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Commodo, l'imperatore che cambiò il nome di Roma


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In risposta alla discussione iniziata da Fabione191 sul suo bel sesterzio di Commodo,

propongo una biografia di questo imperatore che prende come particolare punto d’analisi l’identificazione che egli ha fatto di sé stesso con Ercole. Elemento, questo, che vediamo celebrato in modo sistematico sulle monete che a loro volta presentano in modo magistrale una perizia tecnica delle incisioni ed una bellezza formale indubbiamente molto preziose.

Lucio Aurelio Commodo nacque a Lanuvium nel 161 ed era il primogenito dell’imperatore Marco Aurelio e dell’augusta Faustina Minore.

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In associazione con il padre ricevette i titoli di Imperator, Germanico, Sarmatico e nel 177 ebbe la potestà tribunizia ed il titolo di Augusto. Nel 178 sposò poi Bruttia Crispina che era nipote di un amico degli imperatori Adriano ed Antonino Pio.

Nel 180, alla morte di Marco Aurelio, Commodo divenne imperatore unico ed assunse i nomi di Marco Aurelio Commodo Antonino e regnò sul trono di Roma fino al 192.

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Dopo un’iniziale dichiarazione in contrario, Commodo si lasciò convincere dal suo ciambellano di corte che si chiamava Saotero e che proveniva dalla Bitinia, ad abbandonare la politica di espansione territoriale che era stata portata avanti da Marco Aurelio con grande dispendio per le casse di Roma. Il nuovo imperatore concluse così un accordo con i Marcomanni e tornò improvvisamente e Roma dove proclamò di aver scoperto una congiura che vedeva coinvolti la propria sorella Annia Lucilla ed il cugino Marco Ummidio Quadrato; entrambi furono messi a morte dopo non molto tempo dopo. Insieme ai due congiunti, l’imperatore Commodo fece uccidere il marito della sorella, Tiberio Claudio Pompeiano di Antiochia, che dopo essere stato console per due volte poteva rivelarsi un pericoloso rivale al trono, ed il prefetto del pretorio Tarrutenio Paterno.

L’assassinio di quest’ultimo era stato consigliato da Tigidio Perenne, prefetto e collega di Paterno, che divenne così l’unico comandante della guardia imperiale ed il più potente uomo dell’impero che l’Historia Augusta ci descrive come un despota pieno di cupidigia. Tinte severe, quelle dell’Historia Augusta, che però trovano conferme nella storia visto che Perenne, per proteggere la propria posizione, fece assassinare Saotero, lo scaltro ed intrigante ciambellano di Commodo, e pose i suoi due figli negli importantissimi comandi militari della Pannonia.

Tutto questo eclatante potere, però, produsse ben presto delle reazioni di timore tanto che una delegazione dell’esercito della Britannia riferì all’Imperatore che il prefetto ambiva al trono; tarlo, questo, che colpiva nel punto debole di Commodo che subito dopo comandò alle guardie di Perenne di sopprimere il proprio capo, le di lui moglie e sorella ed i figli.

Per celebrare la propria salvezza, l’imperatore assunse da quel momento il titolo di “Felice” che ritroviamo anche nelle legende di molte delle monete fatte coniare da Commodo. Un esempio può essere il seguente denario (RIC 173) che riporta al Dritto: MCOMMANTPFELAVGBRIT con il ritratto laureato dell’imperatore, rivolto a destra ed al Rovescio: IOVIVVENPMTRPXIIIICOSVPP con Giove in piedi, rivolto a sinistra, con fulmine e scettro. A sinistra un’aquila.

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Dietro tale congiura ai danni di Perenne c’era un liberto dell’imperatore che si chiamava Marco Aurelio Cleandro; egli divenne subito il più influente consigliere di Commodo, assunse il ruolo di una sorta di “ministro della sicurezza” ed ottenne una tale ampiezza di poteri che in poco tempo superò anche quelli che aveva avuto Perenne.

Detenere tanto potere a Roma, però, non portava nulla di buono e ben presto cadrà anche Cleandro per opera del “praefectus annonae” che dapprima creò deliberatamente una scarsità di approvvigionamenti nella capitale e poi aizzò la folla e la guarnigione metropolitana facendo ricadere la colpa della carestia sul consigliere dell’imperatore che venne messo a morte nel 190 senza che Commodo facesse nulla per salvarlo.

