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Flavio Eugenio, un caso più unico che raro.


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Salve a tutti. Apro questa nuova discussione per trattare di un nuovo personaggio la cui vicenda mi ha incuriosito alquanto. Spero che anche questa sia di vostro gradimento. :)

<<Che cosa ti basta, se Roma non basta?>> (Lucano, Farsaglia).

Una figura scomoda.

Di Flavio Eugenio si conosce molto poco. Di certo si sa che nacque intorno al 345 d.C. circa e praticò degli studi approfonditi fin dalla giovinezza che non solo gli aprirono la mente e l'animo, ma gli garantirono una stabile carriera culturale iniziata come maestro di grammatica latina e di retorica. Sotto Valentiniano II occupò la carica di magister scriniorum, ovvero capo della cancelleria. Proprio a causa della sua vasta cultura potè occuparsi della corrispondenza imperiale e della redazione di documenti ufficiali, rimanendo negli ambienti più vicini alla corte. Valentiniano II, però, morì il 15 maggio del 392 d.C. in circostanze poco chiare: fu, infatti, trovato impiccato ad un albero nei pressi di Vienne, in Gallia. La morte dell'Imperatore d'Occidente portò lo scompiglio nel suo regno e il sospetto nel cuore di Teodosio I, Imperatore d'Oriente. A questo punto, per ovviare alla critica situazione di stallo che si andava costruendo, Flavio Arbogaste, generale franco e influente personalità durante il regno del defunto Valentiniano, elevò alla porpora, nella città di Lione, il nostro Eugenio. Era il 22 agosto del 392 d.C. Grazie all' indispensabile appoggio di questi, il nuovo Imperatore d'Occidente si guadagnò l'appoggio delle tribù dei Franchi nominando magister militum, capo dell'esercito, lo stesso Arbogaste. Teodosio non lo riconobbe mai come legittimo imperatore di Roma, ciononostante Eugenio non si diede per vinto: mandò più volte dei messi alla corte orientale cercando in tutti i modi, sempre legalmente, di farsi accettare anche dal collega che, purtroppo, respinse tutte le sue richieste e le sue pretese. Quindi, fu bollato come usurpatore. Visto che non si riusciva a trovare un compromesso con Teodosio, Eugenio si dedicò alla cura dell'apparato burocratico romano che rinnovò totalmente. Essendo un uomo di cultura questa fu al sua prima preoccupazione, lasciando le incombenze militari all'amico Arbogaste. Grazie ai suoi precedenti studi, l'Imperatore/usurpatore fu molto tollerante nell'applicare i suoi provvedimenti. Egli, infatti, era di religione cristiana, ma non impedì la rinascita del filone pagano all'interno dell'Occidente da lui governato. Ai vertici della macchina statale troviamo, quindi, pagani come Virio Nicomaco Flaviano che tornò ad occupare il ruolo di Prefetto del Pretorio per l'Italia toltogli in precedenza a causa dell'emissione di editti anti-pagani. Flaviano era inoltre amico e correligionario di Arbogaste e quindi la sua rimessa in auge fu alquanto attesa e scontata. Eugenio, tollerando la presenza dei pagani nei suoi territori, in barba agli editti sopracitati, fece riaprire anche alcuni luoghi di culto come il tempio di Venere e Roma e fece restaurare l'altare della Vittoria nella curia romana. Come se non bastasse i pagani ritornarono definitivamente al potere in questo periodo grazie anche alla concessione da parte di questo Imperatore di celebrare apertamente le festività religiose non cristiane. A questo punto la politica lasciò il passo alla religione e la risposta dei cristiani non si fece attendere: Sant'Ambrogio, il potente vescovo di Milano, lasciò la sua città all'arrivo della corte di Eugenio e Teodosio I, suo acerrimo nemico, intensificò le persecuzioni contro i pagani e proibì la professione della loro fede nei territori di sua competenza. Come mossa finale nominò suo figlio Onorio, intorno agli inizi del 393, Augusto d'Occidente, volendo togliere di mezzo anche dal punto di vista politico, lo scomodo Eugenio che si rivelò l'opposto di ciò che rappresentava Teodosio in Oriente. Alla luce di questi fatti il governo dei due Augusti non sarebbe mai potuto essere pacifico e unanime. Lo stesso Arbogaste capì che la diplomazia aveva fallito e che la parola, adesso, sarebbe passata inevitabilmente alle armi. Conclusa una veloce pace coi Germani renani, il generale franco si preparò per la guerra civile: nella primavera del 394 Teodosio, a capo di un numeroso esercito, si diresse verso Occidente con l'intenzione di eliminare una volta per tutte Eugenio, il cui esercito era guidato da Arbogaste. I due schieramenti si incontrarono nei pressi del fiume Frigido: entrambi godevano del supporto di alleati barbari, Eugenio di quello dei Franchi e Teodosio di quello dei Visigoti. Ne risultò una battaglia campale: l'Imperatore d' Occidente attaccò subito i nemici servendosi degli alleati che, però, furono respinti. In questa prima fase la difesa organizzata da Arbogaste ed Eugenio aveva funzionato: l'Oriente aveva subito moltissime perdite e i loro alleati furono costretti a retrocedere. Fiduciosi dei loro progressi, i reggenti dell'Occidente mandarono dei distaccamenti ad accerchiare le truppe di Teodosio, lasciando, però, degli spazi tra le loro postazioni. Ciò non sfuggì alle truppe orientali che approfittarono delle cattive condizioni metereologiche che imperversavano in quel giorno e attaccarono gli occidentali nei loro punti deboli. Fu la catastrofe. Per Eugenio ed Arbogaste non ci fu più nulla da fare. Il loro destino era segnato. Era il 5 settembre del 394 d.C. quando il generale franco si tolse la vita per non cadere in mano nemica. Eugenio fu invece catturato e portato al cospetto di Teodosio I che, considerandolo un usurpatore, lo condannò a morte. Flavio Eugenio, Augusto d'Occidente, fu decapitato il giorno dopo la battaglia, il 6 settembre del 394 d.C.

