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Genova - Grosso Nicola Guarco, Doge VIII


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Siccome non si parla abbastanza di monete genovesi... :rolleyes: (scherzooo) ecco un bel grosso con una simpatica caratteristica al R (a parte l'impronta digitale di uno dei precedenti proprietari :lol:).

Nicola Guarco (1378-1383)

Grosso, Ag, 21 mm, 3,15 grammi

Sigle: S-I

Moneta non comune ed ancora di più centrata e dal tondello abbastanza regolare.

Vedo che ha già l'onore del catalogo, ecco le mie foto

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Modificato da fra crasellame
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Da notare in alto i due cerchi concentrici rimasti... quasi come alle elementari neh :lol:

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Bella acquisizione..fra :) ....complimenti


Inviato

Grazie, sono almeno due anni che aspetto... non è facile trovarne di centrate e leggibili di questi dogi.

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Ottima, veramente ottima scelta ... anch'io l'avevo addocchiata ma poi .... a causa della "manovra familiare" e dei tagli lineari e, per me anche curvilinei e segmentati, ho rinunciato ...pazienza ...(per me) e .....ottimo "affare" per te.

Questa moneta mi fa venire in mente che cosa sarà mai successo in quel periodo: il doge VII - Antoniotto Adorno - che al pomeriggio è eletto e la sera stessa rinuncia alla carica, al quale subentra Nicola Guarco che resta in carica 8 anni, poi il suo successore (Federico Pagana) viene eletto e deposto lo stesso giorno .... e meno male che erano Dogi a vita!!! .....Boh? ... Mi viene quasi il dubbio che il numerale che conosciamo dei dogi forse non corrisponda ai nomi che conosciamo perchè queste rinunce e deposizioni immediate hanno fatto un po' di confusione agli storici.

Comunque complimenti, oltre che bellissima moneta è anche un bellissimo mistero della Storia genovese ancora da svelare e questo fatto la rende ancora più affascinante.

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Grazie dizzeta, prima o poi ne salterà fuori un'altra magari più leggibile ancora.

Per quanto riguarda il periodo se leggi l Storia di Genova del De Negro vedrai che era a dir poco turbolenta.

La questione dei numerali è che paradossalmente i grossi doge settimo sono posteriori a questi del doge ottavo. Ma immagino che lo sai già :D

Per chi invece non lo sapesse Antoniotto Adorno era un Personaggio (d'obbligo la P maiuscola) ed aveva ambizioni smisurate. Le monete col numerale "SEPTIM" le ha coniate dopo, infatti non fu doge una volta sola ma se non ho perso il conto ben quattro...

Addirittura i nominali con DVX IANVENSIVM PRIMV(S) vengono coniati con molta probabilità durante il secondo dogato di Simon Boccanegra.

Il Trecento genovese si presterebbe ad una di quelle serie televisive tipo "I Tudor" o la più recente "I Pilastri della Terra" e forse le supererebbe in trame intricate :D

Nella foto il dettaglio ingrandito del R

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...bellissime quelle righine sottili sulla legenda: come le chiamiamo? Righe di impostazione?

Io non ho ben chiaro come facessero a quell'epoca le legende sui coni ma davvero mi sembrano le righe che si usano (...usavano?) ... per gli esercizi di "bella scrittura".

Saluti

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Inviato (modificato)

E' probabile che facessero dei cerchi sul conio con dei compassi e quindi sistemassero le lettere battendo i punzoni avendo come riferimento i cerchi. Anche nel soldino di Filippo Maria Visconti si vede un cerchio sul quale c'è la croce.

Riporto un passo dell'intervento molto interessante del Prof. Francesco Cento nell'ultima conferenza dello scorso anno del circolo Astengo

Il Trattato di oreficeria(1565), scritto da Benvenuto Cellini, ci soccorre nell’individuare alcune fasi tecniche specifiche. Egli ci intrattiene sull’«arte di lavorare di cavo, in acciaio, le stampe delle monete; dove si tratta di far le pile e torselli» soffermandosi anche sulla maniera di temperare il disco di acciaio («per la grossezza di un dito») che pone sopra la “pila” (conio da incudine) ovvero sopra il “torsello” (conio da martello).

Cellini usava predisporre un impasto di

terra, vetro pesto, filiggine di cammino, terra di bolo Armenio e alquanto sterco di

cavallo, le quali cose tutte mescolate insieme e infuse con orina d’uomo, si riducano

nella guisa della pasta da fare il pane. Piglisi poi detto loto, e pongasene per la

grossezza di un dito sopra le teste del torsello e della pila, e poi si pongano in fuoco, il

quale sia di tal valore, che possa ricuocere benissimo le dette teste; e nel medesimo

fuoco da per loro si lascino freddare1.