All’inizio del regno di Commodo, i Caledoni superarono il Vallo di Antonino e distrussero un contingente militare romano dilagando nella Scozia Meridionale. Commodo inviò sul luogo un ex governatore della Britannia noto per la dura disciplina che esigeva, Ulpio Marcello, che con tre campagne successive riuscì a sedare la rivolta ed a ripristinare la fortificazione. Non passò molto tempo, però, che nella provincia britannica scoppiò un ammutinamento e contemporaneamente si ebbero azioni di guerriglia anche nella Gallia ed in Spagna per iniziativa del disertore Materno.

Furono, quelli, tempi difficili per l’esercito che veniva visto in tutto l’impero nelle vesti dell’oppressore e della polizia segreta dedita alla delazione. Nella stessa Roma i bruschi e mortali passaggi di potere intorno al trono crearono tra i senatori uno stato di forte nervosismo.

L’imperatore, dal canto suo, istigava questo stato d’animo tra i senatori visto che si impossessava dei loro beni con veri e propri colpi di mano al fine di colmare il tesoro dello Stato che era stato svuotato dalle sue stravaganze.

Commodo, infatti, dava segni di una megalomania sempre più accesa al punto da mutare il nome di Roma in “Commodiana” come se si fosse trattato di una sua colonia personale. Il medesimo nome venne conferito ad alcune legioni, ad una nuova grande flotta dislocata in Africa, alla città di Cartagine e perfino al Senato.

Alla fine un nuovo prefetto del pretorio, Quinto Emilio Leto, decise che Commodo era diventato insopportabile e con lui furono d’accordo sia l’amante dell’imperatore, Marcia, che il nuovo ciambellano di corte Ecletto. Tuttavia, nel caso in cui l’esercito avesse reagito sfavorevolmente alla fine della dinastia degli Antonini, era necessario che al colpo di stato aderissero anche personaggi di primo piano dell’amministrazione provinciale.

Leto era un nordafricano e trasferì poteri molto strategici ai due suoi compatrioti Settimio Severo e Leto Albino; al primo spettò il comando della Pannonia Superiore mentre al secondo quello della Britannia. Pescennio Nigro divenne invece governatore della Siria.

Il piano che prendeva così forma, prevedeva che il prossimo imperatore a succedere a Commodo sarebbe stato Pertinace, allora prefetto della città.

Alla fine, l’ultima notte dell’anno 192, i preparativi per l’assassinio dell’imperatore furono pronti ed un atleta di nome Narciso, con cui Commodo si esercitava nella lotta, riuscì a strangolarlo. Mentre il Senato ed il popolo esecravano la memoria dell’imperatore ucciso abbattendone le statue e cancellandone il nome dalle iscrizioni, Leto sottrasse il cadavere dalla fossa dei traditori e gli diede segreta sepoltura.

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Inviato

Il complotto che aveva portato alla morte di Commodo, era stato accelerato dopo la stupefacente proposta dell’imperatore secondo cui, assumendo la carica consolare il giorno successivo (il 1 gennaio del 193), egli intendeva celebrare l’avvenimento guidando un corteo in partenza dalla caserma dei gladiatori ed indossando la divisa di questi combattenti.

Commodo, infatti, era ossessionato dall’idea di dimostrare la propria prodezza nell’arena e Dione Cassio ci racconta di quale sconcio piacere invasava l’animo dell’augusto innanzi al massacro delle belve. In tali occasioni tutto il Senato doveva urlare ripetutamente, rivolto al trono: “Tu sei il signore e sei il primo, o fortunatissimo tra gli uomini! Vincitore tu sei, e vincitore tu sarai! Da sempre o Amazzonico, tu sei il vincitore!”.

Infatti, a somiglianza di Alessandro Magno e di parecchi sovrani dei Persiani e dei Parti, anche Commodo amava atteggiarsi a regale cacciatore. Troviamo tale aspetto della personalità di Commodo anche sulle monete dove la legenda richiama la VIRTUTI AVGVSTI (al coraggio dell’imperatore) e vediamo resi in immagine l’imperatore che assale un leone. La bravura della caccia simboleggiava infatti le vittorie militari, mentre gli animali massacrati rappresentavano le potenze del male ed i nemici dell’impero.