Modificato da Caio Ottavio
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Una discussione molto interessante, Caio Ottavio, che approfondisce molto le conoscenze su questa figura poco nota. 1+ più che meritato.


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La monetazione.

Sotto il regno di Eugenio furono battute monete nei tre metalli: oro, argento e bronzo. Le zecche attive furono: Aquileia, Milano e Roma, per l'Italia, Lione e Trier. Di seguito, degli esemplari ordinati secondo la zecca di emissione.

Zecca di Aquileia.

1) AE 14mm, coniata intorno al 392-394 d.C.

D/ DN EVGENIVS PF AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ SPES RO-MANORVM, Vittoria alata che avanza a sinistra reggendo una ghirlanda e una foglia di palma. In esergo AQS.

Rif.: RIC IX Aquileia 59.

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Modificato da Caio Ottavio

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Zecca di Milano.

2) AR Siliqua, coniata intorno al 392-394 d.C.

D/ DN EVGENIVS PF AVG, busto diademato e drappeggiato a destra.

R/ VIRTVS ROMANORVM, la Personificazione di Roma assisa a destra su corazza regge una Vittoria alata su globo e una lancia tenuta verso il basso. In esergo MDPS.

Rif.: RIC IX 432c; RSC 14b.

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Inviato

Zecca di Roma.

3) AE 14mm, coniata intorno al 392-394 d.C.

D/ DN EVGENIVS PF AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ SPES RO-MANORVM, Vittoria alata che avanza a sinistra reggendo una ghirlanda e un ramo di palma. In esergo RP.

Rif.: RIC IX Rome 65b.

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Inviato

Zecca di Lione.

1) Oro.

- AV solido emesso tra il 392 e il 394 d.C.

D/ D N EVGENI–VS P F AVG, busto diademato, corazzato e drappeggiato a destra.

R/ VICTOR–IA AVGG, due Imperatori (Eugenio e Teodosio) nimbati, assisi in trono visti frontalmente che reggono entrambi il globo. Dietro una Vittoria alata sempre frontale. Ai loro piedi un ramo di palma. Nei campi L-D. In esergo COM.

Rif.: Cohen 6. RIC 45.

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Esempio numismatico di come Eugenio tentò fino all'ultimo di essere riconosciuto come legittimo regnante dell'Occidente dal collega orientale Teodosio I.


Inviato (modificato)

2) Argento.

- AR siliqua emessa tra il 392 e il 394 d.C.

D/ DN EVGENI-VS PF AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ VRBS-ROMA, la Personificazione di Roma assisa verso sinistra su corazza regge una Vittoria alata su globo e una lancia rivolta verso il basso. In esergo LVGPS.

Rif.: Cohen 18; RIC IX Lyons 46.

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato

Come sempre preciso nei riferimenti storici e avvincente nello stile.Voto 5 stelle.

Ora qualche moneta?


Inviato

3) Bronzo.

- AE 4 emesso tra il 392 e il 394 d.C.

D/ DN EVGENI-VS PF AVG, busto diademato, corazzato e drappeggiato a destra.

R/ VICTOR-IA AVGGG, la Vittoria alata avanza a sinistra reggendo una ghirlanda e un ramo di palma. In esergo LVGP.

Rif.: RIC IX Lyons 47a.

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Inviato

Scusate,sono arrivato tardi..


Inviato

Zecca di Trier.