Leggendo questo passo, evinciamo competenze collegate alla metallurgia antica. Alcuni elementi legati sia alla tempera classica (riscaldamento dell’acciaio in infuso di urina), sia della fonderia artistica (sterco di cavallo, terra, fuliggine). Per preparare i conî, come scrive il Cellini, vi è bisogno di una tempera (l’impasto di terra riscaldata) che scaldi e “ammorbidisca” l’acciaio permettendo ai ferri di poterlo incidere (e, nello stesso tempo, fargli “assorbire” il carbonio). Alla fine del lavoro incisorio, i conî venivano opportunamente riscaldati (fino a che il metallo non diventava rosso), gettati nell’acqua «fintantoché si senta cessare quel rumore del friggere, che fa il fuoco per la violenza dell’acqua»2. Così facendo si otteneva un acciaio durissimo che trasformava i conî a guisa di due grossi punzoni, incisi ed affilati, in grado di imprimere le raffigurazioni incavate, sul tondello di metallo prezioso (opportunamente sagomato), reso molle dal calore, convenientemente inserito tra il conio da incudine e il conio da martello. Il colpo di mazza schiacciava il metallo monetale e permetteva che i due negativi dei conî formassero due positivi: la due facce della stessa moneta o medaglia (giunte fino a noi anche come motto colloquiale).

Realizzare una buona tempera per l’acciaio dei conî era tra le preoccupazioni maggiori del coniatore antico. Durante il Medioevo, l’incisore monetale, quasi sempre orafo (incisores o sculptores cuneorum) preparava i conî in “gruppi” composti da un conio di incudine (pila) e due o più conî di martello (torselli), dato che questi ultimi subivano un’usura maggiore ricevendo direttamente i colpi del martello.

1

Benvenuto Cellini, Due trattati […]uno dell’oreficeria e l’altro della scultura, Milano, dalla Società Tipografica de’

Classici Italiani contrada del Cappuccio, anno 1811, pagg. 94 –95.

2

Benvenuto Cellini, Idem., pagg. 105 –106.

MEDAGLIE INCOMPARABILI

La tecnica della monetazione per brevi cenni.

Dall’antichità al Rinascimento.

Prof. Francesco Cento

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...bellissime quelle righine sottili sulla legenda: come le chiamiamo? Righe di impostazione?

Io non ho ben chiaro come facessero a quell'epoca le legende sui coni ma davvero mi sembrano le righe che si usano (...usavano?) ... per gli esercizi di "bella scrittura".

Saluti

Ciao dizzeta

sono convinto che le tecniche adottate per la creazione dei conii fossero pressoché generalizzate e valevoli per tutte le zecche del tempo (e anche oltre).

Nella zecca veneziana i processi non erano differenti da quelli usati in altre officine e conseguentemente anche a Genova; infatti la metodologia era un susseguirsi di operazioni codificate, dalla creazione/preparazione del blocchetto di ferro, alla definizione dei campi della moneta; lo spazio circolare delimitante il campo deputato all'inscrizione della legenda ed anche l'eventuale ulteriore cerchio nel quale inscrivere una figura, ecc. ecc. così come si nota nel Grosso postato......è lo stesso che si può riscontrare osservando talune monete veneziane.

Come dice correttamente ghezzi60, che studia i fiorini di Firenze, queste tecniche si desumono - è vero - dagli scritti che ci sono arrivati, ma soprattutto dalle monete, ed in particolare quelle non perfette......

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Come puoi ben vedere dalla mia moneta, alla povera S. Giustina sembra che l'incisore gli abbia aggiunto qualche attributo di troppo. in verità ha avuto la mano "troppo pesante" nel crearsi il foro nel quale puntare il compasso per tracciare tutti i cerchi necessari per inserire la legenda e l'immagine della Santa che, evidentemente, non è stata battuta a sufficienza.

Se lo fosse stata (infatti il rilievo non è particolarmente alto) il buchino sarebbe stato "assorbito" e la moneta non avrebbe presentato alcunché di "anomalo".

Saluti

Luciano


Inviato

@ fra crasellame

innanzitutto complimenti per la moneta veramente bella rende ancor di più con le tue foto che su quelle del catalogo

hai mica il pdf del lavoro del prof. Cento perchè quel giorno avevo partecipato anch'io e l'avevo trovata molto interessante

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Inviato

E' probabile che facessero dei cerchi sul conio con dei compassi e quindi sistemassero le lettere battendo i punzoni avendo come riferimento i cerchi.

penso che tu abbia ragione forse si vede bene in questa ..... anche se è di "qualche" anno più tarda ^_^

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