Possiamo osservare la celebrazione di ciò nel sesterzio (RIC 332 A) con al Dritto: MANTONINVSCOMMODVSAVG ed il ritratto dell’imperatore rivolto a destra con la corona d’alloro sul capo. Al Rovescio: VIRTVTIAVGVSTITRPVIIIMPIIIICOSIIIPP ed in esergo S C con l’imperatore a cavallo verso destra mentre trafigge un leone.

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Per di più, l’uccisione delle belve era stata una tradizionale occupazione di Ercole, un eroe popolare che dopo la morte era stato portato in cielo in riconoscimento delle sue poderose imprese.

Commodo era visto dai filosofi cortigiani come la personificazione dei concetti fondamentali della monarchia illuminata e l’imperatore amava fortemente identificarsi con Ercole tanto è vero che lo storico Erodiano ci riporta che l’augusto “ordinò che lo si chiamasse non Commodo, figlio di Marco, ma Ercole, figlio di Giove. Dopo aver abbandonato la maniera di vestire romana ed imperiale, portava indosso una pelle di leone e brandiva la clava di Ercole […] molti dei suoi nomi e titoli in effetti facevano riferimento ad Ercole e lo definivano il più maschio degli uomini”.

Le monete ci confermano anche questa notizia e vediamo che l’imperatore e l’eroe appaiono come figure intercambiabili e le legende celebrano HERCVLES ROMANVS AVGVSTVS, HERCVLES COMMODIANVS.

L’Ercole Commodiano lo troviamo espresso nel seguente medaglione in bronzo (Gnecchi 53/21) con al Dritto: MCOMMODVSANTONINVSPIVSFELIXAVGBRIT ed il busto dell’imperatore rivolto a destra, con corona d’alloro e corazza. Al Rovescio: HERCCOMMODIANOPMTRPXVIIMPVIII in esergo: COSVIPP ed Ercole in piedi, rivolto a sinistra, che sacrifica su di un altare e tiene in mano una cornucopia. A sinistra un albero con appesa la pelle di leone ed appoggiata al tronco la clava.

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Troviamo tale tematica riportata in modo esemplare anche sul sesterzio (RIC 637) dove al Dritto troviamo: LAELAVRELCOMMAVGPFEL ed il ritratto dell’imperatore, rivolto a destra, con pelle di leone sulla testa. Al Rovescio: HER-CVL/ROM-ANO/AV-GV/SC e clava in mezzo ad una corona d’alloro.

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Ercole diviene quindi la personificazione sia dell’imperatore che dell’Urbe che a Commodo apparteneva anche in virtù del suo nuovo nome: Commodiana.

Al rovescio del seguente sesterzio notiamo che Ercole personifica proprio l’Urbe nella persona di Commodo che a sua volta si identifica in Ercole.

Il sesterzio (RIC 641) riporta al Dritto: LAELAVRELCOMMAVGPFEL ed il ritratto dell’imperatore rivolto a destra con corona d’alloro. Al Rovescio: PROVIDENTIAEAVG ed in esergo S C. Ercole è sulla destra, in piedi, mentre entra su una nave e porta in mano la clava e la pelle di leone. A sinistra c’è l’Africa che porge ad Ercole delle spighe di grano con una mano e con l’altra regge un sistro.

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Da Commodo in poi, gli imperatori romani utilizzeranno per sé stessi le definizioni di “vincitore” ed “invincibile” (victor, invictus) che implicano un paragone proprio con Ercole oltre che con Alessandro Magno.

Commodo però, non vedeva solo sé stesso come Ercole, ma lo definiva anche suo camerata o collega (HERCVLI COMITI) come possiamo osservare nel seguente aureo (RIC 221) che riporta al Dritto: MCOMMANTPFELAVGBRITPP ed il ritratto dell’imperatore corazzato e drappeggiato a destra, con corona d’alloro. Al Rovescio: HERCCOMPMTRPXVICOSVI ed Ercole in piedi rivolto a sinistra mentre sacrifica su di un altare mentre tiene in mano una cornucopia. Ad un albero è appesa la pelle di leone ed appoggiata la clava.

