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IGNORED

Domanda a quanti vivono in USA


Risposte migliori

Inviato

si, ma ti posso assicurare che su una cosa negativa (la sanità) ce ne sono un altro pò che mi invogliano sempre più a lasciare il nostro bel paese.........

non le sto ad elencare perchè vi farei perdere tempo e andrei OT.....


Inviato

cosa intendi per "lavoratori avanzati" ?

se vuoi/puoi dirmelo, tu di che categoria fai parte ?

(se non vuoi/puoi non c'è nessun problema, era solo una mia curiosità)

E' il visto H1-B. Fu creato per importare ingegneri/scienziati dato che non ce ne erano abbastanza. Ci vuole minimo minimo una laurea e la ditta deve dimostrare che ha cercato e non ha trovato in america.

Io sono entrato negli USA con la stessa classificazione di Einstein e Claudia Schiffer.


Inviato

cioè sei brutto e con i baffi, però fai la modella ?? :lol: :lol: :lol: :lol: :D :D :D :D


Inviato

E se io andassi in Inghilterra a studiare legge? Anche lì serve una laurea per frequentare la facoltà di Giurisprudenza? Mettiamo che mi laureo, poi posso fare un master di specializzazione negli U.S.A e poi fare domanda di assunzione ad uno studio legale Statunitense?

Grazie ancora


Inviato

ti posso raccontare di come c'e' riuscito un mio amico (io vivo in Italia, ma ho bazzicato parecchio negli states). Fa l'ingegnere e vende oscilloscopi. Si e' sposato qui e poi si e' trasferito con visto h1-b per vendere oscilloscopi per la stessa ditta per cui lavorava in Italia, poi ha fatto due figli li' e dopo un po' sono diventati cittadini americani e hanno portato la carta verde ai genitori.

Awards

Inviato

E se io andassi in Inghilterra a studiare legge? Anche lì serve una laurea per frequentare la facoltà di Giurisprudenza? Mettiamo che mi laureo, poi posso fare un master di specializzazione negli U.S.A e poi fare domanda di assunzione ad uno studio legale Statunitense?

Grazie ancora

Non so come si diventa avvocati in Inghilterra. come gia scritto "il master in legge" non e' che sia una cosa comune negli USA ed in genere e' riservato a chi e' gia avvocato, tipo uno e' avvocato penale e vuole diventare patent attorney. A mio parere hai due problemi, passare il Bar negli USA e poi ottenere un visto lavorativo.

ti posso raccontare di come c'e' riuscito un mio amico (io vivo in Italia, ma ho bazzicato parecchio negli states). Fa l'ingegnere e vende oscilloscopi. Si e' sposato qui e poi si e' trasferito con visto h1-b per vendere oscilloscopi per la stessa ditta per cui lavorava in Italia, poi ha fatto due figli li' e dopo un po' sono diventati cittadini americani e hanno portato la carta verde ai genitori.

Ci deve essere qualche altra cosa sotto. I figli nati negli USA sono cittadini americani alla nascita, ma possono "importare" i genitori solo quando diventano maggiorenni.


Inviato

infatti il mio amico non e' cittadino americano, ne penso abbia intenzione di diventarlo.

Awards

Inviato

ma se hai detto che hanno preso la green card per merito dei figli adesso dici che non vuole diventare cittadino americano ?


Inviato

green card=permesso di soggiorno e lavoro

e' diverso da essere cittadino americano

non sei mica obbligato a cambiare cittadinanza per vivere in america!!!

Poi lascia perdere la lotteria che e' uno specchietto per le allodole.

Awards

Inviato

green card=permesso di soggiorno e lavoro

e' diverso da essere cittadino americano

non sei mica obbligato a cambiare cittadinanza per vivere in america!!!

Poi lascia perdere la lotteria che e' uno specchietto per le allodole.

La lotteria e' difficile vincerla, ma c'e', e' gratis, e ci vogliono 5 minuti per partecipare.

Figli minorenni non possono richiedere un permesso di soggiorno per i genitori.


Inviato (modificato)

Mi scuso da subito con il Sig. Allarmerosso se gli "rubo" un po' la scena, ma vorrei chiedere anche io diverse cose sul trasferimento e sull'università negli U.S.A. Ho notato che ci sono utenti come Igmoris, Villa e Nlbanny che sono americani o italiani trasferiti negli U.S.A. Magari se mi, anzi ci :D potrebbero dare una mano ve ne sarei molto molto grato.....

