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IL BARONE RIBELLE, Pietro Giovan Paolo Cantelmo,


Risposte migliori

Sono lieto di annunciarVi la pubblicazione del seguente volume:

AA.VV. (a cura di Antonio Morello)

IL BARONE RIBELLE, Pietro Giovan Paolo Cantelmo, duca di Sora e Alvito. Storia, documenti e monete

Formia 2011

pp. 240, illustrate a colori.

€ 25,00.

Tiratura 500 copie.

Eccone l'indice:

Presentazione (a cura di Antonio Morello) pagina 3

Vincenzo Orlandi, Pietro Giovan Paolo Cantelmo, Duca di Sora e Alvito, pag. 19

Achille Giuliani, "Lu Duca de Sore" e le sue relazioni con le province degli Abruzzi, pag. 89

Gionata Barbieri, Corpus per la zecca di Sora e per quella di Alvito, pag. 101

Patrizia Patini, Il banchetto di Pietro Giovan Paolo Cantemo, pag. 209

Ai soci dell'Associazione Culturale Italia Numismatica e del Centro di Studi Storici Saturnia è a titolo gratuito.

Chi non è membro delle associazioni indicate può acquistare il volume presso la Libreria Classica Editrice Diana di Antonio Morello: http://www.classicadiana.it/

Il lavoro, come si evince dal titolo e dai contributi che lo costituiscono, intende essere una monografia molto specifica sulla figura del duca Pier Giampaolo Cantelmo.

Vincenzo Orlandi nel suo lavoro ripercorre la vita del Cantelmo, fornendo indicazioni storiche di grande dettaglio, molte delle quali completamente dimenticate o sconosciute. L'autore ricostruisce la vita del nobile basandosi, oltre che su di una amplissima bibliografia, anche su numerose documentazioni e repertori d'archivio d'epoca.

Achille Giuliani riporta in vita alcuni documenti d'archivio che permettono di ricostruire importanti relazioni che intercorrevano tra il duca Cantelmo ed i vicini territori abruzzesi. Uno spaccato dell'epoca che ci permette di cogliere aspetti inconsueti ed affascinanti.

Gionata Barbieri nel suo studio rende disponibile un Corpus della monetazione di Pier Giampaolo Cantelmo, prodotta in due occasioni: durante il periodo dell'invasione di Giovanni d'Angiò duca di Calabria e Lorena, pretendente al trono napoletano su cui sedeva Ferrante d'Aragona (bolognini), ed infine durante il periodo dell'invasione del re di Francia Carlo VIII, che pure rivendicava i propri diritti sulla corona napoletana contro Ferrante d'Aragona (cavalli). Questo lavoro si compone sia di una parte teorico-manualistica sia del catalogo delle emissioni, con descrizioni dettagliate di ogni serie rinvenuta e rappresentazione a colori ed in scala delle monete. Il Corpus è sicuramente il più ampio lavoro fino ad ora realizzato sulle monete del duca Cantelmi, superando ampiamente il CNI per numero di serie riscontrate (ben 19 per i bolognini e 67 per i cavalli) e per immagini rappresentate. Il tutto è provvisto anche di diagrammi misuristici e statistici per gli aspetti metrologici (diametro, massa, occorrenze...). Una importante anticipazione tra le diverse novità introdotte: l'autore dimostra che i cavalli (qualsiasi serie del Cantelmo) sono stati coniati presso Alvito, annullando ogni possibile attribuzione di questi nominali alla zecca di Sora e risolvendo la secolare diatriba dell'individuazione di zecca tra serie pseudo-sorane e serie alvitane; mentre per i bolognini, in assenza di documenti, si continua nell'attribuzione alla zecca di Sora.

Patrizia Patini nel suo contributo ci fornisce una mirabile ricostruzione di un banchetto d'epoca proiettando il lettore in una dimensione "gastronomicamente" stimolante.

Buona lettura a tutti.

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Caro Gionata,

anch'io, in qualità di socio dell'Associazione Culturale Italia Numismatica, ho ricevuto proprio stamattina il graditissimo volume "IL BARONE RIBELLE".

Pur non essendo del mio settore, mi riprometto di leggerlo con attenzione.

Quello che vorrei subito sottolineare è il buon approccio editoriale, grazie anche alla grande disponibilità di Antonio Morello con la sua casa Editrice Diana, che ha permesso anche la possibilità di ricorrere ad immagini a colori.

Un solo piccolissimo appunto. Le immagini a colori ovviamente rendono meglio l'idea dell'effettivo aspetto della moneta, ma sorgono problemi quando le illustrazioni sono tratte da fonti diverse e da esemplari per la maggior parte in modesta conservazione (come in genere con le monete antiche e medievali) e quindi con una resa molto variabile (non è facile stampare su un libro una buona foto a colori).

Quando si deve condurre uno studio con caratteristiche di un vero Corpus, anche sul piano scientifico è meglio uniformare il più possibile le immagini con relativi dettagli, ponendole tutte con la sola adeguata scala di grigi e contrasto, In questa maniera diventa un poco più agevole effettuare i necessari confront e si riducono le differenze di colore e di grana. Poi al limite, per abbellire e avere una idea generale, è possibile aggiungere a parte qualche foto ingrandita a colori, anche una sola o poche per tipo. Per le altre monete che non entrano nel Corpus possono anche essere a colori, se in buon stato di conservazione (come ad esempio a pagine 109-112, con ottima resa di stampa).