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Abbiamo quindi osservato con l’aiuto delle monete che Commodo non solo si identificava con Ercole, ma lo considerava un suo compagno e camerata. Tutto ciò non era solo una bizzarria dell’augusto che indubbiamente non era esente da stranezze che lo hanno anche portato alla morte, ma indicava anche un cambiamento culturale della società. D’ora in avanti, infatti, vedremo che le monete e le medaglie di Roma mostreranno sempre più frequentemente gli dei sotto tale luce, non saranno più entità autonome, ma dei protettori dei vari imperatori. Le antiche divinità della tradizione olimpica cominciavano ad essere considerate come ramificazioni, o aspetti collaterali se non proprio simboli di un’unica divinità trascendentale.

Vediamo, ad esempio, nel seguente denario (RIC 138) al Dritto la legenda: MCOMMANTPFELAVGBRIT ed il ritratto dell’imperatore laureato e rivolto a destra. Al Rovescio: IOVEXSVPPMTRPXIIMPVIII in esergo: COSVPP e Giove seduto in trono, verso sinistra, con ramo e scettro.

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Giove viene qui definito “Exsuperator, Exsuperantissimus” cioè colui che supera tutti; il mondo iniziava ad avvicinarsi al tempo in cui il Cristianesimo monoteistico avrebbe risposto alle crescenti necessità spirituali della gente. Troviamo in questo tipo di indizi le tracce della paura e dell’orrore che imperversavano nella società dell’epoca. Vediamo un po’ in tutta l’arte figurativa dell’epoca questi elementi ed un gusto tutto che cambia rispetto al passato. Gli artisti che scolpirono i ritratti di Commodo seguivano una tecnica nuova e completamente diversa da quelle precedenti. Essi realizzarono volti “barocchi” senza espressione, ma con un cipiglio sinistro ed arrogante. Essi davano forma a superfici lisce e satinate che rivelano una nuova valutazione della tessitura della carne che viene resa con una non celata sensualità.

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Erodiano ci descrive Commodo e ce lo presenta con una chioma bionda ed ondulata che lampeggiava al sole come se fosse di fuoco al punto che gli adulatori vi vedevano risplendere una luce celeste.

Dione Cassio ci comunica in più che aveva un carattere schietto e semplice; ciò lo rese schiavo dei compagni che lo sedussero facendogli assumere abitudini abiette e crudeli.

Enrico :)

P.S. Le immagini delle monete provengono da Dirtyoldcoins.

Modificato da minerva
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Salve.

Un bel lavoro grazie. Cé tutto ció che mi poteva servire.

Awards

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Ciao Minerva,

complimenti per la discussione!

La biografia è curata... la statua di Commodo vestito di ercole con la pelle del leone l'hai già messa (che spettacolo, ogni colta che la vedo non mi capacito come riuscivano ad ottenere questi risultati)... idem per la versione numismatica di Commodo/Ercole. Anzi, ci aggiungo un aureo simile al bronzo da te già postato:

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d=21 mm, Aureus August – December 192, AV 7.23 g. L AEL AVREL COMM AVG P FEL Head r., wearing lion skin headdress. Rev. HERCVLI ROMANO AVG Club flanked by bow and quiver. RIC 253. BMC –. C 196. Calicó 2260. Biaggi 990 (this coin).

E poi aggiungo un aureo di Commodo Cesare:

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Aureus 175-176, AV 7.29 g. COMMODO CAES AVG FIL GERM SARM Bare-headed, draped and cuirassed bust r. Rev. PRINCI – PI IV – ENTVTIS Altar inscribed FORT / REDV / CI. C 601. BMC M. Aurelius 652. RIC M. Aurelius 618. Calicó 2313 (this coin).

Very rare. Virtually as struck and almost Fdc

Giusto per la rappresentazione giovanile di Commodus e per ... dare un piccolo contributo.

Ciao

Illyricum

:)

PS: Gossip. ;) : sembra che nell'Urbe circolasse la voce (probabilmente messa in giro dal Senato per calunniarlo...) che Commodus provava un'attrazione verso i giochi gladiatori ed i gladiatori stessi in quanto figlio della relazione della madre con un famoso gladiatore dell'epoca...

Modificato da Illyricum65

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Complimenti sinceri, una discussione molto interessante, ben strutturata e fruttto di un grande studio. :good:

Aggiungo un piccolo contributo: un sesterzio con Ercole al rovescio

RIC 399b Sestertius Obv: MCOMMODVSANTONINVSAVGPIVS - Laureate head right.