Ciao Fantasmone e ciao Allarmerosso,

Visto che mi avete chiamato, cerchero' di rispondere e far presente a te ed ad altri che ne fossero interessati le possibili gioie e dolori da aspettarsi nel lavorare

e vivere in America. Non entro nei particolari del conto spesa giornaliero o dei costi dell'educazione o sanita' perche' ci perderemmo a discutere dettagli di un sistema di vivere diverso che funziona in una certa realta' molto differente dalla nostra e difficile da immaginare dal fuori. Cerchero' invece di far presente il tipo di carattere e sacrificio richiesto per un cambiamento di vita di questo tipo.

Penso che il modo migliore per fare questo e' per me di raccontarvi la mia esperienza. Non potrei infatti aiutarvi nella parte tecnica, quella delle leggi attuali sull'immigrazione. Voi siete senz'altro al corrente piu' di me.

Le leggi sulla immigrazione in questi ultimi 20 anni sono cambiate e divenute piu' restrittive in tutte le nazioni (inclusa l'Italia) per frenare i flussi migratori clandestini e regolare quelli legittimi. La conoscenza di tali leggi e' essenziale per chiunque voglia accingersi a lasciare il propio paese. La visita alle Ambasciate ed ai Consolati dei Paesi di destinazione sono quindi il primo passo da fare per chiunque voglia guadagnare la conoscenza necessaria per intrattenere una delle decisioni piu' importanti della propria vita.

Emigrare non e' uno scherzo od una passeggiata. E' una scelta difficile di battaglia e lavoro che richiede nervi saldi e un adattamento psicologico non indifferente.Non e' certo una scelta per tutti. Richiede estrema flessibilita' e prontezzadi adatttamento ad ogni possibile circostanza. Flessibilita' nel mangiare, nel fare di tutto, nel cambiare lavoro e luogo di lavoro, nel muoversi da un posto ad un altro se necessario, nell' ingoiare l'orgoglio, nell'essere umili, nel parlare poco ed ascoltare tanto, nel fare amici ed essere amico, nell'aiutare e nel non aver paura di chiedere aiuto. Sopratutto nel non perdere mai l'ottimismo e la fiducia di riuscire ad avanzare ed avere successo.

Si emigra per varie ragioni. Dal cercare un futuro migliore per noi stessi ed inostri figli, al dimenticare circostanze spiacevoli di un passato da dimenticare. Qualunque sia la ragione tale passo va fatto a mio avviso in giovane eta', sotto i 35 anni. Solo un giovane puo' infatti avere i sogni, l'energia, la speranza e la forza di rialzarsi dai rovesci e la volonta' di combattere necessaria per sopravvivere nelle molteplici avversita'.

Lasciare il paese significa anche accettare la perpetua situazione di non essere mai pienamente felici. Noi, emigrati, siamo,come dice Dante Alighieri parlando di Virgilio nel Limbo, "… fra color che son sospesi…" . Cioe' quando ci troviamo nel Paese di adozione sogneremo sempre il Paese di origine imbellito dalla distanza e dai ricordi giovanili. Ma dopo essere rientrati nel Paese di origine per vacanza o lavoro, dopo un mese vogliamo assolutamente lasciarlo e ritornare al Paese di adozione…Questo noioso pendolo psicologico ci accompagnera'sempre nella vita. Fortunatamente non e' condiviso dal resto della famiglia,sopratutto dai figli che essendo nati nel Paese di adozione sono parte integrante di quella comunita' e non hanno ricordi nostalgici della Terra paterna.

Americani si nasce e non solo in America. Perche' quando si dice America si allude ad una filosofia di vita piu' che al continente americano stesso. America e' l'unica nazione al mondo in cui il diritto alla felicita' individuale e' sancito nella costituzione. Non la ricchezza , ma la felicita' che e' ben piu' importante. E la felicita' per ogni individuo ha un significato differente, ma ha come comune denominatore il raggiungimento libero del proprio obbiettivo nel rispetto delle leggi ed in armonia con i concittadini. Che giova infatti essere ricchi se come conseguenza si avesse la famiglia a pezzi? Se si fosse odiati da tutti? Se tale ricchezza fosse fonte di preoccupazione piu' che di gioia?

Liberta'individuale, rispetto delle leggi ed opinioni altrui, volontariato, aiuto reciproco, senso civico, partecipazione queste sono le molle della societa'americana. Cercare di trarre vantaggio dall'aiuto comune senza partecipare o reciprocare al bene e felicita' comune porterebbe presto all'isolamento sociale ed all'ostracismo. L'America infatti basa il suo successo sul lavoro di squadra (team work) non sul successo individuale. Al tempo stesso e' la squadra che produce il "genio". La squadra e' felice di spingere avanti la persona che ha piu' merito perche' sa che solo mandando avanti il migliore potra' trarre benefici.