Questa è solo una mia modesta e marginale osservazione.

Quello che conta principalmente sono i contenuti. Ovviamente per dire la propria è necessario avere la giusta competenza e devo complimentarmi in ogni caso con Vincenzo Orlandi e con Gionata Barbieri per il loro impegno storico-numismatico, con la simpatica nota di "colore" su un aspetto culinario dell'epoca, a cura di Patrizia Patini.

So che ci sono state polemiche sulla stesura del libro. La cosa più importante è che un'opera abbia potuto vedere la luce. Dopo, ma solo dopo, è possibile formulare in adeguata sede tutte le opportune osservazioni o obiezioni, alle quali gli autori potranno poi rispondere.

Troppo spesso un impegnativo studio resta a livello di intenzioni e magari si viene intimoriti da contrasti di idee con altri studiosi. La cosa più grave è che tale studio non possa più vedere la luce e muore sul nascere la possibilità di acquisire nuove conoscenze, senza considerare che un volume di questo impianto e ben curato potrà circolare non solo tra ristretti cultori privati di medievalistica, ma anche presso l'ambiente accademico, curando una deguata distribuzione verso relative istituzioni (penso alla Travaini,,,).

Ad majora!

Acraf

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Caro Gionata,

anch'io, in qualità di socio dell'Associazione Culturale Italia Numismatica, ho ricevuto proprio stamattina il graditissimo volume "IL BARONE RIBELLE".

Pur non essendo del mio settore, mi riprometto di leggerlo con attenzione.

Quello che vorrei subito sottolineare è il buon approccio editoriale, grazie anche alla grande disponibilità di Antonio Morello con la sua casa Editrice Diana, che ha permesso anche la possibilità di ricorrere ad immagini a colori.

Un solo piccolissimo appunto. Le immagini a colori ovviamente rendono meglio l'idea dell'effettivo aspetto della moneta, ma sorgono problemi quando le illustrazioni sono tratte da fonti diverse e da esemplari per la maggior parte in modesta conservazione (come in genere con le monete antiche e medievali) e quindi con una resa molto variabile (non è facile stampare su un libro una buona foto a colori).

Quando si deve condurre uno studio con caratteristiche di un vero Corpus, anche sul piano scientifico è meglio uniformare il più possibile le immagini con relativi dettagli, ponendole tutte con la sola adeguata scala di grigi e contrasto, In questa maniera diventa un poco più agevole effettuare i necessari confront e si riducono le differenze di colore e di grana. Poi al limite, per abbellire e avere una idea generale, è possibile aggiungere a parte qualche foto ingrandita a colori, anche una sola o poche per tipo. Per le altre monete che non entrano nel Corpus possono anche essere a colori, se in buon stato di conservazione (come ad esempio a pagine 109-112, con ottima resa di stampa).

Questa è solo una mia modesta e marginale osservazione.

Quello che conta principalmente sono i contenuti. Ovviamente per dire la propria è necessario avere la giusta competenza e devo complimentarmi in ogni caso con Vincenzo Orlandi e con Gionata Barbieri per il loro impegno storico-numismatico, con la simpatica nota di "colore" su un aspetto culinario dell'epoca, a cura di Patrizia Patini.

So che ci sono state polemiche sulla stesura del libro. La cosa più importante è che un'opera abbia potuto vedere la luce. Dopo, ma solo dopo, è possibile formulare in adeguata sede tutte le opportune osservazioni o obiezioni, alle quali gli autori potranno poi rispondere.

Troppo spesso un impegnativo studio resta a livello di intenzioni e magari si viene intimoriti da contrasti di idee con altri studiosi. La cosa più grave è che tale studio non possa più vedere la luce e muore sul nascere la possibilità di acquisire nuove conoscenze, senza considerare che un volume di questo impianto e ben curato potrà circolare non solo tra ristretti cultori privati di medievalistica, ma anche presso l'ambiente accademico, curando una deguata distribuzione verso relative istituzioni (penso alla Travaini,,,).

Ad majora!

Acraf

Ringrazio per i complimenti.

Un lavoro di così ampia portata, così specifico e con contenuti completamente innovativi per le monete del duca Cantelmo non si è mai visto e nemmeno concepito. Da studioso di monetazione medioevale meridionale posso tranquillamente affermare che serviva uno studio di questo tipo. Personalmente non ho mai avuto timori di nessuno perché chi fa ricerca e produce scienza, con coscienza e reale cognizione di causa, è consapevole di ciò a cui va incontro, almeno dovrebbe esserlo… Perché mai dovrei crearmi problemi, che non sono miei, tanto da impedire di potermi esprimere liberamente se ritengo essere di comune utilità il mio contributo?! Se c’è qualcun che si fa condizionare sbaglia senza dubbio, e di certo quello non sono io.