Rev: PMTRPVIIIIMPVICOSIIIIPP - Hercules standing right, resting hand on club and bow with lion skin; S C across fields. 184 (Rome).

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Modificato da cometronio
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E quest'altro con al dritto Commodo coperto da pelle di leone e al rovescio arco, clava e faretra.

RIC 639, BMC 717, C 199 Sestertius Obv: LAELAVRELCOMMAVGPFEL - Head right wearing lion's skin headdress.

Rev: HERCVLIROMANOAVGV Exe: SC - Bow, club and quiver. c.191 (Rome).

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Inviato

E quest' ultimo sesterzio con Ercole che tocca un trofeo tenendo una clava e la pelle di leone.

RIC 640, BMC 715, C 203 Sestertius Obv: LAELAVRELCOMMAVGPFEL - Laureate head right.

Rev: HERCVLIROMANOAVG Exe: SC - Hercules standing left, touching trophy and holding club with lion skin. 192 (Rome).

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Inviato

Per ultimo aggiungo quest'asse del tipo corrispondente al sesterzio postato da Minerva.

RIC 644, BMC 722, C 193 As Obv: LAELAVRELCOMMAVGPFEL - Head right, wearing lion skin.

Rev: No legend Exe: SC - Wreath, club within; HER CVL/ROM AN/AV GV across fields.

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Salve Minerva. :) Complimenti per questa interessante discussione, ben strutturata, dove non è stato trascurato praticamente nulla: cinque stelle da parte mia, come minimo, le meriti tutte. :rolleyes: :good:

Vorrei contribuire, quindi, con questo medaglione, forse uno dei più spettacolari che abbiamo al giorno d'oggi riguardanti Commodo:

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AE Medaglione (75,89 g.) risalente al 192 d.C. circa.

D/ L AELIVS AVRELIVS COMMODVS AVG PIVS FELIX, teste accollate a destra di Commodo, laureata e radiata, e di Marcia, galeata, unite sotto col pelta.

R/ P M TR P XVII IMP VIII. In esergo COS VII P P. Felicitas stante in piedi di fronte con testa rivolta a destra, tenente una cornucopia ed un caduceo; a destra Commodo velato stante a sinistra e sacrificante con una patera verso un tripode; a sinistra victimarium che tiene un toro verso destra. C. -; Gnecchi p. 64, 116 (dritto) e 113 (rovescio); Toymbee -; Grueber -.

Ecco la dicitura che accompagnava tale eccezionale pezzo nella sua vendita (NAC, Zurigo numero 29 dell'11 maggio 2005 al lotto numero 560; stima: 35.000 fr. sv.; realizzo: 40.000 fr. sv.):