Siamo quindi molto lontani dal nostro modo di vivere. Dalla realta' aberrante del mettere i bastoni fra le ruote a chi cerca di lavorare sodo per l'interesse del gruppo, al tagliare le gambe al migliore, a promozioni date solo per scatti automatici di anzianeta'….Modo di comportamento che porta' solo alla rovina, sia quella individuale che del gruppo stesso. Certamente non porta felicita'.

Io sono un architetto,nato a Siena e laureato a Firenze.Lasciai l'Italia dopo aver finito l'Universita' e dopo aver lavorato per unanno in Italia. Nel 1970, a 26 anni .

Dopo i moti del '68, mi accorsi che l'Italia si accingeva a disfare quel poco di buono che aveva fatto dal dopo guerra agli anni 60. A mio avviso sarebbe entrata in un tunnel oscuro, la cui via di uscita era per me impossibile prevedere., Avevo pero' la certezza che il rimanere nel tunnel avrebbe significato per me il sacrificare la mia vita apettando risoluzioni e soluzioni che i moti di piazza non potevano e non avrebbero mai potuto dare.

Volevo inoltre provare me stesso, fare qualcosa di mio e lasciare piu' spazio ai miei fratelli e sorelle (siamo 6..) nella nostra ditta.

Cominciai cosi a pensare ad emigrare nel 1969 ed entrai in contatto con l'Ambasciata Australiana in Roma.

L'Australia ha infatti bisogno di manodopera qualificata. E' una nazione delle dimensioni degli Stati Uniti d'America, ma con solo 21.800.000di persone . Un terzo dell'Italia! Andai a Roma , riempii fogli, risposi a domande, sostenni un esamino di inglese.Finalmente mi dissero che mi avrebbero fatto risapere qualcosa. Sei mesi dopo mi arrivo' la notizia: avevo un lavoro in Australia!

Il lavoro sarebbe cominciato nel Febbraio. Felice, mentre facevo i preparativi per l' Australia decisi a Dicembre di fare un viaggio in America dove avevo degli amici in San Francisco. L' America mi piacque subito. Trovai il suo modo di vivere stimolante ed eccitante anche se altempo stesso impressionante. Dato che ero in cerca di lavoro gli amici mi consigliarono di fare delle interviste con studi di architettura locali e tastare anche il mercato americano.

Cosi feci. Lavoro non ve ne era molto. Il periodo era un periodo difficile . La guerra in Vietnam aveva ridotto la crescita della nazione e l'edilizia marcava il passo. Uno degli studi che mi concesse un intervista apprezzo' pero' i miei progetti e chiese di mandare loro foto aggiuntive dall'Italia.

Cosi feci. Dopo unmese, a Gennaio mi arrivo' una lettera. Lo studio si offriva ad essere mio sponsor nel caso fossi pronto ad emigrare e partire da zero.!! Ora avevo due offerte!! L'Australiana e l'Americana! Ero ad un bivio...

Scelsi l'America anche se l'offerta Australiana era piu'solida e quantitivamente migliore. Ero pero' pronto alla sfida ed all'avventura. La mia nuova vita ed evoluzione sarebbe cominciata presto ed ero veramente eccitato. Meno eccitato era mio padre che vedeva in me, il primo dei suoi figli, il suo logico successore e lo stava perdendo. Comunque non mi ostacolo'e non oppose mai la mia decisione. Per questo glie ne saro' sempre grato.

Sapevo pero'che avrei dovuto cavarmela da solo. E cosi' e' stato. Dal momento che lasciai l'Italia non ho mai chiesto od avuto nulla dalla famiglia. Ho sempre voluto e dovuto cavarmela da solo.

Il resto e' storia.

In America dovetti ricominciare pressoche' da zero. Lavoravo di giorno in uno studio di architettura accumolando le ore e l'esperienza necessaria per dare l'esame di Stato per la Licenza di Architetto in California. Di notte studiavo l'inglese e Scienza delleCostruzioni a Berkeley.

Per l'inglese, tramite un gruppo di volontariato, mi era stata assegnata come aiuto una signora anziana che veniva tutte le notti da Stockton , citta' ad un ora e mezzo di distanza da San Francisco, per insegnarmi gratis l'Inglese! Oggi, dall'Alto,sara' senz'altro felice di vedere che il suo giovane studente ce l'ha fatta!

