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IGNORED

Le miniere; l'argento e l'oro dello stato.


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Inviato

DE GREGE EPICURI

Mi pare sia uno dei temi utili a capire l'origine del metallo nobile coniato, ed i rapporti fra pubblico e privato.

Negli ultimi tempi della repubblica, i metalli preziosi venivano estratti prevalentemente in Hispania, perchè le miniere ateniesi del Laurion erano di fatto esaurite (ultima rivolta e fuga degli schiavi nel 134 a.C.). Successivamente furono sfruttate anche le miniere di Tracia e Macedonia (specie per l'oro) e dell'Egitto superiore (Nubia, presso la 1a cataratta: Primis, Wadi Allaki, Wadi Gabgaba: quasi solo oro). La situazione più nota è quella delle miniere ispaniche, anche grazie alla LEX METALLI di Vipasca (tavolette di bronzo di età adrianea). In 4 distretti diversi (Sud Est, zona di Carthago Nova; Sierra Morena; Betica-Lusitania; Asturie) venivano estratti: rame, stagno, argento, piombo, ferro, mercurio, oro. Le zone minerarie, sia in Spagna che in Egitto, erano strettamente controllate dall'esercito; è stato anche ipotizzato che in certi casi i soldati intervenissero in prima persona nella estrazione (un'epigrafe parla di un soldato-minatore).

Le miniere erano di due tipi: a cielo aperto, con drenaggio dei minerali dirottando condotte d'acqua e poi recuperando (in particolare l'oro) con tecniche molto specifiche (c.d. "ruina montium"); e tramite pozzi e gallerie di profondità.

Si conoscono le modalità di appalto dei pozzi, che venivano affittati dallo stato anno per anno a dei coloni. Il colonus doveva rispettare una serie di norme e di servitù (compresa ad es. la gestione delle terme), in caso contrario pagava delle penalità. Normalmente, doveva poi trasferire al Fiscus la metà del metallo estratto, mentre l'altra metà restava a lui. La situazione era controllata da PROCURATORES e CONDUCTORES (intermediari). In caso di ripeture infrazioni, il Fiscus ri-avocava a sè i pozzi, e li cedeva ad un altro colono. In qualche caso, la cessione era gratuita, ma sempre a condizione di versare al Fiscus il 50% dell'estratto. Se un pozzo restava vacante (perchè poco ambito) veniva attribuito forzosamente ad un colono di prossimità.

Il Fiscus quindi introitava in tre modi: con gli affitti, con le ammende, e ritirando il 50% del metallo estratto. Si può concludere che lo stato disponeva direttamente di notevoli quantità di metallo prezioso (questo però è chiaramente documentato per l'età imperiale; non sono altrettanto sicuro che lo sia per la repubblica). Però si deve aggiungere che anche i privati (i coloni) possedevano notevoli quantità di metallo, che poi evidentemente rivendevano (allo stato o ad altri privati?).

La mano d'opera utilizzata era sia di operai liberi che di schiavi. La condanna "ad metalla" (al lavoro in miniera) era una delle più gravi. Il lavoro schiavile era durissimo, estremamente usurante e con elevata mortalità, per crolli, incidenti, inspirazione di polveri e minerali tossici o gas. I sorveglianti usavano correntemente la frusta per chi non si dava da fare abbastanza.

Uno stretto controllo anche sugli operai liberi è documentato in Egitto, allo scopo di evitare furti di metallo prezioso; ed è verosimile che in Spagna avvenissero gli stessi controlli.


  • 2 settimane dopo...
Inviato

sicuramente bisogna considerare che la più grande miniera d'oro a cielo aperto romana, in epoca repubblicana, è probabilmente la Bessa, in Piemonte, nel biellese: vi lavoravano 5000 persone ed ha una estensione enorme.

io ho avuto occasione di visitarla anni fa, l'intero paesaggio è surreale e molto bello, completamente modificato dallavoro di secoli di minatori,

non mi dilungo, c'è un sito molto esplicativo: http://www.bessa.it/index.htm


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