<< A prima vista si può pensare che la testa femminile elmata e accollata a quella di Commodo sia Minerva o Roma, ma il pelta, nella parte terminale dei loro busti, la identifica come un'Amazzone. Ma ciò che è più importante è che non si tratta della rappresentazione di una comune Amazzone, ma di un personaggio storico: Marcia, la concubina di cui Commodo fu incurabilmente infatuato. Il pelta, uno scudo a forma di crescente lunare di origine tracia, era un inequivocabile simbolo delle Amazzoni. Paragoni si trovano su oggetti d'arte romani, incluso in particolare il famoso sarcofago degli antonini ora al Museo Capitolino, sul quale un pelta è simbolo centrale dell'imponente scena di battaglia tra Amazzoni e Greci. Non meno di sessanta sarcofagi, o frammenti di sarcofago, giunti sino a noi dalla città di Roma, ritraggono le Amazzoni. Questo maestoso medaglione fu coniato nel 192, l'ultimo anno della vita di Commodo. Fu un momento turbolento e caotico per Commodo, che perse del tutto il senso della realtà. Fu anche un momento sconvolgente per quelli più vicini all'imperatore, incluso il suo Prefetto del Pretorio Q. Aemilius Laetus, il suo ciambellano egiziano Eclectus, e la moglie di quest'ultimo, Marcia, che fu la principale concubina e compagna dell'imperatore. Apparentemente una liberta di Lucio Vero, Marcia prese parte al complotto contro Commodo una decade prima, ed era la concubina di uno dei cospiratori, in relazione con la sorella dell'imperatore Lucilla. Sebbene Commodo giustiziò o esiliò la maggior parte dei cospiratori, egli risparmiò Marcia, che prese come amante. Negli anni seguenti Marcia ebbe sempre maggiore influenza su di lui, convincendolo perfino ad adottare una politica moderata verso i cristiani. Nel tardo 192, il destino di Commodo fu segnato quando uno schiavo espose una lista di proscrizione redatta da Commodo; a capo della lista i senatori, funzionari civili e militari di alto rango come Laetus, Eclectus e Marcia. Così il complotto del nuovo anno contro Commodo fu tramato. Marcia somministrò il veleno, nascondendolo in una coppa di vino; ma non ebbe l'effetto che ci si aspettava, così fu presa una rapida decisione affinchè un lottatore di nome Narcissus lo strangolasse. Le migliori fonti su questi episodi sono Dione Cassio, Erodiano e gli Scriptores Historiae Augustae. L'identificazione dell'Amazzone di Marcia su questo medaglione fu resa nota dagli studiosi del XIX secolo e Cohen segregò questi sotto il titolo di "Commodo e Marcia". Con il passare del tempo questa identificazione non è andata persa e nè Mattingly, nè Tonebee espressero dubbi che l'Amazzone sia stata Marcia. Mattingly andò oltre consideranso il paragone con la personale identificazione di Commodo, e assimilazione con Ercole, che "...trionfò sulle Amazzoni, da cui prese il titolo di Amazonius. Commodo lo adottò e lo dette al mese di Marzo". Infine un aspetto di questo scenario è il fatto che nel 192 Commodo introdusse i busti accollati sui medaglioni romani. Quale miglior soggetto che la sua compagna amazzone, la sua concubina Marcia, della quale si fidò completamente più di ogni altra persona? Questo dritto è comune con altri cinque rovesci diversi, che sono strettamente collegati con un dritto virtualmente identico sul quale il busto femminile accollato varia leggermente e mancano del pelta (che indusse Tonybee a descrivere quella donna come Minerva). Il significato della scena del rovescio non è chiaro, così come molte innovazioni degne di sacrifici imperiali ricorrenti nell'ultimo anno di Commodo. Infatti, egli ebbe due scene di sacrificio in questa serie di medaglioni, e ne ebbe di simili sui sesterzi (RIC 602-3) e denarii (RIC 262) del periodo 191- 192. La forte presenza della Felicitas è probabilmente legata alla Felicitas Commodiana - la felicità della città di Roma, che era appena stata rifondata come Colonia Commodiana. >>

Modificato da Caio Ottavio
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Salve Minerva. :) Complimenti per questa interessante discussione, ben strutturata, dove non è stato trascurato praticamente nulla: cinque stelle da parte mia, come minimo, le meriti tutte. :rolleyes: :good:

Vorrei contribuire, quindi, con questo medaglione, forse uno dei più spettacolari che abbiamo al giorno d'oggi riguardanti Commodo:

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AE Medaglione (75,89 g.) risalente al 192 d.C. circa.

D/ L AELIVS AVRELIVS COMMODVS AVG PIVS FELIX, teste accollate a destra di Commodo, laureata e radiata, e di Marcia, galeata, unite sotto col pelta.

R/ P M TR P XVII IMP VIII. In esergo COS VII P P. Felicitas stante in piedi di fronte con testa rivolta a destra, tenente una cornucopia ed un caduceo; a destra Commodo velato stante a sinistra e sacrificante con una patera verso un tripode; a sinistra victimarium che tiene un toro verso destra. C. -; Gnecchi p. 64, 116 (dritto) e 113 (rovescio); Toymbee -; Grueber -.

Ecco la dicitura che accompagnava tale eccezionale pezzo nella sua vendita (NAC, Zurigo numero 29 dell'11 maggio 2005 al lotto numero 560; stima: 35.000 fr. sv.; realizzo: 40.000 fr. sv.):