Feci velocemente carriera nello studio in cui lavoravo salendo di posizione e grado. Un giorno, dopo aver preso la licenza di architetto ed essere divenuto membro dell'AIA (American Institute of Architects) la grande decisione : con altri tre soci decidemmo di lasciare lo studio e metterci in proprio !!! Si apriva cosi' un'altra sfida ed un altro capitolo della mia vita.

Lo studio ebbe molto successo ed i nostri progetti sono stati pubblicati sulle migliori riviste. Fra i nostri clienti vi sono stati la Apple, la Hewlett Packard, la Cisco System, L'Universita' di Stanford, L'Universita' di Berkeley , l'American Airlines, la Citta' di San Francisco, la citta' di Sacramento e molti altri leaders dell'impreditoria mondiale. Lo studio crebbe in fama ed in grandezza fino araggiungere le 100 persone. Nel frattempo per il successo dei progetti fatti fui elevato ad FAIA (cioe' Fellow dell'American Institute of Architects) Solo il 2% degli architetti in America ha il titolo di Fellow. Un grande riconosciumento quindi. Non mi sono fermato. Ho continuato a studiare e lavorare riuscendo a prendere anche la licensa di Architetto nello Stato di New York e Texas.

Fra i progetti fatti che piu' mi hanno impegnato ed affascinato e' il progetto fatto per la nuova linea dei sedili e delle cabine di tutti gli aerei dell'America Airlines, una delle piu' grandi compagnie aeree del mondo. La sua prima classe, "Flagship Suite" ha ricevuto molti premi ed e' l'unica prima classe esistente oggi dove i sedili possono girare dando la possibilita' ai passeggieri di dormire, leggeree pranzare in posizioni diverse . Vi attacco alcune foto. Se avrete occasione di volare in prima classe con l'American Airlines fatemi sapere il vostro parere... Attenzione pero' al prezzo.., e' un po' costoso.....

Arrivato ai 63 anni decisi di vendere la mia partecipazione azionaria dello studio che avevo co-fondato , raccogliere i frutti della mia avventura e lasciare posto ai giovani.

Ma non mi sono fermato. Con mia moglie, anch'essa architetta, facendo tesoro dell'esperienza fatta nei progetti di bibloteche pubbliche, abbiamo aperto un nuovo studio, piccolo, ma ottimo, specializzato in tale settore.

Sapere quando lasciare il passo ai giovani, e condurre attivita' commensurate all'eta' e' un altra lezione che questo Paese ci insegna. Fermarsi mai, ma mai bloccare i giovani che sono la linfa vitale di un continuato successo.

Oggi a 67 anni e mezzo lavoro ancora, ma con piu' calma. Mi sto dedicando maggiormente al giardinaggio ed ai miei hobbies incluso la mia adorata collezione di monete. Di solito vengo in Italia a Natale ed in Estate dove vado al mare a Punta Ala, in Maremma.

Avrei potuto fare quello che ho fatto in Italia? Non credo.

Rifarei il passo sapendo le difficolta' da sormontare? Certamente. Non nego che faccia piacere Googlare il proprio nome e vedere pagine di risposta.

E'una cosa da consigliare a tutti? Assolutamente no.

Vi sono troppe variabili ed un alto livello di rischio per stabilire se vi sara' piu' o meno successo.. Molto dipende da ciascun individuo e la suavolonta' di farcela ed arrangiarsi. Ma certe volte non basta. Anche con le migliori qualificazioni ed intenzioni l'avventura puo' andar male a causa di componenti estranee al nostro controllo ( economia, salute, disgrazie in famiglia ecc.). Per una storia a lieto fine come la mia, ve nesono cento non andate in porto.

Nella vita "Timing" e' essenziale. Cioe' il fare decisioni veloci e tempestive ad ogni bivio che ci si presenta. Piu' si temporeggia e piu' si affonda nelle sabbie mobili dell'incertezza e della stagnazione che portano al regresso. Come non bisogna aver paura a correre dei rischi inevitabili presenze nella nostra esistenza. Ricordiamoci sempre che non vi e' nulla di male nel fare qualche sbaglio. Come diceva Senaca "Errare humanum est" ...ma aggiungeva anche "perseverare autem diabolicum" .

Non insistere quindi mai nell' errare.....perche' e' vero si' che nella vita tutti si sbaglia, ma e' vero anche che vince colui che sbaglia meno.......

Ciao a tutti,:)

Lamberto

La classe "Flagship Suite " dell'American Airlines che vi ho accennato sopra.