Per quanto riguarda le immagini a colori sono più che soddisfatto del risultato e la sapiente veste grafica di chi è esperto in materia (Antonio Morello) premia lo sforzo di ogni autore che ha partecipato a questo progetto. Magari fossero così tutte le pubblicazioni, ma i costi talvolta sono proibitivi.

La questione del colore o del bianco/nero è delicata e così come descritta può essere riduttiva e non mi trova d’accordo. Solitamente il b/n esalta i rilievi, mentre il colore tende ad appiattirli ma al contempo fornisce un senso di concretezza della moneta che nulla può pareggiare. Ne deriva che si possono studiare anche le patine e di conseguenza è possibile avere una idea, seppur remota, della composizione metallica, secondo i colori visibili (sia del metallo in quanto tale che per le ossidazioni). Nell’ottica dei rinvenimenti può essere determinante, ma questo concerne soprattutto la monetazione antica più che quella medioevale (una questione di tempi trascorsi). Dovendo scegliere, il b/n delle immagini non lo preferisco al colore… è così bello il mondo a colori! Differentemente il b/n ottenuto su calchi è tutt'altro ed in questo caso effettivamente merita ed è il massimo, per cui solo in questa opzione posso concordare. Purtroppo però non sempre, anzi quasi mai, è possibile ricavare tutti i calchi delle monete di interesse, quindi di conseguenza bisogna adattarsi e scegliere per quello che si reputa essere il meglio. Per giunta, fatto salvi i calchi, se l’immagine della moneta di cui si dispone è a bassa risoluzione grafica, cambia poco la presenza o meno del colore…miracoli non ve ne saranno e l’immagine risulterà essere quello che è, a prescindere.

Riguardo le polemiche per me non esistono, vado per la mia strada. Forse lei fa riferimento alla diatriba dell’utilizzo negato di alcune immagini…nemmeno è un problema perché tra quelle monete, i tipi che erano di interesse, sono stati ampiamente descritti nel corpus, quindi conta poco che manchino o meno delle foto, a fronte di ben 48 rappresentazioni di monete cavalli su 67 serie distinte da piccole varianti. La proprietà è solo sull’immagine mentre non esistono vincoli che mi impediscano di poter descrivere il tipo. Non tutti considerano la numismatica secondo identici criteri di liberalità, ma questi sono discorsi personali in cui non voglio entrare e nemmeno mi interessa. Se poi ci sono altre polemiche non ne sono informato e nemmeno mi interessa saperlo. Adesso scappo che mi aspetta una bella conferenza numismatica.

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Caro Gionata,

mi complimento vivamente per la tua sicurezza nell'affrontare i problemi numismatici e vedo che sei pure molto impegnato con conferenze. Da buon vecchio studioso mi raccomando sempre di procedere per la tua strada con umiltà e spirito di ascolto.

Non obietto circa le tue osservazioni sulle immagini da stampare, trattandosi anche di gusti personali. Concordo che nel caso di monete generalmente non in eccelso stato di conservazione la soluzione migliore è quell di fare calchi in buon gesso e poi foto in B/N. Questa è la soluzione ad esempio adottata dal bravo Clive Stannard per il suo prossimo Corpus dei bronzi emessi da zecche non ufficiali dell'Italia centrale nel II-I secolo a.C.

Purtroppo è una strada difficile da percorrere e non sempre è possibile ricavare calchi (Clive ci è riuscito, ma ha impiegato quasi 20 anni....).

Adesso spero che qualcuno possa entrare nel merito della materia trattata e sulle intreressanti ipotesi formulate specialmente per la zecca di Alvito.

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Con le pagine del Forum voglio ringraziare pubblicamente Antonio Morello (curatore), che ha saputo coinvolgermi - con entusiasmo a dir poco contagioso - nella realizzazione di questo bel "progetto culturale", frutto di un amore passionale verso la storia e la numismatica del proprio Territorio, e Vincenzo Orlandi (autore), per la non comune umiltà e onestà intellettuale.

A. Giuliani

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  • 2 settimane dopo...

Ho appena finito di leggere questo interessante volume e ne sono rimasto davvero piacevolmente sorpreso.

In prima battuta voglio complimentarmi con l'Editore Antonio Morello per l'intrigante presentazione e, in particolar modo, per la qualità e la cura delle veste grafica. Coraggiosa ma soddisfacente e appagante è la scelta di utilizzare foto a colori a corredo del pregevole lavoro dell'ingegner Barbieri.

A proposito di quest'ultimo, non posso non sottolinearne lo spessore culturale; la chiarezza espositiva, il lessico adeguato, la dettagliata e minuziosa descrizione di tipi e legende e il ricco repertorio fotografico (sono ben diciannove i bolognini raffigurati), fanno si che questo saggio possa configurarsi come Opera di riferimento per la monetazione sorana.

Voglio, oltretutto, complimentarmi con Gionata ( mi permetto di darTi del tu) per la costanza e la determinazione con le quali difende e porta avanti le proprie innovative tesi.

Infine, simpatica e ben scritta è la nota eno-gastronomica a cura di Patrizia Patini.

FL

Modificato da Flavio Valerio
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