<< A prima vista si può pensare che la testa femminile elmata e accollata a quella di Commodo sia Minerva o Roma, ma il pelta, nella parte terminale dei loro busti, la identifica come un'Amazzone. Ma ciò che è più importante è che non si tratta della rappresentazione di una comune Amazzone, ma di un personaggio storico: Marcia, la concubina di cui Commodo fu incurabilmente infatuato. Il pelta, uno scudo a forma di crescente lunare di origine tracia, era un inequivocabile simbolo delle Amazzoni. Paragoni si trovano su oggetti d'arte romani, incluso in particolare il famoso sarcofago degli antonini ora al Museo Capitolino, sul quale un pelta è simbolo centrale dell'imponente scena di battaglia tra Amazzoni e Greci. Non meno di sessanta sarcofagi, o frammenti di sarcofago, giunti sino a noi dalla città di Roma, ritraggono le Amazzoni. Questo maestoso medaglione fu coniato nel 192, l'ultimo anno della vita di Commodo. Fu un momento turbolento e caotico per Commodo, che perse del tutto il senso della realtà. Fu anche un momento sconvolgente per quelli più vicini all'imperatore, incluso il suo Prefetto del Pretorio Q. Aemilius Laetus, il suo ciambellano egiziano Eclectus, e la moglie di quest'ultimo, Marcia, che fu la principale concubina e compagna dell'imperatore. Apparentemente una liberta di Lucio Vero, Marcia prese parte al complotto contro Commodo una decade prima, ed era la concubina di uno dei cospiratori, in relazione con la sorella dell'imperatore Lucilla. Sebbene Commodo giustiziò o esiliò la maggior parte dei cospiratori, egli risparmiò Marcia, che prese come amante. Negli anni seguenti Marcia ebbe sempre maggiore influenza su di lui, convincendolo perfino ad adottare una politica moderata verso i cristiani. Nel tardo 192, il destino di Commodo fu segnato quando uno schiavo espose una lista di proscrizione redatta da Commodo; a capo della lista i senatori, funzionari civili e militari di alto rango come Laetus, Eclectus e Marcia. Così il complotto del nuovo anno contro Commodo fu tramato. Marcia somministrò il veleno, nascondendolo in una coppa di vino; ma non ebbe l'effetto che ci si aspettava, così fu presa una rapida decisione affinchè un lottatore di nome Narcissus lo strangolasse. Le migliori fonti su questi episodi sono Dione Cassio, Erodiano e gli Scriptores Historiae Augustae. L'identificazione dell'Amazzone di Marcia su questo medaglione fu resa nota dagli studiosi del XIX secolo e Cohen segregò questi sotto il titolo di "Commodo e Marcia". Con il passare del tempo questa identificazione non è andata persa e nè Mattingly, nè Tonebee espressero dubbi che l'Amazzone sia stata Marcia. Mattingly andò oltre consideranso il paragone con la personale identificazione di Commodo, e assimilazione con Ercole, che "...trionfò sulle Amazzoni, da cui prese il titolo di Amazonius. Commodo lo adottò e lo dette al mese di Marzo". Infine un aspetto di questo scenario è il fatto che nel 192 Commodo introdusse i busti accollati sui medaglioni romani. Quale miglior soggetto che la sua compagna amazzone, la sua concubina Marcia, della quale si fidò completamente più di ogni altra persona? Questo dritto è comune con altri cinque rovesci diversi, che sono strettamente collegati con un dritto virtualmente identico sul quale il busto femminile accollato varia leggermente e mancano del pelta (che indusse Tonybee a descrivere quella donna come Minerva). Il significato della scena del rovescio non è chiaro, così come molte innovazioni degne di sacrifici imperiali ricorrenti nell'ultimo anno di Commodo. Infatti, egli ebbe due scene di sacrificio in questa serie di medaglioni, e ne ebbe di simili sui sesterzi (RIC 602-3) e denarii (RIC 262) del periodo 191- 192. La forte presenza della Felicitas è probabilmente legata alla Felicitas Commodiana - la felicità della città di Roma, che era appena stata rifondata come Colonia Commodiana. >>

mi lasci sempre più allibito davanti alle tue discussioni/spiegazioni/relazioni.

m'incanto davanti ai tuoi scritti.


Inviato (modificato)

Un sincero e davvero sentito ringraziamento ad Illyricum, Cometronio e Caio Ottavio per gli ottimi e notevolissimi contributi alla discussione. :)

Enrico :)

Modificato da minerva

Inviato

Io trovo insuperabile la plasticità trasmessa dai bronzi di Commodo che probabilmente ci ha lasciato tra i più bei medaglioni del periodo imperiale.