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oi

Modificato da lgmoris
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Inviato

Bellissima storia Igmoris veramente. Sono felice quando leggo racconti di vita del genere. Non dico che mi viene da piangere ma... stiamo lì :blush:

Anche io sto cercando anche con l'aiuto di mio zio di realizzare l'obbiettivo che mi sono prefissato cioè quello di andare ad abitare negli U.S.A. Penso che dai miei post e dalla mia immagine del profilo si sia capito che pur non essendo Statunitense all'anagrafe sono Americano dentro, diventato così anche grazie a mio Zio. Speriamo. Mi sto dando da fare, molto da fare, tanto da far su e giù in diverse città e rischiareun po' tutto, ma mi sono dato questo obbiettivo e lo devo (o almeno spero :P) realizzare


Inviato

caspita Igmoris, che bella storia la tua, complimenti!!!

quando dici "

Dopo i moti del '68, mi accorsi che l'Italia si accingevaa disfare quel poco di buono che aveva fatto dal dopoguerra agli anni 60. A mio avviso sarebbe entrata in un tunnel oscuro, la cui via di uscita era per me impossibile prevedere., Avevo pero' lacertezza che il rimanere nel tunnel avrebbe significato per me il sacrificarela mia vita apettando risoluzioni e soluzioni che i moti di piazza non potevano e non avrebbero mai potuto dare. "

io ci aggiungo che adesso non siamo ai livelli dei motti sessantottini, ma a mio modo di vedere stiamo ancor più perdendo quello che hanno fatto i nostri nonni, i diritti (soprattutto lavorativi) conquistti da loro (vedasi le varie cooperative ecc. ecc.).

il fatto è che anche io vedo che siamo entrati in un tunnel e che NESSUNO sta facendo niente per uscirne (se non mettere le mani nelle tasche del popolo.......) e credo che da questo tunnel non se ne uscirà a breve.

quelli che mi sono vicino possono dire che avevo previsto questa crisi.

e adesso mi permetto di dire che se andiamo avanti di questo passo, non ne usciremo prima di altri 10 anni......

questo vuol dire che io ne avro 44 (avendone io 34.....) e le mie figlie 13 e 10.

Vuol dire anche che se già adesso non arrivo a fine mese, prima che finisca la crisi vuol dire che non avrò l'ombra di un centesimo.

il problema non è tanto mio che comunque io un pezzo di pane ed un bicchiere d'acqua posso vivere, il problema sono le mie figlie...

che futuro potranno avere ???

il futuro di vivere con 4 soldi sudati e lavorare senza quasi avere un diritto ??

parlo sempre e soprattutto delle cooperative (realtà che purtoppo conosco, mia moglie lavora per una di queste), ma anche di aziende normali che, ormai, per potere lavorare devi scendere a compromessi da mutanda abbassata e vaselina già spalmata (peggio che gli anni passati).

Sono solo 12 anni che lavoro e questa differenza la si nota, nessuno lo può negare...

Ultimo esempio lo abbiamo visto a livello nazionale di una società grossa (non so se posso fare nomi, ma credo che tutti capiranno) dove i sindacati hanno indetto un "referendum" per chi volesse lavorare e poi, della serie "se ti va bene è così, sennò di ponti dove andare a viverci sotto ce ne sono".....

il futuro di quell'incertezza politica che abbiamo oggi, dove ogni due per tre c'è una mozione di sfiducia che, poi, non si sa perchè sono sempre in maggioranza i contrari....

potrei continuare per ore, ma non vi voglio tediare oltre.....

dico solo che io me ne voglio andare soprattutto per l'incertezza in cui stiamo vivendo....


Inviato

La tua storia è quella di un uomo capace ed intelligente, che ha saputo rischiare ed ha vinto...bravissimo, caro Lamberto la tua forza d'animo rasenta l'eccezionale, purtroppo non tutti riescono a trovare la forza necessaria per un cambiamento così profondo, ci vuole coraggio...molto coraggio.

I tuoi sedili sono favolosi...lì sederei comodamente anche io...hai pensato a me quando li hai progettati??? :D :D :D :D . Un bravo ancora, ciao, Giò :)

Awards

Inviato (modificato)

Che storia Igmoris... :blink:

Mi ha colpito quando parli del "pendolo psicologico", è una condizione che ho sentito riportare da molti aggravata dalla consapevolezza che quando sei all'estero gli altri ti inquadrano comunque come "l'italiano" e quando ritorni nel paese d'origine sei ricordato come "l'americano", "l'australiano", "il tedesco etc..." Un senza Patria insomma...

E' una scelta davvero dura, auguri a quanti sono veramente motivati ad intraprenderla...