1) Oro.

- AV solido emesso tra il 392 e il 394 d.C.

D/ D N EVGENI–VS P F AVG, busto diademato, corazzato e drappeggiato a destra.

R/ VICTOR–IA AVGG, due Imperatori (Eugenio e Teodosio) nimbati, assisi in trono visti frontalmente che reggono entrambi il globo. Dietro una Vittoria alata sempre frontale. Ai loro piedi un ramo di palma. Nei campi T-R. In esergo COM.

Rif.: RIC IX Trier 101.

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Inviato

- AV tremisse emesso tra il 392 e il 394 d.C.

D/ DN EVGENIVS PF AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ VICTORIA AVGVSTORVM, Vittoria alata avanza a sinistra reggendo un ramo di palma e una ghirlanda. In esergo COM. Nei campi T-R.

Rif.: RIC IX Trier 103; Cohen 10; Vagi 3544.

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Inviato (modificato)

2) Argento.

- AR siliqua emessa tra il 392 e il 394 d.C. (1,41 gr.)

D/ D N EVGENIVS P F AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ VIRTVS ROMANORVM, la Personificazione di Roma assisa a sinistra su corazza regge una Vittoria alata su globo e una lancia rivolta verso il basso. In esergo TRPS.

Rif.: RSC 14a; RIC IX Trier 106d; Sear 4216.

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato (modificato)

- AR miliarense leggero emesso tra il 392 e il 394 d.C. (4, 40 gr.)

D/ D N EVGENIVS P F AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a destra.

R/ GLORIA ROMANORVM, l'Imperatore in abiti militari stante a sinistra regge uno stendardo e si appoggia ad uno scudo. In esergo TRPS.

Rif.: RIC 104. Cohen 2var.

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Modificato da Caio Ottavio

Inviato

Complimenti sinceri, Caio Ottavio, per la bella e rara biografia di Flavio Eugenio e per l'ottima raccolta delle sue monete. :)

Con l'uccisione di Flavio Eugenio, Teodosio era diventato il nuovo signore di tutto l'impero, tanto occidentale quanto orientale. La riunificazione dei due reami si rivelò, però, alquanto fuggevole e precaria; cinque mesi dopo infatti, nel gennaio del 395, Teodosio morì.

Enrico :)


Inviato

Complimenti Caio per questa nuova ricerca, la zona della battaglia del Frigido è una zona che conosco piuttosto bene, essendo di Trieste, e vorrei fare una precisazione riguardo le avverse condizioni meteorologiche che portarono alla sconfitta delle truppe di Eugenio, il protagonista è la Bora.

Nel secondo giorno di battaglia, le truppe di Arbogaste erano ancora in grado di organizzare una difesa e tentare di recuperare il vantaggio, grazie alla posizione favorevole. Fu in questa fase che si inserì la Bora. Nella valle del Vipacco la Bora può soffiare in qualunque stagione dell’anno, raggiungendo velocità di 80-100 chilometri orari e anche oltre, molto oltre. Era stata la presenza di questo vento a indurre i Romani ad abbandonare una precedente linea di comunicazione lungo la valle e a costruire la strada che s’inerpicava sino a Castrum ad Pirum per giungere a Castra.

La direzione della Bora, est-nord-est, faceva sì che soffiasse alle spalle dei soldati di Teodosio e contro quelli di Arbogaste. Gli effetti delle raffiche di vento sono così descritti da Orosio: “I dardi scagliati per mano dei nostri ricevevano una spinta per aria superiore alle forze umane e non cadevano quasi mai se non infliggendo colpi più profondi. Inoltre quel turbine di vento, strappando gli scudi, sferzavai volti e i petti dei nemici”. Il vento, per di più, scompaginava le formazioni di Arbogaste e rigettava indietro le loro frecce.

Meglio non lanciare frecce controvento...

La croce di Teodosio

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La croce a forma di di T, come l'iniziale dell'imperatore, è stata innalzata nel 1994, in occasione dell' anniversario dei 1600 anni dalla battaglia che coinvolse l'armata di Teodosio con quella di Eugenio.

La croce si trova in cima al villaggio di Vrhpolje, nel punto dove, si dice, Teodosio pregò per il successo finale.

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Inviato

Cercando on line informazioni sulla battaglia del Frigido (che avevo solo sentito nominare, grazie Caio Ottavio per l'ennesima occasione di approfondimento! ;) ) ho letto diverse ricostruzioni che ne parlano come di "ultima battaglia" fra paganesimo e cristianesimo.

Quanto pensate sia vero? Personalmente non saprei proprio dire.

Se, a mio modestissimo parere, Teodosio è definito il Grande forse un po' troppo per motivi religiosi, trovo certe ricostruzioni altrettanto schierate ideologicamente, un po' sulla vecchia linea "il cristianesimo ha illanguidito la fibra dell'Impero".