Commodo, come già aveva fatto Antonino prima di lui, volle rilanciare il paganesimo, profondamente in crisi, ricordando sulle sue emissioni le principali divinità a partire da quelle più arcaiche ed i simboli più cari alle tradizioni di Roma. A differenza di Antonino però, l'estroso Commodo, aggiunse qualcosa di nuovo avvicinandosi ideologicamente alle nuove tendenze religiose (come già sapientemente descritto da Minerva) e rivolgendosi con maggiore attenzione alle tradizioni di provenienza orientale.

E' curioso osservare che, oltre all'impersonificazione con Ercole, sia facendosi ritrarre con gli attributi della divinità sia facendo raffigurare lo stesso Ercole nelle pose più classiche ma con i tratti somatici di Commodo, l'imperatore si fece talvolta ritrarre al fianco di altre divinità rappresentate sul suo stesso piano (medesime dimensioni delle raffigurazioni) quando in passato, altri imperatori, si erano limitati a comparire al fianco della divinità prestando però la debita cautela e facendosi raffigurare in scala minore rispetto al dio. Con Commodo vediamo che, invece, non temendo il pericoloso confronto, egli si sostituisce talvolta alla divinità; è il caso del meraviglioso medaglione dove al D\ è raffigurato Giano bifronte con una delle due facce (non a caso quella a destra rivolta verso il nuovo anno) raffigurante lo stesso Commodo mentre, al r\, è raffigurata Tellus e le 4 stagioni. Dunque l'imperatore non è più semplicemente il tramite tra la divinità ed il resto del mondo ma diventa una divinità esso stesso facendo bene attenzione però a porre sopra tutti Giove, il padre di tutte le divinità.

Vorrei aggiungere alla lista delle immagini già postate alcuni disegni presi dal Cohen:

1) Ecco alcuni esempi di rappresentazione di Ercole dove questo viene raffigurato con i tratti somatici dello stesso Commodo

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2)Due belle immagini raffiguranti Giove

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3)Raffigurazione di Romolo (interpretazione del Cohen) andante a d.

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4)Commodo rappresentato sullo stesso piano delle altre divinità (accanto a Marte in questo caso) o al posto di altre divinità (il suo volto al posto di una delle due facce di Giano)

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Nel caso della raffigurazione gianiforme Cohen ritiene che la faccia di sx rappresentante talvolta la parte più anziana di Giano, in questo caso sarebbe Ercole ma a mio avviso gli attributi classici di ercole non sono così evidenti e potrebbe tranquillamente trattarsi più semplicemente di Giano.

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Inviato

Grazie per i bei medaglioni di Commodo, che ahime' potremo quasi sicuramente vedere solo in foto.

Ecco un'immagine dell'ultima moneta postata da Centurione, quella col busto gianiforme, medaglione sontuoso e particolare:

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Mentre del ritratto di destra, quello a favore di busto, non ci sono dubbi sul fatto che rappresenti Commodo la questione riguardo al ritratto di sinistra e' piu' dibattuta. La teoria piu' scontata ci dice che rappresenti Giano pero' considerando l'anno di emissione di questo medaglione, il 187, un'altra teoria e' possibile. Erano quegli gli anni della salita al potere dell'ambizioso liberto Cleandro, che era diventato fidatissimo di Commodo e suo luogotenente generale in tutte le questioni statali. Si dice quindi che in modo non ufficiale, quasi per scherzo, con questo medaglione l'artista abbia voluto rappresentare Commodo e Cleandro che era di fatto divenuto in quegli anni "il suo doppio".


Inviato

Grazie davvero, Centurioneamico, per le significative e molto belle incisioni del Cohen e per le interessanti riflessioni storiche ed iconologiche sui medaglioni di Commodo. :)

Enrico :)


Inviato

un'altra teoria e' possibile. Erano quegli gli anni della salita al potere dell'ambizioso liberto Cleandro, che era diventato fidatissimo di Commodo e suo luogotenente generale in tutte le questioni statali. Si dice quindi che in modo non ufficiale, quasi per scherzo, con questo medaglione l'artista abbia voluto rappresentare Commodo e Cleandro che era di fatto divenuto in quegli anni "il suo doppio".

Un' ipotesi molto affascinante e intrigante, grazie per averla riportata.

Grazie anche a Centurione per l' elenco di quei magnifici medaglioni. :)


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