Saluti

Simone

Modificato da uzifox

Inviato (modificato)

Che storia Igmoris... :blink:

Mi ha colpito quando parli del "pendolo psicologico", è una condizione che ho sentito riportare da molti aggravata dalla consapevolezza che quando sei all'estero gli altri ti inquadrano comunque come "l'italiano" e quando ritorni nel paese d'origine sei ricordato come "l'americano", "l'australiano", "il tedesco etc..." Un senza Patria insomma...

E' una scelta davvero dura, auguri a quanti sono veramente motivati ad intraprenderla...

Saluti

Simone

Dipende dalle persone che incontri. Se io per esempio conoscessi di persona Igmoris lo considererei Americano a tutti gli effetti (anche perchè penso che ormai abbia la Cittadinanza Statunitense), al massimo italoamericano. E credo che sia la stessa cosa per le persone che conosce là. Sicuramente lo considerano Americano, ovviamente con origini Italiane :)

Modificato da collezionistabari

Inviato

ciao lamberto....ma che strada!! sicuro non ai avuto il tempo di anoiarti....... :lol: complimenti.....una scelta piena di coragio.....ognuno la sua destinata e strada......e cosi la vita...... :lol: saluti amigu......a prestu...... ;)


Inviato (modificato)

Che storia Igmoris... :blink:

Mi ha colpito quando parli del "pendolo psicologico", è una condizione che ho sentito riportare da molti aggravata dalla consapevolezza che quando sei all'estero gli altri ti inquadrano comunque come "l'italiano" e quando ritorni nel paese d'origine sei ricordato come "l'americano", "l'australiano", "il tedesco etc..." Un senza Patria insomma...

E' una scelta davvero dura, auguri a quanti sono veramente motivati ad intraprenderla...

Saluti

Simone

Ciao Unifox,

oggi ho la doppia cittadinanza. Cioe' sono al tempo stesso Americano ed Italiano. Fino a qualche anno fa era impossibile esserlo, ma dal 1992 l'Italia ha permesso la cittadinaza Italiana (il passaporto Italiano) agli emigranti che ne avessero fatto richiesta.

In America sono l'Americano con l'inglese diverso..... In Italia sono l' "Americano che parla bene l'Italiano".

Voglio sottolineare come a mio avviso, l'America sia l'unico Paese al mondo dove un immigrato sia, dopo la sua naturalizzazione, considerato cittadino Americano a tutti gli effetti. Non solo dalle leggi, ma da tutti i suoi concittadini. In altri Paesi invece un immigrato Italiano anche dopo aver passato la sua intera vita nel paese di adozione (come ha fatto mia sorella in Inghilterra..) non viene considerato perfettamente integrato od uguale. ma rimane sempre, anche se con grande rispetto, l'Italiano in Inghilterra, l'Italiano in Francia, l'Italiano in Germania ecc. Solo i figli forse potranno essere considerati Tedeschi, Francesi ecc.

.

L'intelligenza e la forza di questo grande Paese sta appunto nel saper assimilare e trattare ugualmente tutti i suoi emigranti e futuri cittadini con dignita' e rispetto.

:)

l

Modificato da lgmoris

Inviato (modificato)

Siamo quindi molto lontani dal nostro modo di vivere. Dalla realta' aberrante del mettere i bastoni fra le ruote a chi cerca di lavorare sodo per l'interesse del gruppo, al tagliare le gambe al migliore, a promozioni date solo per scatti automatici di anzianeta'….Modo di comportamento che porta' solo alla rovina, sia quella individuale che del gruppo stesso. Certamente non porta felicita'.

Complimenti per il tuo intervento, Igmoris; veramente eccellente.

Desidero anche sottolineare il passaggio sopra riportato, lo considero veramente importante ed un argomento su cui riflettere molto; la penso come te, ovviamente, ma pare che qui in Italia si continui a far finta di non capire quello che dici, seppur evidente :)

Tra l'altro spiega benissimo perchè i migliori ormai preferiscano trasferirsi se possibile all'estero (gli USA saranno anche una buona scelta, ma pure altri paesi europei sono altrettanto "ospitali" se hai voglia di fare e capacità).

Modificato da Giuseppe

Inviato (modificato)

America e' l'unica nazione al mondo in cui il diritto alla felicita' individuale e' sancito nella costituzione. Non la ricchezza , ma la felicita' che e' ben piu' importante. E la felicita' per ogni individuo ha un significato differente, ma ha come comune denominatore il raggiungimento libero del proprio obbiettivo nel rispetto delle leggi ed in armonia con i concittadini. Che giova infatti essere ricchi se come conseguenza si avesse la famiglia a pezzi? Se si fosse odiati da tutti? Se tale ricchezza fosse fonte di preoccupazione piu' che di gioia?

