essere definita. A ben vedere anche la lira medievale era una moneta di conto, perché anch'essa, sia pur in tempi molto più dilatati,  ebbe un rapporto variabile con la moneta effettiva, visto che la sua parità metallica venne rappresentata dapprima da denari in svalutazione più o meno rapida, poi per parecchi decenni dai grossi, addirittura a Firenze, per un breve periodo, da una moneta d'oro, il fiorino, poi da soldini, quattrini e finalmente, alla fine del XV secolo, da pezzi che valevano esattamente una lira, ma che cominciarono subito a svalutarsi anche loro, perpetuando quindi i movimenti autonomi di questa nostra cara vecchia valuta immaginaria

Un caro saluto a tutti e tanti auguri per le prossime feste

Andrea

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E' da una vita che sogno di poter dare un voto a un Professore :D . Un punto meritato.

Tanti auguri anche a te

E si, hai proprio ragione, un'occasione imperdibile :D :D

Andreas ha accennato alla esagerata quantità di monete di conto in uso a Venezia; è vero e se ne era accennato anche in una discussione di qualche tempo fa.....

Un po' perchè il nostro amico che aprì la discussione scriveva in inglese, un po' per la difficoltà insita nella materia specifica....beh ho sudato un bel po' anch'io, Andreas, ed anch'io non sono così certo che il nostro amico abbia inteso tutto, così come sono certo che qualche "pezzo" me lo sono perso anch'io.

Grazie delle indicazioni

Saluti

Luciano

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Grazi Andreas!

effettivamente trattando la moneta di conto si rischia, ogni tanto di addentrarsi in una selva... io ho cercato di capire qualcosa sulla moneta di conto di Firenze, anche li il discorso è molto lungo, perchè diversi metalli si svalutavano in tempi diversi, ma l' unità rimaneva, così ad un certo punto 12 Denari in moneta di Rame valevano teoricamente un Soldo, ma tecnicamente non valeva un Soldo in argento, altrettanto succedeva tra oro-rame e argento-oro... per me non è stato semplice inizialmente questo meccanismo, tant'è che non capivo perchè firenze obbligasse tramite leggi ad hoc il pagamento degli impiegati pubblici a ricevere lo stipendio in lire di quattrini...

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A questo punto sono veramente :huh: perché non capisco cosa TU intenda per moneta di conto...

A mio giudizio la Lira è un sistema di conto formata da 20 soldi o 240 denari, ma se utilizzo la stessa metrica basandomi sul contenuto di fino non ottengo sempre lo stesso risultato perchè, a causa delle spese di zecca, diminuiva il contenuto di fino.

Spero di essermi fatto capire....

Sto leggendo giusto in questi giorni il Cipolla "Il governo della moneta a Firenze e a Milano nei secoli XIV-XVI".

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Bella quella discussione su Venezia apparsa nel 2010, complimenti a tutti i partecipanti. Ai quali caldeggio ancora di più, se non lo hanno già fatto, la lettura del libro di Lane, Mueller che ho ricordato sopra, un testo veramente forndamentale su questi argomenti (integra l'altrettanto valido libro di Stahl, che essendo dedicato alla produzione della zecca ovviamente affronta solo marginalmente problemi di moneta virtuale).

Grazie per i voti ed ancora tanti auguri.

Andrea

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