Aldilà dei massimi sistemi, comunque, pensate sia stato questo il sottofondo "ideale" della battaglia del Frigido, oltre la ovvia lotta per il potere?


Inviato (modificato)

vorrei fare una precisazione riguardo le avverse condizioni meteorologiche che portarono alla sconfitta delle truppe di Eugenio, il protagonista è la Bora.

La bora e....la defezione (prezzolata) di Arbizione;)

Qualche nota sui luoghi che videro la battaglia del Frigido la trovate anche in questo vecchio post

compresa una foto del sottoscritto della zona della battaglia vista dalla croce di Teodosio ed altre interessanti foto postate dall'amico Illyricum65 della fortezza di Ad Pirum e di AJdovščina.

Modificato da Flavio

Inviato (modificato)

Cercando on line informazioni sulla battaglia del Frigido (che avevo solo sentito nominare, grazie Caio Ottavio per l'ennesima occasione di approfondimento! ;) ) ho letto diverse ricostruzioni che ne parlano come di "ultima battaglia" fra paganesimo e cristianesimo.

Quanto pensate sia vero? Personalmente non saprei proprio dire.

Se, a mio modestissimo parere, Teodosio è definito il Grande forse un po' troppo per motivi religiosi, trovo certe ricostruzioni altrettanto schierate ideologicamente, un po' sulla vecchia linea "il cristianesimo ha illanguidito la fibra dell'Impero".

Aldilà dei massimi sistemi, comunque, pensate sia stato questo il sottofondo "ideale" della battaglia del Frigido, oltre la ovvia lotta per il potere?

Ciao Druso Galerio :)

Condivido la tua osservazione sull'interpretazione più schietta da dare alla battaglia del Frigido che, quantomeno formalmente, non può essere definita come l'ultima lotta tra cristianesimo e paganesimo. Flavio Eugenio, infatti, nonostante simpatizzasse per la rinascenza del paganesimo, era pur sempre un cristiano.

Possiamo però dire, da quanto le fonti ci riportano, che Teodosio si lasciò manipolare dalle pressioni ecclesiastiche ed alla fine faceva ciò che i vescovi gli imponevano.

S. Ambrogio, ad esempio, già con Valentiniano II aveva fatto valere il principio secondo cui "se uno legge le Sacre Scritture si accorge che sono i vescovi a giudicare gli imperatori ed un buon imperatore non disprezza l'aiuto della Chiesa, ma lo cerca".

Con Teodosio vediamo che la politica nei confronti dei pagani, in un primo momento, risultò ambigua in quanto ad essi non era proibito di effettuare sacrifici ed era solo vietata la divinazione; fu solo nel 391 che venne vietata in modo netto la funzione dei luoghi di culto pagani che di conseguenza vennero chiusi; fu da quel momento che Teodosio interpretò il proprio ruolo come quello di un esatto contrappunto rispetto al passato con un rovesciamento delle persecuzioni in precedenza inflitte dai pagani ai cristiani.

Tale sterzata venne operata, indirettamente, proprio da S. Ambrogio che già nel 388 aveva costretto Teodosio a lasciare impunito il vescovo di Nicephorium Callinicum (in Mesopotamia) che aveva fatto incendiare una Sinagoga. Teodosio aveva concesso agli ebrei, fino ad allora, molta liberalità e protezione in nome della stretta amicizia che aveva con il sommo sacerdote Gamaliele VI ed in nome di tale legame era propenso a punire il vescovo mandante di tale persecuzione, ma Ambrogio seppe fargli un buon lavaggio del cervello: rifiutò la celebrazione di Messe finchè non fosse stata revocata la punizione inflitta al vescovo ed annullato l'ordine di ricostruzione della Sinagoga. Nel 390 Teodosio, non avendo ancora capito la lezione di "catechismo", aveva ordinato un'esecuzione in massa per vendicare il linciaggio, avvenuto nel circo di Tessalonica, di un Maestro dei Soldati illirico, pagano, che si chiamava Buterico. Ambrogio rifiutò la Comunione a Teodorico finchè non avesse fatto penitenza e rimediato all'iniziativa contro i Cristiani.

Queste vicende ci fanno comprendere quanto Teodosio fosse malleabile ed è il filosofo Zosimo, profondamente pagano, che ebbe a dire: "la nostra epoca (quella di Teodosio) ha rischiato di essere mandata in malora dagli asini".

Enrico :)

Modificato da minerva
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Inviato

Grazie davvero per gli splendidi contributi: li ho letti tutti con molto interesse ed attenzione perchè hanno di certo arricchito in modo incommensurabile questa discussione. :)


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