Liberta'individuale, rispetto delle leggi ed opinioni altrui, volontariato, aiuto reciproco, senso civico, partecipazione queste sono le molle della societa'americana. Cercare di trarre vantaggio dall'aiuto comune senza partecipare o reciprocare al bene e felicita' comune porterebbe presto all'isolamento sociale ed all'ostracismo. L'America infatti basa il suo successo sul lavoro di squadra (team work) non sul successo individuale. Al tempo stesso e' la squadra che produce il "genio". La squadra e' felice di spingere avanti la persona che ha piu' merito perche' sa che solo mandando avanti il migliore potra' trarre benefici.

Siamo quindi molto lontani dal nostro modo di vivere. Dalla realta' aberrante del mettere i bastoni fra le ruote a chi cerca di lavorare sodo per l'interesse del gruppo, al tagliare le gambe al migliore, a promozioni date solo per scatti automatici di anzianeta'….Modo di comportamento che porta' solo alla rovina, sia quella individuale che del gruppo stesso. Certamente non porta felicita'.

Caro Lamberto, mi consideri pure cinico, ma non ho una visione altrettanto rosea della societa americana. C'e' un motivo ben preciso perche ci sia scritto "diritto alla ricerca della felicita" e non si parli di ricchezza: La ricchezza, volendo, la si puo ridistribuire, non cosi la felicita.

Gli USA, io credo, sono il paese piu individualista che ci sia e non bisogna scambiare le buone maniere per uno spirito sociale. Negli USA e' normalissimo che una azienda in difficolta continui a pagare bonus ad alcuni dipendenti allo stesso tempo in cui ne licenzia altri. Laddove in altri paesi rinunciare ad un aumento per salvare il posto di lavoro di un collega non sarebbe considerato una stranezza.

Voglio sottolineare come a mio avviso, l'America sia l'unico Paese al mondo dove un immigrato sia, dopo la sua naturalizzazione, considerato cittadino Americano a tutti gli effetti.

Vero, ma va aggiunto che ci sono molte categorie di americani; non esiste un tipo unico di "americano". Poi San Francisco, o New York, sono un po' situazioni eccezionali. In Oklahoma e' ben diverso.

Tra l'altro spiega benissimo perchè i migliori ormai preferiscano trasferirsi se possibile all'estero (gli USA saranno anche una buona scelta, ma pure altri paesi europei sono altrettanto "ospitali" se hai voglia di fare e capacità).

Dipende dal lavoro che uno fa. Alcuni guadagnano il triplo/quadruplo che in Italia, con carriere molto piu veloci, ma sconsiglierei chiunque di trasferirsi negli USA per molte categorie di impiego.

Fra l'altro, uno che letteralmente metta "i bastoni fra le ruote" ad un altro dal cui lavoro egli trae vantaggio non lo ho mai visto nemmeno in Italia.

Modificato da ersanto

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Inviato

Fra l'altro, uno che letteralmente metta "i bastoni fra le ruote" ad un altro dal cui lavoro egli trae vantaggio non lo ho mai visto nemmeno in Italia.

Io tante volte purtroppo. Attenzione che spesso capita proprio perché la chiusura mentale è a volte tale da impedire di capire che alla lunga avrai un vantaggio anche tu.


Inviato

Fra l'altro, uno che letteralmente metta "i bastoni fra le ruote" ad un altro dal cui lavoro egli trae vantaggio non lo ho mai visto nemmeno in Italia.

Io tante volte purtroppo. Attenzione che spesso capita proprio perché la chiusura mentale è a volte tale da impedire di capire che alla lunga avrai un vantaggio anche tu.

Si, ma lo fanno credendo di ottenere un vantaggio per loro, non per dispetto. In questi termini la cosa avviene anche in america. Nessuno si sacrifica per un altro.


Inviato

io ho visto tanti di quei bastoni tra le ruote che non puoi nemmeno immaginare e ne vedo ancora adesso....

gente che a te dice una cosa prendendo la colpa e poi davanti al capo la rigira in modo da dare la colpa a te....

gente che se ne frega e ti lascia nella merda apposta ....

lasciamo stare che è meglio....


Inviato (modificato)

Si, ma lo fanno credendo di ottenere un vantaggio per loro, non per dispetto. In questi termini la cosa avviene anche in america. Nessuno si sacrifica per un altro.

