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la questione relativa alla valutazione di un esemplare di cartamoneta rispetto al quale sia stato svolto un intervento di natura conservativa è complessa e dipende da tutta una serie di paramentri che bisogna considerare. si consideri che ci troviamo dinanzi ad uno degli argomenti più dibattuti del settore nummografico ( disciplina che studia le forme di cartamoneta ed i titoli di crdito ad uso monetale). occorre innansitutto partire da un parametro base di riferimento, ovvero lo stato di conservazione di partenza del biglietto considerato. nella mia esperienza  ho assistito ad interventi di recupero su biglietti i quali sono stati condotti da uno stato di MB ad uno stato di BB/BB+ ovvero ad almeno 4/5 gradi intermendi nella scala nominale standard di conservazione ( MB/MB+/MB-BB/qBB/BB/BB+). tuttavia il "prodotto" ottenuto non è un biglietto in BB/BB+ restaurato, poichè tale indicazione in termini ortodossi si riferisce ad un biglietto naturale, integro e pieno. Il restauro, dunque, altera le caratteriastiche cromatiche ed  organolettiche del reperto ( sia esso antico o moderno) e lo restituisce come qualcosa di diverso e di nuovo. Alcuni "autorevoli" siti di cartamoneta mettono in vendita biglietti di grande pregio storico e monetario ( da R3 ad R5) usando con disinvoltura  una locuzione fumosa del tipo " biglietto BB/BB+ di grande rarità, restaurato in modo professionale ed ancora molto attraente" ma una tale locuzione è al limite del reato di truffa e di dolosa contrattazione. Infatti il concetto di rarità, di estetica e di conservazione,nel caso di un biglietto restaturato un significato tutto da ridefinire. Un biglietto in origine molto deteriorato e sottoposto ad un intervento di recupero invasivo del tipo T3 ( ovvero con presenza di ricostruzioni, di ricompattazione ed elisione di scritture) non può essere paragonato ad un biglietto della stessa categoria originariamente integro e naturale: un biglietto BB restaurato non può essere posto in relazione con un BB naturale rispetto al quale si sottrae un 20, 30, 40% dal valore  di catalogo o di mercato, benchè conosco rivenditori di prima grandezza i quali sulla base di un biglietto in origine MB/MB+ molto deteriorato, hanno indicato dopo il restauro uno stato conservativo pari ad un BB/BB+  con un prezzo addirittura superiore a quello di catalogo di un relativo BB pieno e naturale!!!!.......ecco che cosa accade nel settore  monetario, se non si ha adeguata esperienza e cognizione tecnica da riuscire ad evitare trappole astute e pericolose. a cosa serve dichiarare che un biglietto è stato restaurato se poi in termini di prezzo si adotta una stratagia truffaldina verso chi non ha adeguate cognizioni in questo complesso settore??....ecco perchè, nel testo che ho in preparazione, (elementi di nummografia, specificamente dedicato allo studio sistematico della cartamoneta e non alla sua mera catalogazione) dedicherò un apposito capitolo al "problema" del restauro dei valori monetari, alla loro catalogazione, alla loro valutazione, rispetto ai biglietti cosiddetti naturali, proponendo delle soluzioni che in italia non sono in accordo col settore commerciale perchè una buona parte del guadagno di molti rivenditori si base sulla vendita di biglietti artefatti, ovvero proposti con stime conservative deltutto fittizie, spesso con l'ausilio ed il sostegno di periti che valutano il biglietto con troppa "disinvoltura". in sintesi un biglietto restaurato è qualcosa di diveso da un biglietto naturale della stessaa categoria  con quale non va paragonato; il grado di restauro  non è assoluto ma raccoglie in sè almeno tre diversi gradi di invasività ( T1/T2/T3), e la valutazione del biglietto non solo va dichiarata in modo specifico al tipo di intervento eseguito,  ma deve discostarsi in alcuni casi anche in modo notevole dalla valutazione di mercato o di catalogo  per un esemplare naturale, in base al tipo di intervento eseguito.....ciò posto, vi rimando alla sede più consona dove poter approfondire questo argomento, ovvero un testo serio di divulgazione monetaria. Grazie    

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