Non è questione di "sacrificarsi per un altro"; se lavori in un gruppo, e per esteso il gruppo può essere anche l'intera azienda, comportamenti scorretti nei confronti degli altri elementi del gruppo causano evidentemente impedimenti più o meno seri allo svolgimento del lavoro ed al raggiungimento degli obiettivi prefissati, nonchè distruggono il rapporto di fiducia fra gli stessi elementi del gruppo.

Il doppiogiochismo classico qui in Italia in altri paesi non è tollerato; se un elemento causa problemi all'interno di un gruppo viene immediatamente e semplicemente adibito ad altro lavoro o invitato a trovarsi un'occupazione da altra parte.

Questi elementi, ed ormai ho esperienza trentennale in aziende, sono in genere poi proprio quelli che non danno nessun apporto alla buona riuscita di un progetto, per lo più fanno al massimo il minimo necessario osservando bene se del caso dove possono intervenire per appropriarsi di ideee o lavoro già fatto da altri, ecc... in sostanza non fanno e cercano in ogni modo di non far fare di più a chi lo vorrebbe (evidentemente alla lunga risulterebbe evidente che sono personaggi "inutili" e questo lo devono evitare).

Chiaro che chi si "sacrifica" non sono queste persone.

Aggiungi poi che spesso da noi gli stessi vertici aziendali si comportano in modo per lo meno discutibile nella gestione del personale: ad esempio stare a dar credito ai pettegolezzi (il proprietario di un'azienda in cui ho lavorato mi disse chiaramente che in certe ore in cui nello stabilimento c'era poca gente alla sua porta c'era la fila di questi "spioni" ovviamente con la loro "verità" in genere discutibile.... e sempre a pro proprio), ad esempio ancora nel distribuire riconoscimenti a pioggia uguali per tutti anche in ambiti in cui chiaramente il lavoro è stato portato avanti solo da pochi ben individuabili, ad esempio ancora nel chiedere sforzi sempre agli stessi e non a chi non ne ha mai fatti (tanto chiederlo a questi ultimi è inutile, troverebbero il modo di non farlo.... cosa sentita personalmente in altra azienda).

Se tu Ersanto sei uno dei "fortunati" che fa parte di un ambito di lavoro non privato o particolare può darsi che non ti capitino queste cose; ci sono anche ambiti di lavoro in Italia in cui non si fa praticamente nulla "istituzionalmente", puoi anche andare a fare il giro del mondo in barca a vela per guarire da dolorosi mal di schiena che però assolutamente non ti consentono di andare al lavoro... ed al rientro tutt'al più dover pagare una piccolissima multa, ed è chiaro che trattandosi di ambiti "privilegiati" certe cose si possono tranquillamente tollerare, direi quasi è "doveroso", e non avrebbero nemmeno senso starne a discutere... cane non mangia cane.

Modificato da Giuseppe

Inviato

Sono d'accordo con te e Lamberto che negli USA non si danno bonus a pioggia, ne aumenti per anzianita, ma questo mi sembra evidente favorisce l'individualismo piu sfrenato e non un armoniosa dinamica di gruppo.

Per quanto riguarda gli abusi del sistema previdenziale, va notato che negli USA esso e' molto meno sviluppato che in Italia. ci sono tanti lavori dove si ha diritto a zero giorni di malattia. Ma dove il lavoratore e' coperto, gli abusi ci sono tali e quali all' Italia. Non che io sia favorevole a chi va in barca a vela mentre dovrebbe essere sul letto di morte, ma non mi sembra che vada esaltato un sistema che lascia molti lavoratori senza copertura, solo perche non ci sono piu abusi.

Infine tutte queste storie su nidi di serpenti, dispetti, spioni, e gelosie. Ho gia detto come negli USA (NYC esclusa) la gente sia normalmente piu educata e amichevole che in Italia. Questo vuol dire pero che se qualcuno ritiene sia a proprio vantaggio, te lo mettera in quel posto col sorriso in faccia e dicendoti quanto sei bravo, laddove riconosco che in Italia c'e' un' ostilita piu aperta.

Anche negli USA, pero, nessuno rinuncera ad un vantaggio personale per fare un favore al gruppo, e la dinamica delle compensazioni di cui sopra addirittura amplifica il fenomeno.

Alla fine la storia e' semplice: uno stronzo puo benissimo fare una carriera luminosa negli USA come in Italia, ma non perche e' un infame, ma in quanto quello che fa avvantaggia chi sta sopra di lui.

E in entrambi i paesi uno che si tagli un braccio per fare un dispetto a un altro io non l'ho mai visto


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